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Autore: nachiko_nene    28/10/2023    0 recensioni
Nina è una cacciataglie piuttosto vivace e, ancor prima, un'umana. Annoiata dalle questioni politiche, riesce ad accendersi solo quando si parla di missioni avvincenti, feste scatenate e storie romantiche, di quelle che fanno battere il cuore.
Ormai rassegnata all'idea che nella galassia non ci sia più posto per gli umani, civiltà alla quale è stata inferta una grave ingiustizia, volge lo sguardo al futuro consapevole che nulla potrebbe più sorprenderla ormai.
E se, durante una missione, Il ricercato più pericoloso e irriverente che abbia mai conosciuto dovesse iniziare a mettere in discussione ogni sua certezza?
DAL CAPITOLO 1:
" Si avvicinava con calma. La visiera della maschera luccicava nell'oscurità donandogli un'aura ancora più sinistra; Indossava un lungo mantello nero dall'aspetto piuttosto pesante che celava armi di vario genere.
(...)
«Sei un completo disastro» La prese in giro, osservandola rantolare sul pavimento, esausta e dolorante. «Dovresti assicurarti di essere all'altezza del nemico prima di uno scontro.»
«Ma stai un po' zitto... » Boccheggiò tenendosi lo stomaco con entrambe le mani. "
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quindici: Xyiònn 


Anno 2150

Erano passati più di tre mesi da quando si era unita alla banda di Haeist e doveva ammettere che contrariamente a quanto pronosticato l’ambiente sulla nave si era svelato addirittura piacevole. Cercava qualsiasi escamotage per distrarsi dalle preoccupazioni e dalla malinconia: se al momento non poteva migliorare la propria condizione, allora tanto valeva non pensarci affatto.

Passava la maggior parte del tempo in compagnia dei nuovi compagni e giorno dopo giorno apprendeva nuovi aspetti sulla vita dei mercenari.

Qualche settimana prima parte dell’equipaggio aveva preso parte a una missione e lei aveva insistito tantissimo per essere coinvolta. Desiderava con tutta se stessa uscire all’aria aperta, anche a costo di scalare un ghiacciaio, ma nonostante le sue suppliche Lukasz non gliel’aveva permesso. “Non ancora Malysh’ka” si era limitato a rispondere, e l’aveva lasciata lì, in compagnia di Morlin e qualche altro compagno.

Passarono i giorni e proprio quando Nina stava iniziando a perdere le speranze fu convocata dal Comandante. Quando se lo trovò davanti non riuscì a reprimere una smorfia seccata.

«Mi hai fatto chiamare?» borbottò.

Lukasz se ne stava lì a braccia conserte, scrutandola con un espressione indecifrabile sul volto.

«Siamo in orbita su Xyiónn.» annunciò.

«Bene» rispose Nina senza entusiasmo, «ordini?»

Lui lanciò una lunga occhiata e infine le fece un cenno con il capo.

«Forza, preparati. Usciamo.»

Furono tre semplici parole, ma lei reagì come se avesse udito la più bella dichiarazione d’amore: si portò le mani alla bocca, sgranando gli occhi lucidi dall’emozione. Annuì energicamente e senza farselo ripetere una seconda volta si precipitò in direzione della cabina rischiando di scontrarsi contro un gruppetto di compagni.

Quando poco più tardi scoprì che sarebbero usciti da soli si sentì, se possibile, ancora più elettrizzata. In presenza degli altri Lukasz conservava un atteggiamento per lo più distaccato e autorevole, ma quando rimanevano soli si toglieva di dosso le vesti da comandante e quel cipiglio serio che lo accompagnava durante il giorno.
Spesso si trattava solo di chiacchiere, mentre altre volte si inoltravano in quelle fitte conversazioni esistenziali senza capo né coda che tanto le piacevano. Lukasz era un pozzo di sapienza e Nina, la cui sete di conoscenza era pantagruelica, attingeva da lui assiduamente.

Attendeva speranzosa quei momenti e faceva di tutto affinché si dilungassero il più possibile. Rappresentavano brevi parentesi di normalità in cui provava l’impagabile sensazione di essere compresa da qualcuno simile a lei.

∆•••∆•••∆

Xyiónn

 

Una sferzata d’aria gelida le pizzicò le guance e d’impulso si portò il bavero della giacca fin sopra il naso. Forse qualche strato di stoffa in più non avrebbe guastato ma ormai era troppo tardi per risalire. Si strinse nelle braccia e balzò giù dalla scialuppa per raggiungere Lukasz che l’aspettava poco più avanti.

Xyiónn era un piccolo pianeta dalla forza gravitazionale minima. Ogni movimento fisico risultava più fluido, più veloce, e Nina si sentiva talmente leggera da essere trasportata via come una foglia a ogni folata di vento.

«Niente maschera?»

«Nah, qui non ne ho bisogno.»

«Allora… dove siamo diretti esattamente?»

