Videogiochi > Castlevania
Segui la storia  |       
Autore: La Fra    11/12/2023    1 recensioni
"Ci sono demoni che erano dei, altri lo sono ancora." Nato nel sole, vissuto nell'ombra: le origini di Olrox, il vampiro di "Castlevania: Nocturne" e il suo rapporto con Mizrak
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
p>1789,
Machecoul

 

La rivoluzione aveva attraversato l'oceano con Olrox. Ne aveva riconosciuto i segni fin dallo sbarco: paura negli occhi degli uomini potenti, fervore in quello dei più sottomessi. Gli equilibri si mettevano in discussione, si distruggevano. Qualche testa sarebbe stata tagliata per ristabilirli.

 In Francia, era stato evidente a tutti, fin dall'inizio, da che parte Olrox sarebbe stato. Non era solo per via della sua natura da vampiro, ma anche per i modi, la cultura e i suoi abiti. Nelle loro menti limitate, stordite dall'alcool e i piaceri di una vita trascorsa nell'agio, era così scontato... ma lui non aveva nulla in comune con i vampiri che frequentavano la villa e il teatro e si appagavano in festini. Cosa ne sapevano di schiavitù, di un'esistenza vissuta nell'ombra anche quando era stata in pieno sole?
Gli avevano chiesto di nutrirsi solo del sangue del popolo, si erano scusati per il disagio e la sua cattiva qualità, ma ignoravano fosse quello che Olrox aveva avuto nelle vene, da umano; quello che aveva amato

Con la lettera di Erzsebet Bathory fra le mani, Olrox aveva compreso già tutto dalla finezza della carta e la scrittura perfetta: era stata nobile ancor prima di divenire un demone. Dopo tutto, solo in chi era nato con un privilegio poteva avere la presunzione di cambiare il mondo a suo piacimento, eclissare il sole, interrompere l'ordine naturale delle cose. 

Olrox aveva trascorso i primi giorni a Machecoul, nell'attesa del suo arrivo, arreso all'evidenza: avrebbe trovato solo smidollati, vampiri e umani senza ideali che avevano messo radici nell'interstizio tra luce e oscurità.

Il paese era piccolo e, nel giro di poco tempo, Olrox aveva imparato a conoscere le strade del cimitero, i vicoli frequentati da mendicanti e nobili dal sangue dolce. Quando aveva finito di esplorarne gli anfratti, lo sguardo gli era finito sulla chiesa. In tempo di rivoluzione, doveva essere un luogo tranquillo, silenzioso.

Olrox entrò di nascosto a tarda notte, fumo sotto la porta, ma, con sua sorpresa, trovò qualcuno nella navata laterale. Era un Cavaliere di San Giovanni che accendeva i ceri delle offerte.

A ogni stoppino arso, una preghiera sommessa rimbombava fra le colonne di marmo. Richieste di protezione, guarigione, confessioni di peccati... erano troppi segreti per un uomo solo. Dovevano essere quelli di tutto un paese.

Quando la navata fu rischiarata, il Cavaliere appoggiò la sua candela insieme alle altre, si inginocchiò su una panca e, con la testa china tra le mani giunte, rivolse al suo dio un'ultima confessione. Era convinto che la sua anima sarebbe bruciata all'inferno per aver operato con il demonio. Voleva vivere nella luce, ma era costretto all'ombra.

Il Cavaliere si alzò, fece il segno della croce e si diresse verso l'uscita, il mantello che gli scivolava dalla spalla destra.

Olrox lo seguì di nascosto mentre parlava con l'Abate e con gli altri Cavalieri e mangiava un pasto modesto. Lo spiò mentre andava sotto le fondamenta dell'abbazia dove i corpi di poveri uomini e donne venivano tramutati in creature della notte. Chissà, forse fra loro c'erano anche alcuni per i quali aveva acceso i ceri...

