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Autore: Fiore di Giada    11/10/2023    0 recensioni
[1/5/2006]
E' una storia fantasy incompiuta, in cui, probabilmente, avevo in programma di scrivere qualcosa di avventuroso. Lo stile è quello che è, con risultati anche comici. (Le fiamme che diventano uomini sono qualcosa di comico)
Posto anche questo (col relativo delirio di introduzione del post) per ricordare l'evoluzione della mia capacità di scrittura.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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5/6/2006

Aprì lentamente gli occhi. Era ancora nel campo di battaglia, ma stranamente le sue ferite erano state curate e non sentiva il veleno ardere come un fuoco il suo corpo... Era salvo!
"Ma a quale prezzo... A quale, terribile prezzo..." mormorò osservando il campo di battaglia. Guerrieri, amazzoni... Trucidati, devastati, annientati come erba secca da un vento tempestoso... E tutto per la lotta tra il Drago e il Drago Divino, le due divinità più potenti...
Si alzò e il suo sguardo cadde sul corpo di Escar, che era a pochi passi da lui.
Una lacrima rigò il viso del guerriero del Drago, alla vista del corpo dell'amico. Avrebbe potuto salvarsi, eppure aveva deciso di sacrificare la sua possibilità di sopravvivere all'inferno per aiutarlo... Un gesto eroico e generoso, fatto da un giovane che un tempo apparteneva al Drago Oscuro...
"Padre, abbi pietà di lui..." sussurrò tristemente, la voce spezzata da un tremito. Vana era la sua richiesta, e lo sapeva bene... Suo padre doveva condannarlo all'inferno per avere rinunciato alla luce dell'anima in suo favore... Era scritto nelle pagine immutabili dei Libri del Destino e non potevano essere cambiate...
"Come questa assurda guerra! Anche questa assurda guerra è scritta nelle pagine dei Libri del Destino?" gridò con rabbia il ragazzo. Perchè nessuno rispondeva a questa sua domanda? Che cosa portava a queste assurde guerre?
Posò ancora il suo sguardo sul corpo di Escar. Con stupore si accorse che al collo l'amico aveva un ciondolo.
Era una catenella dorata con un quarzo a forma di aquila, perfettamente lavorata e gli occhi costituiti da piccoli granelli di giada.
La guardò ancora e un ricordo attraversò la sua mente. Erano insieme, da soli, prima di una importante battaglia contro l'esercito del Drago Oscuro e stavano discutendo alla luce del fuoco, che gettavano bagliori dorati sulla nera capigliatura di Escar e sulla sua pelle, facendolo assomigliare ad una apparizione spettrale.
Improvvisamente il giovane che, un tempo, era stato mercenario del Drago Oscuro aveva taciuto e si era limitato a guardare il fuoco dinanzi a sè, che gettava riverberi rossastri nell'aria, illuminandola d'un vivo bagliore.
"Che ti succede?" aveva chiesto Temur.
"Sai cosa temeva il mio precedente signore amico mio?" aveva domandato retoricamente il suo compagno, continuando a fissare il fuoco dinanzi a sè.
"Immagino il Drago e suo figlio, ossia me." aveva risposto il giovane figlio del drago.
"No, o meglio non solo. Lui teme l'unione di due poteri, quello del drago, rappresentato da te, e quello dell'Aquila, rappresentato da una amazzone straordinariamente potente, dal cuore puro come cristallo e dalla forza ardente come fuoco."aveva detto con tono serio Escar.
"Non ti seguo." aveva confessato Temur.
"Semplice. Se si unissero i poteri del Drago e dell'Aquila, il potere che si otterrebbe sarebbe devastante, superiore al potere del Drago Oscuro, in grado di annientare una divinità."
"Una divinità?"Il guerriero del Drago era incredulo. Davvero il potere suo e dell'ammazzone dell'Aquila era in grado di distruggere il Drago Oscuro? Ma allora colei che avrebbe custodito questo potere sarebbe dovuta essere figlia di un dio, come lui...
Escar aveva sorriso. Uno dei suoi sorrisi, rari come perle e luminosi come stelle.
"Ma chi sarebbe questa amazzone dell'Aquila?" aveva domandato.
