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Autore: notladydeath    21/12/2023    0 recensioni
Dopo l'ultima guerra, in una terra devastata dalle radiazioni, i Bad Omens, prima terroristi e ora resistenza, combattono contro GAIA, ultimo baluardo della civiltà che nasconde mille verita, a partire proprio dall'Ultima Guerra.
Chi è l'Omen, leader della resistenza? Cosa nasconde dietro la maschera da teschio?
Velvet, alla ricerca del fratello Duncan, riuscirà mai a trovarlo nel'immensità delle Terre Selvagge?
E nelle profondità di Althea, quartiere della scienza a Gaia Prime, cosa nascondono i vertici di GAIA? Soprattutto, chi nascondono?
Nella desolazione di un pianeta distrutto dall'avidità, non ci sono trionfatori. Solo sopravvissuti.
Perciò, che la vostra sopravvivenza sia lunga, che la vostra morte sia veloce.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era notte fonda ormai. Non aveva idea di che ore fossero precisamente, ma il laboratorio era totalmente vuoto, eccezion fatta per Leir e il suo capo reparto, un brillante ingegnere che lavorava ormai da decenni nella fabbrica più grande di tutta Prometheus.
Nelle ultime estenuanti settimane aveva dato tutto sé stesso per quel lavoro. Leir non era estremamente ferrato nell’elaborare progetti, ma nel realizzarli e migliorarli attraverso vari prototipi. Aveva sempre avuto quel talento e aveva cercato di sfruttarlo il più possibile. Finalmente, lo stava portando in alto.
Nel momento stesso in cui Volcan l’aveva visto all’opera su un macchinario, aveva deciso di portarlo nel suo gigantesco laboratorio per farlo diventare il suo apprendista. Leir non voleva di certo sprecare quella preziosissima occasione.
Da giorni dormiva lì, in una scomoda brandina accanto alle finestre ad est, così che il sole del primo mattino lo svegliasse prima di ogni altro operaio. Faceva un piccolo spuntino a metà giornata e poi si rimetteva all’opera sugli straordinari progetti del suo mentore.
Ammirava molto Volcano. Era un uomo tarchiato, di una veneranda età, che parlava fin troppo per i suoi gusti, ma che raramente diceva cose sbagliate.
In quei giorni lavoravano insieme senza sosta. A breve ci sarebbe stata la riunione mensile con i generali dei Bad Omens e avrebbe presenziato il Presagio in persona. Volcano era assolutmente entusiasta, era il suo momento preferito del mese, quello in cui il suo estro quasi artistico dava il meglio. Ovviamente non tutte le sue bislacche idee avevano un riscontro positivo nella pratica, ma uno di questi sarebbe stato il fiore all’occhiello degli armamenti a Prometheus.
Leir stava perfezionando il prototipo da presentare, anche se si stava per addormentare sul bancone. Doveva essere tutto perfetto, si ripeteva. Non poteva fallire. Doveva assolutamente dimostrare all’Omen che era un soggetto di valore, specialmente dopo essere stato inviato nelle fabbriche. Non avrebbe avuto altre possibilità per farsi strada nella gerarchia di Prometheus. Doveva lasciare quell’assemblea a bocca aperta.
Ciò che stavano costruendo era pensato appositamente per il comandante, un’arma senza precedenti, dall’unicità e funzionalità distruttive. Era molto soddisfatto di quello che stava così minuziosamente preparando, ma era divorato dall’ansia. Quel complesso pezzo di metallo avrebbe deciso le sue sorti all’interno di Prometheus.
Aveva memorizzato ogni singolo componente, aveva individuato i materiali giusti e aveva prontamente fatto una copia degli appunti non solo del fiore all’occhiello, ma di tutto ciò che era entrato nell’officina di Volcano. Gli sarebbero tornati estremamente utili.
Alcuni giorni passavano rapidi come un fiume in piena, altri lenti come l’acqua di uno stagno, ma l’assemblea si avvicinava inesorabile e nonostante fosse stremato, Leir era pronto. Era estremamente fiducioso della sua creazione e si era preparato in ogni minimo dettaglio per fare bella figura davanti alle più alte cariche dei Bad Omens, anche se avrebbe dovuto impressionarne soltanto uno.
Eccoli là, che si riversavano uno ad uno nell’ampio studio, accomodandosi uno ad uno al grande tavolo rotondo. Ma Leir non li vedeva. I suoi occhi castani erano puntati su di lei.
Ultima ad entrare, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle, il Presagio. Non aveva più i capelli neri, ma bianchi come la luna piena, sempre raccolti in una lunga e complessa treccia. Non indossava la maschera da teschio, ma una bandana raffigurante una mascella umana che le copriva il volto fin quasi sotto gli occhi di ghiaccio, che nella penombra erano luminescenti.
Vestita di una semplice tuta nera aderente, sembrava quasi un comune soldato, ma chiunque avrebbe potuto capire chi fosse in realtà. La sua presenza riempiva l’intera officina, colmandola di un’ansia, di un’istinto quasi animale. Era indubbiamente il capobranco, in cima alla catena alimentare in quella terra devastata.
Leir se ne stava a fianco a Volcano, che spiegava nel dettaglio tutti i miglioramenti e le nuove attrezzature create dai vari operai durante il mese. L’assemblea ascoltava, osservando i progetti appesi alla larga lavagna di fronte al tavolo. Aspettava pazientemente il suo turno e di tanto in tanto osservava l’Omen.
Era intrigato. Quell’aura bestiale che emetteva l’aveva ipnotizzato. Se ne stava nella parte meno illuminata, quasi a volersi mimetizzare con l’oscurità, ma quei capelli candidi e le iridi fosforescenti la tradivano, come una pantera nella notte illuminata dalla luna.
