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Autore: _Cthylla_    27/12/2023    5 recensioni
|Wish ⭐|
Nonostante il nome del regno sia "Rosas", nulla nell'attuale situazione è rose e fiori, soprattutto per la regina Amaya. A un anno dal disastro avvenuto, Amaya si sentirà spinta a fare una visita all'uomo col quale ha vissuto buona parte della propria vita. L'esito di tale visita è tuttavia da stabilirsi.
Dal testo:
"Sarebbe stato complesso spiegare allo staff come la vista differente al di fuori dell’ampia vetrata nella sua nuova camera da letto fosse qualcosa al quale la regina Amaya doveva ancora abituarsi aveva il dubbio se ci sarebbe mai riuscita sul serio o meno.
Ancor più complicato, tuttavia, sarebbe stato spiegare il motivo che la stava spingendo nelle segrete per la prima volta.
Aveva una giustificazione pronta, chiaro, le beneamate “questioni di sicurezza”, il verificare coi propri occhi che Magnifico fosse ancora ben chiuso nello specchio. Chi avrebbe potuto avere da ridire?
La realtà però era più complicata, come spesso accadeva quando c’erano in ballo i sentimenti.
Soprattutto i sentimenti tra coniugi."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Detta in breve: riconosco a Magnifico ognuno dei suoi difetti, però ritengo che meritasse molto di meglio, soprattutto perché in certe parti del suo ragionamento non aveva tutti i torti (Wish come film e come "morale" ha più difetti di quanti ne abbia Magnifico stesso).
Mi è dispiaciuto vedere come hanno gestito la questione tra lui e Amaya e, dopo aver letto che in teoria dovevano essere una coppia di villains (sventura a te, Disneyyyy *inserire voce di Doofenshmirtz*) ho cercato di sistemare le cose tra i due almeno un pochetto. Alcune di quelle che avrete modo di leggere sono mie interpretazioni personali, "headcanon", se vogliamo.
Buona lettura.






°°°






Amaya percepiva i cunicoli nascosti che stava percorrendo in direzione delle segrete allo stesso modo in cui negli ultimi tempi aveva iniziato a percepire quella che era stata la camera da letto coniugale: stretti e freddi.

 
Se la seconda cosa era comprensibile dopo anni di un matrimonio che era stato felice -eccetto quell’ultimo giorno disgraziato- la prima era piuttosto ironica dal momento che Magnifico era stato piuttosto ingombrante, a voler usare un eufemismo. La sensazione di oppressione al petto tuttavia non le aveva lasciato scelta se non quella di cambiare stanza, giustificata al popolo dal semplice voler dare un taglio netto al passato. Era una fortuna che il popolo di Rosas fosse composto di menti semplici alle quali erano sufficienti spiegazioni semplici cui credere, perché in caso contrario sarebbe stato complesso spiegare allo staff come la vista differente al di fuori dell’ampia vetrata nella sua nuova camera da letto fosse qualcosa al quale la regina Amaya doveva ancora abituarsi aveva il dubbio se ci sarebbe mai riuscita sul serio o meno.
Ancor più complicato, tuttavia, sarebbe stato spiegare il motivo che la stava spingendo nelle segrete per la prima volta.
Aveva una giustificazione pronta, chiaro, le beneamate “questioni di sicurezza”, il verificare coi propri occhi che Magnifico fosse ancora ben chiuso nello specchio. Chi avrebbe potuto avere da ridire? 
 
La realtà però era più complicata, come spesso accadeva quando c’erano in ballo i sentimenti.
Soprattutto i sentimenti tra coniugi.

 
«Sapevo che prima o poi saresti venuta a trovarmi».
 
Aveva gli occhi di suo marito, parlava come suo marito, era vestito come suo marito ma quello nello specchio non era più lui. Non proprio. Da quel che aveva letto nel libro e da quel che aveva visto un anno prima, di "mi rey" non era rimasto nulla in quel guscio.
 
