“La
ricchezza non viene dal possesso di tesori,
ma
dall’uso che se ne fa.”
EPILOGO
La Taverna del Gufo era il ritrovo
per avventurieri più frequentato a nord e a sud del confine, quindi era
abbastanza normale trovare al suo interno individui provenienti dai più remoti
angoli di Erthea.
Nonostante
ciò il viandante che quella sera aveva varcato le porte del locale era
abbastanza particolare da attirare per un attimo su di sé l’attenzione di tutti
gli avventori, che gli rivolsero brevi sguardi indagatori per poi tornare a
farsi ognuno gli affari propri.
Essere
avventuriero voleva dire avere molto spesso una taglia sulla testa o qualcosa
da nascondere, e il fatto che quel tipo celasse il proprio volto dietro ad una
maschera di legno laccato era abbastanza per ritenere che non volesse essere
riconosciuto.
Il
nuovo venuto si guardò attorno come se stesse cercando qualcuno, fino a quando
il suo sguardo non incrociò quello di un’elfa in armatura con i lunghi capelli
neri raccolti dietro la nuca seduta ad un tavolo appartato in compagnia di
altri tre avventori – rispettivamente un mezzo orco, probabilmente Jormen e due
umani, una maga e un esploratore – che gli fece un cenno con le mano.
«Sei
in ritardo.»
«Avete
dato un’occhiata fuori? Questo posto è un macello. Prima l’epidemia, e ora
questa rivoluzione, come la chiamano. Una volta Basterwick era un posto
tranquillo.»
«Non
lamentarti. Anche noi non ce l’aspettavamo.»
«Tu
devi essere Sadee.»
«E
tu? Non ricordo di aver mai sentito il tuo nome.»
«Jonah.»
«Sei
un cacciatore di taglie?»
«Cacciatore
di taglie, sicario, mercenario, a seconda del momento. Oggi però, a quanto mi è
parso di capire, sarò un cacciatore di tesori.»
«Capo.»
disse l’orco. «Sarà il caso di fidarsi di questo tizio?»
«Musk
ha ragione.» disse la maga. «I toriani sono il genere di persone che un attimo
ti sono amiche, e quello dopo ti pugnalano alle spalle.»
«Ne
abbiamo già parlato Dahlia. Ci serve una persona che conosca questa regione ma
che non sia originaria di Eirinn. Dicono che il nuovo sovrano sia alla ricerca
di ogni moneta d’oro su cui riesce ad arrivare, e non ho alcuna intenzione di
spartire con lui il nostro bottino.»
«Sei
piuttosto venale per essere un elfo.»
«Ho
lasciato quella vita tempo fa. Ora sono solo un’altra mercenaria, e puoi
credermi se ti dico che ciò che abbiamo per le mani è abbastanza per sistemarci
tutti per il resto della vita.»
«Sono
tutt’orecchie.»
«Hai
mai sentito parlare del Mago Folle?»
Al
che Jonah fece spallucce, sbuffando con evidente disappunto.
«E
mi avete fatto venire fin qui per raccontarmi una favoletta per bambini? Ora me
ne vado.»
«Aspetta,
non così in fretta.»
«Persino
io che non mi interesso di queste cose conosco la leggenda. Il Mago Folle
favorito dell’imperatore Ademar Quarto che si sarebbe fatto intombare in una
cripta con tutto il suo tesoro. Potrei farvi i nomi di almeno una dozzina tra
avventurieri e ricercatori che ci hanno sprecato la vita nel cercare la tomba.
Ma come ho detto, è solo una leggenda.»
«Ti
sbagli. La cripta esiste. E noi sappiamo dove si trova.»
Gli
occhi di Jonah erano nascosti dalla maschera, ma Sadee fu certa di notare un
barlume d’interesse nel suo interlocutore.
«Di
preciso cosa sai che gli altri non sanno?»
I
quattro avventurieri si guardarono un attimo tra di loro, quindi Dahlia prese
fuori una vecchia pergamena aprendola sul tavolo.
«Abbiamo
comprato questa mappa da un trafficante del posto, un maiale di nome Borg.»
disse la maga «A prima vista sembra solo una cartina della regione, ma…»
Bastò
un cenno della mano ed un pizzico di magia, ed ecco apparire dal nulla linee,
scritte e simboli prima invisibili che davano tutto un altro senso
all’immagine.
«Vedi
questo simbolo? È un vecchio palazzo a sud di qui, nel cuore della foresta.»
disse Sadee. «La leggenda dice che appartenesse al Mago Folle. È stato
difficile tradurre l’intero codice, ma ora sappiamo con certezza che la cripta
è proprio lì sotto, e che l’ingresso si trova da qualche parte tra le rovine
del palazzo.»
«Come
fate ad essere sicuri che non sia un falso? Quel Borg non ha certo fama di
persona onesta.»
«Ci
hai presi per stupidi?» disse l’arciere. «Sappiamo riconoscere un codice antico
quando lo vediamo. Questo dialetto non lo usa più nessuno da almeno duecento
anni.»
