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Autore: elenabastet    21/09/2023    3 recensioni
Per celebrare i sessant'anni di Doctor Who e anche la mia iscrizione all'Italian Fan Club ecco un incontro tra lui e Lady Oscar, per mettere insieme due personaggi iconici in una storia che rispetti le atmosfere di entrambi. Il Dottore di cui parlo è il Decimo, interpretato da David Tennant, il mio preferito. In futuro non escludo di scrivere cross over anche con l'Undicesimo e il Dodicesimo.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IL TEMPO DELLA ROSA

 

Rating: Angst, viaggi nel tempo, elementi fantastici, del resto Oscar qui incontra nientemeno che Doctor Who.

Fandom: Lady Oscar.

Note: un omaggio al sessantesimo compleanno di Doctor Who, una delle serie più longeve di sempre, unito a Lady Oscar, la passione di una vita che incontra un qualcosa che ho scoperto negli ultimi anni e che mi ha conquistata. Il Dottore di questa storia è il Decimo, interpretato da David Tennant, non escludo in futuro di far incontrare Oscar con anche altri Dottori successivi o precedenti, ma il mio preferito resta questo.

 

Prologo

Il Dottore si coprì il volto con le mani: perdere Rose in quel modo, la sua Rose, risucchiata in un altro mondo, era qualcosa di intollerabile.

Sapeva che non l’avrebbe più rivista, che non poteva più rivederla, e questo gli creava un dolore senza fine. La sua esistenza infinita, le sue trasformazioni, le sue peregrinazioni con il Tardis… tutto diventava inutile e vano, avrebbe dovuto essere abituato a perdere chi amava, ma non così, non in questo modo così definitivo.

No, non voleva andare avanti. Invidiava gli esseri umani, le loro vite compiute con una fine, forse era per quello che li amava così tanto, forse era per quello che si affezionava a loro. Perderli era sempre triste, ma Rose… Rose era stata altro per lui, puro amore, quello vero, quello che capita una sola volta nella vita, anche in una vita eterna come la sua.

Perché continuare a viaggiare e a vagare sul Tardis? Tanto, Galifrey era ormai irraggiungibile.

Il Decimo Dottore, detto anche Tenth… una vita vuota e senza più niente. Chiuse gli occhi, cercando di non sentire il rumore caratteristico del Tardis, che gli era intollerabile in quel momento, non più un conforto, ma il simbolo di tutto quello che era sbagliato nella sua eterna esistenza.

Passò del tempo, lui sperava di perdersi per sempre da qualche parte.

 

Un frusciare dietro di lui lo scosse. Sembrava Rose… ma non poteva essere lei.

Una voce lo scosse di colpo.

“Ehi, ma dove sono finita?”

Il Dottore aprì gli occhi e si girò, con una speranza inespressa:

“Rose!”

 

No, non era Rose. Certo, un po’ le somigliava, era bionda e bella come lei, ma era vestita in maniera diversa, con un abito di foggia militare dei secoli prima dell’era industriale terrestre.
“Certo, io mi chiamo Rose! Ma dove sono? E voi chi siete, signore, siete molto strano, non ho mai visto un uomo vestito come voi!”

Il Dottore studiò la giovane, non gli piaceva granché a prima vista. Ma come era arrivata sul Tardis? Era in mezzo al cosmo che vagava, non era più atterrato in nessun tempo e in nessun luogo, e questa Rose chi poteva essere?

Ma pensò che le doveva una risposta.

“Sei sul Tardis, Rose. La mia astronave.”

“Che cosa è un’astronave?”, disse la giovane guardandolo male, un po’ spaventata.

Il Dottore realizzò che quella nuova Rose veniva probabilmente da un’epoca in cui le astronavi non esistevano ancora. Quella foggia di uniforme… sì doveva essere di moda all’inizio dell’Ottocento, durante le guerre napoleoniche, e dall’accento sembrava pure francese. Ma le donne in teoria non combattevano sui campi di battaglia, anche se viaggiando in epoche passate terrestri aveva scoperto che certe cose erano appunto dicerie e che i fatti reali erano spesso molto diversi da come erano stati tramandati.

“Il Tardis sta per Tempo e Relativa Dimensione nello Spazio”, disse il Dottore, mentre Rose scuoteva la testa.

“Ma che ci faccio qui?”

“Io sono il Dottore, il Doctor Who.”

“Siete inglese?”, chiese Rose, riprendendo un po’ di buona creanza.

“No, vengo da Gallifrey, un pianeta ormai distrutto.”

“Ma non ha senso, niente ha senso”, rispose Rose, guardandosi attorno.

“Madamigella, se mi dite chi siete e da dove venite posso aiutarvi”, disse il Dottore, cercando di recuperare antiche formule d’uso e di cortesia che non gli dispiaceva dover adottare. In fondo, anche se in quel momento voleva perdersi da qualche parte, era una persona in pericolo ed era suo dovere aiutarla.

“Io sono Rose… e non ricordo altro”, disse la ragazza.

Il Dottore sapeva che durante le guerre napoleoniche c’erano spie, e l’abito maschile di Rose poteva far pensare a qualcosa del genere. Forse lei lo stava ingannando, ma come era arrivata sul Tardis? Lui tra l’altro non c’entrava con nessuna delle fazioni in lotta in quel periodo storico. Forse Rose diceva la verità.

“Siete francese?”, le chiese.

“Forse sì, ma io non ricordo nulla a parte il mio nome. Sono Rose e basta e non so altro, non so chi sono, non so perché sono arrivata qui, non so perché sto parlando con voi.”

Doveva aiutarla, anche solo perché si chiamava Rose. Il Dottore si avvicinò alla console del Tardis e cercò di immettere dei comandi, senz’altro la Terra poteva essere una destinazione possibile, o magari un mondo che lui non conosceva e dove tutto era fermo ad un’epoca simile alle guerre napoleoniche.

Di colpo, Rose gridò e lui si girò: stava diventando trasparente, come se stesse svanendo.

Ma chi era? Come mai le stava succedendo questo? Il Dottore si collegò mentalmente con il Tardis, in cerca di aiuto. Ma che aiuto poteva esserci per quella strana passeggera che stava svanendo come un fantasma o come se non fosse mai esistita?

 

 

  
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