Fra le righe della sua preghiera silenziosa, Olrox aveva compreso tutte le contraddizioni che il Cavaliere nascondeva dentro di sé, anche a se stesso, e si era ritrovato a gravitargli intorno contro la sua volontà. 

Mizrak, quello era il suo nome, era ciò che di più interessante Machecoul avesse da offrire e nascondeva più di quanto i paesani gli confidassero. Durante il loro primo confronto, nel patio dell'abbazia, aveva detto che il mondo lo aveva abbandonato, ma non lo faceva con tutti, prima o poi?

Quando aveva accettato il suo invito alla locanda, Olrox aveva sentito una soddisfazione viscerale. «Accendi i ceri per il popolo, ma lo dai in pasto ai vampiri. Si può sapere da che parte stai?»

Mizrak batté i palmi delle mani sul tavolo. «Da quanto mi segui?»

«Devi perdonarmi, non ci sono molte attrazioni da queste parti.» Olrox sorrise. «Oh, credi ti stia minacciando? Se è così, non ti devi preoccupare.»

Mizrak provò a ricomporsi. «Sto dalla parte di Dio,» rispose, senza convinzione. «Chi prega in chiesa è perseguitato dai rivoltosi, il popolo, come lo chiami tu. I fedeli sono relegati nelle case. I ceri sono per loro.»                            

«Ne accendi uno anche per te,» continuò Olrox, intrigato dalla facilità con la quale riusciva a piegarlo. «Fammi indovinare: chiedi al tuo dio di non abbandonarti come hanno fatto tutti gli altri?»

Mizrak alzò il mento. «Gli chiedo di indicarmi la strada della luce.»

«Ma temi di non meritarla.»  Nei suoi occhi, Olrox lesse una conferma.

«Cosa ne sai tu?»

Olrox si alzò dal tavolo. «Più di quanto non immagini.» Gli fece un cenno con la testa per invitarlo nella sua camera.

Mizrak si guardò intorno, poi, lo seguì su per le scale.

Olrox si era avvicinato a lui con curiosità. Era un gioco dal quale trarre qualche vantaggio, ma, a mano a mano che Mizrak tornava a fargli visita, con baci infuocati e sguardi pieni di devozione, Olrox aveva capito che la sua scappatella avrebbe potuto complicare le cose.

Se avesse potuto tornare indietro, non sarebbe entrato in quella chiesa e non si sarebbe legato a lui. Ma c'erano cose al di fuori del controllo persino di demoni e dèi.

Aveva sottovalutato Erzsebet Bathory e la sua tirapiedi dalle adulazioni svenevoli. Abituate a comandare con il metodo del terrore, sapevano fin troppo bene come costringere Olrox a sottomettersi al loro volere. Era bastata una minaccia velata e si era piegato, inginocchiato di fronte a un dio per proteggere un Cavaliere testardo. Era stato solo allora che Olrox aveva capito che la sua causa non era più al primo posto, la rivoluzione non era più la sua priorità e un barlume di luce, di umanità, gli si era riaccesa nel petto.

In tempi come quelli, non poteva esistere una scelta di mezzo e lui aveva preso la sua.

Non biasimò quella dell'Abate, quando afferrò la figlia come un animale da macello e consegnò alle sue creature della notte come garanzia della sua lealtà. Olrox aveva visto bravi fedeli prima di allora commettere lo stesso crimine molte volte.

Per Mizrak, invece, doveva essere stata la prima. Il sangue di una ragazzina, una rivoluzionaria per giunta, aveva stabilito dove fosse la linea tra luce e oscurità e da che parte lui volesse stare. Era uscito dalla chiesa e corso giù per la strada per raggiungere il giovane Belmont e le sue amichette. Per fermare quell'ingiustizia, aveva sfidato i suoi Cavalieri, aveva combattuto contro di loro, li aveva uccisi. Aveva affrontato i suoi demoni e mostri al di fuori della sua portata, intimato all'Abate di fermarsi con voce rombante e la testa alta di chi non teme il giudizio delle ombre perché sa di essere nella luce del sole. Forse, dio aveva esaudito le sue preghiere, dopo tutto.

