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Autore: elenabastet    25/11/2023    2 recensioni
Per celebrare i sessant'anni di Doctor Who e anche la mia iscrizione all'Italian Fan Club ecco un incontro tra lui e Lady Oscar, per mettere insieme due personaggi iconici in una storia che rispetti le atmosfere di entrambi. Il Dottore di cui parlo è il Decimo, interpretato da David Tennant, il mio preferito. In futuro non escludo di scrivere cross over anche con l'Undicesimo e il Dodicesimo.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IL TEMPO DELLA ROSA

 

Rating: Angst, viaggi nel tempo, elementi fantastici, del resto Oscar qui incontra nientemeno che Doctor Who.

Fandom: Lady Oscar.

Note: un omaggio al sessantesimo compleanno di Doctor Who, una delle serie più longeve di sempre, unito a Lady Oscar, la passione di una vita che incontra un qualcosa che ho scoperto negli ultimi anni e che mi ha conquistata. Il Dottore di questa storia è il Decimo, interpretato da David Tennant, non escludo in futuro di far incontrare Oscar con anche altri Dottori successivi o precedenti, ma il mio preferito resta questo.

 

Capitolo IX

Quel giorno di luglio sarebbe stato sicuramente ricordato come una data campale, ma adesso ad Oscar ed André non interessava: si erano battuti con coraggio, accettando il piano dei rivoluzionari di attaccare l’odiata fortezza della Bastiglia.

Questo era stato loro svelato quando era ancora buio, mentre loro due avevano trovato conforto reciproco in un magazzino di stoffe consigliato da Alain, non lontano dalle Tuilieries, dove erano riusciti ad arrivare con gli altri Soldati della Guardia in quella sera del 13 luglio.

Era stato lo stesso Alain a venirli a cercare, bussando alla porta:

“Comandante Oscar! Ci sono novità!”

Oscar e André avevano passato tutta la notte abbracciati, dopo che lei aveva avuto quell’attacco di tosse rivelatore del suo stato di salute. Era arrivato subito dopo che si erano amati di nuovo, dopo averlo atteso per tutto il giorno, in maniera intensa e travolgente. Oscar aveva cercato di nascondere il sangue, di voltarsi, di stare lontana da André, come se fosse possibile.

“Quanto abbiamo per noi?”, le aveva chiesto André, abbracciandola e baciandola, mentre Oscar gli diceva:

“Forse non dovresti starmi così vicino, potrei attaccarti la mia malattia e moriresti anche tu… Sei mesi, probabilmente, se mi tolgo dalla mischia e cerco una vita più tranquilla. Ma come posso farlo, con tutto quello che c’è da fare e da costruire? Io voglio un mondo migliore per tutti, per te innanzitutto.”

“Fallo per me, Oscar, non voglio perdere nessun momento ancora da passare con te. Non posso pensare di vederti morire...”

Si erano amati di nuovo in quella notte che poteva essere l’ultima, con dolcezza e disperazione e in quel momento si stavano riposando.

Alain aveva rispettato la loro intimità entrando solo quando loro avevano aperto la porta, ma aveva comunicato cosa era emerso nelle riunioni di quella notte:

“Il comandante de Launay ha puntato i cannoni della Bastiglia su Parigi, sarà una strage. Bernard Chatelet ha deciso che attaccarla può essere una prova di coraggio e di forza, non si possono accettare questi soprusi.”

Oscar aveva accettato la proposta, conosceva di fama de Launay e sapeva che era un uomo crudele e spietato, un pallone gonfiato che nascondeva il suo essere un fallito in prove di forza e di violenza:

“Se mi volete ancora come comandante, io guiderò il fuoco dei cannoni. Ma questa sarà la mia ultima battaglia, comunque vada, vorrei avere un po’ di tempo per me, per stare con André. Lascerò la gloria ad altri.”

“Certo, comandante”, aveva detto Alain, commosso ed ammirato.

Più tardi, André l’aveva preso da parte e gli aveva parlato della malattia di Oscar:

“Anche se oggi dovessimo vincere, lei è condannata da un male incurabile. Ha la tisi, le resa poco da vivere, lei è la mia anima, il mio cuore, il mio sole e la perderò..”

“Te l’avevo detto che era pallida e che l’avevo sentita tossire. Mi spiace...”

Alain aveva abbracciato l’amico e aveva accolto le sue lacrime.

“Non posso vivere senza di lei, non posso pensare di vederla morire… “

 

Poi era venuto il momento dell’attacco: dalla Bastiglia facevano sul serio, sparavano sulle abitazioni e sulle strade. Bernard Chatelet era costernato dal fatto che il popolo di Parigi aveva portato i cannoni ma non sapeva usarli.

Ma a quel punto era arrivata Oscar:

“Mirate sulla parte più alta della fortezza!” ed era iniziato l’inferno, dentro e fuori da quell’antica e odiata prigione.

André aveva dovuto un paio di volte tirarla giù per evitare che si esponesse troppo, là dentro non potevano non notarla, con quei meravigliosi capelli biondi al vento, anche se rovinati dalla polvere da sparo e dal sudore.

Ad un certo punto, era arrivata una raffica di pallottole verso di loro, per fortuna alcuni colombi avevano deviato il tiro, e si era messo Alain in mezzo, rimediando una ferita ad una spalla.

Oscar aveva avuto un attacco di tosse ad un certo punto e si era fatto avanti a sostituirla Pierre Augustin Hulin, un ragazzo coraggioso, anche se non stava molto simpatico ad Alain, lo trovava troppo presuntuoso. Ma lei aveva preso poi di nuovo il suo posto di comando.