«Gaston
ha ragione. Non siamo riusciti a tradurre l’intero testo, ma le parti più
importanti le abbiamo capite. La cripta e il tesoro sono lì sotto, senza alcun
dubbio.»
Jonah
temporeggiò, come se non fosse ancora del tutto convinto, prendendosi del tempo
per esaminare a sua volta il documento.
«Mettiamo
il caso che questa storia sia vera. Sembrate tutti e quattro tipi in gamba e
che sanno badare a sé stessi. A che cosa vi servo io?»
«Il
Mago Folle non si sarà certo guadagnato questo soprannome per caso.» disse
l’orco. «Chissà che razza di diavolerie magiche avrà messo là sotto a fare la
guardia al suo tesoro. Un paio di braccia in più non possono far male.»
«Questo
è l’accordo. Tu ci aiuti a raggiungere il tesoro, e poi divideremo il tutto in
parti uguali. Ci stai?»
Ci
fu un breve attimo di silenzio, quindi Jonah si sistemò meglio la maschera sul
viso.
«Ci
sto. Quando cominciamo?»
«Immediatamente.»
sorrise l’elfa. «Oste! Il conto!»
Sotto una pioggia scrosciante, i
cinque avventurieri percorsero a cavallo le circa trenta miglia che separavano
Basterwick dalle antiche rovine nella foresta.
Effettivamente
giravano voci molto brutte su quel posto; i contadini e i pastori della zona
evitavano di passarci vicino, e i bambini venivano scoraggiati dai genitori ad
andare a giocarci con storie spaventose di fantasmi e apparizioni demoniache.
Del
vecchio e sontuoso palazzo non rimanevano ormai che poche rovine fatiscenti, ma
bastava guardare i muri crollati, le colonne spezzate e i pavimenti di marmo
coperti di muschio per capire che una volta doveva essere stato un edificio
degno di un re.
«Maledetta
pioggia!» protestò Musk strizzandosi il mantello. «Ma esiste il sole in questo
maledetto Paese?»
«Ma
non dicono tutti che a Jormen piove sempre?» scherzò Gaston
«E
secondo te perché alla fine me ne sono andato?»
«A
voi orchi piace vivere sottoterra, no? Quando avremo messo le mani su questo
tesoro potrai farti costruire un palazzo di pietra così profondo da dimenticare
persino come sia fatto il cielo.»
«Non
corriamo, prima dobbiamo trovare l’entrata.» disse Sadee
«Credo
di averla già trovata.»
Jonah
richiamò quindi l’attenzione di tutti su dei solchi nel pavimento in cui la
pioggia, infilandosi all’interno, produceva un chiaro rumore di gocciolio.
«Qui
c’è sicuramente qualcosa.»
Musk
provò a colpire il suolo con la sua ascia, ottenendo però solo di venire
scaraventato via da una specie di barriera.
«Sprechi
il tuo tempo, testone di uno Jormen.» disse Dahlia. «Questa è una barriera
magica di livello quattro. Neanche lo stregone di corte sarebbe capace di
scioglierla.»
«Dovevamo
aspettarcelo che non sarebbe stato facile. Avanti, guardiamoci intorno. Forse
c’è un modo per riuscire ad entrare.»
I
cinque si misero quindi alla ricerca di qualche indizio, ma dopo alcune ore
spese a guardarsi in giro non venne trovato alcun ingresso secondario o
indicazioni su come riuscire a infrangere lo scudo magico.
Ad
un certo punto Gaston notò una piccola cappella votiva, scoprendo una volta
tolti i rampicanti che la stritolavano una piccola statua di ossidiana che il
tempo non era riuscito a scalfire.
«Dite
che possa avere un qualche valore?»
«Questa
è Lea.» disse Jonah. «La dea della creazione.»
«Quindi
sarebbe uno degli Antichi Dei?» disse Sadee
«Allora
il nostro mago non era solo folle, era anche un eretico.» scherzò Dahlia.
«Questo tipo mi piace sempre di più.»
Gaston
cercò di recuperare il suo bottino, solo per scoprire che era collegato al
piedistallo con una catena; nel momento in cui la tirò, un rumore secco e
violento giunse dall’ingresso della cripta.
«Avete
sentito?» disse Musk
«Sembrava
un chiavistello. Forse abbiamo azionato una serratura.»
La
porta però era ancora chiusa, quindi tutti dedussero che dovevano esserci altre
statue simili che aprivano le restanti serrature ed iniziarono a cercarle.
Ancora
una volta fu Gaston con il suo sesto senso da ladro a trovarne un’altra per
primo, e prima che Jonah potesse intimargli di aspettare si affrettò a tirarla.
Stavolta
però, invece del rumore di un chiavistello, si udì un fortissimo fischio,
seguito dalla comparsa sul terreno di un gran numero di cerchi magici da cui
iniziarono ad uscire eserciti di piccoli demoni alati che subito si scagliarono
sui cinque avventurieri.
