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Autore: Lartisteconfuse    15/10/2023    2 recensioni
Quando aveva sette anni Izuku ha perso il suo amico d'infanzia, Katsuki gli è sparito davanti agli occhi, senza che lui potesse fare niente. Non fu mai ritrovato.
Dopo dieci anni, Izuku ancora non ha abbandonato l'idea di ritrovare il suo amico perduto, la sperenza che prima o poi possa riabbracciare il suo Kacchan è rimasta viva dentro di lui. Un giorno, un suo amico che lavora in polizia, lo chiamerà per partecipare a un caso di omicidio molto particolare e le speranze di Izuku inizieranno a diventare più concrete.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight'
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Note: E siamo all'ultimo cap di questa parte!
Oddio quanto mi sono messa nei casini da sola ahahaha 
Devo ancora iniziare a scrivere il primo capitolo, spero di riuscire a mettermici quanto prima 
Vi lascio a questa prima conclusione, buona lettura <3 <3



Touya si sentiva strano.
Non aveva una definizione per i sentimenti che stava provando da quando si era svegliato. Era eccitato, quel tipo di eccitazione di quando finalmente è arrivato un momento tanto atteso e ci si alza dal letto immediatamente, pronti per affrontare la giornata. Allo stesso tempo, però, l’eccitazione si mischiava all'agitazione, che in momenti imprecisati della mattinata si presentava di colpo, sotto forma di piccola stilla di dolore allo stomaco che gli provocava un momento di dispersione. In quei momenti ricercava la mano di Tenko sempre al suo fianco e gliela stringeva in una muta ricerca di conforto, che Tenko non negava mai.
A breve la sua famiglia sarebbe uscita per andare al cimitero per il funerale di Enji. 
Fino alla sera prima Touya aveva discusso con i suoi fratelli e sua madre perché non lo volevano presente. Avevano detto che erano preoccupati per lui, che avevano paura per come si sarebbe potuto sentire e non riuscivano a comprendere il perchè di quella richiesta, a detta loro, assurda. Natsuo gli aveva detto che doveva ritenersi fortunato a non avere l’obbligo di presenza e Touya si sarebbe lanciato addosso a lui per picchiarlo se Tenko non lo avesse fermato. 
Natsuo gli aveva chiesto subito scusa, pentito di quello che aveva detto. “Fai come ti pare, ma ricordati che devi rimanere nascosto. Io non so chi frequenta il Midnight, ma sicuramente qualcuno che ci sarà potrebbe riconoscerti.”
“Lo so, cosa credi?”
La discussione era finita lì. Touya aveva marciato in quella che ormai era diventata la camera sua e di Tenko e non ne era più uscito fino al giorno dopo. 
Shoto era arrivato poco dopo che Touya si era alzato, a quanto aveva scoperto, il più piccolo della famiglia Todoroki aveva deciso di abbandonare la casa appena entrato in polizia. Fuyumi gli aveva riassunto molto velocemente la vita di ciascuno di loro, ma Touya aveva ascoltato a tratti, non molto interessato di sapere come se l’erano cavata i suoi familiari mentre lui veniva stuprato da uomini sconosciuti e da loro padre. Aveva quasi rischiato di dirlo a Fuyumi, ma ci aveva ripensato, lei non meritava quella cattiveria, nessuno dei suoi fratelli la meritava. 
Seduto sulle scale all’ingresso osservò la famiglia uscire. Si soffermò sulla minuta figura di sua madre. Rei non era come se la ricordava. I suoi ricordi di ragazzino avevano l’immagine di una donna alta, gentile, ma costantemente spaventata. Inutile, per i problemi che Touya stava affrontando. In quei due giorni non ci aveva mai parlato direttamente, aveva sempre evitato anche solo di incontrare il suo sguardo e si domandò se i suoi fratelli lo avessero notato. Lei lo aveva notato?
Shoto si mise davanti a lui e lo guardò dall’alto. “Izuku e Eijiro sono qui fuori.”
Touya sospirò e si alzò. “Va bene.” Sentendosi lo sguardo del fratello addosso sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Non farò nulla, dio santo, rilassatevi!”
