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Autore: SSJD    16/11/2023    3 recensioni
Buon anno!
Rieccomi.
Giusto per chi non ne avesse avuto ancora abbastanza...
Tornano le mirabolanti avventure delle neonate famiglie Son e Brief...
Attenzione: La lettura può provocare irritazione, orticaria e qualche forma di allergia purulenta non ancora scoperta, se non sul pianeta Yadrak...
Buona lettura...
Se proprio dovete...
1. Il ritorno
2. Il ritorno 2: Speciale 8 Marzo
3. 2024
4. La Pazienza...
5. La Bastardaggine (speciale Natale)
6. Speciale S. Valentino (di confessioni, salvataggi e nuove supplenze)
7. Mia, tua, sua, nostra, vostra, loro.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Goten, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Pan/Trunks
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cara gente,
credo siano passati secoli dall’ultima volta che ho scritto in questo FD. Vi lascio questo nuovo episodio di questa saga infinita di Supplenze. Avverto che non c’è alcun bisogno di aver letto tutte le altre infinite vicende, ma se volete un quadro generale, vi lascio un piccolo riassunto, giusto per inquadrare meglio il tutto.
Dunque: Trunks, sposato con Pan, anni fa ha fatto la fusione con MiraiTrunks e da allora condividono felicemente lo stesso corpo.
Goten è sposato con Bra.
Da quando si sono sposati, Vegeta ha esatto (che merda di verbo, pp verbo esigere) che tutti a turno riempissero le sue giornate con regolari allenamenti...


 Le parti in viola sono il POW di Trunks, quelle in nero di Pan
 
 
MIA, TUA, SUA, NOSTRA, VOSTRA, LORO.
 
 
 
“Truuuunks? Si può sapere dove sei? Non sei a casa, né a lavoro…”
“Goten, ciao, sono da Dende, è successo qualcosa, per cercarmi con tanta insistenza?”, chiedo cercando di mantenermi il più tranquillo possibile.
“Mi prendi per il cucù? Tu sei da Dende e chiedi a me se è successo qualcosa? Aspettami che arrivo…”
Chiude la conversazione prima che lo possa supplicare di non venire. Vorrei proprio evitare di raccontare a Goten cosa ci faccio qui, ma temo sia troppo tardi.
 
