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Autore: elenabastet    26/11/2023    3 recensioni
Per celebrare i sessant'anni di Doctor Who e anche la mia iscrizione all'Italian Fan Club ecco un incontro tra lui e Lady Oscar, per mettere insieme due personaggi iconici in una storia che rispetti le atmosfere di entrambi. Il Dottore di cui parlo è il Decimo, interpretato da David Tennant, il mio preferito. In futuro non escludo di scrivere cross over anche con l'Undicesimo e il Dodicesimo.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IL TEMPO DELLA ROSA

 

Rating: Angst, viaggi nel tempo, elementi fantastici, del resto Oscar qui incontra nientemeno che Doctor Who.

Fandom: Lady Oscar.

Note: un omaggio al sessantesimo compleanno di Doctor Who, una delle serie più longeve di sempre, unito a Lady Oscar, la passione di una vita che incontra un qualcosa che ho scoperto negli ultimi anni e che mi ha conquistata. Il Dottore di questa storia è il Decimo, interpretato da David Tennant, non escludo in futuro di far incontrare Oscar con anche altri Dottori successivi o precedenti, ma il mio preferito resta questo.

 

Epilogo

Era decisamente tornato nella cosiddetta era contemporanea della Terra: il Dottore lo capì subito questo prima di scendere, dal rumore inconfondibile di automobili e mezzi motorizzati simili. Poi si affacciò dal Tardis, che era planato in una radura in cui stava nascosto in mezzo agli alberi, e si trovò di fronte ad una bella strada trafficata, con gente vestita con le fogge di abiti a cavallo dei due Millenni, con in mano l’immancabile cellulare per fare fotografie o anche qualche macchina fotografica tradizionale.

Però quel luogo aveva qualcosa di familiare, non era stato troppo deturpato dalla cosiddetta modernità: dall’altro lato della via, una recinzione antica ma in ottimo stato avvolgeva uno splendido parco. Il Dottore si mescolò a chi stava andando verso l’ingresso di quel bel parco, in una giornata piena di sole, dove sentiva la voglia di vivere degli altri intorno a sé. Lui non l’aveva ancora ritrovata.

Di fronte al cancello, imponente e suggestivo, si bloccò, riconoscendo il posto: era palazzo Jarjayes, dove erano vissuti Oscar e André, ormai oltre duecento anni prima, e dove forse era nata Rose, la sua companion mancata, di cui sentiva la mancanza. Sempre che poi fosse davvero esistita e il suo sacrificio fosse servito a qualcosa.

Percorse il viale verso il palazzo, guardandosi attorno: era tutto conservato molto bene, riconobbe i posti che aveva visto le volte precedenti che era venuto, lo sfondo dei duelli tra Oscar e André, delle loro giornate, delle loro vite. Chissà cosa era stato poi di loro, lui aveva fatto quello che poteva e Rose ancora di più.

Al posto della scuderia c’era una caffetteria con l’insegna Le prelibatezze di Marie Marron Glacé. Il Dottore ci fece un giro, scoprendo nello stesso edificio anche l’esistenza di uno shop, colorato e ricco di bel materiale. E di colpo si fermò.

Di fronte a lui c’era una pila di libri, La storia della Rosa di Versailles di Rose Grandier, con in copertina il ritratto settecentesco di un biondo cavaliere vestito da Marte, in cui il Dottore riconobbe Oscar.

Lo stesso ritratto era su cartoline, magneti per frigoriferi, panni per pulire gli occhiali, tappetini per il mouse, cover per cellulari, tovagliette, poster, segnalibri, magliette e non solo. C’erano poi altri libri, sempre in tema Settecento e dintorni, forse era davvero cambiato qualcosa. Il Dottore acquistò il libro di Rose, allora aveva vissuto, allora ce l’aveva fatta, sempre che non fosse un’omonima.

Il Dottore uscì emozionato dalla caffetteria e bookshop e si accodò ai visitatori del castello: il percorso all’interno iniziava da un salotto, in cui troneggiava lo stesso quadro presente su tutti i gadget. Quanto somigliava a Oscar Rose… si vedeva al volo che erano madre e figlia, chissà se erano riuscite a vivere insieme per un po’, chissà se anche André era stato con loro. Avrebbe dovuto capire prima il loro legame, ma era troppo ancora addolorato e distratto per l’altra sua Rose e forse non ci sarebbe stata quella separazione così dolorosa. Ma Rose gli aveva detto che non c’era altro modo...

Girò per un po’ in quelle stanze, piene di Storia ma anche di vita, e ad un tratto sentì una visitatrice dire alla sua bambina:

“Sai, Sophie? Qui vivono i discendenti di quella donna guerriera che abitava qui nel Settecento, non è bellissimo?”

Il Dottore decise che era arrivato il momento di partire e si diresse verso l’uscita, voleva recuperare il Tardis e capire dove l’avrebbe portato stavolta.

Qualcuno lo stava seguendo, con discrezione ma decisione, lungo il viale che portava fuori, sull’attraversamento e poi verso la radura di alberi dove c’era il Tardis.

Il Dottore era quasi arrivato alla sua astronave quando si sentì chiamare:

“Dottore! Ma non ci posso credere, allora siete davvero voi!”

Si girò, di fronte a lui c’era un ragazzo di una ventina d’anni, dai capelli biondi e gli occhi verdi, una Rose al maschile.

