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Autore: DarkYuna    20/11/2023    0 recensioni
"Gli incubi gozzovigliano con le fisime, infuriano sul loro fuoco e le tormentano nell’eternità immensa per condurle all’insania.
Chiudo gli occhi sfiancata dall’insonnia estrema, rivoltandomi nel letto sfatto in cerca di una pace che non è mai stata mia… e lui è qui."
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8.











Una spirale tumultuosa si forma al centro del piano etereo, conduce al bar dell’albergo dove mi trovavo poc’anzi.
<< Ci rivedremo? >>, domando a Dio, d’un tratto afflitta di andarmene dal Pleroma.
 
 
<< Il più tardi possibile mi auguro. >>, saluta con un velo di tristezza, occultato dal brio fuori le righe. Dio è davvero un bel tipo, eccentrico, ma a posto.
 
 
E mentre mi dirigo verso il portale aperto, un vuoto eterno si spalanca sotto i piedi e cado dal Pleroma.
Precipito nel buio per un’immortalità indefinita, tra epoche dimenticate per sempre, indietro, sempre di più, fino a giungere nel luogo ove tutto ha avuto origine.
Ruzzolo malamente sul ghiaino farinoso e lordo, i ciottoli feriscono la pelle in più punti.  
 
 
<< Porca merda! >>, impreco sommessa. Non c’è niente di rotto o di eccessivamente preoccupante, lo sguardo si volge sull’ampio che circonda: qualcosa è andata decisamente storta.
Sono ancora a Gerusalemme sì, è l’anno che è di certo errato.
Non v’è traccia di tecnologia, negozi moderni, vestiari a cui sono avvezza, turisti che scattano foto con i cellulari, è tutto antico, remoto, molto diverso. L’aria è più respirabile, non v’è presenza di inquinamento atmosferico. 
Dio deve essersi sbagliato…
Ma Dio si sbaglia?
 
 
È la periferia della Città Santa, la gente scalpitante è riversa in strada, hanno abiti perlopiù dai colori neutri, tuniche lunghe per le donne, mantelli di lana, capo coperto e sandali aperti. L’atmosfera è pesante, indigesta, pervasa da una paura rancida che si taglia a fette, violenza sudicia che s’appiccica addosso e tensione crescente.
Le grida opprimono il giorno, parole di cui non ho alcuna nozione; mi limito a seguire la fiumana recalcitrante. Sfilo via una varietà di poncho grigio fumo da un bazar lungo la strada per occultare l’abbigliamento troppo odierno e non dare nell’occhio, imbacuccandomi alla bell’e meglio.
Riconosco a stenti la via, ci sono già passata nella Gerusalemme moderna, convoglia nella Chiesa della Flagellazione e, nella cognizione di ciò, un crampo caustico lacera le budella.
Le gambe vacillano, si rifiutano di collaborare, il terrore provoca una colica tragica alla pancia. Devo andare al bagno dal panico. Sudo freddo.
 
 
Non è coraggio, forse insania, faccio largo a gomitate tra il tumulto caotico e lo scenario complessivo che si presenta agli occhi ghiaccia il sangue nelle vene, non è minimamente paragonabile a quello che avevo presunto.
In un cortile cinto da guardie romane e gente del popolo, un uomo è incatenato disumanamente ad una massiccia colonna di legno, obbligato a stare a dorso ricurvo su di essa, in ginocchio sfinito da un supplizio straziante, la pelle orrendamente dilaniata da più frustrate di chiunque altro prima di lui. Sotto di egli il sangue è una pozzanghera informe. Ovunque c’è rosso e frammenti di pelle. Non un lamento si leva da lui.
Gesù è l’agnello sacrificale in catene.
Questo è il giorno della sua crocefissione, il giorno in cui sono impazzita di dolore e dal quale si è avviato il calvario che s’è protratto per oltre duemila anni.
 