Non sapeva che cosa provava mentre la osservava. C’era la soggezione, c’era il timore, c’era l’odio. Quella creatura, un tempo umana, scatenava in lui sentimenti che non credeva avrebbe mai provato con così tanta intensità. Era determinato nel suo intento. Sarebbe riuscito nell’impresa che gli avevano affidato tempo prima.
“ Comandante, ho lasciato la vera stella degli ultimi progetti come ultima nella nostra presentazione. Il merito va tutto a Leir, il mio nuovo apprendista. Questo giovanotto mi dà immense soddisfazioni ogni giorno e spero che possa darne anche a voi. Coraggio ragazzo. “
Leir si schiarì la voce, prese un respiro profondo e cominciò la sua presentazione. Si servì dei suoi disegni meticolosamente illustrati, spiegando per filo e per segno che materiali erano stati utilizzati, la complessa costruzione, i meccanismi che animavano la sua creazione a dir poco unica.
Il Presagio lo ascoltava in silenzio, seguendolo con i suoi occhi predatori. Lo interrupe bruscamente.
“ Dov’è questa mirabolante arma? “
Volcano e Leir si guardarono e il giovane, senza proferire ulteriori parole, portò sul tavolo un pacchetto avvolto nella microfibra. Volcano accese le luci, ed eccolo lì, scintillante di oro.
Si trattava di una protesi, una specie di guanto di una lega metallica quasi indistruttibile. Era stato placcato in oro e decorato con splendide fantasie floreali. Ma quello che lo rendeva meraviglioso era la spada stretta nella mano. Una lama semplice, senza elsa, lunga e affilatissima, anch’essa decorata molto finemente; era leggermente ricurva, fine e leggera, ma indubbiamente letale.
“ Fatemela provare. “
Sentenziò The Omen, e Leir la aiutò ad indossare quella bizzarra arma.
Nel momento in cui la protesi si fissò al suo braccio e strinse la lama, questa emise una specie di ronzio. La spada cominciò ad illuminarsi di una luce rossa, il calore immenso prodotto s’irradiava per tutta la stanza.
Leir non potè fare a meno di sorridere soddisfatto. Era una creazione meravigliosa.
Il Presagio si allontanò di qualche passo e testò la leggerezza dell’arma, aerodinamica, la maneggevolezza. Nei suoi occhi si leggeva la contentezza e un respiro di sollievo liberò sia Volcano che il suo apprendista.
“ E’ già pronta all’uso? “
“ Sì, Comandante. Ci abbiamo messo ogni goccia del nostro impegno perché vi arrivasse perfetta. “
“ Lo vedo. Ottimo lavoro. Leggera, molto versatile. Perché una spada? “
Leir ebbe un tentennamento.
“ Ho sentito che siete una grande spadaccina. “
La donna si avvicinò di qualche passo, la lama incandescente e minacciosa al suo fianco.
“ E come lo sai? “
Leir deglutì, abbassando lo sguardo sui suoi piedi. Non aveva idea di come risponderle. Aveva forse fatto il passo falso? Non avrebbe mai dovuto rivelarle che sapeva. Sapeva il vero nome del Presagio. Sapeva del suo passato.
La tensione nella stanza si ruppe quando, oltre la porta, esplose il pianto di un bambino. Pochi secondi dopo qualcuno bussò ed entrò senza aspettare una risposta.
The Omen si tolse in fretta e furia la protesi, posandola accuratamente sulla microfibra ancora stesa sul tavolo, e tutti si voltarono verso l’anziana signora che in braccio reggeva una creaturina di quattro anni al massimo.
“Perdonatemi signora, questa piccola peste non mi dà tregua. “
Gli occhi del comandante si ammorbidirono immediatamente, riempiendosi di un amore sovrannaturale. Quasi corse dal piccoletto e lui corse incontro a lei non appena la signora lo posò in terra. Lo prese in braccio, stringendolo a sé con le terrificanti mani armate di artigli di metallo.
“Helion, quante volte ti ho detto che devi fare il bravo e non devi stancare troppo Nan?”
La sua voce era dolce come il miele, di una femminilità e suadenza mai sentiti prima. Tutti i generali sorridevano, così come Volcano. Era impossibile non intenerirsi alla vista del bimbo: paffuto e grazioso, con una nuvola si riccioli bianchi in testa e gli occhioni verde foresta.
Leir spalancò la bocca. Quegli occhioni gli erano molto familiari. Troppo.
Helion si aggrappò ai vestiti della donna e le lacrime furono subito sostituite da un gran sorriso e da suoni contenti.
“Perdonatemi signori, ma la guerra, come vedrete, dovrà aspettare un altro giorno. Noi abbiamo un castello da costruire e una torta da mangiare per merenda. “
L’intera sala ridacchiò e tutti si alzarono in segno di rispettoso saluto mentre il Presagio, Helion e Nan lasciavano la riunione.
Leir era ancora sconvolto. Fu Volcano a riscuoterlo con una pacca sulla spalla.
“Non sapevi che la nostra comandante è anche la madre più dolce che io abbia mai conosciuto? “
Il ragazzo balbettò e uno dei generali parlò per lui.
“ Non si direbbe, lo so. Ma quella donna mette suo figlio davanti a qualsiasi cosa. Se in mezzo alla battaglia lo sentisse piangere, ci lascerebbe tutti a morire per tornare da quel bambino.”
Leir tremava. Lei aveva un figlio. E quel figlio… sapeva benissimo chi era suo padre. Era lì per lui.
   
 
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