«Dannazione
Gaston, perché non pensi mai prima di agire?» strillò Sadee mulinando in giro
la spada.
Servirono
parecchi minuti e molta fatica per riuscire a sconfiggere quelle creature tanto
piccole quanto pericolose, tanto che una volta terminata la battaglia Dahlia
dovette usare una magia curativa su tutti i suoi compagni per permettere loro
di riprendere fiato.
Ma
non per Jonah.
«Non
scherzavano quando dicevano che eri bravo a menare le mani.» disse Musk. «Hai
macellato una ventina di quegli esseri immondi e sei ancora fresco come una rosa.»
«Ho
accumulato un bel po’ di ore sui campi di battaglia. Ma eviterei di ripetere
l’esperienza se possibile.»
«Forse
ci sbagliavamo sul fatto che potesse essere questa la strada giusta per aprire
la cripta.» ipotizzò Sadee
«No,
io non credo. Anzitutto, cerchiamo di trovare tutte le altre statue.»
Ci
volle molta pazienza, ma alla fine i cinque riuscirono a trovare altre sei
icone in altrettante cappelle votive, tutte più o meno a uguale distanza
dall’ingresso della cripta e tutte perfettamente conservate.
«Otto
icone per otto chiavistelli.» disse Musk «Qualcuno ha idea di quale sia l’ordine
giusto con cui azionarli?»
«Non
chiederlo a me.»
«Bella
maga che sei.» bofonchiò Gaston. «Questa dovrebbe essere roba tua.»
«Ti
sei scordato che ho studiato al Circolo di Parn, e che tecnicamente sarei una
chierica? Sono pazza, ma non fino al punto da mettermi a studiare gli Antichi
Dei. Vuoi forse vedermi finire al rogo? Se vuoi saperne qualcosa perché non
chiedi a Musk. Gli Antichi Dei dovrebbero essere roba sua.»
«Ma
falla finita. Sarò anche diventato uno Jormen, ma l’unico motivo per cui andavo
ai loro riti pagani era perché dopo potevo mangiare quanto volevo.»
«Finitela
voi tre, e cerchiamo di venirne a capo.» disse Sadee. «Jonah, tu hai qualche
idea?»
Il
toriano si era annotato i nomi di tutti gli dei rappresentati in quelle effigi,
ed era intento a studiarli attentamente alla luce di una torcia.
«La
prima statua che abbiamo tirato era Lea. La seconda, che però ha fatto scattare
la trappola, era Ezwin. Gli altri dei raffigurati sono Kalya, Zante, Hati,
Myrra, Tichern e Samael.»
Dopo
un lungo riflettere, e senza dire una parola, Jonah tornò alla prima statua,
che tirata fece nuovamente scattare il chiavistello aprendo la prima serratura.
«Tu,
ladruncolo. Tira quella statua lì.»
«Chi
hai chiamato ladruncolo, razza di…»
«Finiscila
e fa come dice.»
«Ma…»
«Non
farmelo ripetere.»
Grugnendo
di rabbia Gaston obbedì, tirando non senza timore l’effige di Zante. Passarono
pochi istanti carichi di tensione, che si disperse in un sospiro di sollievo
collettivo nel momento in cui tutti sentirono scattare la seconda serratura.
«Come
hai fatto a indovinare?» chiese Dahlia
«Non
mi è servito indovinare. Ognuno di questi dei è il padre o la madre di uno
degli altri. Secondo la mitologia Lea, dea della creazione, partorì i tre dei
progenitori unendosi all’universo da lei creato. Uno di loro era Zante, il dio
della terra, che creò gli esseri umani scolpendoli dalla pietra. Zante si unì
alla sorella Tiama, dea del sole, e dalla loro unione nacque il dio della
cielo, Hati. Hati era il padre di Nama, la dea del mare, che a sua volta era
madre di Ezwin, il dio delle tempeste. Ezwin rapì la principessa mortale Epheya
e dalla loro unione nacque il dio della luna, Tichern. Tichern infine generò
Kalya, dea della giustizia.»
Seguendo
le sue istruzioni Sadee e gli altri tirarono le statue nell’ordine indicato, e
uno dopo l’altro sei degli otto chiavistelli si aprirono senza incidenti.
«Ritiro
tutto quello che pensavo su di te.» disse soddisfatto Gaston. «Altre due e il
gioco è fatto.»
«Mi
piacerebbe, ma c’è un problema. Myrra e Samael erano entrambi figlia di Kalya,
ed erano gemelli.»
«Quindi
la prossima statua della combinazione potrebbe essere una qualsiasi delle due.»
«E
c’è di peggio. Samael era il dio del caos e della distruzione. Non mi stupirei
se tirando la sua statua senza che sia quella giusta provocassimo qualcosa di
ben peggiore della comparsa di qualche demone magico.»
«Non
c’è nessun indizio che possa aiutarci a capire?» chiese Dahlia
Jonah
si prese del tempo per riflettere; poi, come se stesse scegliendo a caso, tirò
la statua di Myrra.