Shoto non aggiunse altro, gli lanciò solo un’ultima occhiata prima di andare verso l’uscita per unirsi alla famiglia. I Todoroki, quelli ufficiali, quelli di cui lui non faceva più parte.
Lui sarebbe andato con Tenko, Izuku - il ragazzo dai capelli verdi che era stato al suo interrogatorio - e Eijirou - quello che il suo fratellino prima o poi si sarebbe scopato, ne era certo - avrebbero raggiunto il cimitero leggermente dopo l’inizio del funerale, per evitare di incappare in troppa gente. Nonostante la reputazione ormai rovinata per essere morto assassinato al Midnight, Enji restava un uomo importante e quelli come lui sarebbero venuti lo stesso al suo funerale per fare bella figura. I morti si rispettano sempre, è questo che la società imponeva. 
In città esistevano due grandi cimiteri. Uno situato fuori città, più nuovo, e uno antico, posto non lontano dal loro quartiere. La famiglia Todoroki, come molte altre famiglie del quartiere, aveva una cappella privata in quest’ultimo, dato l’antico lignaggio.
I quattro raggiunsero, quindi, il cimitero a piedi senza problemi. I capelli di Touya erano stati schiacciati da uno scomodo e brutto cappello, che il ragazzo non vedeva l’ora di togliersi, ma era l’unica copertura che aveva. Non fu difficile capire dove si trovasse la cappella, la gente era molta e Touya era certo che in mezzo ci stava anche qualche curioso che aveva voluto presenziare solo per avere il gusto di raccontare qualcosa ai propri amici. 
Si accostarono a delle tombe più lontane, fingendo di essere lì per qualcun altro. Izuku e Eijirou parlavano fra di loro a bassa voce, per tutto il tragitto avevano discusso di Katsuki, che, a quanto aveva capito Touya, era stato portato via da Chisaki. I due ragazzi parlavano convinti che lo avrebbero ritrovato e salvato, fiduciosi delle parole di Aizawa Shouta. Se fosse stato un altro giorno Touya si sarebbe messo in mezzo alla conversazione e avrebbe distrutto tutte le loro speranze. Katsuki era  perduto ormai. Lui si era salvato per puro caso e la sua colpa era stata la tentata fuga, ma un omicidio…nemmeno il bel faccino di Katsuki lo avrebbe potuto salvare dalla situaizone in cui lo avrebbero buttato. Sarebbe morto a breve ed era la cosa che più gli augurava. Meglio morire subito. 
“Posso restare solo?” domandò all’improvviso. 
Eijirou e Izuku smisero di parlare e lo guardarono, stessa cosa fece Tenko accanto a lui.
“Mi basta che vi spostate tutti e tre poco più giù” aggiunse indicando dietro di loro. Izuku sembrò indugiare, il suo sguardo cadde sulla folla lontana da loro, si scambiò un rapido sguardo con Eijirou, che alzò le spalle. “Perchè no? Non è stupido.”
“Grazie” disse irritato Touya. 
“Va bene” assentì Izuku.
Tenko guardò Touya, socchiuse le labbra e Touya annuì. “Sì, anche tu. Voglio stare solo.”
Tenko gli afferrò con delicatezza un polso e si portò la sua mano alle labbra per lasciare un lieve bacio, dopodiché si allontanò e raggiunse Izuku ed Eijirou.
Touya riportò la sua attenzione sulla cerimonia. Strinse gli occhi con l’intento di provare a vedere se riusciva a riconoscere qualche frequentatore del bordello, ma per lui erano sempre state facce confuse alla fine, tutte uguali, e inoltre erano ormai tre anni che non li vedeva. Qualche donna stava piangendo, classica recita da funerale, che funzionava sempre per attirare l’attenzione di qualche giovane se si era in cerca di marito. Si trattenne dal ridere al pensiero che anche un funerale era visto come un momento opportuno per sfoggiare se stessi e accalappiare la pietà di qualcuno. 
