Casa Moroboshi;
l'alba.
Shutaro Mendo, incapace di prendere sonno, studiava
con attenzione l’arma con cui aveva assorbito la maggior parte dei sentimenti
che l’aliena provava verso lo sciocco terrestre suo coetaneo.
Fissare le lucide superfici metalliche lo
fece scivolare nei ricordi...
Appena dopo il fattaccio accaduto la sera
del compleanno e la fuga dalla
tenuta Mendo, Lamù era volata a bordo della sua navicella ed
era pronta a schizzare nello spazio infinito ( dimenticando Ten sulla terra ),
quando Shutaro gli impedì la partenza piazzandosi di fronte
all’Ufo con il suo Harrier , il bellissimo caccia a
decollo verticale in grado si stazionare immobile sospeso nell’aria.
Ripensare agli eventi di quella sera lo
turbò e sentì un brivido gelato corrergli giù per la schiena; rigirò l' arma
simile ad un revolver di grosso calibro ed osservò attentamente il liquido
contenuto nella boccetta collocata al posto del tamburo.
La ripose nel cassetto della piccola
scrivania e sospirò, guardando oltre la finestra la navicella dove Lamù
probabilmente dormiva.
Ripassò mentalmente le parole che aveva
detto alla bella aliena, mentre con rapide virate del suo Harrier
gli bloccava la via e lei minacciava di abbatterlo.
“ E’ stato un gesto inconsulto!!” Aveva
sbraitato dalla cabina aperta del suo aviogetto “ Ataru
non voleva sicuramente colpirti, era ubriaco, Lamù!!” Gridò ancora con più
convinzione.
“ Non sono affari tuoi!” Aveva urlato in
risposta l’aliena, dopo aver fermato l'ufo apparendo da un'apertura nella
fiancata,con le lacrime che rotolavano giù dalle guance “ Ho capito che non mi
farò mai largo nel cuore di un simile individuo e me ne voglio andare! E’ come
ha detto lui, sono solo un fastidio, un impiccio, un problema!!!” Esclamò poi coprendosi la guancia destra, lievemente gonfia e tumefatta, con la mano.
“ NO!!” tuonò allora Shutaro
“ Non puoi, non puoi buttare via tutto solo per una sfuriata, ne avete passate
tante e passerà anche questa!! Ataru capirà il suo
errore e ti chiederà scu…” si fermò, pensando che
scusa, Ataru, non l’avrebbe mai chiesto in nessun
caso, stupido ed orgoglioso com’era.
“ Lasciami passare…”
sussurò Lamù
fra i singhiozzi, nascondendo il viso nelle mani.
“ No.” Rispose asciutto Shutaro.
“ Ti prego, Shu…lasciami
andare via, ti prego…” continuò lei, con una
disperazione tale nella voce e nei sussulti dell’addome che a Shutaro si
sciolse il cuore e gli salirono le lacrime agli occhi.
“ No…”
bisbigliò allora lui, col respiro spezzato.
“ …p-perché…Perché?
PERCHE’!!!” Gridò in preda all’ira la bella Oni,
stringendosi grosse ciocche di capelli nei pugni chiusi.
“ Perché non voglio, perché non potrei
svegliarmi domani sapendo che non ti rivedrei mai più!! Perché anche se non sei
mia io ti amo!” Riuscì a dire Shutaro, con la voce
che passava a fatica dalla gola a causa del magone.
Lamù lo guardò fisso tenendo il fiato, i
suoi occhi erano stupiti per la dichiarazione improvvisa, ma ne felici ne
increduli. Scese nel suo ufo e riapparve dopo poco impugnando un grosso
revolver. Raggiunse volando l’abitacolo di Shu e si
strappò un capello, infilandolo nell’impugnatura dell’arma.
“ Questa risucchia i sentimenti “ disse
lei meccanicamente, puntandogli addosso l’arma “…assorbirò
ciò che provi per me, così non dovrai soffrire a causa mia…mi
spiace tanto, Shutaro Mendo,
grazie di tutto.”
