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Autore: elenabastet    26/09/2023    2 recensioni
Per celebrare i sessant'anni di Doctor Who e anche la mia iscrizione all'Italian Fan Club ecco un incontro tra lui e Lady Oscar, per mettere insieme due personaggi iconici in una storia che rispetti le atmosfere di entrambi. Il Dottore di cui parlo è il Decimo, interpretato da David Tennant, il mio preferito. In futuro non escludo di scrivere cross over anche con l'Undicesimo e il Dodicesimo.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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IL TEMPO DELLA ROSA

 

Rating: Angst, viaggi nel tempo, elementi fantastici, del resto Oscar qui incontra nientemeno che Doctor Who.

Fandom: Lady Oscar.

Note: un omaggio al sessantesimo compleanno di Doctor Who, una delle serie più longeve di sempre, unito a Lady Oscar, la passione di una vita che incontra un qualcosa che ho scoperto negli ultimi anni e che mi ha conquistata. Il Dottore di questa storia è il Decimo, interpretato da David Tennant, non escludo in futuro di far incontrare Oscar con anche altri Dottori successivi o precedenti, ma il mio preferito resta questo.

 

Capitolo I

Il Tardis si mise in movimento, con il suo caratteristico sibilo, ed iniziò a percorrere lo spazio e il tempo. Il Dottore si girò verso Rose e la vide pian piano ridiventare in carne ed ossa e non essere più un fantasma pronto a svanire.

Poi, ad un tratto, il Tardis si fermò, in quella che sembrava una mattina, dalla luce che trapelava da fuori. Il Dottore cercò di adattare il suo abbigliamento a quello della sua ospite e poi le disse:

“Forse è il caso che andiamo a farci un giro? Per capire più che altro cosa vi sta succedendo.”

“Ma voi chi siete?”, disse la giovane. Non era spaventata, solo dubbiosa e aveva ragione.

“Io sono il Dottore.”

“Curate le persone? Ma come vi chiamate? Ma Dottore chi?”

“Mi chiamo appunto Doctor Who. Tu sei sul Tardis, la mia astronave, che viaggia nel tempo e nello spazio. Fidati di me, io sono qui per aiutarti...”

Poi, però il Dottore sentì male ai suoi due cuori. Fidarsi di lui e perché avrebbe dovuto farlo? Cosa era successo a Rose? E a chiunque altro viaggiasse con lui? Ma non aveva altra scelta che dare una mano alla sua ospite.

“Mi sembra tutto così assurdo quello che mi dite… ma da dove venite?”

“Gallifrey.”

“Ah, allora siete inglese, scozzese o irlandese?”

“No, Gallifrey è un pianeta che ora non esiste più.”

“Un pianeta?”

Il Dottore pensò che effettivamente Rose veniva da un tempo in cui non c’erano ancora concetti come gli alieni e i pianeti, non del tutto almeno.

Per cui provò ad aggiungere:

“Un pianeta come un mondo, un altro mondo come la Terra.”

“Ah, capisco”, disse Rose perplessa, “e perché siete in giro con questo veicolo?”

Già, bella domanda. A volte se lo chiedeva, Gallifrey era perduto per sempre, i Signori del Tempo si erano rivelati molto peggiori di chi dovevano combattere e lui non riusciva mai davvero ad aiutare gli altri. L’altra Rose, la sua amata Rose non l’aveva aiutata di certo.

Ma poi pensò che doveva dirle qualcosa. Forse doveva salvarla da qualche incursione dei Dalek o dei Cybermen o degli Angeli piangenti, che in un’epoca nel passato della Terra potevano senz’altro infiltrarsi molto bene.

“Sono in giro per aiutare chi è in difficoltà.”

“Ma allora siete un eroe!”, disse Rose, entusiasmandosi.

“Così dicono e se voi madamigella la pensate così potete farlo!”, rispose il Dottore.

Pian piano si affacciarono alla porta del Tardis: erano in un vicolo puzzolente e nemmeno tanto bello, silenzioso, in lontananza però si sentivano voci concitate.

“Facciamo un giro?”, chiese il Dottore, notando per la prima volta quanto era bella Rose con indosso quell’uniforme militare.

“D’accordo”, disse lei. Si allontanarono e il Tardis si mimetizzò. Il Dottore sperò di riuscire a ritrovarlo e cercò di memorizzare la strada.