“Trunks! Eccomi!”, esclama atterrando sulla piattaforma circolare.
“Goten”, lo saluto con un semplice cenno della mano.
“Sai, ti ho cercato ovunque. Primo volevo salutare Pan che è tornata dalla sua vacanza, secondo volevo chiederti se hai idea di cosa sia successo a tua madre: è da ieri pomeriggio che è insopportabile… e terzo… Che fine ha fatto Vegeta? Non si sente la sua aura da nessuna parte…”, chiede tutto agitato.
Sento una gocciolina di sudore colare sulla mia tempia. Come glielo spiego cos’è successo nelle ultime venti ore?
Ok, proviamoci. Con calma e con parole semplici.
“Goten, siediti, per favore…”
Si siede di fronte a me e inizia a fissarmi.
“Quindi?”, mi incita.
“Sì, beh, insomma… Pan è tornata ieri pomeriggio dal pianeta dei Kaio Shin…
“E…
“E, un attimo, fammi spiegare! Devi sapere che mentre qui sulla Terra sono passati tre giorni, su quel pianeta il tempo scorre mooooolto più lentamente. Per Pan sono in realtà passati tre mesi…
“E che c’è stata a fare tre mesi da Kaio Shin?”, mi interrompe di nuovo.
“Scambio interculturale”, spiego brevemente.
“Scambio che?”
“Lascia stare. Non è questo che importa. Ciò che devi sapere è che purtroppo il cambio di ambiente ha influito molto sul fisico di Pan…”,
Sì, lo so, ci sto girando attorno, ma non è facile parlare di cose serie con Goten…’
Mi guarda e sbatte le palpebre perplesso.
“E…”, mi incita a proseguire.
“Quando ieri è tornata, è stato da subito evidente che non stesse molto bene”.
“Quindi sta male?”, mi interrompe di nuovo.
“No, non è che sta male… diciamo che sul pianeta su cui è stata per tre mesi il suo corpo si è adattato a quelle condizioni ambientali, completamente diverse da quelle che ci sono qui sulla Terra..
“Quindi è tornata violetta, come Kaio Shin?”, mi chiede trattenendo a stento un sorriso.
“Ehm… no… in realtà… a causa della gravità, della durata delle giornate e della composizione dell’atmosfera… sì, insomma… diciamo che ha preso qualche chilo di troppo…”, confesso infine abbassando lo sguardo.
Goten rimane in silenzio per qualche secondo, poi domanda:
“Di quanti ‘qualche’ stiamo parlando, Trunks?”
Non dire che sono 40, non dire che sono 40, non dire che sono 40…’
“Sai, non è questa la cosa importante. Ciò che conta è che ieri abbiamo trovato una soluzione e fra poche ore potrai riabbracciare la tua nipote di sempre!”, affermo cercando di essere il più convincente possibile.
“E la soluzione sarebbe?”, chiede sospettoso.
“La Stanza dello Spirito e del Tempo…”, mugugno.
“Beh, ci sta… mi sembra un’ottima i… Ma, aspe’, se tu sei qui, con chi sta Pan lì dentro? Con mio fratello?”, chiede cambiando improvvisamente tono di voce.
“No, Gohan non poteva. Abbiamo dovuto trovare un supplente anche perché con lui, comunque, non avrebbe funzionato…”
Demente, sono un emerito demente, ora vorrà un’ulteriore spiegazione…’
“Funzionato, cosa? Non deve solo allenarsi per perdere peso e rimettersi in forma? Ci potevo andare anche io, se me lo aveste chiesto…” mormora un po’ triste.
“Ehm… c’è un altro problema, in realtà. Pan non riesce più a trasformarsi in supersayan…”, spiego.
“Hai provato a farci sesso? Decente, intendo. Tu l’hai fatta andare tre mesi dai Kaio Shin, magari si è come bloccata”, afferma con un fare da sapientone.
“Non credo che questi siano affari tuoi, ma comunque sì, prima che partisse e anche ieri, quando è tornata. Ma non ha funzion…
“O magari sei tu che non sei più capace”, mi interrompe.
Alzo gli occhi al cielo. Se mi incazzo lo ammazzo di botte, giuro. Già la situazione è frustrante di suo, se poi ci si mette pure lui..
“Quindi con chi è Pan là dentro?”, domanda come se nulla fosse.
“Con l’unica persona in grado di farla trasformare in supersayan, oltre a me e ai casi di estrema necessità…”, mormoro.
Mi guarda, apre dapprima un sorriso evidentemente trattenuto e poi mi scoppia letteralmente a ridere in faccia.
“Ahahah! Quindi stai dicendo che Pan è lì dentro con Vegeta? E tu te ne stai qui fuori tutto tranquillo ad aspettare che esca? E da quanto sono lì dentro?”, chiede trattenendo a stento le lacrime dal ridere.
“Idiota, non capisco che ci trovi di tanto divertente. Mio padre non ha esitato un secondo a offrirsi di allenare Pan, per far sì che tornasse in forma il più presto possibile, oltre che a farla trasformare di nuovo in supersayan. Fra poco, quando usciranno, vedrai tu stesso come entrambi avranno raggiunto i loro obiettivi!”, affermo convinto.
“Immagino che sforzo per Vegeta (e per l’autore, soprattutto)… ma ora capisco perché Bulma è da ieri che è così irascibile…”.
Colgo la non poca ironia della sua affermazione, ma non voglio dargli la soddisfazione di mettermi ansia addosso.
Mi fido di Pan.
Mi fido di mio padre.
Tanto basta.  
Certo, forse sono arrivato un po’ in anticipo rispetto all’orario previsto; in qualche modo speravo che terminassero prima. Ma l'attesa non era nemmeno così pesante, se non fosse arrivato ‘sto cretino di Goten.
Ora spero solo escano il più presto possibile.
 