Stava per premere il grilletto, Lamù, ma Shutaro scostò l’arma dal suo corpo mentre un idea gli
balenava in testa.
“ Ma certo, useremo questa!”
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Dimora Mendo,
stanza dei sotterranei adibita a sala delle interrogazioni.
Ataru Moroboshi stava seduto su una seggiola.
Le quattro pareti bianche attorno a lui
sembravano roteare leggermente, mentre con una fitta dolorosa riprendeva
coscienza di se.
Una porta si Aprì ed il signor Mendo entrò, accomodandosi su una seggiola posta in fronte
a lui.
Ataru non era riuscito nel suo intento di vedere il filmato che avrebbe
fatto luce ( a quanto detto dal
misterioso individuo della torre della scuola ) sul mistero dello scambio; proprio mentre l'addetto alla
videosorveglianza stava scorrendo la fila di videocassette in cerca di quella
giusta la luce era mancata, tutta l'apparecchiatura si era spenta e da una
botola nel soffitto qualcuno era piombato giù, colpendolo alla nuca con forza
tale da fargli perdere i sensi.
Però, durante il lungo buio dello svenimento
aveva ricordato ogni cosa, anzi, più corretto sarebbe dire che l'aveva
'rivissuta' come spettatore esterno,
come una sorta di avvoltoio appollaiato su un alto ramo: la festa di compleanno
organizzata da Shu nella sua dimora, il suo arrivo
con Lamù al seguito, tutti i compagni invitati...poi s'era allontanato in cerca
del bagno ed invece era finito nella cantina, zeppa di bottiglie di sakè molto
preziose.
Di li a scolarsene
un paio era stato un attimo, come un attimo aveva impiegato a mettersi a fare
il cretino - come suo solito - con le ragazze presenti.
Shinobu, Benten, Sakura e la sorella di Mendo, le compagne di classe...poi come al solito erano
cominciate le sfuriate di Lamù, spalleggiata da quel damerino di Shutaro Mendo.
Ma la faccenda aveva preso una brutta
piega, Lamù urlava coi canini bene in mostra ed Ataru
ribatteva alzando di più la voce, finchè la Oni non pensò bene di fulminarlo seduta stante ed il
ragazzo rimase tramortito dalla violenza della scarica, così cominciò ad accusare
Lamù con rabbia, con foga inaudita di essere una violenta, una pazza, un mostro
venuto dallo spazio solo per rendere la sua già orribile vita un vero inferno. Fracassò al
suolo la bottiglia mezza vuota di sakè e rovesciò il tavolo colmo di dolci,
creando sgomento fra i presenti. Fu allora che Shutaro,
da buon padrone di casa, intervenne ed Ataru iniziò
una feroce discussione anche col coetaneo, accusandolo di essere null'altro che
un figlio di papà, una bella confezione vuota, un burattino, un lecchino, uno
che senza la fortuna di nascere sotto una buona stella e con un cognome
importante non sarebbe mai diventato nessuno. Gli urlò che era facile giudicare
dall'alto della sua classe sociale, gli urlò che gli faceva schifo, come gli
faceva schifo quella festa; come gli faceva schifo la sua stessa esistenza.
Lamù piangendo cercò di abbracciare il
suo amato alle spalle per placare quelle
escandescenze orribili...ma Ataru, voltandosi
nervosamente per allontanarla, la colpì in pieno viso col palmo della mano.
Cadde il silenzio su tutti i presenti,
rotto solo dai respiri affannosi dell'ubriaco, che barcollando non sapeva se
aiutare Lamù a rialzarsi o scappare via. Shutaro lo
osservava straniato, come il resto degli invitati...fu Ataru
a prendere il coraggio di parlare, ma solo per aggiungere male al male.