Poi, per alcuni istanti interminabili aveva echeggiato un silenzio spaventoso sopra a tutti: ormai la Bastiglia era fortemente danneggiata, in molti si stavano arrampicando sul ponte a levatoio ed entravano dentro, respinti a fatica dagli uomini di de Launay.

Ad un certo punto, dall’alto della torre era apparsa una bandiera bianca: le Guardie svizzere del marchese de Launay, che prima voleva resistere a tutti i costi e dopo voleva far esplodere la polvere da sparo che c’era nei magazzini della fortezza uccidendo tutti, assedianti e assediati, si erano ribellate e avevano deciso di cedere e porre fine all’assedio.

“Comandante, si sono arresi!”, disse Alain, girandosi e vedendo Oscar che crollava tra le braccia di André.

“Ottimo. Ora André ed io ce ne andiamo”, disse Oscar, “per poco o tanto che abbiamo da vivere vogliamo stare insieme. Salutaci tutti!”

“Ma no, non vi lascio soli, vi accompagno per un pezzo.” Non poteva lasciarli andare, era troppo legato a loro, voleva che fossero felici e avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro.

 

Si erano allontanati pian piano a cavallo dalla piazza della Bastiglia, mentre Pierre Augustin Hulin si prendeva il merito dell’attacco.

“Non vi spiace, comandante? Si ricorderanno di lui e non di voi”, disse Alain.

“Ma se l’è meritato”, aveva detto Oscar, “a me interessa altro, ormai”.

Avevano lasciato Parigi dietro di loro e si erano incamminati in mezzo alla campagna. Ad un tratto, avevano notato una chiesa lungo la strada, con la porta aperta. Dentro, il parroco pregava per i morti degli scontri di quei giorni.

“Vorrei entrare qui, sognavo questo posto per noi”, disse Oscar.

“Anch’io vorrei giurarti qui il mio amore per sempre”, disse André.

Padre Christien accolse quei tre soldati in maniera affabile.

“Noi vorremmo sposarci”, disse André, “vi prego, non possiamo perdere altro tempo.”

“Lo so e sono onorato di unire in matrimonio due eroi. Ma ci va un testimone in più, solo così potrò unirvi davanti a Dio...”

 

Il Tardis aveva girato per un po’ e poi si era materializzato in mezzo ai campi: il Dottore uscì, solo, chiedendosi dove fosse. Era sulla Terra, era estate e non si vedevano segni di modernità.

Ad un tratto, li vide, erano in tre, a cavallo, e due senz’altro li conosceva bene. Scesero da cavallo ed entrarono in una piccola chiesa poco distante. Forse gli era concesso un ultimo saluto a loro due, eppure sapeva come funzionavano i punti fermi nel tempo. Ma quello valeva solo per Rose, che non c’era ancora e che ci sarebbe a questo punto forse stata.

Il Dottore entrò dentro l’edificio e li vide vicino all’altare, intenti a pregare. Il parroco era poco lontano, così come l’altro soldato, che ad un tratto lo notò.

“Ehi, è arrivato qualcuno!”, disse Alain.

“Ma è il Dottore!”, disse Oscar.

“Lo conoscete?”, chiese Alain.

“Sì, è uno scienziato viaggiatore, ci è capitato ogni tanto di incontrarlo in questi anni”, rispose André.

Il Dottore annuì in silenzio. Se avessero saputo tutta la storia… ma forse era meglio così, per loro lui era uno strano confidente che ogni tanto compariva, li aveva visti crescere e forse li aveva salvati, anche se non era stato lui...

“Volete far loro da testimone di nozze?”, chiese il parroco.

Il Dottore guardò Oscar e André, lusingato:

“Io desidero solo una semplice cerimonia in questa chiesetta”, disse Oscar, “e poi passare tutto il tempo che mi resta con il mio André. Non ci conosciamo bene, Dottore, ma ci fareste comunque un onore, mi avete sempre dato una buona impressione...”

“E per me è uguale, dove c’è Oscar ci sono anch’io”, disse André.

Il Dottore sentì i suoi occhi che pizzicavano per la commozione. Alain gli si avvicinò e gli disse piano:

“Siete un Dottore, vero? Stanno male, sapete, hanno così poco tempo da stare insieme… non riuscite a curarli, vero? Ma almeno fate loro da testimone!”

“Ma in questo caso sì”, disse il Dottore avvicinandosi. In un lampo, tirò fuori il cacciavite sonico e lo puntò su Oscar e André. Ci fu come una saetta di luce, strana, poi tutto tornò normale.

“Chissà cosa è stato”, disse padre Christien.

“Già”, fece André ma di colpo vide chiaramente il foglio del registro che doveva firmare, mentre Oscar non sentì più quel peso sul petto e quella febbre che la debilitava.

Ormai la sera era scesa su quel giorno che sarebbe passato alla storia. Uscirono dalla chiesa:

“Ora vi devo salutare”, disse il Dottore ad Oscar e André.

“Vi ringraziamo molto, magari ci vedremo ancora”, disse Oscar.

“Magari sì o forse no”, rispose il Dottore.

“Ma voi siete Dottore chi?” chiese Alain mentre lui si allontanava, per la prima volta più sereno da quando aveva perso la sua Rose. Poco lontano, entrò nel Tardis che si rimise in moto. Chissà dove l’avrebbe portato stavolta, lì in Francia si preparavano tempi duri e chissà che Rose era salva davvero. Non ne aveva la certezza e questo lo tormentava. Ma sapeva di aver contribuito a qualcosa di importante e questo nessuno gliela poteva togliere.

 

  
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