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Autore: Kitsune no Pao    17/09/2009    3 recensioni
Ataru Moroboshi si ritrova nei panni del rivale Shutaro Mendo! Una ghiotta occasione di vivere il lusso da lui sempre invidiato all'amico-nemico...e se il prezzo fosse Lamù? Fanfiction dedicata ai " sensei " Achille88 ed Andy Grim, le cui storie hanno acceso in me la voglia, facendomi sognare!^^
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Lamù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Casa Moroboshi; l'alba.

Shutaro Mendo, incapace di prendere sonno, studiava con attenzione l’arma con cui aveva assorbito la maggior parte dei sentimenti che l’aliena provava verso lo sciocco terrestre suo coetaneo.

Fissare le lucide superfici metalliche lo fece scivolare nei ricordi...

Appena dopo il fattaccio accaduto la sera del compleanno  e la fuga dalla tenuta  Mendo,  Lamù era volata a bordo della sua navicella ed era pronta a schizzare nello spazio infinito ( dimenticando Ten sulla terra ), quando Shutaro  gli impedì la partenza piazzandosi di fronte all’Ufo con il suo Harrier , il bellissimo caccia a decollo verticale in grado si stazionare immobile sospeso nell’aria.

Ripensare agli eventi di quella sera lo turbò e sentì un brivido gelato corrergli giù per la schiena; rigirò l' arma simile ad un revolver di grosso calibro ed osservò attentamente il liquido contenuto nella boccetta collocata al posto del tamburo.

La ripose nel cassetto della piccola scrivania e sospirò, guardando oltre la finestra la navicella dove Lamù probabilmente dormiva.

Ripassò mentalmente le parole che aveva detto alla bella aliena, mentre con rapide virate del suo Harrier gli bloccava la via e lei minacciava di abbatterlo.

“ E’ stato un gesto inconsulto!!” Aveva sbraitato dalla cabina aperta del suo aviogetto “ Ataru non voleva sicuramente colpirti, era ubriaco, Lamù!!” Gridò ancora con più convinzione.

“ Non sono affari tuoi!” Aveva urlato in risposta l’aliena, dopo aver fermato l'ufo apparendo da un'apertura nella fiancata,con le lacrime che rotolavano giù dalle guance “ Ho capito che non mi farò mai largo nel cuore di un simile individuo e me ne voglio andare! E’ come ha detto lui, sono solo un fastidio, un impiccio, un problema!!!” Esclamò  poi  coprendosi la guancia destra,  lievemente gonfia e tumefatta, con la mano.

“ NO!!” tuonò allora Shutaro “ Non puoi, non puoi buttare via tutto solo per una sfuriata, ne avete passate tante e passerà anche questa!! Ataru capirà il suo errore e ti chiederà scu…” si fermò, pensando che scusa, Ataru, non l’avrebbe mai chiesto in nessun caso, stupido ed orgoglioso com’era.

“ Lasciami passare…sussurò Lamù  fra i singhiozzi, nascondendo il viso nelle mani.

“ No.” Rispose asciutto Shutaro.

“ Ti prego, Shu…lasciami andare via, ti prego…” continuò lei, con una disperazione tale nella voce e nei sussulti dell’addome  che a Shutaro si sciolse il cuore e gli salirono le lacrime agli occhi.

No…” bisbigliò allora lui, col respiro spezzato.

…p-perché…Perché? PERCHE’!!!” Gridò in preda all’ira la bella Oni, stringendosi grosse ciocche di capelli nei pugni chiusi.

“ Perché non voglio, perché non potrei svegliarmi domani sapendo che non ti rivedrei mai più!! Perché anche se non sei mia io ti amo!” Riuscì a dire Shutaro, con la voce che passava a fatica dalla gola a causa del magone.

Lamù lo guardò fisso tenendo il fiato, i suoi occhi erano stupiti per la dichiarazione improvvisa, ma ne felici ne increduli. Scese nel suo ufo e riapparve dopo poco impugnando un grosso revolver. Raggiunse volando l’abitacolo di Shu e si strappò un capello, infilandolo nell’impugnatura dell’arma.