Lukasz indicò un punto alle sue spalle e lei seguì con lo sguardo la traiettoria del suo indice. «Laggiù, oltre quella coltre di nebbia, si nasconde una mia vecchia conoscenza. È un ex membro dell’equipaggio che decise di ritirarsi su questo pianeta tempo fa per godersi gli ultimi anni di vita nella quiete.»

Nina sollevò le sopracciglia sorpresa. Si aspettava tutto da quello sbarco, recupero di merce, incontro con potenziali clienti, ma di certo non una visita di cortesia e ormai era sicura di conoscere Lukasz abbastanza bene da immaginare ci fosse qualcosa sotto.

«Non ti facevo un tipo da visite.»

«E normalmente avresti ragione.»

«Be', sentiamo, cos’avrebbe di tanto speciale questo tizio per meritarsi questo privilegio?»

«Xolgos. È stato il mio mentore.» Le spiegò. «Tutto ciò che so me lo ha insegnato lui. Probabilmente non sarei nemmeno Haeist se il destino non ci avesse fatti incontrare.» Rifletté qualche secondo e poi aggiunse: «Ma non fargli sapere che ho detto queste parole, quel pallone gonfiato è già fin troppo pieno di sé.»

«Mi ricorda qualcuno, Comandante.» disse iniziando a mordicchiarsi il labbro per non scoppiare a ridere subito dopo. Adorava provocarlo e in genere non rimaneva mai delusa dalle sue reazioni. Lo spiò con la coda dell’occhio e lo vide chinarsi verso di lei.

«Insolente» le sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire, «Non tirare troppo la corda o potrei cedere alla tentazione di abbandonarti su questo pianeta.» L’ammonì, ma la sua espressione era tutto fuorché seria.

Le scompigliò i capelli facendola ridacchiare.

 

∆•••∆•••∆

Attraversarono il muro di nebbia e quando sbucarono dalla parte opposta si trovarono circondati da uno scenario spettacolare. La valle era piena zeppa di piccole piante volanti che fluttuavano a mezz’aria con movimenti sinuosi ed eleganti, replicando una danza armoniosa. Nina, che non aveva visto mai nulla di simile, rimase a bocca aperta.

«Queste piante…si muovono!» esclamò.

«Non so come le chiamino gli abitanti di Xyiónn ma sono anche conosciute come Volflore» le spiegò lui. «Possiedono un apparato radicale aereotrasportabile.»

Si sfilò un guanto e allungò la mano per acciuffarne una che svolazzava lì vicino.

«Queste sono molto giovani ma gli esemplari più vecchi possono superare i trenta metri e resistono a raffiche di vento fortissime.»

Nina si avvicinò per osservare la Volflora mentre si arrampicava tra le dita di Lukasz e di tanto in tanto sbatteva le foglie nel tentativo di spiccare il volo. Provò ad accarezzarla e questa iniziò ad avvolgere le radici anche attorno alla sua mano.

«È adorabile… possiamo portarla con noi?»

«Intendi sulla nave?»

Lei ridacchiò mentre giocherellava con i piccoli petali traslucidi.

«Perché no, la libereremo quando sarà più grande.»

«Vuoi dire che sarai ancora con noi?» chiese a bruciapelo cogliendola impreparata.

I loro sguardi s’incrociarono e le parve di risentirsi schiacciata a terra dalla gravità. Ci fu un lungo silenzio ma quella domanda rimase sospesa in aria come le fibre delle Volflore.

 

«Puoi prenderla,» disse infine Lukasz, «ma ti avverto che accorcerai la sua vita di molto.»

 

Nina abbassò lo sguardo sulla piantina.

 

«Oh…» sospirò dispiaciuta, «forse è meglio se rimani con le tue sorelle.»

 

Rimasero un altro po’ così, con le mani intrecciate tra le radici. Poi con delicatezza si districarono e la lasciarono libera di volare.

 


∆•••∆•••∆

 


Man mano che si avvicinavano alla dimora di Xolgos ne veniva svelata la maestosità. Dominava l’orizzonte facendo sfigurare tutte le altre abitazioni circostanti che, nonostante fossero altrettanto belle, messe a confronto parevano granelli di sabbia.
La costruzione assomigliava a una torre con guglie appuntite che si fondevano con il cielo, una scala a chiocciola si snodava per tutta la lunghezza della torre, avvolgendola come una spirale di metallo e sulla sommità un’ampia piattaforma panoramica pendeva sulla valle.

 

«Xolgos… abita là dentro?» Chiese la ragazza con il naso rivolto all’insù.

 

«Piuttosto vistoso, vero? A lui piace così. Dopotutto che senso ha passare la vita ad arricchirsi se alla fine non si gode dei frutti raccolti?»

 

«Frutti raccolti durante saccheggi e commerci illegali, giusto?»

 

«Dimentichi il sicariato,» ammiccò Lukasz, «quello sì che ripaga.»

 

«Giusto, il sicariato.» Mormorò distratta, incantata ad ammirare gli intarsi sulla superficie.