Quattro ore terrestri prima…
 
“Pan, o spingi fuori questo bambino oppure giuro che ti apro in due con Final Flash e te lo tiro fuori io!”
Spingo più che posso, ma sembra che la testa sia grande come un’anguria o sia incastrata da qualche parte. Prendo un respiro e con tutta la forza che ho in corpo riesco a far passare l’anguria attraverso quel misero buco della serratura che mi ritrovo in mezzo alle gambe.
Vedo Vegeta afferrare la testolina di mio figlio e aiutarmi ad estrarre il resto del corpicino dal mio ventre.
Sento piangere, forse sono io.
Tutto nero.
Buio.
Il mio bambino.
Il mio ultimo pensiero.
 
Apro gli occhi.
Ho davvero sognato di avere un bambino?
Che sogno ‘reale’… sono addirittura sudata con tutti i capelli attaccati alla fronte.
Volto la testa dalla parte opposta, per vedere se Vegeta si è già alzato o sta ancora dormendo.
Per fortuna è sul suo letto, riposa con le braccia incrociate a sostenere la testa. Abbasso lo sguardo e al mio fianco vedo un fagotto di lenzuola.
Lo smuovo leggermente, per capire cos’è e, con mia enorme sorpresa, mi accorgo che è un neonato che dorme pacifico. Profuma di latte, ha le guance rosate e le sopracciglia di un buffo colore lavanda.
“È una bambina”.
Sento la voce di Vegeta che mi giunge alle orecchie come se provenisse da un altro pianeta.
“Sta bene, a parte il fatto che non ha nessuna aura. Deve aver preso la parte umana di Trunks e la tua. Tu? Come ti senti?”, mi domanda con un tono di voce che potrei dire ‘paterno’.
Sono frastornata.
Quanto tempo è passato da quando ho bagnato tutto il mio letto a causa della rottura delle acque? E da lì alle doglie che mi hanno fatto capire che ero incinta e che stavo per partorire?
Lo so che sembra assurdo, ma con tutti i cambiamenti temporali che ho subito negli ultimi mesi/giorni, ho perso del tutto la cognizione del tempo. Non ricordo nemmeno più quando ho avuto l’ultima mestruazione.
E ora sono qui, con questa bellissima bambina terrestre a condividere questo spazio/tempo con l’alieno che mi ha aiutata a farla nascere.
“Sto bene. Un po’ stordita, ma tutto ok”, mormoro. “Grazie, per avermi aiutata a farla venire al mondo e… mi dispiace…”
Inclina le sopracciglia in uno sguardo serio, in attesa di una spiegazione.
Mi inumidisco le labbra e spiego:
“Mi dispiace di essere entrata qui in questa stanza con te e finora non abbiamo raggiunto nessuno degli obiettivi che mi ero preposta. Ti ho fatto perdere un sacco di tempo. Se avessi saputo di essere incinta avrei aspettato di avere la bambina e solo in seguito ti avrei chiesto di allenarmi, per farmi tornare in forma…”
“Beh, quel che è fatto è fatto. A me non è dispiaciuto allenarmi per tutti questi mesi con te. Anche se dovevo capirlo, in qualche modo, che combattevi sempre in difesa e mai in attacco. Come se il tuo corpo sapesse che aveva qualcosa da proteggere. Ma ora abbiamo ancora parecchio tempo per recuperare e magari farti ritornare a trasformarti in supersayan. Ora riprenditi, per un paio di giorni mi allenerò da solo. Appena starai meglio ricominceremo”.
 
Due ore terrestri prima dell’arrivo di Goten…
 
Schivo un Final flash e gli piombo addosso. Ruzzoliamo a terra, rotolando sul pavimento, entrambi con l’intento di sovrastare l’altro.
Questa volta ho la meglio. Quando ci fermiamo sono a cavalcioni sopra di lui e gli blocco con forza i polsi sotto ai miei.
Alzo un angolo della bocca in un sorrisetto soddisfatto.
Non ho nemmeno il fiatone, a differenza sua che sembra essere esausto.
“Allora? Come la mettiamo, ora? Ti arrendi, Principe dei sayan?”, lo prendo in giro.
“Sai che non è possibile”, dice trasformandosi in supersayan e scaraventandomi lontano da lui.
Rotolo a terra e lo guardo seria.
“Non avevamo detto ‘niente trasformazioni’? Non è giusto, visto che non riesco ancora a farlo”, protesto.
Fa spallucce e torna normale.
Mi passa a fianco e mi dice: “Io, a differenza tua, odio perdere. Fattene una ragione. Finché sei disposta a non avere la meglio su di me, non raggiungerai mai il tuo scopo. Ma posso ammettere, che ora che sei tornata in perfetta forma, è davvero uno spasso allenarsi con te”.
Mi volta le spalle e va a farsi la doccia.
Fine dell’allenamento, per oggi.
 