Avrebbe voluto avvicinarsi, osservare la bara che veniva riposta nel loculo che da anni suo padre aveva sicuramente già scelto. 
Si appoggiò all’albero e restò immobile ad osservare, sentendo dentro di sé quel senso di agitazione prendere quasi completamente il posto all’eccitazione che quella mattina lo aveva buttato giù dal letto.
Lentamente la folla iniziò a diminuire, la cerimonia era finita, chi aveva già dato il suo ultimo saluto si allontanava. Sarebbero andati tutti, o la maggior parte, a villa Todoroki per un rinfresco, altra consuetudine obbligatoria che la sua famiglia si sarebbe risparmiata, ma dopo lo scandalo di Enji bisognava provare a mantenere un minimo di decoro e così, per quel giorno, avrebbero dovuto stringere i denti e sopportare ancora per un po’. 
Alla fine non restò più nessuno.
“Touya, che facciamo?” domandò Eijirou. I tre erano ancora nel punto in cui li aveva mandati e lo osservavano in attesa. Touya non rispose, si staccò dall’albero e si avviò verso la cappella. Si era messo d’accordo con Shouto per lasciarla aperta, in modo tale che sarebbe potuto entrare. 
Sentì Izuku che lo chiamava e poi la voce di Eijirou che gli diceva di lasciarlo andare.
Touya aprì la porta della cappella ed entrò. Quello che vide lo fece bloccare.
Proprio davanti all’entrata, al centro e nel posto che per quanto ricordava lui era appartenuto a qualche antenato importante, c’era il suo nome. La sua tomba. 
Avevano fatto spostare il vecchio che dormiva lì al centro per mettere lui? Si avvicinò lentamente e sfiorò il proprio nome in lettere dorate. Nella bara riposta in quel posto c’era il corpo di un ragazzino sconosciuto, che aveva avuto la sfortuna di morire e poi essere scambiato per lui. Chissà chi era la famiglia a cui apparteneva. Appoggiò la testa al freddo marmo. “Mi dispiace” mormorò flebilmente. 
Girò la testa e la sua attenzione venne catturata da quello per cui era entrato.
Il loculo aveva cemento fresco ovviamente, non mostrava ancora la ricchezza del marmo e dell’oro che sarebbero stati utilizzati per rivestirlo. In quel momento la tomba di Todoroki Enji era un semplice muro di cemento grezzo, uguale a quello di qualsiasi altra persona.
Touya lo fissò. Non riusciva a credere che lì dentro ci fosse davvero suo padre, il motivo per il quale la sua vita era stata rovinata fin dai primi anni dell’adolescenza.
Era davvero sparito per sempre? Ne era certo? Avrebbe voluto rimuovere il cemento e tirare fuori la bara, aprirla e verificare di persona che il corpo di suo padre fosse presente. Non poteva pensare che quella ingombrante figura, che lo aveva tormentato per tutta la sua vita, non ci fosse più. Ne percepiva ancora la presenza, il fiato sul suo collo, il tocco delle mani ruvide lungo il corpo, che gli accarezzavano la pelle. Ricordava come contro la sua volontà gli avesse fatto provare piacere e ammettere che quello che facevano gli piaceva, in una maniera sbagliata, malata, ma gli piaceva.
Durante quei tre anni aveva spesso pensato a suo padre, nonostante avesse sempre Tenko accanto a lui, non riusciva a impedirsi di ricordare quei terribili momenti con una sensazione di desiderio. Ogni tanto, mentre stava da solo, si era ritrovato a pensare che forse sarebbe stato meglio se fosse uscito dal suo nascondiglio. Suo padre lo avrebbe potuto proteggere, portarlo via dal Midnight per non rischiare di perderlo, riaverlo tra le sue braccia e Touya gli avrebbe lasciato fare quello che voleva. Lui avrebbe vissuto libero e alla fine avrebbe potuto anche accettare quello che suo padre gli avrebbe continuato a fare.
Fortunatamente aveva sempre cacciato quei pensieri nell’angolo più remoto della sua mente e fatto finta di non averli mai pensati.
Ora era tutto finito.
Era libero. 