 

Quando giunsero dinnanzi alla torre individuarono una piccola piattaforma rettangolare sul quale era seduto svogliatamente un essere smilzo e minuto. Quando la creatura che faceva la guardia si accorse della loro presenza scattò sull’attenti ma appena li vide bene in faccia sembrò distendersi subito. Nina aprì bocca per parlare ma venne bruscamente troncata.

 

«Non si accettano visitatori, andatevene.» replicò seccato.
Aveva un paio di antenne ritte sul capo che vibravano ogni qualvolta apriva bocca.

 

«Ehi, ma se non ci hai fatto nemmeno presentare!» si lamentò Nina incredula, ma quando sentì la mano di Lukasz sulla spalla tacque.

 

«Siamo ospiti di Xolgos, averci qui è stato un suo desiderio.»

 

«Oh…» La creatura si limitò a osservarli dall’alto al basso con uno sguardo che Nina conosceva fin troppo bene. «Io non credo.» replicò. «Vedete, il Padrone è molto stanco e non vuole essere disturbato per…questioni di poco conto.» Si rimise a sedere, facendo intendere che per lui la conversazione fosse già conclusa. «Ah, e vi consiglio di andarvene da qui. Non è posto per umani, capite?» aggiunse con un sorrisetto maligno.

 

Lukasz strinse gli occhi e rimase a fissarlo per qualche attimo. «Capisco perfettamente.» Rispose in tono spaventosamente calmo. «Potresti portargli un messaggio da parte mia?»

 

«Mmh, sentiamo.»

 

«Digli che Haeist si trova all'ingresso e farà del suo meglio per portare pazienza con la sua servitù.»

 

L’omuncolo si congelò sul posto. Quando i suoi occhietti scuri incrociarono lo sguardo fitto di Lukasz parvero rimpicciolirsi ancora di più e le antenne gli si afflosciarono ai lati del capo.

 

«Ci vorrà un momento.» emise con un filo di voce.
Risalì sulla piattaforma con talmente tanta fretta che quasi scivolò sul gradino e scomparve all’istante in un lampo di luce blu.

 

«Quello si è visto correre la vita davanti agli occhi!» Esclamò Nina appena rimasero soli. In quel momento comprese che uno dei motivi per cui Haeist utilizzava la maschera era anche per evitare questo genere di situazione. Nascondere la propria razza di appartenenza non era piacevole, ma certamente pratico. Non appena la sentinella fu di ritorno fece ammenda per l’increscioso malinteso di poc’anzi.

 

«Sono addolorato Signore, non vi avevo riconosciuto.»

 

Ma non è questo il punto, maledetto razzista. Pensò Nina scuotendo la testa indignata. Lo Xyionniàno invitò entrambi a salire sulla pedana, dopodiché furono teletrasportati all’interno della costruzione.

 

Mentre lo seguivano in silenzio Nina continuava a fissare in cagnesco quella piccola testolina tonda fantasticando di prenderla a calci e Lukasz dovette accorgersene perché le si accostò all’orecchio con un’espressione da predatore.
«Vuoi che lo uccida?» le propose in tono nemmeno troppo basso, tanto che l’ometto davanti a loro sembrò irrigidirsi come un palo.

 

Nina si voltò scandalizzata verso di lui e in risposta vide un angolo delle sue labbra guizzare in un ghigno.

 

«Stavo scherzando.» si limitò a rispondere lui.

 

Una volta arrivati nella sala principale chiese loro di attendere lì. Si scusò un altro paio di volte e dopo essersi congedato se la diede a gambe, accompagnato dallo sguardo felino di Lukasz.

 

All’interno del castello vi erano altri Xyionniàni come lui che correvano su e giù per le scale, animati dall’agitazione tipica di chi non aspettava visite. I loro arti inferiori terminavano con estremità arrotondate con cui si davano la spinta e scivolavano sulla superficie lucida del pavimento, come dei piccoli pattinatori. Ogni tanto sbirciavano incuriositi nella loro direzione, ma nessuno ebbe il coraggio di farsi avanti per accoglierli.

 

«Che strambi.» mormorò Nina seguendoli con lo sguardo mentre saettavano avanti e indietro.

 

Rimasero lì ad aspettare per una manciata di minuti, finché una voce tonante alle loro spalle non attirò la loro attenzione.

 

«GUARDA, GUARDA.»

 

Si voltarono e dovettero entrambi alzare lo sguardo di parecchio. Qualche metro sopra le loro teste lì osservava una creatura dalla mole gigantesca che se ne stava affacciata alla balaustra. Aveva occhi sporgenti e biancastri saettavano impazziti dentro le orbite, finché si bloccarono su di lei. Nina deglutì, messa in soggezione da quello sguardo. Gli si allargò un sorriso per nulla rassicurante, caratterizzato da una schiera di denti aguzzi che le fece accapponare la pelle.

 

«Con che graziosa creatura ti sei accompagnato.»

 

  
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