“ Questa risucchia i sentimenti “ disse lei meccanicamente, puntandogli addosso l’arma “…assorbirò ciò che provi per me, così non dovrai soffrire a causa mia…mi spiace tanto, Shutaro Mendo, grazie di tutto.”

Stava per premere il grilletto, Lamù, ma Shutaro scostò l’arma dal suo corpo mentre un idea gli balenava in testa.

“ Ma certo, useremo questa!”

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Dimora Mendo, stanza dei sotterranei adibita a sala delle interrogazioni.

Ataru Moroboshi stava seduto su una seggiola.

Le quattro pareti bianche attorno a lui sembravano roteare leggermente, mentre con una fitta dolorosa riprendeva coscienza di se.

Una porta si Aprì ed il signor Mendo entrò, accomodandosi su una seggiola posta in fronte a lui.

Ataru non era riuscito nel suo intento di vedere il filmato che avrebbe fatto  luce ( a quanto detto dal misterioso individuo della torre della scuola ) sul mistero dello scambio;  proprio mentre l'addetto alla videosorveglianza stava scorrendo la fila di videocassette in cerca di quella giusta la luce era mancata, tutta l'apparecchiatura si era spenta e da una botola nel soffitto qualcuno era piombato giù, colpendolo alla nuca con forza tale da fargli perdere i sensi.

Però, durante il lungo buio dello svenimento aveva ricordato ogni cosa, anzi, più corretto sarebbe dire che l'aveva 'rivissuta'  come spettatore esterno, come una sorta di avvoltoio appollaiato su un alto ramo: la festa di compleanno organizzata da Shu nella sua dimora, il suo arrivo con Lamù al seguito, tutti i compagni invitati...poi s'era allontanato in cerca del bagno ed invece era finito nella cantina, zeppa di bottiglie di sakè molto preziose.

Di li a scolarsene un paio era stato un attimo, come un attimo aveva impiegato a mettersi a fare il cretino - come suo solito - con le ragazze presenti.

Shinobu, Benten, Sakura e la sorella di Mendo, le compagne di classe...poi come al solito erano cominciate le sfuriate di Lamù, spalleggiata da quel damerino di Shutaro Mendo.

Ma la faccenda aveva preso una brutta piega, Lamù urlava coi canini bene in mostra ed Ataru ribatteva alzando di più la voce, finchè la Oni non pensò bene di fulminarlo seduta stante ed il ragazzo rimase tramortito dalla violenza della scarica, così cominciò ad accusare Lamù con rabbia, con foga inaudita di essere una violenta, una pazza, un mostro venuto dallo spazio solo per rendere la sua  già orribile vita un vero inferno. Fracassò al suolo la bottiglia mezza vuota di sakè e rovesciò il tavolo colmo di dolci, creando sgomento fra i presenti. Fu allora che Shutaro, da buon padrone di casa, intervenne ed Ataru iniziò una feroce discussione anche col coetaneo, accusandolo di essere null'altro che un figlio di papà, una bella confezione vuota, un burattino, un lecchino, uno che senza la fortuna di nascere sotto una buona stella e con un cognome importante non sarebbe mai diventato nessuno. Gli urlò che era facile giudicare dall'alto della sua classe sociale, gli urlò che gli faceva schifo, come gli faceva schifo quella festa; come gli faceva schifo la sua stessa esistenza.

Lamù piangendo cercò di abbracciare il suo amato alle spalle  per placare quelle escandescenze orribili...ma Ataru, voltandosi nervosamente per allontanarla, la colpì in pieno viso col palmo della mano.

Cadde il silenzio su tutti i presenti, rotto solo dai respiri affannosi dell'ubriaco, che barcollando non sapeva se aiutare Lamù a rialzarsi o scappare via. Shutaro lo osservava straniato, come il resto degli invitati...fu Ataru a prendere il coraggio di parlare, ma solo per aggiungere male al male.