La mia bambina dorme.
È tranquilla e ieri ha fatto un mese di vita.
Mi piace allattarla, mi fissa con gli occhioni azzurri e appoggia la sua manina sul mio seno. La guardo negli occhi e ci vedo Trunks.
Ogni volta cerco di dimenticare quanto mi manca.
 
Mezz’ora terrestre, prima dell’arrivo di Goten…
 
L’acqua bollente scende sul mio corpo scolpito, sciacquando via il dolore degli ultimi colpi ricevuti.
Nelle ultime due settimane Vegeta combatte sempre da supersayan e a me tocca subire, difendermi e sperare di arrivare viva alla fine della giornata.
Chiudo l’acqua e mi annodo un asciugamano appena sopra il seno, ancora prosperoso per merito dell’allattamento. Esco dalla doccia scostando la tenda e vado a sbattere letteralmente contro il petto nudo di Vegeta.
Alzo lo sguardo per andare ad incrociare il suo, serio.
“Che ho fatto? È successo qualcosa alla mia bambina?”, domando perplessa.
“No, sta bene. Dorme”, mi tranquillizza.
“Ok. Che c’è, allora?”, chiedo perplessa.
Mi scruta severamente.
È talmente pensieroso, che sto iniziando a preoccuparmi.
“Vegeta?”, cerco di uscire da questo scomodo salottino d’attesa per non so cosa.
Lo vedo mordersi il labbro superiore per poi sentirlo sbuffettare,  emettendo piccoli sospiri.
Stattene zitta, startene zitta, startene zit…
“Pan, vuoi diventare supersayan?”, mi domanda alla fine.
“Sì, certo! Sono ancora qui solo per questo!”, rispondo alzando forse un po’ troppo il tono di voce, “solo che non so più cosa fare, non ci riesco!”, concludo quasi disperata.
Mi dispiace deluderlo ogni giorno, ma tutte le volte che ci provo mi sembra mi manchi sempre un pochino, che però ha la parvenza di una montagna di energia insormontabile.
“Dobbiamo fare un ultimo tentativo, Pan, ma ti devi fidare di me”, mi dice serio.
“Ma certo che mi fido di te, Vegeta! Come non potrei, scusa! Dimmi cosa devo fare e lo farò!”
“Ok, mettiti questi”, dice porgendomi un top e un paio di pantaloncini aderenti, di quelli che uso spesso per gli allenamenti.
Lo faccio, il più velocemente possibile.
Quando sono pronta lo annuncio con un “Fatto”, in modo tale che si giri e torni a guardarmi.
Sospira leggermente e poi mi dice:
“Ora fai tutto ciò che ti dico io”.
Faccio cenno di sì con la testa.
Si avvicina a me e percepisco la sua aura sulla mia pelle.
Perché mi sembra così diverso dai consueti allenamenti?
Sì, ok, è praticamente nudo, con solo questo misero asciugamano che ha in vita, ma altre volte ci siamo allenati e lui era a torso nud…
O mio dio! I guanti! Non ha i guanti sulle mani!
‘Pan, calmati, che sarà mai? Sono semplici guanti da combattimento, che importa se non li ha?’
“Chiudi gli occhi e continua a respirare, il più normalmente possibile”, mi ordina.
Lo faccio, ma in pochi istanti sento le sue braccia circondare il mio corpo e le sue mani appoggiarsi delicatamente sulla pelle esposta della mia schiena.
Sento il cuore che mi si ferma e il respiro morirmi in gola.
Ma che cavolo succede? Dov’è finita l’aria?’
10 secondi,
20 secondi,
30…
40…
Soffoco!’
“Respira, Pan!”, mi ordina Vegeta sussurrandolo appena nel mio orecchio.
Come se mi avesse dato un calcio nel fondo schiena, inspiro quanta più aria possibile cercando di recuperare in un solo colpo tutta quella perduta.
Espiro e subito inspiro di nuovo e continuo così, come se avessi appena imparato a farlo.
Quando finalmente riesco a tornare a respirare normalmente, sento la voce calda di Vegeta che mi sussurra:
“Brava, ragazza. Ora viene la parte più difficile. Devi solo continuare a respirare, ma preparati, non sarà per niente semplice. Dovrai volerlo con tutte le tue forze. Dimmi quando sei pronta”.
Sto per piangere.
Se poco fa mi sono sentita soffocare, cosa può esserci di peggio?