 
Copro la bocca per impedirmi di fare un gemito, le lacrime vengono giù in una colata di sofferenza che non posso sfogare, lo sguardo slitta su un particolare che cattura l’attenzione. L’istinto spinge a reagire, la ragione prega di non fare cazzate: una mossa e posso mutare l’intero corso della storia.
Una lunga chioma biondo sole svetta prepotente su gradazioni scure e facce davvero tutte uguali, e nel riconoscere il mio viso, spalanco le palpebre sconvolta.
Sono qui, sono la stessa, non sono mai cambiata per sette vite. La Sofia che esisteva in primordio: lo Spirito Santo incarnato.
Accanto a lei vi è una donna con il capo coperto, vestiari prettamente neri: Maria la madre del Messia. Ed un giovane uomo che non conosco, dagli occhi arrossati, capelli mossi neri e barba, conforta le donne.
Non c’è nessuno che sembri essere Maria Maddalena o forse è presente ed è immersa nell’affollamento.  
Le prime due hanno un terribile aspetto emaciato, reduce da un pianto disperato, spezzate nell’anima ed anche oltre. Ci credo che sono andata fuori da ogni grazia e ragione, al cospetto di un calvario del genere.
Tra di loro distinguo quegli infami bastardi dei Farisei, presenziano per essere certi che la condanna al figlio di Dio venga eseguita.
 
 
Sono vincolata a contemplare colui che è l’altra parte di me, stremato a terra, i romani lo deridono e gli sputano addosso, quando una peculiarità disarmonica richiama il mio interesse.
Dapprima è come provare ad orientarsi in una stanza scura, in seguito percepisco che non è circoscritto, il buio è più vasto, sconfinato, una voragine nella terra in luoghi di demoni ed inferni, ed io sono esattamente al confine sullo strapiombo. Un passo e sarò dannata per sempre.
Occhi di vetro agghiaccianti sono quelli che scorgo tra la calca venuta oggi per godersi lo spettacolo di morte. Cammina a rilento fuori dal tempo stesso, sul capo un drappo corvino vetusto che avvolge il corpo per intero, una creatura androgina dai lineamenti scavati, malsani, di un pallore sinistro.
Il freddo scende asfissiante come dita ossute che si stringono alla gola per impedirmi di vivere, è una sensazione terribile, non v’è alcuna speranza, ho l’impressione che il cuore mi venga strappato dal torace per essere divorato da denti acuminati.
Il mondo si ferma, imperfetto, s’è rivoltato sottosopra.
 
 
<< Sofia. >>, sussurra una sibilante voce cavernosa, nel silenzio terribile dell’oblio. L’oscurità guadagna un centimetro dopo l’altro dentro di me, non riesco ad impedirle di sporcarmi. << Ti ho molto cercata, Madre Celeste. >>. La figura orripilante ferma il suo pellegrinare, è dall’altra parte, proprio di fronte a me: sono l’unica a vederla.
 
 
Schiudo le labbra, ma da esse non viene fuori alcun suono. Prigioniera del mio stesso corpo, non posso far altro che essere succube passiva degli eventi.
 
 
<< Colei che ha coadiuvato alla mia ascesa su questo piano corrotto, dovrebbe sedere sul trono del mio Regno, non essere rilegata ad un ruolo secondario di un Dio impostore e il suo Figlio ciarlatano. >>.
 
 
Tremo visibile, non riesco a muovere un muscolo, colgo l’ascendente efferato dell’orrido essere imputridirmi, è quasi vicino alla luce che Yeshua ha risvegliato, quando una forza diversa s’accende, è ingestibile dentro di me, esplode in un fulgore e sono di nuovo padrona di me.
Non è Dio ad essersi sbagliato, sono qui per volere di Satana. E se si sta manifestando solo ora è perché qualcosa è inaspettatamente mutato e sta minacciando i suoi piani.
<< No grazie tesoro, rifiuto l’offerta e vado avanti. >>. Sto veramente prendendomi gioco del Diavolo come se fosse uno stupido bullo di quartiere? << Sprechi tempo con me, sono già fuori come un balcone: sfondi una porta aperta. >>. È a questo che mira, mi ha riportata qui ad oggi per farmi perdere nuovamente la ragione ed impedire di procreare un nuovo genere umano che non agisca più in suo nome, ma alla luce di un amore infinito.
 