Percorsero il vicolo e poi girarono a sinistra in un altro vicolo che si andava aprendo verso una piazza. Là c’era gente, tante gente, e il Dottore capì di colpo dove erano finiti.

A Parigi durante la Rivoluzione, uno di quei periodi storici che lui aveva sempre cercato di evitare, non c’erano Dalek, Cybermen o Angeli piangenti, ma uomini e donne assetati di sangue, che a lui facevano non poca paura, quasi quanto i suoi nemici storici.

Aveva conosciuto la Francia di alcuni decenni prima, attraverso gli incontri con madame de Pompadour, uno dei tanti strazi della sua vita, ma lì non era mai venuto e volutamente.

Con Rose arrivò alla fine del vicolo e provarono ad affacciarsi sulla piazza.

C’era gente, tanta gente, gente del popolo, che stava fronteggiando una truppa di minacciosi militari a cavallo, armati di tutto punto.

“Rose”, sussurrò il Dottore alla sua nuova companion per caso, “siamo finiti in piena Rivoluzione del 1789. Questo non vi dice niente? Non vi viene in mente niente?”

“No”, rispose Rose, scuotendo la testa preoccupata.

Ad un tratto, il vociare forte di un uomo scosse la piazza.

“Andate via, servi del re, o altrimenti vedrete cosa vi faremo!”

Al Dottore sembrò di vederlo, un omaccione grande e grosso, armato con un fucile che cento ad uno non era nemmeno capace di usare.

Poi, una voce di donna si sovrappose alla sua:

“Dai, Paul, torniamo con gli altri, ti prego!”

C’era anche un bambino, che né Rose né il Dottore riuscivano a vedere, che supplicò il padre di tornare in mezzo agli altri dimostranti.

Tutto sembrava di nuovo tornato calmo, anche se la situazione era tesa, quando di colpo il Dottore vide una cosa che non avrebbe voluto vedere. Uno dei soldati a cavallo imbracciò il fucile e mirò verso il manifestante. Ci fu un colpo, poi qualcuno cadde a terra ed un urlo disumano di donna scosse la piazza.

“Michel, bambino mio, no!!!”

“Ha sparato ad un bambino quel bastardo, adesso lo sistemo!”, disse Rose, cercando di scagliarsi verso la piazza. Il Dottore la trattenne.

“Purtroppo non possiamo fare niente, rischiereste solo di morire e basta!”

Aveva ragione, perché di lì a un attimo si scatenò l’inferno: la folla inferocita si scagliò contro i militari che iniziarono a sparare. La gente cadeva e moriva, mentre il Dottore e Rose stavano impauriti nel vicolo, non sapendo cosa fare.

“Basta, ritiriamoci!”, disse ad un tratto una voce tra la folla.

Un’altra urlò:

“Stanno arrivando i Soldati della Guardia, siamo finiti!”

Il fumo degli spari si diradò, mentre rimanevano urla e gemiti.

Il Dottore guardò verso la piazza e vide che stava arrivando un altro drappello di militari a cavallo. Notò il capo degli assalitori della folla, o forse avrebbe dovuto dire dei macellai, un uomo in uniforme dal volto duro, senz’altro un aristocratico.

In prima linea ai Soldati della Guardia, c’era un militare che colpì il Dottore per la sua bellezza, con biondi capelli che scintillavano al sole e un’uniforme colore della notte. Ma sapeva fin troppo bene che non bisognava fidarsi delle apparenze.

Il capitano dei Soldati della Guardia si guardò attorno, e il Dottore notò che era inorridito… ma notò anche un qualcosa di familiare, gli ricordava qualcuno, qualcuno che era vicino a lui, Rose. Ma forse solo per l’uniforme.

“Oh benvenuti Soldati della Guardia, ci sarete utili!”, disse il comandante della prima guarnigione, quella che aveva effettuato la strage.

“Principe di Lamesc, è così che vi chiamate? Sappiate che io e i miei uomini non vi aiuteremo, ma ci schiereremo dalla parte del popolo di Parigi in questa lotta per la libertà.”

“Ma cosa dite? Voi siete nobile, siete Oscar François de Jarjayes, avete comandato la guardia di palazzo a Versailles della regina Maria Antonietta...”

“Io sono Oscar François, non ho più nome né titolo!”