" Non credere..." ringhiò
all'amata " non credere che io non sappia che tu stai al mio fianco solo
per complicarmi la vita, per vendicarti di averti sconfitta quel giorno di
quattro anni fa. Altro che amore, altro che tesoruccio..." singhiozzò
rumorosamente "...io ti odio, Lamù, ti odio perchè
ogni giorno cerchi di ingannarmi, di illudermi col tuo amore, solo per ferirmi
di più quando te ne andrai, solo per vedermi disperato e sentirti
appagata!!" Shutaro sguainò la katana, reso
folle da quelle terribili parole e la puntò all'addome di Ataru.
" Fallo, maledetto!" urlò fuori
di se Ataru "...credi che abbia paura? Sarebbe
sorte migliore di quella che mi spetta ora!"
Lamù si, la bella acconciatura era
sciolta ed i capelli gli ricadevano sulle spalle, celandogli parte del viso.
" Tu non sei che un male, non sei
che un peso e lo sei sempre stata!!" gli urlò Ataru.
Shutarò gridò " BASTA!!!" con gli occhi rossi di lacrime.
" Addio, tesoruccio adorato...come
hai detto tu, non volevo che vendetta, sono sempre stata solo un peso? Bene,
sono contenta...ma ora basta, basta così."
Si avviò con passo rapido verso l'uscita,
mentre gli ospiti con occhi bassi cominciavano la lunga e silenziosa
processione per abbandonare la 'festa', lanciando furtive occhiate ad Ataru, ora inginocchiato al suolo.
Shutaro guardò con interesse il collo di Ataru
stringendo saldamente l'impugnatura dell'affilata spada, poi scaraventò l'arma
lontano con un grido e corse dietro a Lamù.
' E' stata lei ' pensò cupo Ataru ' a fare lo scambio. Dopo aver ricordato ne ho la certezza. Ha preso Shutaro con se...come biasimarla? Sarà un figlio di papà ma
è educato e gentile, ha tutte le qualità che mancano a me. Con lui sarà felice,
a me basterà prendere il posto di Shutaro ed amarla
da lontano come faceva lui. Direi che lo scambio è perfetto...ha voluto
regalarmi la vita che non avrei mai avuto, una vita di agi e ricchezza...e di
solitudine. Sta bene così...'
Sollevò nuovamente gli occhi in quelli
severi del signor Mendo, ma ancora non riuscì a
sostenere lo sguardo.
Gli venne un forte impulso di
abbandonarsi ad un pianto disperato ma riuscì a trattenersi con una promessa:
'No!' pensò 'non rinuncio così! Gli
dimostrerò che posso essere meglio dell'uomo con cui mi ha sostituito, gli
dimostrerò che nessuno l'amerà mai come l'amerò io, gli dimostrerò che
cambierò, unicamente per lei...allora lei tornerà mia e tutto sarà come prima.
Gli farò conoscere l'Ataru Moroboshi
che non ha mai conosciuto nessuno!'
Piantò occhi fiammeggianti in quelli
freddi del signor Mendo, che inarcò un sopracciglio:
" Embè
figliolo? Ti sembra una cosa intelligente il trambusto che hai fatto in questa
giornata? Fatico a riconoscerti, Shutaro, penso
addirittura che tu non sia più tu...ed in verità, ti dirò, che mi fai parecchia
pena, ti comporti come un selvaggio e..."
" Perdonami, padre!" sbottò Ataru, prima che gli occhi gli si gonfiassero di lacrime
" Cambierò, migliorerò, te lo prometto, ma tu aiutami perché non so come
fare!" e così dicendo si abbandonò al pianto.
Ormai il sole era sorto completamente,
tingendo il mondo dei suoi caldi colori.
Shutaro si affacciò alla finestra ad attendere la comparsa di Lamù , che
arrivò in breve planando dolcemente dal suo ufo.
" Ogni mattina mi aspetti qui, Shu-chan, sei davvero gentile..."
" Non è nulla, sarebbe scortese il
contrario, semmai!" rispose il giovine con un sorriso, ma alla Oni non sfuggirono le grosse occhiaie bluastre sul viso di
lui.
" Ancora hai passato la notte
sveglio?" domandò lei.