«Ha
funzionato!» strillò Gaston sentendo per primo il chiavistello scattare
A
quel punto bastò tirare l’ultima statua rimasta e la botola nel pavimento
finalmente si aprì rivelando la scala d’accesso alla cripta.
«Ma
come hai fatto a indovinare?» domandò Musk
«La
prima dea della combinazione era la dea della creazione. Ho pensato che chi ha
creato l’enigma avrebbe trovato appropriato che il dio della distruzione fosse
all’estremità opposta.»
«Ben
fatto.» disse Sadee. «Andiamo ragazzi, c’è un tesoro che ci aspetta.»
L’interno sembrava un’estensione del
palazzo soprastante piuttosto che una tomba.
Ovunque
i cinque avventurieri andassero era un susseguirsi ininterrotto di grandi
saloni, corridoi a volta e persino dei giardini sotterranei tenuti in vita
nonostante il buio e la mancanza di nutrimento da chissà quale incantesimo.
Tutto
era illuminato da globi magici che proiettavano una pallida luce azzurra, troppo
tenue per poter fare a meno delle torce ma forte quanto bastava per poter avere
un’idea di ciò che si aveva intorno.
«Non
mi sorprende che il Mago Folle sia tanto famoso.» disse Dahlia. «Per creare e
tenere in vita giardini simili doveva possedere conoscenze magiche mai viste
prima.»
In
un posto simile era facile perdersi, ma da buon appartenente al popolo Jormen
che aveva navigato in tutti i mari di Erthea Musk sapeva orientarsi in un
sotterraneo come un cervo nella foresta e riuscì a non perdere mai
l’orientamento.
Mentre
attraversavano un largo corridoio che a dare retta alla pergamena avrebbe
dovuto condurre in un ampio anticamera da cui si aveva accesso alla stanza del
sarcofago però, Gaston ebbe una strana sensazione.
«Aspettate.»
disse intimando a tutti di fermarsi. «Qui ci sono delle trappole.»
L’arciere
poggiò una mano sul pavimento e chiuse gli occhi, quasi che stesse cercando di
percepire le vibrazioni del terreno creando così una mappa dettagliata nella
sua mente. Quindi, dopo qualche minuto speso senza muovere un muscolo, scagliò
una raffica di frecce in vari punti della stanza, rivelando e facendo scattare
senza danno una dopo l’altra una raffica di dardi e un getto di fuoco dal muro,
un incantesimo congelante e due diverse fosse piene di lance appuntite.
«Ecco
fatto. Ora possiamo proseguire.»
«Sono
davvero senza parole.» commentò Jonah. «Allora ogni tanto la sai usare la testa
dopotutto.»
«Gaston
si è addestrato nella migliore gilda dei ladri di Connelly.» disse Sadee con
evidente ammirazione. «Fiutare trappole e pericoli per lui è una cosa da
niente.»
L’esplorazione
a quel punto poté proseguire, ma ciò che i cinque avventurieri trovarono una
volta entrati nell’enorme sala quadrangolare al termine del corridoio fu tale
da lasciare tutti loro sgomenti e atterriti per l’orrore.
Allineate
lungo i musi laterali e contornate di affreschi si stagliavano una infinità di
bare aperte al cui interno trovavano posto decine e decine di mummie;
indossavano abiti da stregoni ridotti a stracci cadenti o vecchissime e ormai
quasi del tutto arrugginite armature imperiali, ma ciò che più lasciava
sconvolti erano le loro espressioni che sapevano di agonia e puro terrore.
Al
centro della stanza, come un idolo pagano dei tempi antichi, stava una grande
statua raffigurante il Mago Folle con in mano il suo famoso scettro fatto di
ossa di drago, alzato verso l’alto come a chiamare un incantesimo.
«In
nome di Gaia, che accidenti di posto è questo?» disse Gaston.
Per
capirlo bastò analizzare gli affreschi, dai quali si poté dedurre che si
trattava dei discepoli e della guardia personale del padrone di casa. E a
giudicare dalla storia che raccontavano quelle immagini appariva evidente che
non erano finiti in quelle casse di loro volontà… né da morti.
«Al
tempo degli Antichi Dei era abbastanza normale che i maghi più potenti si
facessero seppellire assieme ai loro discepoli e a tutto il loro seguito.»
spiegò Jonah con una calma glaciale. «Probabilmente sono stati paralizzati con
la magia, messi nelle bare, e lasciati qui a morire di stenti.»
«Qui
non si può parlare più di semplice follia.» disse sconvolto Musk. «Questo tizio
era completamente fuori di testa!»
«Questo
posto mi da i brividi.» disse Gaston. «Troviamo questo maledetto tesoro,
prendiamolo e andiamocene di qui.»
Cominciarono
quindi a camminare in direzione dell’arco dall’altro lato della stanza, ma se
tutti non vedevano l’ora di lasciare quel luogo così macabro, evitando perfino
di non guardarsi attorno per non dover incrociare il volti spaventosi delle
mummie, Dahlia percepiva chiaramente nell’aria qualcosa di minaccioso.