" Non credere..." ringhiò all'amata " non credere che io non sappia che tu stai al mio fianco solo per complicarmi la vita, per vendicarti di averti sconfitta quel giorno di quattro anni fa. Altro che amore, altro che tesoruccio..." singhiozzò rumorosamente "...io ti odio, Lamù, ti odio perchè ogni giorno cerchi di ingannarmi, di illudermi col tuo amore, solo per ferirmi di più quando te ne andrai, solo per vedermi disperato e sentirti appagata!!" Shutaro sguainò la katana, reso folle da quelle terribili parole e la puntò all'addome di Ataru.

" Fallo, maledetto!" urlò fuori di se Ataru "...credi che abbia paura? Sarebbe sorte migliore di quella che mi spetta ora!"

Lamù si, la bella acconciatura era sciolta ed i capelli gli ricadevano sulle spalle, celandogli parte del viso.

" Tu non sei che un male, non sei che un peso e lo sei sempre stata!!" gli urlò Ataru.

Shutarò gridò " BASTA!!!" con gli occhi rossi di lacrime.

" Addio, tesoruccio adorato...come hai detto tu, non volevo che vendetta, sono sempre stata solo un peso? Bene, sono contenta...ma ora basta, basta così."

Si avviò con passo rapido verso l'uscita, mentre gli ospiti con occhi bassi cominciavano la lunga e silenziosa processione per abbandonare la 'festa', lanciando furtive occhiate ad Ataru, ora inginocchiato al suolo.

Shutaro guardò con interesse il collo di Ataru stringendo saldamente l'impugnatura dell'affilata spada, poi scaraventò l'arma lontano con  un grido e corse dietro a Lamù.

 

' E' stata lei ' pensò cupo Ataru ' a fare lo scambio. Dopo  aver ricordato ne ho la certezza. Ha preso Shutaro con se...come biasimarla? Sarà un figlio di papà ma è educato e gentile, ha tutte le qualità che mancano a me. Con lui sarà felice, a me basterà prendere il posto di Shutaro ed amarla da lontano come faceva lui. Direi che lo scambio è perfetto...ha voluto regalarmi la vita che non avrei mai avuto, una vita di agi e ricchezza...e di solitudine. Sta bene così...'

Sollevò nuovamente gli occhi in quelli severi del signor Mendo, ma ancora non riuscì a sostenere lo sguardo.

Gli venne un forte impulso di abbandonarsi ad un pianto disperato ma riuscì a trattenersi con una promessa:

'No!' pensò 'non rinuncio così! Gli dimostrerò che posso essere meglio dell'uomo con cui mi ha sostituito, gli dimostrerò che nessuno l'amerà mai come l'amerò io, gli dimostrerò che cambierò, unicamente per lei...allora lei tornerà mia e tutto sarà come prima. Gli farò conoscere l'Ataru Moroboshi che non ha mai conosciuto nessuno!'

Piantò occhi fiammeggianti in quelli freddi del signor Mendo, che inarcò un sopracciglio:

" Embè figliolo? Ti sembra una cosa intelligente il trambusto che hai fatto in questa giornata? Fatico a riconoscerti, Shutaro, penso addirittura che tu non sia più tu...ed in verità, ti dirò, che mi fai parecchia pena, ti comporti come un selvaggio e..."

" Perdonami, padre!" sbottò Ataru, prima che gli occhi gli si gonfiassero di lacrime " Cambierò, migliorerò, te lo prometto, ma tu aiutami perché non so come fare!" e così dicendo si abbandonò al pianto.

 

 

Ormai il sole era sorto completamente, tingendo il mondo dei suoi caldi colori.

Shutaro si affacciò alla finestra ad attendere la comparsa di Lamù , che arrivò in breve planando dolcemente dal suo ufo.

" Ogni mattina mi aspetti qui, Shu-chan, sei davvero gentile..."

" Non è nulla, sarebbe scortese il contrario, semmai!" rispose il giovine con un sorriso, ma alla Oni non sfuggirono le grosse occhiaie bluastre sul viso di lui.

