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Autore: elenabastet    06/11/2023    2 recensioni
Per celebrare i sessant'anni di Doctor Who e anche la mia iscrizione all'Italian Fan Club ecco un incontro tra lui e Lady Oscar, per mettere insieme due personaggi iconici in una storia che rispetti le atmosfere di entrambi. Il Dottore di cui parlo è il Decimo, interpretato da David Tennant, il mio preferito. In futuro non escludo di scrivere cross over anche con l'Undicesimo e il Dodicesimo.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IL TEMPO DELLA ROSA

 

Rating: Angst, viaggi nel tempo, elementi fantastici, del resto Oscar qui incontra nientemeno che Doctor Who.

Fandom: Lady Oscar.

Note: un omaggio al sessantesimo compleanno di Doctor Who, una delle serie più longeve di sempre, unito a Lady Oscar, la passione di una vita che incontra un qualcosa che ho scoperto negli ultimi anni e che mi ha conquistata. Il Dottore di questa storia è il Decimo, interpretato da David Tennant, non escludo in futuro di far incontrare Oscar con anche altri Dottori successivi o precedenti, ma il mio preferito resta questo.

 

Capitolo V

Il Dottore e Rose si affacciarono dal Tardis: poco più lontano da loro correva una strada, non ancora asfaltata, e quindi di nuovo il Dottore capì che erano in un’era pre industriale, oltre che piena di pozze e di fango per l’acqua che cadeva senza requie dal cielo. Oddio, questo capitava anche in tempi più moderni e tecnologici.

Non c’era nessuno che passava in quella strada, probabilmente erano tutti a casa a ripararsi, e il crepuscolo stava implacabilmente scendendo.

Ad un tratto, videro un bellissimo stallone bianco che arrivava al galoppo: sopra c’era una figura, dai capelli biondi zuppi ma bellissimi al vento, con la testa china, che sembrava sfidare gli elementi, o forse se ne disinteressava. Addosso aveva un’uniforme rossa, scintillante ma marcia d’acqua.

Ma era comunque in pericolo, rischiava di prendersi un malanno o di farsi male.

Un altro rumore di zoccoli scosse sia il Dottore che Rose: un altro cavallo, nero, stava arrivando dal lato opposto, con l’aspetto di star cercando l’imprudente cavaliere biondo. Sopra c’era un giovane, avvolto in una mantella, con in mano una mantella a sua volta e si avvicinò al cavallo buttandola addosso al cavaliere biondo, come a proteggerlo dalla pioggia. L’altro alzò lo sguardo e sorrise al suo soccorritore, e di colpo sia il Dottore che Rose li riconobbero.

“Sono Oscar e André”, disse il Dottore, “di nuovo loro, continuiamo a incontrarli, eppure abbiamo visto lui colpito e morto tra qualche anno, quello dovrebbe essere un punto fermo nel tempo...” Sapeva che rischio c’era, di non poter più andare oltre quel momento, erano come imprigionati, era come se il Tardis non riuscisse ad andare oltre, a portarli in altri tempi e in altri mondi.

“Come sono innamorati… si amano...”, disse Rose, incantata e poi aggiunse: “Quanto sono giovani qui...”

“Ma tu Rose li ricordi più vecchi?”, chiese il Dottore, mentre rientravano nel Tardis.

“Ma sì… forse...”

“Sai, la morte di André a cui abbiamo assistito può essere un punto fermo nel tempo.”

“Cosa vuol dire?”

“Qualcosa che non si può cambiare. Ma è strano, non dovrei più nemmeno poter tornare indietro, né incontrarli, eppure qualcosa mi tiene legato qui. Ma non riesco ad andare avanti, oltre credo al 13 o 14 luglio 1789...”

“Capitò qualcosa, vero?”, chiese Rose.

Il Dottore stette zitto, aveva sempre delle remore a raccontare agli umani del passato i fatti della Storia. Ma poi decise di provare a dire qualcosa, in fondo erano eventi famosi.

“Beh, la presa della Bastiglia, lo scoppio della Rivoluzione francese...”

“Hai ragione, questo lo so anch’io”, disse Rose.

“Ma c’eri quindi?”

La ragazza si guardò l’uniforme blu che aveva addosso.

“Me l’hanno raccontato… qualcuno me l’ha raccontato.”

Il Dottore scosse la testa, ne sapevano quanto prima.

Ripresero il Tardis, che ripartì ma si fermò dopo poco, erano di nuovo di notte, e mentre scendevano dalla cabina blu sentirono un urlo:

“Aiuto, qualcuno mi aiuti!”

Non pioveva più, anzi in cielo brillavano la luna e le stelle, sempre uno spettacolo, che poi gli esseri umani dei secoli successivi avrebbero dimenticato, con il cosiddetto inquinamento luminoso.

Il Dottore corse verso una radura nel bosco da cui venivano le urla, notando poco lontano le torri di un castello.

C’erano due cavalli e due figure, che ormai conosceva: uno, André, era svenuto, con una ferita in volto all’altezza dell’occhio destro, l’altra era Oscar che lo sosteneva, guardandosi attorno disperata.

“Il Cavaliere nero ha ferito André, aiutatemi!”

“Certo”, disse il Dottore e aiutò Oscar a mettere André sul suo cavallo per portarlo a casa. Poi, la seguì sull’altro cavallo, guardando indietro dove era rimasta Rose. La vide tranquilla vicino al Tardis mentre gli faceva un gesto di saluto.

