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Autore: liberaurora    31/10/2023    1 recensioni
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore]
È da quando è andata in onda la 07x02 che sentivo il bisogno di dare forma a ciò che purtroppo non ci è stato mostrato. Liquidare la scoperta di Ippazio della finta gravidanza di Jessica a un breve dialogo con Imma nel bar della procura, condito per giunta dall’ennesima battuta sulla differenza d’età, è stato davvero svilente per una trama che già poteva essere evitata in partenza. Dato che quindi onscreen è stato sprecato un loro confronto al riguardo, mi sono subito appuntata qualche spunto di quella che sarebbe potuta essere la loro conversazione partendo dalla sera in cui Jessica confessa di aver mentito. Finalmente ho avuto tempo di sviluppare il tutto e inaspettatamente è venuta fuori una ff che necessita di essere suddivisa in capitoli. Il primo parte dalla reazione di Ippazio ed è per lo più di natura introspettiva. Spero di essere riuscita a rimanere fedele alla caratterizzazione dei personaggi. In attesa delle nuove puntate, vi ringrazio se leggerete questa storia. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va!
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina seguente, Imma si svegliò a fatica dopo una notte quasi completamente insonne. Fece colazione solo con un caffè forte, evitò più del solito ogni interazione con Pietro e Valentina e si trascinò in ufficio. Per fortuna quel giorno non si prospettava particolarmente impegnativo: nessuna udienza né indagine in vista. Chi incontrava incontrava, la dottoressa Tataranni ostentava la sua solita sicurezza: non voleva rischiare che qualcuno si accorgesse della sua faccia tutt'altro che riposata e del suo umor nero. Quando si imbatté in Moliterni, la pm si sforzò, con una forza ancora maggiore, di fingere che fosse tutto come al solito: "Ci manca solo che diffonda qualcuno dei suoi pettegolezzi" pensò, conoscendo la lingua lunga di Maria.
Giunta in ufficio, trovò ad attenderla la cancelliera. Spalancata la porta con la sua consueta delicatezza, Imma si precipitò verso la sua scrivania e urlò: «Dianaaaa!!! Novità?»
Diana, pur essendo ormai abituata ai modi di fare dell'amica, non mancò di farle notare che, pur avendo appena messo piede in ufficio, non era stata sua premura salutarla: «Buongiorno anche a te, Imma»
Dal canto suo, la dottoressa Tataranni si era resa subito conto di essere stata come sempre scortese, e così provò goffamente a rimediare: «Diana scusami, ma oggi ti conviene starmi alla larga perché non è giornata»
Diana: «Allora sarai felice di sapere che novità non ce ne sono»
Imma, borbottando: «Felice è un parolone...»
Diana, avviandosi verso la sua postazione: «Va bene, se hai bisogno di me sai dove trovarmi»
La prima ora passò celermente e senza che Tataranni davvero se ne accorse. La sua mente, affollata da mille interrogativi, continuò a ripensare alla sera precedente e alla partenza del maresciallo. Imma alternò la smania di andare avanti e indietro per la stanza agli sguardi nel vuoto, l'accasciarsi sulla scrivania poggiando la testa sulle braccia incrociate e il controllare costantemente il cellulare sperando in un segnale da parte di Ippazio.
Tutti in procura pensavano che Calogiuri se ne fosse andato per via di Jessica: ormai si era sparsa la voce della loro storia finita male con in mezzo una finta gravidanza. Solo Imma, tuttavia, sapeva che in realtà anche lei aveva contribuito alla decisione del maresciallo. Tutta la mattina non fece altro che crogiolarsi per il fatto di essere stata la causa del suo allontanamento, oltre a chiedersi se e quando sarebbe tornato.
Dato che tutto sembrava essere sospeso in una calma fin troppo piatta, la dottoressa Tataranni decise di farsi del male ancora di più infliggendosi il supplizio, in quel che rimaneva di quella giornata così vuota, di occuparsi delle scartoffie burocratiche solitamente lasciate indietro perché c'era sempre qualche altra priorità.