“Sono pronta”, affermo non proprio convinta.
“Ok, prendi un bel respiro”.
Lo faccio prima di sentire la sua aura crescere esponenzialmente.
Si trasforma in supersayan e io mi sento affondare nell’abisso marino. Sento il mio corpo compresso da tonnellate di acqua che stanno sopra di me e mi separano dall’aria.
Per fortuna ne ho molta nei polmoni.
Mi decido a cercare di risalire in superficie, ma è così lontana che tutta la mia riserva di ossigeno viene espulsa dai miei polmoni, prima di arrivarci.
Come se la situazione non fosse già abbastanza grave, mi accorgo con orrore che uno spesso strato di ghiaccio mi separa dalla salvezza.
È l’aura da supersayan di Vegeta che brucia l’aria attorno a me.
Devo fare qualcosa.
Devo distruggere questo ghiaccio.
Devo raggiungere la superficie.
Sento che sto per soffocare di nuovo, impossibilitata a respirare per causa di questo stupido ghiaccio.
Basta!!’, urlo a me stessa per darmi una svegliata.
Ho bisogno di fuoco e luce. Raccolgo tutta l’energia che ho in corpo e la faccio esplodere tutt’attorno a me. Il ghiaccio si rompe e finalmente riesco ad emergere e tornare a respirare.
L’aria rarefatta entra nel mio corpo e il piacere che provo è simile a quello di un orgasmo perfetto.
Sento i pollici di Vegeta accarezzarmi la schiena sfiorandola appena prima di allontanarsi lentamente dal mio corpo.
“Brava, sayan. Ora puoi riaprire gli occhi”, mi ordina.
Lo faccio e i suoi occhi azzurri si specchiano nei miei, cristallini.
Ho i brividi.
Una sensazione di benessere mi riempie il corpo e mi inebria la mente.
Mi guardo le mani che brillano di luce propria e prendo una ciocca di capelli tra le dita, per vedere se la mia sensazione è la pura realtà.
“Sì, Pan. Ha funzionato. Esperienza molto interessante e decisamente piacevole. Facciamo che mi devi un favore?”, mi informa soddisfatto.
Piacevole a dir poco.
Gli ultimi istanti soprattutto.
Ma un piacere molto diverso rispetto a quello che provo quando mi trasformo con Trunks. L’energia di Vegeta è… pura, incontaminata. L’ho sentita invadere il mio corpo e convincere la mia mente che stavo per affogare o rinascere? O entrambi? Ha veramente ucciso la terrestre che era in me e fatto rinascere la mia parte sayan? Non mi importa, ciò che conta è che un favore sicuro glielo devo.
“Spara, tutto quello che vuoi”, gli dico allegra.
“Io voglio fare sesso da supersayan…
Sgrano gli occhi.
Ok, ti devo un favore.
Ok, ti sarò infinitamente grata per tutta la vita per aver in sequenza: fatto nascere mia figlia, avermi aiutato a tornare in perfetta forma e, infine, ma non meno importante, avermi fatto trasformare di nuovo in ssj.
Ma questo?
“Ehm… sì… immagino, posso garantire che è una sensazione che tutti i sayan dovrebbero provare, almeno una volta nella vita…”
Prendo tempo.
“Appunto, ma se lo faccio così con Bulma, non credo che possa sopravvivere”, constata seriamente.
“Eh, no. Non lo credo nemmeno io… ma… posso suggerire una soluzione?”, gli dico ripensando ai racconti di mio padre e di mio nonno.
Mi rivolge uno sguardo serio e mi dice:
“Continua”.
“Ti offro un allenamento speciale, per il prossimo mese. Dobbiamo mantenere la trasformazione in supersayan sempre, anche quando dormiamo, o mangiamo, o facciamo la doccia. Dovrai imparare a controllare la tua energia. Mio padre e mio nonno avevano fatto questo allenamento prima dello scontro con…
“Cell, sì lo so. Me lo ricordo bene. Aveva dato i suoi frutti, quell’allenamento…”, afferma pensieroso.
“E di sicuro mio nonno deve aver fatto sesso con mia nonna, visto che poi è nato mio zio Goten. Ok, mia nonna è un po’ più forte di Bulma, ma non credo conti molto. Che dici, vuoi provare?”, chiedo allegra.
 