 
Fa un cenno derisorio con gli occhi verso Gesù a terra in un mare di sangue e i romani statici attorno a lui, l’espressione ferma ad una beffa crudele. È sicuro di sé.
<< L’oscurità è innata nei figli di Dio, non potrai mai estinguerla… ci sarà sempre un sito per me nei loro cuori. La crudeltà, la sete di potere e la volontà di infliggere dolore al prossimo in nome dei loro profanatori principi. Parleranno di amore e perdono, ma sono le azioni degli uomini che rivelano veramente la loro natura… e questo spettacolo ne è una testimonianza. Tu sai che ho ragione. >>.
 
 
Avverto una fitta al cuore, diamine se ha ragione, lo sa lui lo so io, è inutile raccontarsi balle, perfino io ho inveito contro Gesù per il medesimo motivo: sono coerente.  
Resisto alla manipolazione di chi è valente a condizionare.
<< Secondo fiasco… non ce la fai, fidati che non ce la fai. >>, replico presuntuosa, incredibile che io stia per prendere le difese degli esseri umani, che non hanno fatto che deludermi da una vita. << Mi porti qui e non impazzisco, provi a manovrarmi e fallisci di nuovo, speri che cambi la storia, ma ancora una volta tira male. Hai paura che stavolta sia diverso, che io possa riuscire lì dove ti ci sono voluti secoli per compiere i tuoi intenti. Ma sai che ti dico? C’è speranza anche per te, tutti possono redimersi e cambiare in meglio, si può arrivare all’amore completo. >>. Ci credo davvero in quel che affermo.
 
 
Le labbra s’increspano all’indietro in una mimica spaventosa, imbastite da furia efferata. La pelle è sul punto di liquefarsi.
<< Folle! >>, grida talmente forte con tono cavernoso, da farmi sobbalzare dallo spavento. << Davvero ti illudi che non resterà uno spiraglio? Una crepa nella tela dalla quale io possa accedere? >>.
 
 
<< Quando accadrà, si vedrà cosa fare: c’è sempre una soluzione. Fino ad allora, se vorrai redimerti, sai qual è la strada: la mia porta è sempre aperta. Mi troverai lì ad attendere anche te. >>. Queste non sono le mie parole, è la parte divina che ha la meglio.
 
 
Satana resta in un silenzio denso di significati reconditi e intanto che riflette sulle parole di inaspettata indulgenza, un portale di luce si apre al di là del cortile.
Il tempo riprende a scorrere e, approfittando del contingente confusionario, lascio cadere il poncho che serviva a camuffare. Corro a perdifiato verso il corpo vessato di Gesù, spingo malamente la guardia romana che lo stava flagellando e finisce a gambe all’aria.
Sfioro appena il volto martoriato del Messia per non procurargli maggior supplizio, il sangue riveste il viso per intero, l’occhio destro è tumefatto e chiuso, il sinistro è sgomento su di me, gli hanno rotto il naso, respira in un sibilo e non voglio neppure pensare cos’altro hanno cagionato a quel corpo così scheletrico e fragile adesso.
Non ho la più pallida idea se possa capirmi o anche solo udirmi in tali condizioni fatali. Come è riuscito a non morire fino alla croce?
<< Non arrenderti con me, ci rincontreremo ancora. Abbi fede in me, non sei solo. Non sei solo. >>.
 