Saltò perfino il pranzo talmente non aveva fame. La cancelliera, però, rientrata dalla sua pausa, dopo tutta una mattinata trascorsa senza disturbarla come voleva lei, volle tentare di entrare nell'ufficio dell'amica per sapere se avesse mangiato o comunque se avesse bisogno di qualcosa. Provò a bussare, ma dall'altra parte sentì solo silenzio. Allora, quasi in punta di piedi, aprì la porta e di fronte a sé riuscì a intravedere qualche riccio rosso della dottoressa spuntare da dietro la pila di faldoni: «Imma! Allora ci sei! Scusami, vedo che sei molto impegnata... Volevo solo sapere se vuoi che ti porto qualcosa per il pranzo o se posso fare qualcosa per te. È tutta la mattina che te ne stai chiusa qui, tutta sola»
Imma: «E chi ha fame?? Guarda Diana, io ti ringrazio, ma non ho bisogno di niente»
Diana: «Imma, ma non è da te. È successo qualcosa? A me puoi dirlo, lo sai»
Imma: «È successo che vorrei essere lasciata in pace, chiedo troppo??»
Diana: «No no, figurati. Scusa se mi preoccupo per te eh!»
Tataranni si rese conto nel momento stesso in cui stava parlando di stare trattando male, per l'ennesima volta, l'unica persona che teneva a lei lì dentro e forse pure fuori. Ciò non le impedì di risultare scontrosa e di ottenere solo di rimanere nuovamente l'unico elemento umano nell'ufficio, che ormai era più abitato da pensieri che da faldoni. Diana, in effetti, sentita l'ultima risposta dell'amica, girò i tacchi e si ritirò alla sua scrivania, chiudendo la porta dietro di sé.
Verso le quattro del pomeriggio, Imma mise fuori il naso dall'ufficio approfittando di un momento di quiete nei corridoi, così da non imbattersi in nessun altro essere umano, per andare a prendersi un caffè. Rimessasi al lavoro con le scartoffie, si accorse che in un fascicolo mancava un documento: «Dianaaaa!!!»
La cancelliera si precipitò da lei spalancando di corsa la porta: «Dimmi Imma, che c'è?»
Imma: «Dove diavolo è finita la denuncia di scomparsa di Rita Manicone?»
Diana: «E mamma mia, c'era bisogno di urlare così?! Io mi pensavo che era successo chissà cosa di grave!»
Imma: «Perché, non ti sembra grave disperdere chissà dove elementi chiave di un'indagine?»
Diana: «Hai ragione, vado subito a controllare nel fascicolo delle fotocopie, forse è rimasto lì per sbaglio»
Imma: «Ecco brava, vai a controllare e vedi di non tornare a mani vuote!»
Dopo nemmeno cinque minuti, De Santis riapparve da Tataranni cantando vittoria: «Eccolo! Come pensavo, era rimasto conservato lì»
Imma: «Meglio così, però può essere mai che in questa procura ci sia sempre tutto questo disordine, questo pressappochismo??»
Diana: «Scusami, la prossima volta starò più attenta. Però non è che se la procura è disorganizzata è tutta colpa mia eh!»
Imma: «Non volevo dire questo»
Diana: «Non sembrava». Osservando il volto triste, quasi rassegnato di Imma, aggiunse: «Dai, anche questa volta ti perdono».
Tuttavia, ciò non bastò a risollevarle il morale. La cancelliera decise allora di prendere una sedia e di sedersi accanto all'amica: «Ma mi vuoi dire che hai oggi? Sei intrattabile, ma soprattutto pari triste triste, con lo sguardo spento...»