«Sento
una strana energia qui dentro. Sbrighiamoci ad uscire.»
Erano
praticamente arrivati dall’altra parte quando, precedute da un fischio,
barriere magiche simili a quella che proteggeva l’ingresso della tomba
apparvero all’entrata e all’uscita della stanza, bloccando la strada ai cinque
avventurieri e chiudendo nello stesso tempo ogni possibile via di fuga.
«Me
lo sentivo che non poteva essere così facile.» disse Sadee. «State in guardia,
ragazzi.»
Infatti
era solo l’inizio.
Prima
il bastone della statua del mago iniziò a brillare, quindi quella luce si
propagò in ogni direzione attraverso il pavimento come un’onda, avvolgendo le
mummie che iniziarono a risvegliarsi.
«Fantastico,
ci mancava anche la negromanzia.» disse Dahlia sfoderando il suo scettro.
«Non
credo sia negromanzia.» rispose Jonah.
«Le cronache dicono che il Mago Folle è colui che ha creato e perfezionato il
bind.»
«Quindi
questi esseri sarebbero mossi dalle pietre del servo?»
Per
accertarsene Dahlia lanciò un incantesimo rivelatore, ed effettivamente sul
collo di ogni mummia comparve un nucleo luminoso.
«Ha
ragione. Quelle sono sicuramente vecchie pietre del servo.»
«Buono
a sapersi.» disse Musk sfoderando l’ascia «Quindi basterà distruggerle per
rimandare questi simpaticoni nel mondo dei morti. Avanti gente, è ora di
picchiare duro!»
Lui,
Sadee e Jonah si lanciarono all’attacco, mentre Dahlia e Gaston rimasero in
copertura fornendo supporto a colpi di dardi e magie.
Essendo
pietre molto vecchie bastava un colpo ben assestato per distruggerle e rendere
le mummie inoffensive, ma queste non avevano certo intenzione di cadere senza
combattere e nonostante fossero armate di armi spuntate o rotte attaccavano con
tutta la loro forza contando soprattutto sul numero.
La
stessa magia che li faceva muovere permetteva anche agli stregoni tra le mummie
di usare degli incantesimi elementari, e anche se Sadee e i suoi compagni erano
abituati a confrontarsi con la magia l’inferiorità numerica rendeva il tutto
più difficile.
Per
loro fortuna potevano contare su Jonah, che ancora una volta diede prova di una
straordinaria abilità prima come schermidore e poi, recuperato l’arco di un
nemico distrutto, anche come arciere, trapassando pietre del servo una dietro
l’altra con precisione sconvolgente.
Alla
fine, una dopo l’altra, quasi tutte le mummie caddero sconfitte, e una volta
che Musk ebbe distrutto con un poderoso colpo d’ascia la statua del mago
facendone un moncone spaccato, anche le ultime rimaste tornarono al loro sonno
eterno.
«Bisogna
essere proprio malati per farsi venire in mente una cosa del genere.» disse
l’orco dinnanzi al macabro spettacolo del pavimento ricoperto di cadaveri fatti
a pezzi. «Non sono più tanto sicuro di voler mettere le mani su un tesoro
appartenuto a un tipo simile.»
«Non
scherziamo.» replicò Gaston «Con tutto quello che stiamo passando non se ne
parla neanche di tornare indietro a mani vuote.»
La
distruzione della statua aveva comportato la scomparsa anche della barriera,
quindi l’esplorazione poté proseguire.
I
cinque avanzarono lungo un ennesimo corridoio, l’ultimo stando alla mappa, in
fondo al quale trovarono ad attenderli un robusto portone di pietra chiuso da
un sigillo di bronzo e due lucchetti magici.
«Ci
siamo.» disse Sadee. «Questa dovrebbe essere la stanza del sarcofago. Il tesoro
del mago sarà sicuramente qui dentro.»
Sulla
porta era anche incisa un’iscrizione, che Jonah lesse ad alta voce.
«Così come questa tomba ha nascosto le mie
ricchezze agli occhi del mondo, così possa il velo dell’oblio celare il mio
lascito agli occhi degli uomini.»
Dahlia
impiegò meno di dieci secondi a rimuovere i sigilli magici, e quando Musk ebbe
mandato in frantumi anche quello fisico venne finalmente il momento di aprire.
Un
bagliore sfolgorante illuminò i volti dei cinque avventurieri prima ancora che
potessero spalancare completamente le porte, e quando furono all’interno ciò
che si videro comparire davanti non può essere descritto con parole umane.
Non
era un tesoro, era il tesoro.
Il
tesoro che ogni avventuriero sogna di trovare in vita sua.
Una
stanza enorme, grande quasi quanto la precedente, letteralmente traboccante di
monete d’oro, statue in avorio, pietre preziose, gioielli e monili, manufatti
magici e armi ornamentali. Persino le pareti erano coperti da mosaici in oro e
gemme che narravano la vita del mago, mentre quattro enormi statue dorate
svettavano agli angoli della camera, come silenziosi guardiani posti a
protezione del tesoro e del sarcofago del mago.