 
Molte mani si protendono per afferrarmi, sguscio pronta da chiunque provi a braccarmi e a rotta di collo mi lancio nel portale aperto, lasciandomi dietro Satana e a malincuore il Gesù del passato.
Finisco diretta tra le braccia di Gesù del presente, nella mia camera d’albergo nel ventunesimo secolo.
 
 
<< Yeshua! >>, sospiro sollevata, grata che mi abbia tirata fuori da quell’incubo.
 
 
Ferma imperioso il mio volto tra le mani, non si perde in convenevoli, è altro che gli preme sopra ogni altra cosa, le iridi vaneggiano nelle mie, insegue un’insania che non trova, il terrore di avermi perduta di nuovo ha la meglio sul discernimento.
La Sofia di oggi non è la stessa del passato, saggio quel dolore, è qui presente nello spirito, non sono guarita, mi sono servite sette vite per divenire abbastanza forte per essere più resistente del male stesso e non impazzire.
 
 
<< Sto bene Yeshua, sto bene. Fidati di me. >>. Poggio le mani sulle sue per tranquillizzarlo, poi è il suo viso che accarezzo, in rimembranza di ciò che ho visto nella Gerusalemme antica. Quanto deve aver patito e sofferto, mi si stringe affannosamente il cuore e prima che possa dire o fare alcunché, Gesù si sbilancia dal suo ruolo mite e mi bacia con una passione frammista a martirio che non aveva mai esibito in precedenza.
 
 
<< Ti amo. >>, geme con una disperazione mai udita, eclissa la faccia nell’incavo del collo e trova sostegno in me. Lo sgomento lo fa tremare da capo a piede.
 
 
L’avvolgo in un abbraccio rassicurante, avverto il peso del suo supplizio, posso quasi toccare la paura immensa provata.
<< Non lo avevi mai detto. >>. Quella che si è più esposta sui sentimenti sono sempre stata io, nel bene e nel male.
 
 
<< Nel più profondo dell'anima, in un luogo intoccato dal tempo o dalla distanza, il mio amore per te risiede come un'inesauribile sorgente di luce, alimentando ogni istante della mia esistenza con la certezza che tu sei l'essenza stessa del mio cuore. >>. Solleva il capo per guardarmi dritto negli occhi e rendere la dichiarazione ancor più significativa. << Se dovessi cercare le parole più profonde per esprimere il mio amore per te, dovrei scendere negli abissi degli oceani e scrutare i segreti nascosti del mondo. Ma anche lì, non troverei parole sufficientemente potenti per descrivere quanto il mio cuore batta per te, quanto la mia anima si avvolga alla tua e quanto la mia vita abbia trovato il suo significato nel tuo amore. Le parole vacillano al tuo cospetto, poiché il battito dei nostri cuori si intreccia in un linguaggio universale che solo noi possiamo comprendere. Il mio amore per te sfiora l'infinito, un legame indissolubile che non conosce limiti né confini, e nella tua presenza, trovo l'elevazione dell'anima e l'assoluta certezza di aver ritrovato l'amore che dona un senso alla mia esistenza. >>.
 
 
Un sorriso sconvolto prende campo, non assorbo subito il concetto intimo e dolcissimo della confessione. Diamine, Gesù ci sa fare con le dichiarazioni d’amore! D’altronde l’ha ammesso lui stesso che è un bravo oratore, solo che non credevo fino a questo punto.
 
 
Gesù ridacchia vivace, è libero da ogni forma di cruccio, il passato un lontanissimo ricordo. È qui, con me, nel presente, per realizzare insieme un futuro sfolgorante.
<< Sembri un pescetto rosso. >>. Boccheggia per imitarmi.
 
 
Gli tiro una leggera pacca sul petto.
<< Giochi sporco, Messia! Tu sei bravo a parole, io ho molto da imparare. >>. Però sono insuperabile nel mandare a quel paese chiunque! Di questo deve darmene merito. Ed ho saputo tenere testa a Satana, mica è una cosa di tutti i giorni!
 