Imma a quel punto crollò, appoggiando la testa sulla spalla di Diana: «Hai ragione, scusami. Sono più insopportabile del solito»
Diana, pensando inizialmente al fatto che la causa fosse quel giorno così privo di indagini e ricco di noia, le rispose: «Forse saranno tutte questi documenti a irritarti, lo capisco bene»
Imma: «No, non c'entra. Anzi loro sono la punizione che mi merito»
Diana non riusciva a comprendere cosa volesse intendere e, con aria interrogativa, reagì domandando: «Ma in che senso?»
Dopo aver unito mentalmente i puntini, però, si staccò dall'amica, strinse con le mani le sue spalle come a scuoterla e la guardò in faccia sgranando un po' gli occhi, oltre che aumentando il tono di voce: «Non è che c'entra qualcosa la partenza di Calogiuri?»
Imma a quel punto si arrese: «È colpa mia se è partito e forse l'ho perso per sempre»
Diana allora cercò di capirci di più: «Ma scusa, non è andato via per via di Jessica?»
Imma: «Questo è quello che pensano tutti, ma non è così, fidati»
Diana: «Tu che c'entri allora?»
Imma: «Lascia perdere Diana, è complicato da spiegare»
Diana: «E che problema c'è? Abbiamo tutto il tempo»
Imma: «Ma non era meglio quando ti mettevi a fare yoga anziché consolare un'amica ingrata come me?!»
Dopo aver svelato alla cancelliera, non senza imbarazzi e titubanze, il segreto di Pulcinella sul sentimento fra lei e Ippazio, Imma si fece promettere di non parlarne con nessuno, «nemmeno col pesce rosso che tu e Manolo avete vinto al Luna Park, è chiaro?».
Diana, dal canto suo, non sapeva cosa consigliare all'amica e l'unica cosa sensata che le venne in mente fu: «Vedrai, Imma, che Calogiuri tornerà prima di quanto pensi e una volta qua vi chiarirete una volta per tutte».
A fine giornata, osservando i tre faldoni ancora intonsi sulla sua scrivania, la dottoressa Tataranni dovette rendersi conto che non era riuscita portare a termine nemmeno il tentativo di avvantaggiarsi in un'attività così noiosa. Chissà poi se e quando l'avrebbe ripresa...
Uscendo dalla procura dopo quella giornata campale, si imbatté in Porzia che, accorgendosi del tono spento e poco socievole del saluto della pm, le disse, mostrando di aver intuito il suo malumore: «Ma che avete oggi? Calogiuri non c'è e voi state così giù?». Imma ebbe giusto la forza di replicare con un «Porzia, per favore, non ti ci mettere pure tu».
Rientrata a casa, filò dritta in camera da letto, si spogliò e si preparò un bel bagno caldo. Tuttavia, il pensiero costante su Calogiuri (dov'è, che fa, mi perdonerà, tornerà) le impedì di godersi appieno la pace di avere la casa tutta per sé.
 
***
 
Ippazio intanto, atterrato a Berlino alle otto di mattina, prese un treno e poi un autobus fino ad arrivare all'indirizzo che si era appuntato quando il suo caro amico Domenico, qualche mese prima, si era trasferito lì per lavoro. Da tempo lo invitava ad andarlo a trovare, ma per un motivo o per un altro Calogiuri non ci era mai riuscito. Così, approfittando della situazione burrascosa appena vissuta, il maresciallo sfruttò le ferie maturate per stare lontano da Matera e da Imma. Giunto nel bilocale dell'amico di sempre, i due si abbracciarono e Domenico si avvalse del pomeriggio libero per mostrare a Calogiuri la città. Rientrati a casa, non poté più trattenersi dal domandargli il vero motivo della sua visita: «Ippà, sono contento che Berlino ti sia piaciuta e che mi sia venuto a trovare finalmente, ma ora mi vuoi dire perché sei partito proprio adesso?»
Calogiuri: «Hai ragione, non è stato un caso se sono... scappato qui proprio in questi giorni. Anzi, speravo di poterti parlare di questa situazione... particolare»
Domenico: «Qua sto!»