Del
sarcofago in questione, però, non vi era traccia, forse perché sepolto sotto
qualcuna di quelle collinette d’oro.
«Ditemi
che non sto sognando.» disse Dahlia
«Non
ho mai visto niente del genere.» disse Musk
«L’abbiamo
trovato.» disse Sadee. «Il tesoro del Mago Folle.»
Gaston
si lanciò sul cumulo più vicino, tuffandocisi dentro e facendosi piovere monete
addosso urlando di gioia.
«Ci
serviranno dieci carri per portare via tutto! Mi farò costruire un palazzo
degno dell’imperatore, mangerò carne e dolci tutti i giorni e mi farò servire
da tutte le più belle ragazze del mondo! Addio a questa vita schifosa!»
Un
improvviso tremolio del terreno interruppe troppo presto quel momento di gioia.
«Cos’è?»
chiese Sadee. «Un terremoto?»
Purtroppo
era qualcosa di molto peggio, e tutti lo capirono nel momento in cui si
accorsero che quel tremore era stato provocato dal piede di una delle statue
guardiane mossosi in avanti.
Come
il guscio di un uovo che scoppia, il rivestimento dorato che avvolgeva i
quattro guardiani si sbriciolò mentre questi iniziavano inspiegabilmente a
muoversi.
«Non
sono statue!» strillò Dahlia. «Sono golem!»
«Com’è
possibile? Credevo che l’incantesimo per la creazione dei golem fosse andato
perduto secoli fa!»
Gaston,
ancora immerso nella sua personale piscina d’oro, venne quasi schiacciato come
una formica da uno dei colossi, e prima che potessero anche solo pensare di
fare qualcosa Sadee e gli altri si ritrovarono circondati.
Si
armarono, ma sapevano di non avere speranze contro quei bestioni, e visto che
uno di loro si era piazzato proprio davanti all’uscita il loro destino era
ormai segnato.
Quale
funesta ironia; condannati a morire ad un passo dal realizzare la loro più
grande impresa. Questa era la vita, e la condanna, di un avventuriero.
«Beh…»
disse Musk mentre uno dei golem caricava il pugno. «Almeno ci abbiamo provato.»
Non
sarebbero caduti senza combattere, ma sarebbe stato solo per una questione
d’onore.
Sadee
era pronta ad immolarsi per prima dinnanzi a quel braccio di pietra pronto a
colpire, quando una voce imperiosa si alzò dal gruppo.
«Grashin tabrak Heyvring tyrgal kanut!»
Il
golem arrestò il pugno quando questi era quasi sul punto di travolgere l’elfa,
e per un attimo la coppia di pietre magiche che gli facevano da occhi
brillarono di una luce particolare prima che lui e i suoi compagni tornassero
ad essere, a prima vista, nient’altro che semplici statue.
«Ma
cosa…»
Jonah
emerse lentamente dal centro del gruppo e mosse verso le statue, che
abbassarono lo sguardo verso di lui come a porgergli omaggio.
«Ma
come hai fatto?»
«Possa Heyvring chiudere il mio cuore nel suo
forziere. C’era un’altra frase incisa sulla porta, una sorta di monito. Solo il penitente devoto potrà ottenere il
perdono di Heyvring. Heyvring era l’Antico Dio dei segreti, e secondo la
mitologia fu lui ad insegnare agli umani come creare i golem. La frase che ho
pronunciato era l’atto di sottomissione che ogni fedele doveva recitare
entrando in uno dei suoi templi.»
«Avresti
anche potuto dircelo prima.» protestò Gaston
«Suppongo
che ti dobbiamo la vita.» disse Sadee. «Se non fosse stato per te dubito che
saremmo riusciti ad arrivare fin qui. A questo punto direi che l’onore di
scegliere per primo cosa prendere di questo tesoro spetti indubbiamente a te.»
«A
tal proposito, temo di dovervi dare una notizia spiacevole.»
Jonah
nel mentre aveva fatto qualche passo avanti portandosi proprio ai piedi di uno
dei golem.
«Niente
in contrario se questo tesoro me lo prendo io, vero?»
«Che
cosa!?» strillò l’arciere
«L’avete
detto voi, non sareste mai arrivati fin qui senza il mio aiuto. Quindi mi
sembra giusto che sia io a decidere come dividere il tesoro.»
«Dannato,
ci sta fregando!»
Musk
non perse tempo e tentò di saltare addosso al toriano, ma uno dei golem alzò il
braccio e l’orco fu costretto a fermarsi prima di venire schiacciato da un
pugno così potente da polverizzare una parte del pavimento.
«Ma
che…»
«Ricordate
cosa ho detto riguardo a Heyvring? È stato lui a insegnare agli umani a creare
e dominare i golem. Visto che sono stato io ad ammansirli mi sembra naturale
che ora obbediscano a me.»