“…”
 
Era stata davvero una buona idea andare laggiù? Vedere quello sconosciuto che somigliava a Magnifico le ricordava perché fino ad allora avesse evitato quella stanza come la peste.
 
«Ah, davvero?»
 
«Tu ritieni di non conoscermi più e mi tratti di conseguenza» Magnifico, da dentro lo specchio, indicò la stanza circostante col gesto teatrale di una mano «Io però conosco ancora te. Per questo ti domando…» fece un sorrisetto poco adeguato alla sua situazione di prigionia «In una scala in cui uno è il minimo e dieci è il massimo, Amaya, quanto ti stanno facendo esasperare?»
 
Le labbra della regina si strinsero in una linea dura, ma fu breve, proprio come il suo successivo sospiro, che comunque non dissolse la cupezza né la rabbia nel suo sguardo.
 
«Ciò che hai fatto con alcuni dei sogni del nostro popolo non mi è piaciuto, non pensare neppure per un minuto che sia il contrario. Ma vuoi sapere qual è il vero motivo per cui ce l’ho così tanto con te? Vuoi sapere qual è il vero motivo per cui ritengo che questa» proseguì Amaya con forza, indicando lo specchio «Sia una punizione giusta?»
 
«Credo di sapere la risposta ma credo anche che la tua sia una domanda retorica».
 
«Tu, razza di incosciente, paranoico, IDIOTA che non sei altro, mi hai lasciata da sola a…» si guardò attorno e abbassò la voce in un sibilo, se mai ci fossero stati topi parlanti in ascolto e pronti a riferire il suo sfogo alle persone sbagliate. «A gestire quella massa di avidi!»
 
Amaya teneva al regno e anche al benessere degli abitanti ma questo non le aveva mai impedito di vedere la realtà dei fatti. Che gli abitanti di Rosas non facessero altro se non chiedere era la verità; che l’idolatria riservata a Magnifico fosse più un’idolatria alle capacità di quest’ultimo era un’altra verità. Della persona dietro il re e mago ai cittadini non era mai importato granché.
Lei aveva notato l’esasperazione di suo marito quella giornata fatidica ma oltre a sottovalutarla aveva imputato l’atteggiamento del popolo di Rosas proprio all’approccio di Magnifico. Passato un anno aveva compreso come esso non fosse la ragione principale dal momento che suddetto popolo aveva perlopiù continuato a chiedere, chiedere e chiedere, ma a persone diverse. Lavorare per realizzare i propri sogni era troppa fatica prima e continuava a esserlo anche adesso per la maggior parte di loro… nonostante le conseguenze.
Ecco, quella delle conseguenze era un’altra faccenda che sarebbe inevitabilmente venuta fuori più tardi.
A lei non mancava nulla per riuscire a governare da sola, lo sapeva, ma aveva ben avuto modo di ricordare quanto sobbarcarsi il peso in due rendesse tutto molto più semplice e fare un confronto, ed ecco un ulteriore motivo di risentimento -come se il resto non fosse stato abbastanza.
 
«Come hai potuto, Magnifico? Come hai potuto?! E non osare ridere!»
 
«S- sì, mi è… un po’difficile non farlo, ricordandoti in mezzo alla massa di avidi a cantare “ora che so quello che so”» replicò Magnifico, ancora scosso dalle risa, asciugandosi persino una lacrimuccia «Come se tu non l’avessi sempre saputo ancor meglio degli altri, che pure pubblicizzavano ai nuovi arrivati la dolcezza dell’amnesia senza nostalgia. A tal proposito, vicino alla parola "avidi" hai dimenticato “ipocriti”».
 
Su quel punto Magnifico aveva ragione, Amaya lo sapeva, ma la voglia di togliersi una scarpa e sbattere il tacco contro lo specchio era tanta.
 
«L’ho fatto perché tu eri andato del tutto fuori controllo. Tu mi hai costretta a scegliere il male minore, o meglio, ciò che in quel momento era il male minore» ribatté lei «Sei arrivato al punto di rivolgere il tuo potere anche contro di me, contro tua moglie, davanti a tutti-»
 
«Non c’è di che».
 