Ippazio non si risparmiò nel raccontare ogni cosa, svelando le recenti bugie che lo avevano ferito, ma anche il suo amore per la dottoressa e il fatto che pure lei ricambierebbe.
Domenico, ascoltata attentamente tutta la storia, non poté fare a meno di pensare al bene dell'amico: «Ma tu ancora qua stai?! Cosa aspetti a tornare a Matera e a dirle tutto? Da quanto tempo ci conosciamo io e te? Ecco, bravo, da sempre. Ebbene, è la prima volta in tutta la mia vita che ti sento parlare di una persona con così tanta luce negli occhi. Ippà, prendi un aereo e torna dalla tua fonte di felicità. Te lo meriti, hai sofferto tanto. E lascia stare l'orgoglio: in cuor tuo l'hai già perdonata. Ora è solo questione di ammetterlo a te stesso. Lasciatelo dire da chi aveva trovato l'amore, ma poi se l'è lasciato sfuggire per mancanza di coraggio. Te la ricordi Marianna? Quanto sono stato male quando ho saputo che si era fidanzata, dopo tanto tempo che io non riuscivo mai a confessarle i miei sentimenti! Vuoi fare la mia stessa fine? E fregatene dell'età, della gente. Se per te, per voi non è un problema, non lo dev'essere neanche per gli altri. Qua a Berlino è normale che le donne abbiano relazioni con uomini più giovani e anzi spesso finiscono con l'essere rapporti pure più duraturi. È vero, questa Imma è ancora sposata, ma non è detto che sarà così per sempre. Se c'è anche solo una piccola possibilità che anche lei voglia essere felice con te, coglila! Insieme affronterete tutto».
Di fronte a quel discorso così ricco di affetto e speranza di Domenico, Calogiuri quasi si commosse pensando a tutto quello che stava perdendo, perciò innanzitutto ringraziò chi gli stava ricordando cosa contava davvero: «Grazie amico mio!»
Domenico: «E di che?! Sennò che ci stanno a fare gli amici? Oh, e se proprio dovesse andare male, sappi che troverai sempre una spalla su cui piangere... anche se a 1800 chilometri di distanza!»
Calogiuri: «Grazie di cuore fratello. Statti bene nella fredda Berlino e promettimi di non pensare più a ciò che hai perso. Sei in una grande città, sono sicuro che, quando meno te lo aspetti, troverai di nuovo una persona per cui valga la pena sorridere»
Domenico: «Speriamo. Fai buon viaggio e in bocca al lupo! Poi chiamami, così mi racconti! E mi raccomando: alla prossima occasione vienimi a trovare con la tua dottoressa, ci conto! Questi pochi metri quadri sapranno accogliervi in qualsiasi momento»
Calogiuri: «Domè, tu sei una garanzia. Grazie per l'invito, intanto ci vediamo per Natale a Grottaminarda»
Domenico: «Fatti abbracciare! Ci sentiamo, a presto!»
Calogiuri, ricambiando affettuosamente l'abbraccio: «A presto e grazie ancora»
 
*** 
 
Imma e Calogiuri ebbero finalmente modo di rivedersi due giorni dopo il loro momentaneo allontanamento. Fu Calogiuri a fare il primo passo, d'altronde era stato lui a partire e ora che era tornato non aveva più intenzione di perdere nemmeno un minuto senza parlare con la sua dottoressa. Erano circa le otto e venti, Imma era appena uscita di casa per andare in procura e Matera iniziava a popolarsi di persone in varie faccende affaccendate. Quando non passava Calogiuri a prenderla in macchina, Tataranni se la faceva a piedi: o con lui o niente, hai voglia che ogni tanto qualche agente le domandava se avesse bisogno di un passaggio.
Quella mattina sembrava iniziata col piede giusto, nonostante tutto: sebbene Imma fosse ancora tormentata all'idea di non avere notizie del maresciallo, era decisa a non lasciarsi abbattere e quasi fiduciosa che tutto quello che era successo avrebbe trovato un suo senso, presto o tardi. Probabilmente sfogarsi con la sua amica Diana le aveva fatto più bene di quanto immaginasse e volesse ammettere, quasi rimpiangeva per non averle rivelato prima la natura del suo rapporto con Ippazio.