Enji era morto.
Le gambe gli cedettero e un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra. Poggiò le mani a terra. Lì dentro era tutto così freddo. 
Scoppiò a piangere, un pianto disperato che richiamò l’attenzione dei tre ragazzi rimasti fuori. 
Quando era entrato Izuku, Eijirou e Tenko si erano avvicinati alla cappella ad aspettare e a controllare che qualche curioso non si avvicinasse. Ma il cimitero era rimasto vuoto. 
Sentendo Touya piangere Tenko non aveva dato il tempo agli altri due di poter capire cosa avevano sentito che era già dentro e al fianco di Touya. 
Il ragazzo si aggrappò a Tenko, bisognoso di un solido appiglio. Si sentiva perso, confuso. Come poteva mancargli quel mostro, come poteva associare a lui anche ricordi di piacere, aveva Tenko e pensava ancora quelle cose su suo padre.  
Nel vedere la disperazione di Touya, Izuku avvertì un groppo in gola. Tentò di soffocarlo e riprese il suo posto fuori dalla cappella per non vedere quella scena straziante all'interno. 
Non riusciva a guardare Touya e a non pensare a Kacchan. La sua mente era costantemente fissa al pensiero di Katsuki e a quello che molto probabilmente stava passando, da solo, con il dubbio se sarebbe mai stato salvato.
 
***
 
Gli ospiti erano finalmente andati via, la villa era tornata al suo normale silenzio. Shoto aveva deciso di restare per la notte, nonostante il desiderio di scappare da quella casa, ma non voleva fare un dispiacere a sua madre. 
Avevano notato tutti come Touya evitasse Rei, non solo non le si era mai avvicinato di sua spontanea volontà, ma non le rivolgeva parola o anche uno sguardo. Rei faceva finta di niente ma Shoto e i suoi fratelli sapevano quanto stesse soffrendo per quel trattamento di indifferenza. 
Quando Touya e Tenko erano tornati a casa accompagnati da Izuku ed Eijirou, il maggiore dei Todoroki si era ritirato subito nella sua stanza. 
Tenko aveva spiegato a gesti e con piccole parole spezzettate e sussurrate che era scosso e voleva stare solo. Nemmeno lui in quel momento era ben accetto e così aspettarono tutti insieme che Touya decidesse di scendere almeno per mangiare qualcosa. 
Nel tardo pomeriggio, quando la casa si era svuotata, Touya fece il suo ingresso nel salone principale dove si trovavano tutti. 
Tenko gli corse incontro e gli strinse una mano, poi gli indicò di sedersi a un tavolino. Corse via e Shoto dedusse che fosse per portare qualcosa da mangiare a Touya. Sorrise al pensiero della fortuna che Touya aveva avuto nell'incontrare un ragazzo gentile e premuroso come Tenko. L'amore tra i due era così evidente e nessuno aveva osato dire niente a riguardo, perché non si sarebbe mai potuto pensare di dividere quei due. A quel pensiero gli venne in mente Eijirou e si sentì scaldare le guance. Non era certo che la sua famiglia avrebbe accettato qualsiasi tipo di frequentazione con Eijirou per tanti motivi. Certo, suo padre non c'era più e i timori che Shoto aveva provato al pensiero che suo padre scoprisse il suo interesse per gli uomini, era svanito. Forse gli avrebbe permesso le frequentazioni come le aveva lui nei bordelli, ma una relazione esclusiva? Assolutamente no. Al momento, però, anche senza il padre, non aveva molta voglia di far sapere ai familiari del suo interesse per Eijirou, non erano affari loro. Inutile fasciarsi la testa quando tra lui e l'altro ragazzo non c'era ancora niente di preciso, l'unica cosa che avevano fatto era stato balbettare una confessione per poi metterla da parte. Non era il momento. 
"Tenko e io vogliamo andare via." Quelle parole dette da Touya riportarono l'attenzione di Shoto alla realtà. Si girò per guardare Touya al tavolino dalla sua posizione sul divano. Anche il resto dei presenti si voltarono a guardarlo interdetti. 