«Come sareb…»
 
Si interruppe. Qualcosa nel cervello della regina si era appena mosso, andando a incastrarsi con pezzi del quadro generale rimasti a fluttuare nei suoi pensieri fino ad allora.
 
«Ho capito come ti saresti mossa nel momento stesso in cui mi hai detto che non ti saresti mai messa dalla parte di un traditore di Rosas, il regno che abbiamo fondato insieme e che conta più di qualsiasi altra cosa -cito testualmente. Una parte di me sapeva che in quel momento ai tuoi occhi ero io il traditore del regno. È il motivo per cui in seguito ho reso quel giovane ragazzo molto più attraente di quanto non sia di norma e tutto il resto dell’inghippo. Modestamente, quanto stava meglio col mio aspetto?» si passò una mano tra i capelli «Lo sapevo, Amaya, sì: avresti dovuto capirlo già allora. Se anche non l’hai fatto sono piuttosto certo che tu abbia pensato spesso a una questione che proprio non ti tornava».
 
La donna non perse neppure tempo a negarlo, limitandosi a fare un passo in avanti. «Se davvero è così, se davvero lo sapevi, allora perché non hai…» fece una pausa «Potevi togliermi di mezzo già allora».
 
«No, non potevo. In tutto questo c’è sempre stato qualcosa che ha trattenuto la mia mano, con te -per vari motivi- ancor più che con quella maledetta ragazzina. L’ho colpita più volte ma per quanto lo volessi non ho potuto ucciderla né lanciarla giù lasciando che fosse lo schianto contro il suolo a fare il lavoro al posto mio».
 
Sentir uscire certe cose dalla bocca dell’uomo che aveva sposato era orribile -si parlava di una ragazzina allora diciassettenne, dopotutto- ma allo stesso tempo riusciva a smuovere in lei qualcosa che era morto nel momento stesso in cui aveva letto “Utilizzare la magia proibita una sola volta è sufficiente per perdere se stessi in modo irreversibile”.
Poteva forse sperare, per la prima volta da un anno a quella parte, che la corruzione da parte del libro non avesse annientato del tutto il Magnifico al quale era stata devota per tutto quel tempo.
Era vero: se lui aveva capito certe cose già da prima, allora c’era stato qualcosa a trattenere la sua mano. Se non fosse stato così lei sarebbe stata sotto terra e anche Asha non sarebbe stata certo in giro a… hm. C’erano molte definizioni per ciò che stava facendo Asha, nessuna molto gentile.
Le famose “conseguenze”.
 
«Mi hai attaccata davanti a tutti perché gli abitanti di Rosas potessero empatizzare. Empatizzando non si sono fatti domande su ciò che sapevo o non sapevo davvero, e non hanno ostacolato la mia ascesa al trono. La povera regina Amaya, reduce da un marito malvagio dal quale si dissocia senza se e senza ma. Giusto?»
 
Magnifico annuì. «Il regno che abbiamo fondato insieme doveva restare nelle mani di qualcuno che conosco e delle cui capacità non ho dubbi. Vedevo difficile che potesse andare a finire male ma al contempo era bene avere un piano di riserva e questo era tra i “vari motivi” di cui sopra. Non potevo rischiare di lasciare ciò che ho costruito assieme a te nelle mani di… di chi? Di Asha?» scosse la testa «Dovevo almeno provare a salvare qualcosa, anche se… mi amor, sii sincera: come vanno le cose al momento?»
 
«Niente "mi amor"! Hai perso il diritto di chiamarmi così un anno fa!» esclamò la regina, di nuovo scocciata, sentendosi presa in giro nonostante l’aria seria di Magnifico «I cittadini continuano a essere istruiti e ben vestiti, non ho ancora dovuto istituire tasse e nessuno mette in discussione la mia autorità. Sono meno impulsiva di quanto lo sia stato tu e la mia tendenza alle ripicche inutili e controproducenti è meno spiccata di quanto fosse la tua in certe occasioni…»
 
«Ho capito che sei arrabbiata con me, Amaya, ma anche meno-»
 
«No. È meritato» lo interruppe la donna, brutale «Io faccio tutto quel che una regina può fare, ma… tu ricordi la donna che sognava di volare?»
 