Ebbene, mentre coi suoi tacchi leopardati solcava le vie della città, la pm fu improvvisamente fermata da un'auto familiare.
«Mi scusi, saprebbe indicarmi la strada per la procura? Avrei bisogno urgente di parlare con la dottoressa Imma Tataranni, la conosce?!»
Imma non poteva credere ai suoi occhi: era Calogiuri, in carne e ossa, che, avvicinatosi, abbassò il finestrino, si tolse gli occhiali da sole scuri e, scherzosamente, si rivolse a lei fingendo di chiedere informazioni. L'inevitabile reazione di Imma non si fece attendere. Con un sorriso grande grande, a metà fra il divertito e l'estasiato, esclamò: «Calogiuri!»
Ippazio allungò il braccio per aprirle la portiera, invitandola a salire: «Prego dottoressa, salga. Vengo direttamente dall'aeroporto...»
Nemmeno il tempo di fargli concludere la frase che Imma intuì le intenzioni del suo maresciallo. Prese il telefono dalla borsa, salì in auto, chiuse la portiera e compose il numero della cancelliera: «Pronto Diana? Senti, oggi non contare su di me. Ti affido il mio ufficio, mi raccomando... Non fare domande, poi a tempo debito ti dirò... A domani... forse»
Chiusa la telefonata, la dottoressa rivolse un sorriso complice a Ippazio, che ricambiò con uno sguardo finalmente di nuovo luminoso, tutt'altra cosa rispetto a quello che aveva velato il suo volto quella sera. Imma non fu sfiorata nemmeno per un istante dall'idea che si stesse illudendo: sapeva che molto presto si sarebbero confrontati e già sognava quando, ma soprattutto come, si sarebbero completamente riappacificati. Dal canto suo, Calogiuri fremeva all'idea di essere onesto nelle questioni di cuore con lei.
Giunti a destinazione, la donna fu meravigliata del luogo verso cui il maresciallo aveva guidato: «Ma dove mi hai portata?! Non ci credo che siamo di nuovo qua».
«Beh, andare in quel ristorante dove cenammo a Roma e in poco tempo mi sembrava un po' troppo complicato, così ho scelto di fare in modo di ritrovarci qui, dove abbiamo lasciato incompiuto qualcosa di molto importante».
Ippazio aveva condotto l'auto fino al passaggio a livello più famoso della storia dopo quello del film "Non ci resta che piangere".
Scesero dalla macchina, lasciando le portiere aperte. Dopo qualche istante di silenzio in cui si sentiva solo il brusio di qualche insetto e il tamburo dei loro cuori, Imma cercò di accelerare i tempi, ansiosa com'era di scoprire cosa si sarebbero detti: «Allora, questa volta non c'è bisogno che ti chieda "perché sei scappato di punto in bianco": so bene che è stata colpa mia e ci tengo a chiederti scusa»
Calogiuri sorrise: «Non vi preoccupate, anzi vi ringrazio per avermelo confessato. Avreste potuto tenervelo per voi. Alla fine sono scoppiato più per la bugia di Jessica che non per la vostra omissione»
Imma abbozzò una risposta consolatoria, non senza un velo di tristezza; scelse infatti di non includersi nemmeno verbalmente nella visione di futuro che prospettava per lui: «Posso capire come ti senti. Ma non disperare: sei giovane, vedrai che riuscirai a trovare una ragazza sincera»
Calogiuri, invece, la coinvolse eccome. Senza indugi, deciso come forse non era mai stato, replicò: «Ma io non voglio solo una ragazza sincera. Io voglio stare con la donna che amo. Io voglio stare con te, Imma»
Il cervello della dottoressa andò in tilt: aveva davvero sentito quella frase o era frutto della sua immaginazione?! La prima cosa che le venne in mente fu reagire con una battuta, come aveva fatto dopo aver ascoltato la dichiarazione del maresciallo alla festa della Bruna: «Vedo che ora sai bene come essere onesti nelle questioni di cuore».