" Ancora hai passato la notte sveglio?" domandò lei.

" Ripensavo a quando ho usato la tua arma per risucchiarti i sentimenti verso Ataru, trovare un suo capello è stato facile in camera sua ma...mi chiedo se ciò che stiamo facendo avrà un risvolto positivo o meno, o se sarà inutile...mi sento in colpa per averti trattenuta qui anche se già avevi contattato tuo padre avvertendolo del tuo ritorno. Non dimenticherò facilmente la sua espressione spaventata, su quel monitor, vedendo la tua disperazione... le mille domande che mi ha fatto, ed anche la vergogna per avergli mentito...non credo sia corretto tenerlo all'oscuro della causa del tuo dolore, sicuramente sarà in pena..."

Lamù lo zittì appoggiandogli l'indice sulle labbra:

" Non preoccuparti, mio padre è abituato ai miei capricci...non gli ho detto che mi ha colpito inavvertitamente perché altrimenti sarebbe giunto fin  qui per radere al suolo Tomobiki " Shutaro impallidì al pensiero "... ma ora mi sento davvero bene, te lo assicuro, probabilmente anche grazie all'aspira-emozioni. Ti dirò che in fondo mi sto divertendo, è così innaturale vederti in abiti qualunque!" e si esibì in uno stupendo sorriso che tolse il fiato a Shutaro.

" Ops!" esclamò poi Lamù " ho dimenticato una cosa all'ufo, torno subito!"

" Ti attendo in sala con i genitori, non tardare troppo altrimenti la colazione si fredda!" gli urlò Shutaro.

 

Ataru crollò esausto sul letto, mentre nel giardino tutti i soldati e le guardie stavano facendo flessioni su flessioni come punizione per la brutta performance notturna, guardati a vista dal signor Mendo e dal Generale.

" Prima abbiamo lavorato una notte intera per avvisare tutta la città del piano di scambio di Shutaro, ed ora ci tocca questo..." si lamentava un soldato.

" Taci " gli rispose un commilitone, ansimando " non si deve parlare del preparativo...ma credimi, io dico che il padroncino lo fa solo per stare appiccicato a quella gran donna di un'aliena...altro che aiutare un amico, lo vuole fregare, l'amico!"

 

 

Lamù entrò nel suo ufo, accese il supercomputer e digitò rapidamente sulla tastiera.

L'apparecchio gli chiese stizzito come mai rivangava quella vecchia ricerca sul suo uomo perfetto e lei lo ignorò, finché sullo schermo non apparve nuovamente il risultato, ovvero il volto di Shutaro Mendo.

Poi uscì canticchiando.

Trovò Shutaro ed i Coniugi Moroboshi accomodati a tavola, salutò tutti e prese posto a fianco del ragazzo.

Shutaro guardava tristemente la ciottola di riso lesso e la zuppa di miso, forse memore delle ricche colazioni di casa sua; Lamù lo riscosse con un colpo di gomito e gli sorrise debolmente.

“ Ci rendiamo conto che per lei questa è una ben misera colazione ma…” disse timidamente la signora Moroboshi, mentre il marito se ne stava immerso nel quotidiano spalancato davanti al viso.

“ Nient’affatto.” Rispose il ragazzo “ la tradizionale colazione giapponese comprende appunto una ciottola di riso lesso condito con alga e la zuppa di miso, più un bicchiere di sakè…è curioso come, pur sapendo ciò ed essendo io molto attento alle tradizioni, solo qui nella vostra dimora ho trovato utile ed interessante rispettare l’usanza…

Consumò gli alimenti e si alzò, con un inchino ringraziò per la colazione e si avviò a scuola seguito dalla Oni.

Fuori dall’uscio i caldi raggi solari di mezza primavera tagliavano l’aria ancora fresca ed al giovane parevano una benedizione dal cielo.

Ogni cosa era bella solo se la viveva con Lamù al suo fianco; come sarebbe potuto tornare alla vita di prima?

 

 

  
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