Tenko era tornato con un piatto di cibo avanzato dal rinfresco e si era seduto accanto a Touya.
"Che stai dicendo?" domandò Natsuo. 
"Vogliamo andarcene. Non vogliamo stare qui."
Per un attimo nessuno parlò, tutti restarono immobile con gli occhi puntati sui due ragazzi seduti al tavolino. 
“Perchè?” domandò Rei con voce tremante. Come gli altri tre suoi figli, anche lei stava guardando Touya, che però abbassò lo sguardo per evitare quello della madre. Scrollò le spalle. "Perché dovrei restare qui?”
“M-ma Touya, questa è casa tua” provò a dire Fuyumi. Con uno scatto che nessuno poteva prevedere,Touya picchiò un pugno sul tavolino e si alzò. Tenko sobbalzò sulla sedia e lo guardò sconvolto.
“Non è casa mia!” urlò Touya. “Non lo è mai stata! Perché dovrei continuare a vivere qui dentro? Cosa pensate che possa fare qui, eh?” Continuando a urlare rivolse un braccio in direzione delle finestre. “Non posso nemmeno uscire per paura che qualche stronzo viscido possa riconoscermi come Dabi! Dovrei restare qui dentro fino alla fine dei miei giorni?”
Natsuo si alzò per cercare di andare verso di lui ma Touya si allontanò di qualche passo e lui si fermò.
“Touya hai ragione, su questo non c’è dubbio, ma vuoi andare via adesso?”
“Sì.”
“E dove?”
“Non lo so, non voglio stare qui.”
“Ti prego di pazientare, solo il tempo di-”
“NO!” Touya aveva urlato ancora più forte di prima. "Io non voglio pazientare, voglio andare via, questa casa mi fa schifo! Mi fa schifo tutto!" Senza potersi controllare aveva detto quelle ultime parole guardando per la prima volta in direzione di sua madre. Se ne accorsero tutti e, piuttosto che continuare a parlare, decise di lasciare la stanza in gran fretta. 
Uscì in giardino, sedendosi sulle scale e poco dopo venne raggiunto da tutti e tre i suoi fratelli. 
Natsuo prese posto accanto a lui, Fuyumi dietro e Shoto accanto a lei.
"Perché ce l'hai con la mamma?" domandò Natsuo. 
Touya idurí i muscoli del volto per non far trasparire nessun tipo di emozione. "Perché non dovrei?" domandò di rimando. 
"Lei non ha fatto nulla." 
Touya si girò verso Natsuo e lo guardò dritto in faccia, serio. "Esattamente."
Natsuo boccheggiò un paio di volte, preso alla sprovvista dalla risposta diretta. Guardò Fuyumi e Shoto, ma anche loro non sapevano cosa dire. 
Touya sbuffò. "Sentite lo so che anche lei non ha avuto vita facile con papà. Ne sono consapevole, ma è mia madre e non ha mai fatto nulla quando lui se la prendeva con me o con qualcuno di voi e mi dispiace non riuscire a scusarla per questo, ma cosa posso farci? Sono scappato perché non avevo fiducia in lei, perché non mi ha mai dato prova di poterla avere. Sono l'unico a sentirsi così?"
Nessuno dei tre ebbe il coraggio di rispondere e Touya si domandò se quel silenzio fosse una confessione oppure una negazione.
"Sia quando ero ancora qui che dopo mi sono chiesto spesso se lei sapesse. Delle molestie, del fatto che lui andasse al Midnight, che fossi vivo…" 
"Touya no, non puoi dire questo!" Lo interruppe Fuyumi con indignazione. "Mamma era distrutta quando ha saputo la storia e soffre terribilmente per come la stai trattando."