 
Mezz'ora terrestre dopo l’arrivo di Goten.
 
“Pan, no! Questo no! Basta, raccatta la mocciosa e le tue cose e usciamo da qui, prima che…
“Che? Pensavo gradissi…
“Sì, gradisco, ma NO, non voglio più stare qui dentro con te. Ok? Questa raccolta ha rating giallo, fattene una ragione!”
“Ma smettila! Quanto ti lamenti per niente! Non riesci a controllare la tua aura durante un semplice massaggio? Come pretendi di farlo mentre fai l’amore con Bulma?”
“Questo non è un massaggio, questa è una tortura oltre che un’inutile provocazione. Se non l’hai notato, la mia aura non è aumentata nemmeno di un pochino, nonostante tu ti sia permessa di spingerti fino alla cicatrice della mia coda, quando ti avevo espressamente chiesto di non toccare. Ora basta, io devo tornare da Bulma e tu da Trunks. Punto.”
A quelle parole mi blocco completamente. Ha ragione. È ora di tornare a casa. Il piacere che mi dà il contatto fisico con Vegeta non può più sopperire la mancanza fisica di mio marito.
Entrambi abbiamo raggiunto tutti i nostri obiettivi, non c’è più ragione di stare lontano dai nostri cari.
Mi siedo sul bordo del letto pensierosa.
Lui si infila una maglietta e si mette a sedere a fianco a me.
“Pan, dobbiamo uscire. Siamo pronti, tutti e due. Non c’è più nulla da fare, qui. Non in questa raccolta, non con questo rating…”, afferma con un mezzo sorriso.
Sospiro.
La realtà è che io amo troppo Trunks e lui ama troppo Bulma per immaginare di fare loro del male, anche con tutt’altro rating.
Eppure sento che manca qualcosa.
Qualcosa di importante, prima di uscire da qui.
“Vegeta, come potrò mai ringraziarti?”, gli chiedo con la voce tremante.
“Un modo ci sarebbe, veramente. Come hai chiamato la bambina?”, domanda serio.
“Eh? La bambina? Non ha ancora un nome, pensavo di sceglierlo insieme a Trunks…”, affermo imbarazzata. Chi ha mai pensato a come chiamarla? Che vergogna di madre che sono.
“Chiamala Mia. Da quando è nata che non fai altro che dire “la mia bambina”. Oramai si sarà abituata a questo nome”.
E Mia sia.
“Certo, mi piace molto questo nome. Grazie”, esclamo felice.
Non mi resta altro che presentarla al mondo là fuori.
Ci prepariamo in silenzio.
Vegeta indossa una tuta e una maglietta. Niente guanti. Oramai sono due settimane che non li indossa più.
Io mi tengo addosso i pantaloncini aderenti da allenamento e infilo una maglietta sopra al top.
Ci avviciniamo alla porta.
Sento le nostre auree crescere.
Credo siamo entrambi felici di rivedere i nostri cari.
Ci scambiamo un ultimo sguardo.
Un leggero sorriso.
Prendiamo un respiro.
“Mia, andiamo a conoscere papà, ok?”
Mi sorride.
La porta si apre.
Chiudo gli occhi per qualche breve istante.
Sento l’aura di Trunks nelle vicinanze e sono feli…
No, aspe’, sento veramente l’aura di Goten?
Noooo, ma perché?
Quasi quasi chiedo a Vegeta di rientrare.
Ma è troppo tardi, è già andato incontro a Bulma che è venuta a prenderlo.
Lei è bellissima, come sempre.
Mi volto e vedo Trunks venirmi incontro raggiante. Purtroppo non è solo.
“Pan! Amore mio!”
“Trunks!”, gli sorrido.
Ci scambiamo un bacio fugace, visto che veniamo subito interrotti da un gridolino di giubilo della piccola.
“Ma sì, hai ragione, amore mio. Ti presento il tuo papà”, dico rivolgendo la creatura verso Trunks che la guarda sorridente.
“Pan! Ma è bellissima! Ma quando hai scoperto di essere incinta?”, mi domanda prendendola in braccio e iniziando a fare buffe facce per farla ridere.
“Credo… Ehm… sì… diciamo… un paio d’ore prima di partorire…”, dico imbarazzata.
“Ma dai! Quindi non ti eri accorta? Ma quando sarà successo?”, mi chiede Trunks con indifferenza. In realtà sembra molto più interessato a far ridere la piccola che ad ascoltare la risposta.
“Beh, in pratica, per te sono passati esattamente quattro giorni”, rispondo facendo un breve calcolo sommario.
“Ah! Quindi la sera prima di partire per il pianeta di Kaioshin!”, conferma il mio calcolo.
“Sì, infatti. Forse è per questo che avevo preso un po’ di chili…”
“Ma ora stai benissimo! Questo biondo ti dona un sacco, ma tornerai normale o pensi di restare così a lungo?”
“In realtà posso comandare la trasformazione come voglio, ma se nei paraggi c’è tuo padre e lui è supersayan, come lo è ora, è un po’ difficile per me tornare allo stato normale”, spiego.
Lo vedo farsi serio e domandarmi:
“Hai unito la tua aura alla sua?”
“È stato necessario, altrimenti non sarei riuscita a trasformarmi di nuovo. Diciamo che è riuscito a far rinascere la sayan che era in me”, rispondo sinceramente.
 