Un uomo che credeva fermamente in qualcosa era prezioso, ma uno capace di aprire gli occhi e trovare la luce nell'oscurità... quello erano una rarità della quale la rivoluzione aveva bisogno. Olrox lo avrebbe supportato, come aveva fatto con Calian; avrebbe combattuto al suo fianco.

Ma alcune battaglie richiedevano sacrifici, altre non valevano la pena di essere combattute e la luce pallida dell'eclissi riuscì a rivelare le cose per quello che erano davvero: i demoni per dèi e gli idealisti per agnelli sacrificali.

Olrox aveva portato via Mizrak in una nuvola di fumo, senza pensarci. Aveva sorriso, fra sé e sé. Da quanto tempo non si preoccupava così per qualcuno...

Era stato un gesto benevolo, altruista. Ma allora, perché il Cavaliere si dimenava così furiosamente nella sua stretta?

«Vigliacco, lasciami andare!»

«Non puoi sconfiggere Erzsebet.»

«Sconfiggila tu, sei tu il vampiro potente.» Suonava come una delle sue preghiere.

«Non lo sono abbastanza.» Ma Olrox si era già esposto troppo, trascinandolo via dal campo di battaglia quando le cose si erano fatte rischiose. Io ho qualcosa che mi rende debole, qualcosa che lei non ha. Se la combattessi, ti ucciderebbe...

«Li ucciderà!» L'urlo di Mizrak era di pura disperazione. Temeva per le vite di quei ragazzini o per il fallimento del suo giuramento?

«Ma se tornerai indietro lei ucciderà te,» disse Olrox, a bassa voce, «e non voglio che tu muoia, Mizrak.»

Le braccia del Cavaliere andarono lungo i fianchi e smise di lottare.

Per un momento, Olrox pensò di averlo convinto, ma una voce dentro di lui urlava il vero. Lasciagli decidere il suo destino da solo, non costringerlo a una vita nell'ombra. È questo che lui teme più di tutto.

Ma nel grigiore dell'eclissi, ogni cosa era incerta. Luce e oscurità, sole e luna, bianco e nero. Era là in mezzo che lui e Mizrak si erano incontrati. Se avesse scelto la luce, Olrox non avrebbe potuto seguirlo.

Non appena lo lasciò andare, Mizrak si voltò verso Olrox. Di certo, notò le lacrime che gli colmavano gli occhi, il barlume di umanità che c'era ancora in lui. Cosa ne avrebbe fatto? Lo avrebbe accettato o usato ancora una volta per colpirlo con la sua lancia? «Tu non sei in grado di capire,» disse Mizrak, facendo un passo indietro. «Sei solamente un animale che ha perduto la sua anima molti secoli fa.» Era la prima volta che Olrox vedeva una punta di paura sul suo viso indomito. Fu anche l'ultima, perché Mizrak si voltò e corse verso il paese.

Olrox avrebbe potuto seguirlo, strapparlo dalla luce e tenerlo stretto a sé, nell'oscurità. Invece, lo lasciò andare.

Forse, avevano ragione Mizrak: Olrox non aveva mai amato, era solo stato egoista. Non aveva mai provato il dolore dell'abbandono, solo il bruciante desiderio di vendetta. Era un mostro di puro istinto e pulsioni, senza un'anima.

Ora però, quella stilettata che sentiva nel petto, cosa poteva essere d'altro?

Olrox si voltò. Quella scena era già scritta nella sua mente: Mizrak sarebbe morto quella notte.

Ancora una volta, due parole si sarebbero spente sulla punta della sua lingua. Non le avrebbe confessate nemmeno al vento, ma almeno, oggi, riusciva a comprendere il significato di quel sentimento che il dio nei libri ammuffiti di Mizrak diceva di conoscere così bene.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Castlevania / Vai alla pagina dell'autore: La Fra