Dahlia,
l’unica che di golem ne capisse qualcosa, sapeva che era sufficiente eliminare
il controllore per rendere inoffensivi i suoi servitori di pietra, e cercando
di non farsi vedere iniziò a raccogliere le forze per lanciare un incantesimo.
Avendo
intuito cosa la sua compagna stesse cercando di fare, Sadee tentò di guadagnare
tempo.
«Ora
mi spiego perché hai accettato la nostra richiesta così facilmente. Ma come
facevi a sapere che fossimo alla ricerca proprio di questo tesoro?»
«La
vostra reputazione vi precede. Siete più famosi di quanto crediate. Quando Borg
mi ha detto di avervi venduto quella mappa ero sicuro che non avreste
rinunciato all’idea di provare a cercare la cripta.»
«Ma
si può sapere tu chi sei?»
Al
che finalmente Jonah si tolse la maschera rivelando un volto che quasi tutti
riconobbero immediatamente, pur non avendo mai incontrato quella persona faccia
a faccia prima di quel momento.
«Ma
tu sei quello di cui parlano tutti!» disse Gaston. «Quel Daemon!»
«Perdonate
il travestimento. Come immaginerete non è facile per uno nella mia posizione
passare inosservato in questo momento.»
Dahlia
nel mentre aveva finito di preparare il suo incantesimo ed era sul punto di
lanciarlo; senonché si ritrovò da un momento all’alto una spada poggiata sulla
spalla.
«Se
fossi in te io non lo farei.» disse un giovane dai capelli biondi e dagli occhi
di ghiaccio apparendole alle spalle senza che se ne accorgesse. «E ora, se
foste così gentili da gettare le armi ve ne sarei grato.»
A
quel punto i quattro avventurieri non poterono fare altro che obbedire.
«E
tu chi saresti?» domandò piccata Dahlia al nuovo arrivato «Il suo mastino?»
«Che
brutta espressione. Diciamo che sono una specie di personale collaboratore del
nostro nuovo sovrano.»
«Un
sovrano che pugnala alle spalle i compagni e li deruba del frutto del loro
lavoro.» ringhiò Sadee «Di sicuro ha cominciato con il piede giusto.»
«Temo
che abbiate frainteso. Questo tesoro non è destinato a me.»
«Cosa!?»
«Noi
stiamo cercando di costruire qualcosa di grande, e di dare un futuro migliore a
questa terra e ai suoi abitanti. Sfortunatamente il Governatore non ci ha
lasciato altro che una regione in rovina e debiti a non finire, senza contare
le conseguenze date dalla guerra che abbiamo combattuto per spodestarlo.
Quest’oro ci permetterà di pagare parte dei debiti e consentirà alla nostra
nazione di reggersi sulle sue gambe. Per questo non posso permettervi di
portarlo via.»
«Belle
parole, ma per quanto mi riguarda non sei altro che un ladro e un traditore.»
«Sono
d’accordo con Dahlia.» sbottò Musk «Chi ci dice che questa non sia solo una
bella favola che ci racconti per giustificare la tua disonestà?»
«Se
è questo che pensate, perché non restate qui a sincerarvi delle mie parole?»
«Che
intendi dire?» disse Sadee visibilmente perplessa
«Vi
ho osservati attentamente durante questa nostra piccola avventura. Sapete
badare a voi stessi e l’abilità non vi manca. E io ho bisogno di persone come
voi.»
Detto
questo Daemon raccolse da terra un grosso sacco pieno di gemme gettandolo ai
piedi di Sadee.
«Molto
più di quello che immagino abbiate mai guadagnato da qualunque vostra impresa.
Ma non è niente rispetto a ciò che potrete ottenere se deciderete di aiutarmi.
Io so ricompensare molto bene il talento, e voi ne avete in abbondanza. Niente
più avventure, a lottare ogni giorno con la morte per poche monete. Io vi posso
offrire una patria, uno scopo, e tanto oro quanto non ne avete mai visto.»
Qualcuno,
leggasi Gaston, sembrò prendere l’offerta in seria considerazione, ma la
risposta di tutti gli altri, a cominciare da Sadee, fu solo un’espressione
disgustata.
«Non
abbiamo bisogno della tua carità. E di certo non siamo così disperati da
volerci mettere al servizio di uno come te. Andiamocene.»
E
così i quattro se ne andarono, seguiti con lo sguardo dai due ragazzi.
«Sprechi
il tuo tempo a cercare di far ragionare gli avventurieri. Non sono altro che
parassiti.»
«Ma
anche i parassiti possono tornare utili, se sai come utilizzarli. Ed ero sincero
quando ho detto che li reputo gente di talento.»
«Se
lo dici tu.»
«E
comunque ce ne hai messo di tempo, Adrian.»
«Non
prendertela con me. Pensi sia facile seguire delle tracce di notte e con un
simile temporale? Avresti anche potuto lasciarmi qualche indizio.»
«Quel
ladruncolo era più sveglio di quanto potresti pensare, se ne sarebbe accorto
subito.»