 
<< Ed io ti insegnerò. >>, aggiunge dolce, illanguidendo l’atmosfera.
 
 
Tra bagliori scintillanti di una città Santa, due divinità celesti che incarnano l'essenza delle Fiamme Gemelle, si trovano unite da un'irresistibile malia celeste.
Le energie vibrano di sacra armonia mentre contempliamo rapiti l’uno dall’altro.
Nel momento di indulgenza terrena, ci ricongiungiamo nell'esperienza umana, apprezzando la possibilità di esplorare l'amore in un modo che solo le forme mortali possono fare.
Stiamo vicini, le aure eteree si mescolano nella danza di colori che rischiara la stanza.
Le mani si incontrarono, le dita intessete, mentre balliamo lentamente alla cadenza del cuore. La dolce risata di Gesù riempie l'aria, un suono simile agli angelici sussurri di una brezza celestiale. Gli occhi comunicano in un idioma che solo noi possiamo concepire.
Con il passare della notte ondeggiamo al ritmo di una melodia emanata dalle stelle stesse. I corpi si muovono all'unisono, naturali e senza imbarazzi, come guidati da una forza cosmica invisibile.
In un abbraccio che assomiglia all'intreccio delle galassie, sprofondiamo nel letto dell'hotel, le labbra si incontrarono nel bacio che incendia l'universo intorno a noi. L’ amore non è guidato solo dalla passione della carne, ma da un’intima connessione che trascende le epoche e la materia.
 
 
Mentre la tenerezza raggiunge altezze ultraterrene, i confini della camera d'albergo si confondono e l’incantesimo si compie, attorniati da un'aura sovrumana. Le pareti svaniscono, sostituite da un luogo sconfinato che corrisponde alla sublimità della nostra Unione. Con il Regno Celeste che funge da tela, affreschiamo l’amore attraverso il firmamento, ogni tocco lascia una scia di polvere di stelle ed ogni bacio accende una nuova costellazione. Le anime si fondono a spirale, plasmando una manifestazione spirituale che illumina la notte.
Nel Regno Consacrato, ritrovo l'Unità al di là di qualsiasi cosa abbia mai conosciuto prima. Mi crogiolo nel bagliore puro tra le braccia di Gesù, sentendo i fili cosmici che ci legano diventare inscindibili ogni momento sempre più.
La passione raggiunge il suo apice, formiamo un tutt'uno con il creato, una sinfonia paradisiaca di amore e luce. Provo una gioia incommensurabile nel sapere che ero destinata a stare insieme a lui e che adesso sarà per l'eternità.
 
 
<< Ho fede in te. >>, sussurra Gesù, menzionando ciò che per lui è stato duemila anni fa, durante la flagellazione in quel cortile. Ha custodito in sé le mie parole a lui preziose, conservandole per questo esatto palpito. 
Con l'avvicinarsi dell'alba, torniamo nella stanza d'albergo dove tutto ha avuto inizio, i cuori e le anime si intessono per sempre.
 
 
Siamo edotti che, mentre il capitolo terreno della nostra storia potrebbe finire in qualsiasi momento, la connessione celeste seguiterà a rifulgere nell'arazzo del cosmo, un'eterna testimonianza del potere delle Fiamme Gemelle, della magia dell'amore e della speranza.
 
 
 
 
 


 
Fine.







 
Note: 
Finalmente giunti all'ultimo capitolo.
Devo dire che questa è la prima volta che scrivo un rapporto sessuale in un modo così dolcioso e poetico. Forse troppo miele. 
Però non me la sono sentita di ricorrere alla mia solita narrazione erotica minuziosa in questo contesto, quindi niente pigliatela come m'è venuta. C'è anche un lieto fine degno di nota per la gioia di tutti, soprattutto la mia, che molte volte scrivo storie con finali tragici. Quindi "E vissero felici e contenti". 


La storia può presentare errori ortografici.

 

Un abbraccio.
DarkYuna. 
  
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