Touya scosse la testa. "Non mi interessa, Fuyumi, non mi interessa se lei sta soffrendo, devo pensare alla mia sofferenza, al mio disagio e la sua presenza non mi fa stare bene. Nessuno di voi può togliermi i dubbi che mi riempiono la testa da anni, perché ogni volta che la guardo mi domando se sapesse di me e papà e che volutamente non abbia fatto nulla. Pensateci. Se avesse saputo avrebbe fatto qualcosa? Ne avrebbe avuto il coraggio? Io dico di no, al posto suo avrei fatto lo stesso, ma questo non significa che io possa vivere tranquillamente sotto il suo stesso tetto, soprattutto se il tetto è proprio questa casa di merda dove non solo io, ma anche Katsuki, un ragazzino che con noi non c’entrava niente ha subito delle violenze atroci per mano di nostro padre!"
Fuyumi stava soffocando il pianto con una mano davanti alla bocca e Shoto, in difficoltà, provò a consolarla.
Touya riportò la sua attenzione su Natsuo. "Sono tornato ieri, necessito di tempo, è una colpa questa? Potete davvero biasimarmi?" 
Natsuo lo guardò e cercò di reprimere le lacrime che sentiva affiorare agli occhi. Da quando Touya se ne era andato aveva sentito su di lui tutta la responsabilità di proteggere sua madre, sua sorella e il piccolo Shoto dal padre. Aveva tenuto duro e aiutato Fuyumi a guadagnare il carattere forte che aveva sviluppato in modo tale che lui potesse allontanarsi e provare a crearsi una famiglia lontana da quel posto atroce. Touya aveva tutto il diritto, più di loro, di volersi distaccare da quel posto. Alla fine, era sicuro che come lui anche Fuyumi e Shoto provassero un po' di risentimento verso Rei, un sentimento inconscio, incontrollabile, che li riempiva di sensi di colpa ma che non potevano fare a meno di provare. Questo non significava che non l'amassero e forse anche Touya prima o poi avrebbe avuto il coraggio di accettarla e permetterle di stargli accanto. 
Sospirò e dette delle leggere pacche sul braccio del fratello. "Va bene. Verrete a stare da me. Devi essere oggettivo, nessuno dei due sarebbe capace di vivere completamente da solo in maniera indipendente, non adesso."
Touya stava per ribattere ma Natsuo lo fermò. "Ah, zitto. Non ho detto che vi sarà sempre impossibile, dico semplicemente che vi serve tempo. E hai ragione, forse prima lasciate entrambi questo posto e prima potrete tornare a vivere davvero." 
Touya si imbronciò. "Va bene. Quando andiamo via?" 
"Dobbiamo finire le ultime cose e poi organizzeremo il viaggio."
Fuyumi tirò su con il naso. "Sapete, credo che potremo vendere questa casa." Si sentí gli sguardi dei fratelli puntati addosso e rise nervosamente. Si passò un fazzoletto sul volto per asciugarsi le lacrime. "Sì, insomma, Kaito ha detto che potremmo andare a stare con i suoi genitori, hanno una tenuta molto grande in campagna e sarebbe davvero bello lasciare questa città. Non ero sicura, però, perché con quello che è successo tra la morte di papà e Touya tornato a casa, ma se lui va con te, io e mamma potremo andarcene. "
"E Shoto lo lasci solo?" domandò Natsuo scandalizzato. 
Shoto storse il naso. "Non parlare di me come se non ci fossi. Non necessito mica di una balia e poi…" Arrossí e si guardò le ginocchia. "Pensavo di chiedere a Shouta se poteva aiutarmi con un trasferimento. Nemmeno io voglio restare qui, mi piacerebbe stare più vicino a Izuku e Eijirou." 
Touya scoppiò a ridere e Shoto arrossí ancora di più, ma né Natsuo né Fuyumi sembrarono capire. 
 
***
 
“Preso tutto?” Eijirou si affacciò in camera di Izuku, che aveva appena finito di chiudere il proprio borsone.
“Sì, possiamo andare.” Izuku afferrò il borsone e seguì Eijirou verso l’uscita dell’appartamento. 
Consegnarono le chiavi a Tenya al bar e dettero i loro saluti. “Buon viaggio, allora. Se volete chiamate o scrivete.”
“Se ti giunge voce su qualche novità contattaci,” rispose Eijirou. Izuku si era allontanato di poco, l’attenzione catturata dal giornale posto su uno dei tavolini del bar. Lesse la prima pagina e spalancò gli occhi. Afferrò il giornale con entrambe le mani e lesse più attentamente. “Eiji guarda!”