«Ovvio. Con tutto il rispetto, o anche senza, quello è tra i sogni più insensati, inutili e stupidi che io-»
 
«Asha ha usato la bacchetta e l’ha realizzato. La donna aveva a disposizione un macchinario che le permetteva di planare lanciandosi da zone alte e con molto vento».
 
«“Aveva”?»
 
«Si è schiantata nell’oceano. È annegata per il peso del macchinario stesso. Hanno trovato il suo cadavere quando si è gonfiato ed è stato spinto a riva».
 
«Hmm, “Sei cattivo a non lasciare che tutti realizzino i propri desideri, Magnifico!”, dicevate. Quello che sognava la conquista, invece?»
 
«In cella. Sognava di colonizzare altre terre ma non glielo potevo proprio lasciar fare. L’armata “invincibile” che Asha gli aveva fornito era di soldati in terracotta non realmente senzienti, dunque non pesano sulla mia coscienza, ma quando ho dovuto fermarlo ci sono stati dei feriti, alcuni gravi, certi sono invalidi in modo permanente. In quel frangente Asha ha provato a far ricrescere la gamba a un uomo che l’aveva persa: risultato? Quello sventurato si è trovato ad avere una gamba parlante che ama gridare bestemmie!»
 
Sentì crescere l’irritazione quando Magnifico rise nuovamente ma, ahilei, in quel caso poteva capirlo.
 
«Il resto dunque ha preferito tenersi l’invalidità e non rischiare una cosa simile» continuò «Al netto di ciò che facevo prima assieme a te e di ciò che faccio al posto tuo, io passo le giornate a cercare di limitare i suoi danni. Quel che ti sto raccontando è solo la punta dell’iceberg e forse il desiderio “meno peggio” era proprio quello di suo nonno, che tu purtroppo per tutti non hai voluto esaudire. Sto provando con le lusinghe a far sì che Asha mi ceda la bacchetta, non volendo ricorrere alle minacce-»
 
«Non potendo,prego. Pena fare la mia stessa fine».
 
«… ma al momento non ci sono ancora riuscita, Asha la tiene ben stretta assieme a tutto ciò che le permette di fare, né sono riuscita a far sì che lei esaudisca i desideri in modo più ragionevole».
 
Magnifico alzò gli occhi al soffitto. «Smettere di esaudire i desideri di chiunque glielo chieda è impensabile! Per lei significherebbe ammettere, dopo solo un anno dalla mia sconfitta, che su quel punto io non avevo tutti i torti. Rubare la bacchetta e farla sparire, Amaya? Distruggerla?»
 
Amaya scosse la testa. «Star sembra sapere sempre dov’è, la ritroverebbe, e la bacchetta ora è più indistruttibile di quanto fosse quel maledetto libro di magia proibita quando sei o sette anni fa tentai di gettarlo nel fuoco».
 
«In che senso provasti a gettarlo nel fuoco?!» esclamò Magnifico, con aria allibita.
 
«Nel senso che ho detto, non mi piaceva il richiamo che esercitava su di te e ho provato a fare quel che deve fare ogni buona moglie: proteggere mio marito» affermò la regina «No, quella che vedesti non era polvere, era cenere. Ai tempi ti mentii e rimpiango di non averci provato di nuovo in altri modi. Se l’avessi fatto forse-»
 
«Se l’avessi fatto in un modo che potesse davvero rischiare di danneggiare il libro saresti scomparsa o ti avrei trovata morta nello studio! È un libro di magia proibita, potrebbe cercare di difendersi se gli servisse, ti rendi conto del rischio che hai corso?!» esclamò il mago, con un’espressione tanto arrabbiata quanto preoccupata che ricordava il vecchio se stesso, sbattendo un pugno contro il vetro «Avrei potuto perdere mia moglie anni fa, è questo che mi hai detto, e quello impulsivo sarei io?! È andata bene, ma se non fosse stato così ti rendi conto di cos’avresti fatto al regno? Di cos’avresti fatto a me?!»
 