Il Dottore arrivò alla casa di Oscar e si precipitò dietro a lei, accorgendosi che l’occhio di André era grave. Di nuovo, capì che non era giunta la sua ora, ma che aveva rischiato molto. Oscar era preoccupata e disperata, sorreggeva il suo amato André e non volle più di tanto aiuto dal Dottore.

Dentro il palazzo c’era un’anziana governante, che si mise ad urlare e a piangere vedendo André ferito.

“Marie, hanno ferito André, bisogna chiamare il Dottor Lassonne, mi ha già aiutata questo Dottore...”

“Va bene, madamigella.”

I momenti successivi furono concitati, un valletto andò a chiamare in piena notte il dottor Lassonne, mentre Oscar non si allontanava dal capezzale di André, tenendogli un panno sull’occhio ferito, come a trattenere il sangue e la vita, e con la sua mano sopra quella di lui.

Il Dottore restò in disparte, non avevano tempo per lui, se non per un ringraziamento fugace, ma non poteva pretenderlo. L’importante è che si fossero salvati, si stava affezionando a loro, malgrado conoscesse il loro destino, oltre che alla misteriosa Rose.

Doveva scoprire qualcosa di più su Oscar e André e sul perché continuava ad essere legato a loro e capire cosa c’entrava Rose.

Provò a guardarsi attorno nel palazzo dove si trovava, in maniera discreta.

Il Dottor Lassonne stava medicando André, Oscar era in disparte, disperata.

Il Dottore le si avvicinò timidamente. Lei gli disse:

“Vi ringrazio, sembra strano ma negli anni vi abbiamo sempre incrociato con André, siete uno studioso,vero?

“Eh sì, sono il Dottore...”, rispose lui.

“Mi sento in colpa, ho trascinato io André in questo pasticcio, volevo catturare il Cavaliere nero, ho accettato che lui si travestisse come quel ladro per tendergli un agguato, ma poi la situazione mi è sfuggita di mano, lui è apparso è l’ha ferito...”

Oscar abbassò la testa e due lacrime le rigarono le guance. Il Dottore sbatté gli occhi, aveva un qualcosa di familiare: certo che era molto bella, per nulla mascolina, ma quei capelli biondi e quei lineamenti gli ricordavano qualcuno…

“Non è colpa vostra, Oscar...”, disse il Dottore.

“Invece sì, perché ero ossessionata da questa storia, ho avuto una delusione di recente, volevo buttarmi in un’avventura, manco fossi una ragazzina, per dimenticare tutto...”, disse Oscar, stupendosi del perché si confidava in quel modo con uno sconosciuto, che d’accordo, le era familiare, ma di cui non sapeva niente. Ma sentiva che gli doveva fiducia.

“Non tormentatevi”, rispose il Dottore. Avrebbe voluto chiedergli se conosceva Rose, ma non era il momento.

“Se mi scusate, mi congedo da voi”, disse il Dottore e si allontanò. Continuava a capire poco di quella storia. Intanto, Oscar era stata convocata dal dottor Lassonne per parlare di André.

“Per non perdere l’occhio destro, André dovrà tenere la benda per almeno una settimana. Chiamatemi se ci sono dei problemi!”

André era disteso a letto e sorrise sentendo Oscar che si avvicinava a lui:

“Oscar, chi era il Cavaliere nero?”

“L’ho lasciato andare, non potevo abbandonarti lì ferito...”

“Ma avresti dovuto… comunque, sono felice che non sia stata tu ad essere stata ferita!”

Oscar si sentì stringere il cuore.

“André, sei molto caro...”

“Grazie per avermi salvato...”

“Non ho fatto tutto da sola, c’era il Dottore con noi, sai, quell’uomo che ogni tanto incontriamo, è qui...”

“Ringrazialo tanto.. ma dottore chi, come si chiama?”, chiese André e Oscar andò a cercarlo. Ma il Dottore non c’era più.

 

Rose lo aspettava vicino al Tardis, perplessa:

“Sì, sapevo che André era stato ferito dal Cavaliere nero, che altri non è che Bernard Chatelet, un giornalista che diventerà uno dei capi della Rivoluzione...”

“Ma allora lo conosci!”

“Solo di nome… André perderà l’occhio purtroppo, per correre a salvare Oscar”, disse Rose, triste.

“Ma allora tu hai incontrato Oscar e André!”

“Non so nemmeno più io cosa ho fatto”, rispose Rose.

Il Tardis ripartì e si fermò in un luogo, di notte: il Dottore e Rose si affacciarono e riconobbero quello che poteva essere un vicolo di Parigi, silenzioso e deserto.

Ma un po’ più in là, c’erano rumori, e non di rivoluzione, canti e grida gioiose. Si avvicinarono per vedere.

“Oh, almeno è un posto dove stare allegri!”, disse il Dottore, “oltre Manica chiamano questi luoghi pub, mentre qui sono osterie. La Bonne Table… si mangerà bene!”

“Tanto continueranno a non vedermi...”, disse Rose. Il Dottore ammirò per un attimo i suoi capelli biondi e si accorse che aveva gli occhi verdi, un po’ da gatta, molto particolari. Gli era familiare, e non solo per il suo nome, Rose, come la sua amata perduta per sempre. Poi entrò, un’osteria o pub era sempre un bel posto dove stare e magari si sarebbe tirato un po’ su di morale anche lui.

 

 

  
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