Piazzò il giornale in faccia all’amico, che lo prese e lesse a sua volta.
C’era scritto che la sera del giorno prima la polizia, guidata dal commissario Aizawa Shouta si era diretta a casa di un ricco signore - il cui nome e la faccia mostrata in foto a entrambi i ragazzi non diceva nulla - per arrestarlo. A quanto era stato dichiarato, l’uomo era l’assassino di Todoroki Enji e si pensava avesse compiuto l’omicidio per gelosie interne al bordello. Quando erano entrati in casa per arrestarlo, però, l’uomo era stato trovato morto impiccato. 
“Lo aveva detto Aizawa” commentò Eijirou, “avrebbero incolpato qualcuno, ma nessuno sarebbe finito in prigione.”
In quel momento il campanello all’entrata trillò. “Oh, siete ancora qui!” Denki non dette tempo ai due ragazzi di capire chi fosse entrato nel bar, che corse da entrambi per abbracciarli. “Pensavamo di non trovarvi più!”
Ochako li raggiunse sorridendo. 
“Che ci fate qui?” domandò Izuku, contento di vedere entrambi, ma stupito allo stesso tempo.
“Siamo sgattaiolati via, il Midnight è un po’ sottosopra in questi giorni e Madame Kayama non ha tempo per stare dietro a tutti.”
Denki e Ochako raccontarono di come tecnicamente il bordello avesse dovuto riaprire a breve, ma che strani uomini avevano iniziato ad andare e venire dall’ufficio di Nemuri. Inoltre la donna appariva strana. “Oserei dire spaventata” commentò Ochako. “Credo che da adesso in poi le cose potrebbero cambiare.”
Denki annuì con energia. “Già, non so quando e come, ma prima o poi succederà qualcosa. Oh? Che stavate leggendo?”
Eijirou gli mostrò il giornale. Ochako lo prese e guardò la foto dell’uomo. “Denki guarda!” Il ragazzo si sporse e fece una faccia stupita. “è un cliente di Kat! Non è quello che lo ha picchiato qualche giorno fa?”
Al sentire nominare Katsuki, il cuore di Izuku si strinse. “Cosa?” domandò confuso. “è stato lui?”
“Sì, che c’è scritto?”
“Che è stato lui a uccidere Todoroki.”
Sia Denki che Ochako rimasero stupiti. “Cavolo ed ora è in carcere?”
Izuku scosse la testa. “Lo hanno trovato impiccato.”
“Cazzo” mormorò Denki. “Spaventoso. Chissà perchè hanno scelto lui.”
Ochako guardò Izuku e Eijirou preoccupata. “Voi sapete qualcosa di Kat?”
Izuku scosse la testa. “Aizawa nemmeno. Oggi noi dobbiamo tornare a casa…”
“Oh, bè se sappiamo qualcosa cercheremo di informarti.” Izuku sorrise riconoscente alla ragazza. “Grazie e…bé spero che per voi le cose si mettano meglio.”
Denki rise. “Tranquillo Izuku, sappiamo il fatto nostro, vero Ochako?”
La ragazza annuì determinata. “Sì, non temete!”
Chiacchierarono ancora per qualche minuto, ma alla fine Izuku e Eijirou dovettero andare o avrebbero perso il treno. Allo stesso tempo Ochako e Denki dissero che dovevano tornare al Midnight prima che Madame Kayama si accorgesse della loro scomparsa. 
“Perchè non scappate?” domandò Eijirou.
“Perchè non ne varrebbe la pena. Se devo essere libero voglio esserlo davvero” rispose Denki. “Ci si vede.”
Eijirou e Izuku li osservarono allontanarsi, nessuno dei due espresse ad alta voce quello che stavano pensando, ma entrambi si chiesero se li avrebbero più rivisti. 
Izuku pensò a Katsuki e alla promessa che gli aveva fatto. Lo avrebbe ritrovato e lo avrebbe riportato a casa. 
 
   
 
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