Deglutì, cercando invano di calmare il suo respiro sempre più affannato. La salivazione azzerata si accompagnava in quel momento al tentativo di concedersi una breve pausa dallo sguardo magnetico di Calogiuri. Recuperate a malapena le forze, si appoggiò all'auto e si decise a rispondere più seriamente: «Allora sarò onesta anch'io. Non sono brava come te con le parole. Dichiarare a voce i miei sentimenti non è mai stato il mio forte. Preferisco agire, comunicare coi gesti. Ma una cosa voglio dirtela: io ci tengo a te. Tanto. Ed è per questo che non voglio essere la causa della tua infelicità»
Calogiuri riuscì a cogliere in quelle parole, che apparentemente sembravano segnare una distanza, lo stesso sentimento che lui provava da tempo. Contemporaneamente, però, non volle accettarle completamente: «La mia infelicità? Sapete che cos'è che mi rende infelice? Dovermi accontentare di fare la cosa giusta e non la cosa bella»
Imma: «Senti Calogiuri, ma onestamente, io e te che possibilità avremmo? Tu meriti di assecondare il desiderio di formare una famiglia con una persona che può condividerlo con te. Io che c'entro in tutto questo? Finirei con l'ostacolare la tua volontà, ed è l'ultima cosa che voglio»
Calogiuri: «Ma io questo lo capisco e vi... ti fa onore. Però tutti questi mesi in cui abbiamo cercato di stare distanti lo sai cosa abbiamo ottenuto?! Abbiamo ottenuto di essere infelici in due, accettando passivamente relazioni nel mio caso mai iniziate e nel tuo caso, invece, scusate se mi permetto, ormai al capolinea. Non pensi sarebbe ora di provare a essere felici insieme, anziché tristi e lontani? Se vorrai potresti essere tu la mia famiglia, anche perché in fondo lo sei da sempre»
Ippazio afferrò il braccio di Imma e, con un gesto della mano, fece come per consolarla. La dottoressa stava attraversando un vortice fortissimo di emozioni contrastanti, che da un lato la facevano sentire felice e amata finalmente, ma dall'altro però le ricordavano che quell'idea di felicità era troppo irrealizzabile e forse nemmeno degna di meritarsela.
Calogiuri riuscì a cogliere questo suo spaesamento e provò a dargli ascolto: «Imma, di cosa hai paura?»
La dottoressa si lasciò andare a un'esclamazione del pensiero, ma poi tornò cupa: «È così bello sentirmi dare del tu da te! Senti, proprio perché mi sono ripromessa di non negare più l'evidenza voglio dirti che... che ti amo, ma che ho paura che questo non possa bastare»
All'udire queste parole, il maresciallo si rispecchiò intensamente nelle pupille di Imma e avvicinò le labbra alle sue, che le accolsero con trasporto. Il loro bacio fu così appassionante che sembrava che le loro bocche fossero sempre state abituate a muoversi all'unisono, come se non avessero mai fatto altro. Allo stesso tempo, l'urgenza della loro mescolanza appariva come una promessa: "non lasciamo che passi così tanto tra un nostro bacio e il successivo. Non possiamo più permettercelo"
Creato nuovamente un seppur minimo spazio interpersonale, Calogiuri sospirò a pieni polmoni, sorridendo come non mai e prendendo le mani di Imma tra le sue: «Non sai quanto ti amo io. Lascia che te lo dimostri passo passo, lasciati coccolare da questo nostro legame. Te lo meriti, ce lo meritiamo» Accarezzandole la guancia, le donò il suo sorriso: «E non temere: qualsiasi cosa accadrà la affronteremo insieme»
   
 
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