“Posso esservi utile?”, chiese lui.

“Io conosco tutto di voi, le vostre imprese sono famose qui sulla Terra, la Guerra del Tempo, il contrasto ai Dalek e ai Cybermen… ma voi siete legato alla mia famiglia da tanto, noi abbiamo un conto in sospeso con voi!”

Il Dottore restò perplesso:

“In che senso?”

“Niente di grave, dobbiamo tener fede ad una promessa. Sapete, io mi chiamo Alain Grandier, io so che avete incontrato a suo tempo i miei antenati, voi in fondo viaggiate nel tempo e nello spazio...”

Già, per loro, i terrestri, erano passati oltre due secoli e tutto quello che era successo era stato tramandato da racconti e documenti, ma non c’era più nessuno di vivo a raccontarlo.

Ma lui ricordava Rose come se l’avesse appena incontrata e anche Oscar e André. Sentì entrambi i suoi cuori stretti da una morsa di rimpianto.

“Ecco, Dottore, il conto in sospeso che la mia famiglia ha con voi è consegnarvi questa lettera. Viene da una mia ava, Rose Grandier, ha lasciato tramandato ai suoi discendenti di darvela il giorno che vi avessimo incontrato. Sappiate che sarete sempre il benvenuto nella casa della mia famiglia, siete un grande! Buon viaggio Dottore!”

 

Il Dottore si schernì e prese la lettera, chiaramente scritta oltre un secolo prima.

La data era 14 luglio 1875.

“Caro Dottore,

così avevi ragione tu, facendo quella cosa che ha salvato i miei genitori si è creato un punto fermo nel tempo e non abbiamo più potuto incontrarci. Avrei tanto voluto viaggiare con te, essere la tua Companion, anche se di sicuro non avrei cancellato il ricordo della tua amata Rose. Tu mi eri davvero simpatico, eri un vero amico ed è stato bello incontrarti.

Voglio dirti grazie Dottore, perché tu mi hai aiutata a salvare i miei genitori e hai quindi permesso che loro vivessero, che io nascessi e vivessi, insieme a mio fratello e a mia sorella. Il loro era un amore così grande e per quell’amore valeva la pena di sfidare le leggi del Tempo e dello Spazio, e solo un eroe poteva farlo. So anche che hai fatto molto altro per i miei genitori, perché hai permesso loro di poter avere una vita lunga insieme, guarendoli dalle loro malattie. Loro si ricordavano di te, del Dottore, il Dottore di cui non avevano mai saputo il nome, e abbiamo passato tante serate d’inverno a raccontarci storie su di te, quando eravamo bambini e ragazzini, e poi da grandi le abbiamo raccontate ai nostri figli e nipoti.

Oscar François de Jarjayes e André Grandier hanno avuto una vita lunga, appassionata e felice insieme, si sono amati per sempre e si amano dove sono anche adesso, oltre le stelle e oltre il tempo: sai, mio padre è morto poco prima della mamma, lo stesso giorno, li abbiamo trovati addormentati insieme. Ma prima hanno avuto tante avventure e ho scritto un libro su di loro, magari un giorno lo leggerai, dopo aver trovato queste righe.

Grazie Dottore, anche tu sei un eroe, come i miei genitori, quello che hai fatto è incredibile, hai cambiato il mondo, hai cambiato un destino prestabilito, hai reso possibile quello che era impossibile. Gli eroi non si arrendono, gli eroi continuano a lottare e gli eroi alla fine vincono. So che sei triste per aver perso la tua Rose, so quanto può essere grande l’amore e quanto è tragico perderlo, ma tu hai salvato l’amore e i sogni di altri. Io sono viva grazie a te, io che ero la ragazza che non doveva esistere sono diventata una persona reale grazie alle tue imprese.

Sono stata la ragazza che tu ricordi, mi mettevo anch’io l’uniforme come mia madre, che non l’ha mai smessa, e ora non mi riconosceresti più da quanto sono cambiata. Ma so che ti sono debitrice di tutta la mia vita e non so davvero cosa darti in cambio. Non mollare mai Dottore, il mondo ha bisogno di eroi, eroi come i miei genitori, ma anche come te. Ciao Dottore, spero che questa lettera ti arrivi un giorno in mano, tu sei importante, tu devi continuare ad esserci, tu porti vita invece che morte, speranza invece che disperazione, salvezza invece che perdita. Non lasciarci mai, il tempo, lo spazio e l’universo avranno sempre bisogno del Dottore

La tua Rose Grandier, companion mancata, il mio unico rimpianto.”

 

Le ultime parole della lettera furono lette dal Dottore con gli occhi appannati, forse peggio di come li aveva avuti André Grandier in un periodo della sua vita. Lui aveva salvato Rose e i suoi genitori, ma loro avevano salvato lui. Ora sapeva che non doveva più lasciarsi sopraffare dal dolore. Guardò la console del Tardis, consapevole che cento ad uno era stata la sua astronave, in qualche modo ad attirare quello su di lui, Rose e tutto il mondo che lui aveva reso possibile, tutte le vite che aveva salvato.

“Bene, Tardis, e ora ripartiamo”, disse. Guardò il libro di Rose, senz’altro avrebbe avuto un altro compagno per i momenti di solitudine. Ma c’era ancora molto da fare e lui lo sapeva, lo sapeva bene.

 

 

  
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