«Sì! Me ne rendo conto! Me ne rendo conto molto bene ogni santissimo giorno da un anno a questa parte, perché anche se tu non sei morto è come se lo fossi!» esclamò la regina, lasciando trasparire solo allora tutta l’amarezza, la tristezza e il rimpianto che provava.
 
Per un attimo intravide del dolore autentico negli occhi del marito, o così le parve.
 
«Davvero? Non sembravi così provata quando mi hai condannato a questo» disse Magnifico.
 
Amaya rimase in silenzio per un po’, riacquisendo padronanza di sé. «Ricordi cosa facevo prima di finire a innamorarmi di te?»
 
«Eri la ballerina più aggraziata ed elegante che avessi mai visto» replicò lui, non senza qualcosa che somigliava in modo molto vago a una punta di dolcezza.
 
«Mi chiedesti se certe figure non mi causassero dolore a lungo andare. Ricordi la mia risposta?»
 
«Mi mostrasti danni e callosità dicendomi che fare la ballerina richiedeva anche mandare avanti lo spettacolo senza perdere il sorriso. Lo ricordo» il mago si passò una mano sul volto «Va bene, sei stata chiara».
 
«So che forse sto parlando al vento ma ti avviso: non provare neppure per un secondo a spostare il problema da te e dalla decisione inconsulta che ti ha messo in questa situazione alla sottoscritta e al mio cosiddetto “non sembrare provata”. Per fortuna che dici di conoscermi ancora! E hai avuto la faccia tosta di dirmi “so che sei arrabbiata, ma anche meno”, tu-»
 
«Sì, Amaya! “Anche meno”!» la interruppe Magnifico, guardandola dritto in viso «Tu sai benissimo che di questo passo Rosas è destinata a cadere sotto il peso dei desideri dei suoi stessi abitanti e della stupidità oscillante tra l’egoistico e l’idealistico di un’ormai diciottenne che ha ottenuto troppo potere in modo del tutto casuale. Tu fai intendere di stare soffrendo ma di fatto sei venuta qui solo perché non puoi gestire la situazione come vorresti, perché sì, conosci qualcosa di magia, ma non sei me, e oltre a volerti sfogare vorresti un qualche aiuto. Tu, come tutti gli altri hanno sempre  fatto e hanno fatto anche il giorno in cui ho usato per la prima volta la magia proibita, non sei venuta “per” me. Sei venuta “da” me, perché ti serve qualcosa. Anche tu, come loro, ora chiedi, chiedi e CHIEDI!» esclamò, arrivando a gridare l’ultima parola con un misto di esasperazione e qualcosa che somigliava a disperazione, sbattendo entrambe le mani contro la barriera che lo divideva dal mondo «Mi avevi detto di non usare quel libro e ora ti trovi a gestire tutto da sola perché io ho dato ascolto alle mie paranoie e non a te, perché ho messo la mia esasperazione e me stesso davanti a te a Rosas, io tutto questo lo so, LO SO! Hai le tue ragioni per avercela con me ma per una singola e stramaledetta volta, Amaya, guardati allo specchio!»
 
Amaya sentì la voce di Magnifico arrivare quasi a spezzarsi prima che questi, tremando leggermente, chiudesse gli occhi e poggiasse la fronte contro il vetro; e la regina non fu in grado di stabilire se le due lacrime che lei non riuscì a trattenere fossero dovute alla tensione, al dover ammettere che Magnifico non avesse di nuovo tutti i torti o ad aver rivisto lui al di sotto della corruzione -lui, suo marito, e non stava bene.
Oppure era un tentativo di manipolazione che stava avendo un po’ troppo successo. Non poteva saperlo con certezza, e anche questo faceva male come e più di tutto il resto.
 
