«E queste da dove verrebbero fuori?» Nami osservava guardinga
ciò che era custodito tra le mani di Usopp, un piccolo tesoro, decisamente raro
da quelle parti. «Sono bellissime, dove le hai trovate?»
I riflessi violacei di quelle perle particolari erano splendidi, donavano alle
piccole sfere un aspetto ancora più gradevole sotto alla luce del sole. Il
ragazzo se le rigirò tra i polpastrelli, dubbioso.
«Pensi possano essere alla sua altezza?»
Nami capì, e si intenerì: dopo tutto quel tempo?
«All’altezza della ragazza più ricca del tuo villaggio? Mmh, fammici pensare…»
Usopp sospirò: aveva dato fondo a tutti i suoi risparmi per acquistarle e farne
un gioiello per Kaya, sicuro avrebbero raggiunto la destinazione desiderata
prima o poi.
«Certo, stupido. Ricorda che per le persone è più importante il gesto, non
certo il valore.»
Lui rise considerando di star parlando con una ladra, non soltanto con una
navigatrice. «Ma da che pulpito!»
«Beh, c’è chi come me sa riconoscere anche la bellezza del portamonete pieno…»
«Ora ti riconosco! Senti, potresti darmi una mano?»
«Ecco fatto, non è stato facile ma sono riuscita a includerle tutte. È
elastico, quindi si potrà adattare al polso di Kaya senza problemi. Sai, non
credevo pensassi ancora a lei, dico, ancora adesso…»
Usopp si rabbuiò osservando l’operato di Nami, era stata brava: aveva creato un
bracciale per la ragazza che lui aveva lasciato sulla sua isola natale, e non
sapeva nemmeno quando l’avrebbe rivista. Sentì pungere agli angoli degli occhi,
aveva davvero voglia di piangere una volta tanto.
E lo fece, senza nemmeno rendersene conto.
«Scusami, non… non volevo, Usopp… scusami…» Nami lo strinse a sé, lo coccolò
quel poco che poteva permettersi per non sembrare imbarazzante, e ascoltò il
suo silenzio. Non doveva essere facile per lui, senza nessuno accanto se non
Kaya ad ascoltarlo e a divertirsi con lui; si chiedeva come avesse fatto, se
mai fosse riuscito a superare quel distacco tanto doloroso. Si chiese pure se
fosse stata una scelta saggia quella di Luffy di arruolarlo nella sua ciurma,
tra pericoli, pirati e grandi sogni difficili da realizzare.
I singhiozzi aumentarono, fino a che non sentì la maglietta bagnata. Gli
carezzò il capo, distratta dai suoi stessi pensieri, e lo avvicinò maggiormente
al petto: sembrava un bambino spiazzato.
Sì, doveva essere tanto difficile per lui. Lei d’altronde aveva già accanto la
persona a cui teneva più di chiunque altro, ma non l’avrebbe mai ammesso.