Ad
Adrian cadde quindi l’occhio sui quattro golem, ora raccolti attorno a Daemon.
«Un
peccato che siano troppo grossi per portarli fuori di qui. Ci avrebbero fatto
comodo.»
«Ho
letto abbastanza sui golem da sapere che il loro potere è strettamente
vincolato al luogo del quale sono guardiani. Anche se riuscissimo a farli
uscire da questa tomba, là fuori non sarebbero altro che statue.»
«Poco
male, allora. Però sono d’accordo con quello che ha detto quell’orco, questo
mago era davvero un pazzo maniaco. E pensare che nell’Impero è una sorta di
semidio.»
«Ha
spinto le ricerche in materia di magia ben più in la di chiunque altro prima di
lui, ma sono stati altri a pagare il prezzo della sua ricerca.»
«Strano.
Ero convinto che ammirassi chi persegue il suo scopo a dispetto delle
convenzioni morali e senza porsi limiti.»
«Solo
fintanto che si è disposti ad ammettere la gravità delle proprie azioni ed
assumersene la responsabilità davanti alla propria coscienza e davanti al
popolo. Ma quest’uomo è stato sicuro fino all’ultimo di essere nel giusto, e
anche nella morte ha voluto glorificarsi.»
«In
altre parole, il limite tra legittima ambizione e folle megalomania non
dovrebbe mai essere superato?»
Daemon
rispose con un sorrisetto, e Adrian proseguì: «Un tesoro notevole, senza
dubbio. All’altezza della leggenda. Anche se una volta che avremo sistemato i
disastri di mio padre dubito che ne resterà molto.»
«Questa
è solo una bella illusione. Uno specchio per gli sciocchi.» quindi Daemon si
girò verso il centro della stanza. «Il vero tesoro è proprio qui.»
«Qui
dove?»
«Così come questa tomba ha nascosto le mie
ricchezze agli occhi del mondo, così possa il velo dell’oblio celare il mio
lascito agli occhi degli uomini. Hai mai sentito parlare di traslazione?»
Adrian
ci rifletté sopra un attimo, sorridendo compiaciuto.
«Ora
capisco perché hai chiesto proprio a me di venire qui.»
«Il
Mago Folle non avrebbe mai lasciato il suo tesoro più grande alla mercé di
qualche saccheggiatore di tombe, né avrebbe permesso a qualcuno di profanare il
suo corpo.»
«E
per questo ha fatto in modo di nascondere il proprio sarcofago in un altro
piano di esistenza assieme a ciò che gli era più caro. Doveva essere qualcosa
di davvero prezioso se era disposto a lasciar rubare tutto questo pur di
tenerlo nascosto.»
«Puoi
riportarlo indietro, vero?»
Il
giovane erede della famiglia Longinus non si considerava un mago di talento, né
aveva mai studiato presso un Circolo. Tuttavia riportare indietro un oggetto
dal piano etereo era qualcosa che persino il più umile dei novizi era in grado
di fare, a condizione di sapere cosa cercare e dove.
Gli
bastò concentrarsi, riuscendo così a percepire ciò che l’occhio umano non
poteva vedere, e nel momento in cui schioccò le dita una tenue luce dorata
preannunciò la comparsa dinnanzi ai due giovani di un umile sarcofago di
pietra.
Un
calcio al coperchio, e quello che restava del Mago Folle si rivelò finalmente
ai loro occhi nella forma di una mummia avvolta in una bianca tunica ormai
quasi completamente consumata dal passare del tempo; portava in testa la tiara
ingioiellata degli alti maghi dell’antico Impero, e stringeva saldamente a sé
un grosso tomo ancora in buone condizioni.
Nulla
lasciava presagire che anche quel corpo potesse rianimarsi, ma ciò nonostante
Daemon si sentì in dovere di staccargli la testa con un fendente.
«Giusto
per essere sicuri.» e detto questo raccolse il libro, senza troppo curarsi di
lasciare intatte le dita e le mani della salma.
«Sarebbe
quello il grande tesoro di cui stiamo parlando?» domandò Adrian mentre Daemon
con un colpo di mano ripuliva la copertina dalla polvere, rivelando una scritta
incisa nell’argento.
COMPEDIO
DEL SERVO
«Il
più grande che tu possa immaginare.»
Nota
dell’Autore
Eccoci qua di nuovo.
E con questo siamo giunti alla fine del Volume 2 di “Napoleon
of Another World!”
Come epilogo è stato eccezionalmente lungo, ma non ho
voluto spezzarlo in quanto come si può intuire si tratta di eventi parzialmente
distaccati dalla trama principali, destinati però ad avere un peso
considerevole nel prossimo futuro.
Dal momento che in quest’ultimo periodo sono stato
piuttosto occupato il Volume 3 è ancora in fase di completamento, pertanto la
pubblicazione del primo capitolo non sarà tra due settimane ma tra un mese, domenica
26 novembre.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, e
spero vorrete continuare a farlo anche in futuro.
A presto!^_^
Cj Spencer