"La figlia della sacerdotessa fecondata da una grande aquila dorata... Il suo potere è superiore a quello di qualsiasi uomo e donna combattenti, perchè porta in sè la forza di un dio..." aveva risposto Escar.
"Vedi il ciondolo che porto al collo? Quando esso trafiggerà il mio cuore, vorrà dire che la mia ricerca è conclusa. E io dovevo uccidere l'amazzone dell'Aquila, prima che essa incontrasse il figlio del Drago. Sai, questo incontro sarebbe in grado di risvegliare i suoi poteri nascosti..."
Gli aveva preso una mano. In quel momento, illuminati dalla luce del fuoco, i suoi occhi parevano abissi di tenebra nei quali nuotavano pagliuzze d'oro e l'ardore del suo carattere sembrava risplendere più che mai...
"Ma non lo farò mai... Non ucciderei mai colei che è in grado di aiutare l'unico che abbia dato una possibilità ad una persona come me... Anzi, avrei bisogno di un favore." aveva chiesto con un pudore che aveva fatto sorridere Temur. Si sentiva sempre sminuito dinanzi a lui, figlio del Drago... Aveva vergogna a chiedergli qualsiasi cosa perchè lo vedeva come un fulgido esempio di bontà e onestà... Lo vedeva come colui che non sarebbe mai diventato e che, pure, cercava di essere per diventare sempre migliore nella sua strada verso la redenzione...
"Parla."
"Vorrei che prendessi tu questo ciondolo. Qualora dovessi morire, ti prego, vorrei che questa ricerca non fosse vana. Lei deve, deve essere trovata. Solo così potrai sconfiggere il Drago Oscuro..."
Aveva promesso, senza esitazione. Lo sguardo di Escar sembrava scintillare nella notte e dinanzi a quelli occhi ardenti, quello sguardo profondo, simile ad un abisso marino, non aveva avuto la forza di dire no. Anche se l'avesse avuta, non avrebbe voluto dire di no... Come poteva farlo? Era un caro amico ed era disposto a qualsiasi cosa per lui...
"Come tu eri disposto a qualsiasi cosa per me." balbettò Temur ritornando alla realtà. Il ciondolo era ancora lì, liscio, levigato e gli occhi di giada dell'aquila brillavano ancora più intensamente a causa della pioggia, che non aveva smesso di scendere.
Lo sfiorò delicatamente, con dita tremanti, poi le ritrasse. Gli pareva di compiere una profanazione sul corpo dell'amico togliendogli quel gioiello.
Esitò ancora. No... Non poteva... Non poteva profanare quel corpo...
"Vorrei che prendessi tu questo ciondolo..." Le parole pacate di Escar gli tornavano alla mente. Il suo sguardo così ardente e sincero... Davvero voleva che fosse lui... Davvero desiderava che il ciondolo fosse preso da lui... La fiducia che nutriva nella sua forza e nel suo coraggio era davvero sconfinata. Era la fiducia derivata da una amicizia sincera e limpida... Una fiducia che non chiedeva niente...
"E poi, meglio in mano mia che in quella di qualcun altro." si disse e con gesto delicato staccò il gioiello dal corpo e lo indossò.
Una forte luce rossa si sviluppò dal monile come una esplosione e avvolse il giovane. Che cosa era?
Quando la luce scomparve, il ragazzo si sentì rinato. Nuove forze scorrevano tumultuose nel suo corpo, come lava durante una eruzione, e un nuovo spirito guerriero ardeva nel suo cuore, che ora chiedeva solo una cosa: la sconfitta della spietata divinità del Drago Oscuro!
Alzò la spada al cielo e un fulmine la colpì, emanando un lampo d'acciaio.
"Ti troverò Amazzone dell'Aquila! Ti troverò! Mi senti? Mi senti? Sarai con me per la sconfitta del Drago Oscuro, dovessi cercarti anche nei più profondi Inferi! E' una promessa che ti faccio amico mio! La tua sofferenza non sarà stata vana! Puoi sentirmi Escar? Su questa spada sacra giuro che io e l'amazzone dell'Aquila sconfiggeremo il Drago Oscuro e lo annienteremo!"
Un lampo rispose alle appassionate parole del giovane.
   
 
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