Mi volto, vedo mio padre trasformato in ssj abbracciare e baciare mia madre, avvolta nella sua aura.
Come sia possibile che sia ancora viva, è un mistero che mi riservo di risolvere nei prossimi giorni. Ma per ora ho altro da capire.
Mi giro di nuovo per guardare Pan e le domando:
“Solo per curiosità. È stato come unire la tua aura alla mia?”
“No. Decisamente no. Anche se il risultato finale è di fatto lo stesso, il processo di trasformazione è stato completamente differente… Ti suggerisco, appena tuo padre sarà disposto a tornare ad allenarsi, di fare un bel combattimento con lui. Chiedigli di non mettersi i guanti, vedrai tu stesso cosa vuol dire”, concludo facendogli l’occhiolino.
Sicuro che ci proverò. Mi fa un po’ invidia che Pan abbia potuto condividere l’aura di mio padre e io no.
Ma ora pensiamo a noi.
“Come si chiama questa bellissima bambina?”, domando sorridente.
“Mia, si chiama Mia”.
“Mia, che bel no…
“Sua…
È la voce di Goten che interrompe il nostro idillio.
Si picchietta una matitina Ikea sul mento, come se aspettasse una conferma della sua intuizione.
“Scusa?”  domando perplesso.
“Se Pan la chiama Mia, tu la devi chiamare Sua. Mica è tua, scusa. Se Pan dice che è sua, non è che anche tu la puoi chiamare mia. O è di uno o è dell’altro”, asserisce convinto.
“Ma che dici, zio Goten? Mia è il nome della bambina, lo ha scelto Vegeta!”, interviene Pan.
Apriti cielo!
“Ah, quindi la bambina è di Vegeta. Quindi i miei sospetti erano fondati”.
“Ma che dici? Ma quali sospetti?”, chiede Pan a cui sta crescendo inesorabilmente l’aura.
Lui non fa altro che tornare indietro di qualche pagina sul taccuino su cui, fino a quel momento, aveva preso appunti ed inizia a blaterare cose assurde sulle tempistiche di concepimento, sull’unione delle auree, ma soprattutto sul nome della bambina.
Alla fine di un mostruoso calcolo matematico, che nemmeno John Nesh in persona avrebbe potuto risolvere, chiude soddisfatto il suo libricino, sentenziando che Mia non è mia, bensì di mio padre.
Scusate il gioco di parole, ma dopo la spiegazione di Goten sono esausto.
Pan cerca di rispondergli, ma è troppo arrabbiata per trovare le parole giuste.
Chiudo gli occhi per un istante. Cerco di calmarmi perché con la bambina in braccio non voglio trasformarmi in ssj, potrei ucciderla all’istante. Mi strofino la fronte, premendola tra pollice e indice. Sospiro e, con tutta la calma possibile, dico:
“Goten, apprezzo DAVVERO il tuo interesse verso le questioni della mia famiglia…”
“Grazie! Dici sul serio?”
