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Autore: blackjessamine    15/10/2023    1 recensioni
[Alex Stern (La Nona Casa)]
[Alex Stern (La Nona Casa)][Pamela Dawes, Abel Turner]
I mostri vivono nelle ombre dei pensieri.
[Storia partecipante al Writober 2023 organizzato da Fanwriter.it]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 15: mappa






 

A Pamela tremano le mani.

Non è una novità, ma questa volta il tremito non le viene dalla consapevolezza di essere perennemente inadatta ad affrontare la situazione sociale fuori alla porta.

Questa volta il tremito è dato dal contatto dei palmi col freddo della spranga di ferro che stringe fra le mani, e dal gelo dello sguardo del detective Turner che sembra seguire ogni suo respiro.

E poi c’è New Haven sotto di lei, dispiegata nella sua immobilità di pietra: una mappa che brilla di orrore e sangue.

Una mappa che è un reperto storico, un manufatto antico e prezioso, che l’Oculus dovrebbe proteggere.

Turner non parla, ma il suo sguardo la penetra come una spada: quella mappa è un agglomerato di privilegi e soprusi, è il simbolo dell’oppressione, e forse è giusto che sia Turner a colpire per primo. Ma Pamela non può chiederlo, perché sa benissimo che una domanda del genere suonerebbe come il suo ennesimo tentativo di lavarsene le mani.

Allora rinsalda la presa sulla spranga – è una spranga, non un busto di marmo, ma quel plastico d’ametista sembra improvvisamente fatto dello stesso male di cui era composto Blake Keeley – lascia andare un respiro incerto, solleva la spranga sopra la testa e colpisce.

Colpisce proprio lì, in Orange Street.
Dove ha usato un busto di marmo per uccidere l’incarnazione di privilegi e soprusi. 

Dove ha imparato che un omicidio resta un omicidio, anche quando salva altre vite.

Colpisce più forte che può, gemendo per il dolore del contraccolpo: la spranga le scivola dalle mani, cadendo a terra con un clangore assordante. L’ammaccatura sul plastico è quasi impercettibile, ma è sufficiente a eliminare per sempre la perfezione di quell’oggetto.

 

“Cazzo, Dawes, dovresti passare qualche ora in meno sui libri e un po’ più di tempo nella palestra di Darlington”, ringhia Turner, che con un gesto atletico ha recuperato la spranga. Il suo sguardo non è più gelido: ogni fibra del detective sembra incendiata da una rabbia indomabile, ma Pamela avverte un cambiamento. Turner è arrabbiato, sì, ma la sua rabbia ora scavalca Pamela e si riversa solo sul plastico.

 

Il clangore del metallo contro la pietra è assordante.

È l’urlo di ogni disperato, di ogni schiavo ucciso, di ogni minoranza schiacciata sotto le scarpe dei potenti, ma Turner continua a colpire, metodico.

La sua non è una rabbia cieca, è piuttosto un sordo pulsare determinato: Pamela sa che non si fermerà fino a quando di quel plastico non resteranno che schegge acuminate e irriconoscibili in mezzo alla polvere di ametista. Non si fermerà quando le mani cominceranno a sanguinare, non si fermerà quando i suoi muscoli grideranno di dolore. E lei resterà a guardare quella distruzione fino alla fine, e poi aiuterà Turner a ripulire quel casino – la loro vita si è trasformata solo una serie infinita di casini da sistemare alla meno peggio – e poi, forse, torneranno insieme al Bastone. E forse Turner le permetterà di estrarre con cura ogni scheggia conficcata nelle sue mani, e poi forse berranno fino a svenire sul tappeto del salotto.






 

 


 

Note:

Sì, lo so che con ogni probabilità, se mai qualcuno dovesse voler davvero distruggere questo plastico, questo qualcuno sarebbe Alex, MA io credo che Turner si meriti davvero un momento come questo. E sì, probabilmente la Dawes non dovrebbe azzeccarci nulla in questa scena, ma il writober non è fatto per decisioni sensate, giusto?

 
   
 
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