«Tra venire qui a chiedere e non farlo per nulla sarebbe stata meglio la seconda, per quanto solitarie possano essere le mie giornate. Ora più di prima ho il dubbio se il tuo comportamento di allora fosse dovuto davvero a una recita e alla rabbia o al fatto che, nonostante quel che dici, da chissà quale momento in poi anche tu come gli altri mi sia stata attorno solo per comodo. Forse in realtà non vedevi l’ora di liberarti di un marito che ormai ritenevi un po’troppo egocentrico e i cui vissuti irrisolti per ciò che gli successe da bambino ti erano venuti a noia» disse Magnifico, con aria stanca, tornando a guardarla «Può anche darsi che una parte di me abbia sempre avuto questo pensiero strisciante a tormentarmi. “Se non sarai all’altezza delle aspettative e cederai una singola volta perderai tutti di nuovo”» silenzio «In una situazione differente potrei compiacermi di averci visto lungo».
 
«Io non avrei dovuto lasciarti da solo dopo quell’incontro con i sudditi, in quell’occasione avrei dovuto starti più col fiato sul collo anche se tu l’avessi percepito esattamente in questo modo e avessi tentato di allontanarmi» disse la regina, non meno stanca di lui, stavolta lasciando uscire le parole senza particolari filtri «Ho sottovalutato la cosa perché ti avevo già dissuaso dall’usare quel libro maledetto e tu perlopiù tendevi ad ascoltarmi, un aspetto di te che ho sempre apprezzato. Forse avremmo evitato il peggio, forse sarei riuscita a tranquillizzarti ancora una volta e forse avremmo trovato un modo ragionevole e costruttivo di gestire la situazione con Asha senza che tutto degenerasse come ha fatto e continua a fare. Questo è quel che rimprovero a me stessa, questi sono i pensieri che mi hanno tormentata tutte le notti e lo fanno ancora nonostante dorma in un’altra stanza del palazzo».
 
«In un’altra-»
 
«Stare nella nostra stanza senza di te non era pensabile. Il tuo dolore non mi era venuto a noia e l’egocentrismo nemmeno, ho scelto e sposato tutto il pacchetto. Quel che invece non sapevo era quanto fossero profondi certi tuoi timori né potevo capirlo, dal momento che non me ne hai mai accennato. Se l’avessi fatto non ti avrei lasciato, al contrario, mi sarei sentita ancor più legata a te… e avrei saputo come proteggere meglio noi due e anche Rosas».
 
Che Amaya fosse andata da lui per questioni inerenti al regno era vero ma non era solo   per quello e ormai era molto chiaro, in barba alle intenzioni iniziali della regina di non esporsi troppo con una persona "corrotta".
 
«Cos’ho fatto perché non ti sentissi sicuro nel dirmi quel che ti tormentava davvero?» domandò Amaya, asciugando con discrezione le tracce di lacrime dalle proprie guance.
 
“Vale davvero la pena fare domande simili a qualcuno la cui condizione può spingerlo a dire qualsiasi cosa pur di tentare di liberarsi?” si chiese poi.
 
La domanda però era stata fatta e non si poteva tornare indietro.
 
Magnifico inizialmente non rispose, limitandosi a osservarla per qualche secondo prima di lasciar cadere le braccia lungo i fianchi.
 
«Anche da sposati, anche avendo vicino qualcuno che ami e di cui ti fidi, ci sono battaglie che si combattono da soli. Questa era la mia. Purtroppo l’ho persa. Sono stato responsabile della mia ascesa e sono responsabile della mia rovina. Per te né per chiunque altro sarebbe stato possibile fare più di quel che hai fatto, neppure con l’aiuto di un miracolo».
 
Non era la risposta che Amaya si sarebbe aspettata e non l’aiutò a diminuire il magone che aveva ancora in gola.
 
«In questo non ho nulla da rimproverare a mia moglie» continuò lui «O ti consideri “ex”, ormai?»
 
«A questo preferisco non rispondere. Credevo che dell’uomo che ho sposato fosse rimasto solo il corpo».
 