“No, è solo per cercare di calmarmi con una frase di circostanza. Il tuo calcolo matematico è completamente sbagliato. Si basa sul presupposto che Pan e mio padre siano stati in questa stanza per 24 ore, un anno, per loro. In realtà sono usciti due mesi prima, circa. Questo per darti una dimostrazione matematica del fatto che il padre sia io. Altre spiegazioni sono che la bambina è la mia copia perfetta e in più non ha nessuna aura sayan. Pan è qui e ti può confermare che la bambina è nostra figlia. Ora. O accetti la cosa come dato di fatto, oppure puoi sanare i tuoi dubbi andando a chiedere direttamente a mio padre. Vediamo lui cosa ne pen…
“Pensare cosa?”
È la voce di mio padre che interrompe il mio discorso.
Sento Goten che deglutisce rumorosamente aria. Tutti ci voltiamo verso di lui che, facendo finta di guardare un orologio inesistente sul suo polso, se ne esce con un candido:
“Ooooooh, ma guarda come si è fatto tardi! Devo proprio proprio proprio scappare. Felice di avervi rivisto tutti in gran forma. Complimenti per Vostra e ci vediamo presto”.
“Vostra cosa?”, chiedo perplesso.
“La bambina, no? Se dici che è tua e di Pan, per includere tutti e due devo chiamarla Vostra. Ok, ora vado. Ciao!”, dice volando via e lasciando tutti allibiti.
Ma cosa non ha capito che Mia è un nome proprio di persona e non un aggettivo possessivo?
Pazienza, forse Bra glielo spiegherà.
Mia madre prende in braccio la bambina e ci gioca felice scambiando due parole con Pan.
Io ne approfitto per ringraziare mio padre, per tutto quello che ha fatto per noi e per chiedergli la cosa più importante.
“Papà, mi spieghi solo una cosa? Perché non siete stati lì dentro fino alla fine del tempo disponibile?”
“Vuoi la verità?”
“Se possibile, sì”, sorrido imbarazzato.
Si avvicina e mi sussurra nell’orecchio:
“Ci mancava fare sesso, quindi ora, se permetti, sparisco con tua madre per qualche giorno. Passa nel fine settimana, ci alleniamo un po’ insieme, se ti va. E chiama Goten per informarlo del cambio programma allenamenti, per questa settimana”.
Non aggiunge altro e, dopo aver raggiunto mia madre, lo vedo salutare Pan e andarsene via felice.
È ora di tornare a casa.
Stiamo per prendere il volo quando improvvisamente suona il telefono.
“Bra. Ciao”, rispondo forse col tono un po’ troppo freddo.
“Screanzato! Hai avuto una bambina e non mi chiami nemmeno per dirmelo? Mi ha raccontato tutto Goten!”, mi urla nell’orecchio.
“Ma sì che ti chiamavo, adesso che papà è andato via sono più tranquillo. Prima che mi dimentichi, avvisa Goten che questa settimana niente allenamenti per nessuno. Ok?”
“Ma cosa vuoi che mi interessino ora gli allenamenti? Io voglio sapere come si chiama la bambina!”, sbraita.
“Goten cosa ti ha detto?”, chiedo cercando di mantenermi serio.
“Loro. Dice che si chiama Loro. Dimmi che ha capito male, ti prego!”
Scoppio a ridere.
Domani glielo rispiego con calma che il nome è Mia.





 
   
 
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