Il Dottore batté una mano sulla coscia: quello splendido militare ribelle che si stava schierando con il popolo francese era una donna! Non poteva ingannarlo, anche se vestita da uomo, la voce era inconfondibile. E che donna che era! Anche Rose era ammirata.

“Lasciateci passare principe di Lambesc!”

I Soldati della Guardia puntarono le armi contro l’altro reggimento che indietreggiò, forse non erano così tanti, o forse capivano il pericolo, era ben diverso battersi contro altri soldati armati e arrestati piuttosto che affrontare una folla furiosa ma inesperta nell’uso delle armi.

“Non finisce qui”, disse Lambesc, allontanandosi con i suoi uomini.

“Ma come facciamo a fidarci di voi?”, disse una voce dalla folla.

“Certo, sarà tutta una finta e adesso ci uccideranno tutti!”, disse qualcun altro.

La bionda comandante dei Soldati della Guardia si guardò attorno con aria di sfida: poi, si strappò una medaglia dal petto, buttandola per terra:

“Questa non mi serve più! Ora non sono più una nobile! Vi prego, se non volete credere a me, credete ai miei Soldati della Guardia, sono come voi, dei figli del popolo.”

La gente rumoreggiò e qualcuno disse:

“Già, ma io mi ricordo che la comandante dei Soldati della Guardia ha preso le nostre parti fuori dall’Assemblea il 23 giugno...”

Ma la folla continuava a non credere alla sua buona fede e forse non avevano nemmeno tutit i torti.

La comandante porse spada e pistola ad un militare che le era accanto sul cavallo, suscitando un moto di preoccupazione da parte di un altro soldato, poco più in là, che non sfuggì al Dottore. C’era qualcosa tra quei due militari, due eroi, qualcosa di speciale, del resto quel soldato guardava la sua superiora come lui aveva guardato la sua Rose, l’altra, quella perduta per sempre.

Poi, scese tra la folla.

“Vi prego, sono qui per aiutarvi, fidatevi di me e dei Soldati della Guardia!”

La folla era minacciosa, puntava armi da taglio e da fuoco su quell’impavida donna soldato che era vestita in maniera un po’ diversa rispetto a Rose ma che aveva una certa aria di somiglianza.

Ma poi, ad un tratto, un uomo si avvicinò a lei.

“Io ti credo Oscar François e ti do il benvenuto” e le strinse la mano.

Venne mormorato un nome, Bernard Chatelet, e il Dottore si ripromise che una volta che fosse tornato sul Tardis avrebbe cercato chi era.

“Oh, madamigella!”, disse una voce femminile. Una giovane donna bionda e il Dottore cercò di guardarla, ma non era la nuova Rose, si avvicinò ed abbracciò la comandante.

La piazza esplose in grida di approvazione e il Dottore tirò un sospiro di sollievo, accorgendosi che Rose aveva fatto lo stesso.

“Vedete qualcosa che vi è familiare, madamigella Rose?”, chiese alla sua accompagnatrice.

“Ma diamoci del tu”, rispose lei, “mi piace chiamarti dottore. Non so, non saprei...”

Rose aveva parlato con giovalità e il Dottore si sentì scaldare dentro, come non gli era più successo da quando la sua amata era sparita.

Di colpo, qualcuno urlò:

“Stanno tornando i Soldati del Re!”

La comandante Oscar recuperò il cavallo e le sue armi e disse:

“Cerchiamo di allontanarli da qui.”

Il Dottore si preoccupò: sapeva che gli scontri di quel giorno non erano ancora finiti e che sarebbe andata sempre peggio. Probabilmente la battaglia della Bastiglia non era ancora stata vinta, ma mancava senz’altro poco.

Di colpo, gli sembrò che il Tardis lo stesse chiamando, non era poi lontano.

“Ascolta, Rose. Torniamo sul Tardis, quello che hai visto ti dice qualcosa?”

“No, ma mi è familiare, in qualche modo. Però continuo a non ricordare”, rispose lei.

Salirono sull’astronave che ripartì. Dopo poco si fermò e le luci di un tramonto d’estate li avvolsero. Potevano forse essere passate solo poche ore.

Ma cosa li avrebbe aspettati fuori? Erano nella stessa giornata? Non restava che aprire la porta del Tardis ed uscire.

 

 

  
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