" Ripensavo a quando ho usato la tua
arma per risucchiarti i sentimenti verso Ataru,
trovare un suo capello è stato facile in camera sua ma...mi chiedo se ciò che
stiamo facendo avrà un risvolto positivo o meno, o se sarà inutile...mi sento
in colpa per averti trattenuta qui anche se già avevi contattato tuo padre
avvertendolo del tuo ritorno. Non dimenticherò facilmente la sua espressione
spaventata, su quel monitor, vedendo la tua disperazione... le mille domande
che mi ha fatto, ed anche la vergogna per avergli mentito...non credo sia
corretto tenerlo all'oscuro della causa del tuo dolore, sicuramente sarà in
pena..."
Lamù lo zittì appoggiandogli l'indice
sulle labbra:
" Non preoccuparti, mio padre è
abituato ai miei capricci...non gli ho detto che mi ha colpito inavvertitamente
perché altrimenti sarebbe giunto fin qui
per radere al suolo Tomobiki " Shutaro impallidì al pensiero "... ma ora mi sento
davvero bene, te lo assicuro, probabilmente anche grazie all'aspira-emozioni. Ti dirò che in fondo mi sto divertendo, è
così innaturale vederti in abiti qualunque!" e si esibì in uno stupendo
sorriso che tolse il fiato a Shutaro.
" Ops!"
esclamò poi Lamù " ho dimenticato una cosa all'ufo, torno subito!"
" Ti attendo in sala con i genitori,
non tardare troppo altrimenti la colazione si fredda!" gli urlò Shutaro.
Ataru crollò esausto sul letto, mentre nel giardino tutti i soldati e le
guardie stavano facendo flessioni su flessioni come punizione per la brutta
performance notturna, guardati a vista dal signor Mendo
e dal Generale.
" Prima abbiamo lavorato una notte
intera per avvisare tutta la città del piano di scambio di Shutaro,
ed ora ci tocca questo..." si lamentava un soldato.
" Taci " gli rispose un
commilitone, ansimando " non si deve parlare del preparativo...ma credimi,
io dico che il padroncino lo fa solo per stare appiccicato a quella gran donna
di un'aliena...altro che aiutare un amico, lo vuole fregare, l'amico!"
Lamù entrò nel suo ufo, accese il
supercomputer e digitò rapidamente sulla tastiera.
L'apparecchio gli chiese stizzito come
mai rivangava quella vecchia ricerca sul suo uomo perfetto e lei lo ignorò,
finché sullo schermo non apparve nuovamente il risultato, ovvero il volto di Shutaro Mendo.
Poi uscì canticchiando.
Trovò Shutaro
ed i Coniugi Moroboshi accomodati a tavola, salutò
tutti e prese posto a fianco del ragazzo.
Shutaro guardava tristemente la ciottola di riso lesso e la zuppa di miso, forse memore delle ricche colazioni di casa sua; Lamù
lo riscosse con un colpo di gomito e gli sorrise debolmente.
“ Ci rendiamo conto che per lei questa è
una ben misera colazione ma…” disse timidamente la
signora Moroboshi, mentre il marito se ne stava
immerso nel quotidiano spalancato davanti al viso.
“ Nient’affatto.” Rispose il ragazzo “ la
tradizionale colazione giapponese comprende appunto una ciottola di riso lesso
condito con alga e la zuppa di miso, più un bicchiere
di sakè…è curioso come, pur sapendo ciò ed essendo io
molto attento alle tradizioni, solo qui nella vostra dimora ho trovato utile ed
interessante rispettare l’usanza…”
Consumò gli alimenti e si alzò, con un
inchino ringraziò per la colazione e si avviò a scuola seguito dalla Oni.
Fuori dall’uscio i caldi raggi solari di
mezza primavera tagliavano l’aria ancora fresca ed al giovane parevano una
benedizione dal cielo.
Ogni cosa era bella solo se la viveva con
Lamù al suo fianco; come sarebbe potuto tornare alla vita di prima?