«Ecco sì, l’unica cosa buona di questa prigionia magica è che nonostante l’inattività non mi sono cresciute le maniglie dell’amore. Quello sì che sarebbe stato tremendo-»
 
Amaya si passò una mano sul viso. «Non ricordarmi com’eri diventato quando avevi scambiato la mia cintura per la tua e ti era preso il terrore di aver messo su pancia, dopo quell’incantesimo eri un reticolo di muscolatura troppo gonfia e vene pulsanti».
 
«Però il premio di bodybuilding che vinsi ci permise di compare il nostro primo monolocale. Non era ancora nulla rispetto a quel che meritavamo, ma era l’inizio».
 
“... della fine” pensò amaramente Amaya.
 
«Riassumendo: cosa vuol significare questa chiacchierata con conseguente passeggiata nel viale dei ricordi, Amaya?»
 
La regina esitò brevemente per raccogliere le idee un’ultima volta prima di raddrizzare la schiena e darsi un tono.
 
«Ti ho già detto che fino a oggi non credevo fosse rimasto qualcosa del Magnifico che ho sempre amato, però inizio a pensare di essermi sbagliata, dunque forse non è tutto perduto. Non ti libererò, no» lo interruppe, vedendo che Magnifico stava per parlare «Non mentre sei ancora corrotto, ma cercherò sia il modo di liberarmi definitivamente di quel libro sia di esorcizzare… qualsiasi cosa sia ciò che ti ha ridotto in questo stato. È solo questione di tempo prima che Asha, con tutte le sue buone intenzioni, faccia un disastro tale da rendere accettabile il tuo ritorno. Di questo passo Rosas avrà bisogno di te molto presto, e io-»
 
«Anche».
 
«Come mago sì, avrò bisogno di te. Come marito sei qualcuno che rivoglio, se c'è la possibilità, non di cui “necessito”. Sono due cose diverse. A mio marito non “chiedo” neppure» fece una pausa «Anche così avremo molto su cui lavorare, posto che l’esorcismo riesca. Devo informarmi meglio su quel libro. A proposito: come l’hai avuto? Quando ti ho conosciuto era già con te».
 
«Una fata in una foresta. Le piacevo abbastanza, diciamo così… in fin dei conti ero bello anche a diciotto anni!»
 
Amaya alzò gli occhi al soffitto.
 
«Per qualche attimo avevo temuto che Malefica si sarebbe trasformata in un drago e mi avrebbe mangiato quando le ho detto di voler proseguire il mio viaggio, ma in realtà non se l’era presa, anzi, e mi ha dato quel libro come regalo di addio-»
 
«Ti ha regalato un libro che cerca di indurre il possessore a usare un tipo di magia proibita che corrompe chi la utilizza in modo teoricamente irrimediabile dopo una singola volta! Non se l’è presa, Magnifico, no no, proprio per nulla!» esclamò Amaya, massaggiandosi le tempie e chiedendosi come un uomo abbastanza intelligente da tirare su e mandare avanti un regno per così tanto tempo avesse potuto essere anche così incredibilmente stupido.
 
Magnifico, resosi conto solo allora del rancore di quella sua ex piuttosto scomoda, sgranò gli occhi color zaffiro e si coprì la bocca con una mano. «… oh».
 
«Già» replicò Amaya, girando sui tacchi per uscire dalla segreta «“Oh”».
 
«Eh-ehm, Amaya? Amaya?! La tua intenzione di tirarmi fuori da qui resta, vero? Vero? È successo tutto prima di conoscerti e tu sei troppo razionale per la gelosia retroattiva, vero? AMAYA?!... »
 
Sì, ora che sapeva quel che sapeva e data la situazione che si era venuta a creare la regina non aveva intenzione di cambiare piani: avrebbe cercato in capo al mondo un modo per salvare quello sciocco.
 
Che lo sciocco in questione pagasse ancora un po’ anche il proprio essere stato sciocco, però, non era una brutta idea.
   
 
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