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Autore: aelfgifu    29/12/2023    5 recensioni
Genzo Wakabayashi, nonostante l’apparenza, è un amico attento e affettuoso: sarà lui a unire i puntini e tracciare le linee che collegheranno Taro Misaki, un libro speciale e l’autrice di quest’ultimo.
Guest appearances: Kojiro Hyuga, Tsubasa Ozora
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutti i miei cari'
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1. Il regalo
 
Che cosa gli era passato per la testa quel pomeriggio, mentre attraversava la Geschwister-Scholl-Platz? Forse il pensiero dell’imminente convocazione della nazionale in vista delle amichevoli invernali o il luogo in cui si trovava, fatto sta che entrò in una libreria, comprò la traduzione inglese del Ritratto estivo di ragazzo svedese e chiese alla commessa di fargli una confezione regalo, per “un amico”. E in quello spirito, il libro fu l’ultima cosa che infilò in valigia.
 
*** 
 
All’arrivo al Centro Tecnico Federale trovò il solito allegro pollaio; Ishizaki come sempre era al centro dell’attenzione e stava facendo sbellicare tutti dalle risate raccontando non so quale fatto buffo. A Genzo il chiasso e le situazioni confuse non erano mai piaciute, ma una volta che aveva manifestato una certa contrarietà per l’atmosfera caotica e goliardica che si creava tutte le volte che la nazionale si riuniva, Tsubasa gli aveva fatto notare, pacatamente: “Per te forse suonerà strano perché sei andato subito via e hai condiviso poco con noi, ma noialtri siamo tutti vecchi compagni di scuola: in molti casi lo siamo letteralmente, abbiamo condiviso anni di scuola insieme, ma lo siamo anche nel senso che, tranne un paio di eccezioni, ci siamo conosciuti tutti nel campionato scolastico, ci conosciamo da quando avevamo dodici, tredici, quindici anni: siamo vecchi amici. E quando incontri i vecchi amici, non ti piace far casino con loro?” 
Genzo aveva pensato a Karl e Hermann e aveva dovuto ammettere con sé stesso che Tsubasa aveva ragione.  
I suoi colleghi arrivati dall’Europa, rispetto a quelli che si erano fatti un’ora o due di treno o di aereo, si riconoscevano: tutti con l’aria più o meno stanca, a parte Tsubasa che come al solito aveva energia da vendere e rideva e scherzava con tutti. Ma dove la trova tutta quell’energia, benedett’uomo?
“Be’!” esordì, accomodandosi pesantemente su uno dei divani della hall. 
“Ben ritrovato, Wakabayashi” Hikaru Matsuyama, seduto all’altra estremità del divano, lo salutò con un cenno della mano. “Fatto buon viaggio?” 
“Ma sì, diciamo di sì”. 
Genzo si guardò intorno. Hyuga sonnecchiava spaparanzato sulla poltrona di fronte, Misaki si era appollaiato sul suo trolley e ogni tanto sbadigliava. “E voi?” 
“Non me lo ricordare” mormorò Hyuga con voce cavernosa, senza aprire gli occhi “a Caselle c’era uno sciopero del personale di terra, sono partito con otto ore di ritardo. Sarei dovuto arrivare a Tokyo ieri sera”. 
“Matsuyama e io ci siamo incontrati a Doha e abbiamo fatto mezzo viaggio insieme” rispose Taro “meno male!” 
“Lui non voleva disturbare la hostess chiedendole di poterci sedere vicini” sghignazzò Hikaru. “Accidenti, Misaki, sei tu quello che piace alle donne, una strizzata d’occhio, un sorriso, e nel giro di mezzo secondo ti avrebbero cambiato posto tra inchini e risolini. Invece ho dovuto fare tutto io”. 
“Ma te la sei cavata, no?” si interpose la voce sonnacchiosa di Hyuga. 
“Che domande!” si inalberò Matsuyama. “È ovvio!” 
“E allora!” commentò Hyuga. 
“E allora sessanta minuti” lasciò cadere Genzo. Gli altri due lo fissarono basiti, perfino Kojiro spalancò tanto d’occhi. 
“Scusate, il jet lag mi fa straparlare” si scusò il portiere. Guardò in direzione di Tsubasa: “Ma come fa a non essere a pezzi?” 
“Il capitano ha risorse sovraumane” rise Hikaru.
“Beato lui!” A me mi potrebbero spalmare sul pane come crema di salmone!
 
***
 
Quella sera a cena fece in modo di capitare tra Tsubasa e Misaki, e di portare il discorso verso i massimi sistemi, anche se Tsubasa finiva col parlare sempre di calcio; ma lui lo aveva messo in conto e colse, come si suol dire, la palla al balzo. Prese a raccontare che in Europa si parlava di calcio nella musica e nella letteratura da molti decenni, gli era capitato di leggere cose splendide. C’era perfino un grande cantautore, tale Francesco De Gregori, che…
“È vero” confermò Misaki “una volta ho letto una bellissima poesia di un autore italiano” e incominciò a recitare: 
 
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non vedere l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce,
con parole e con la mano, a sollevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla - unita ebbrezza- par trabocchi
nel campo: intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questi belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere
- l’altro- è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.

La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch’io son parte.

 
“Wow” commentò Tsubasa. 
“Sai, Misaki” attaccò Genzo, con fare vago “visto che a te piace la letteratura e io per così dire casualmente conosco una scrittrice… che dicono sia molto brava… ho un suo libro che ti potrebbe interessare. Ne ha pubblicati diversi, ma lei scrive in tedesco, e questo è l’unico che finora sia stato tradotto in inglese. Ce l’ho su da me, se ti va poi te lo passo”. 
“Ma grazie!” Il viso di Taro si illuminò. “Mi ero ripromesso di comprare qualcosa di Gutenbrunner-san, non appena fosse stato disponibile in una lingua che conosco. È brava come si dice?” 
Genzo alzò le spalle. 
“Io non me ne intendo. Levin dice che è straordinaria. Schneider… Schneider non fa testo, perché è innamorato pazzo di lei”. 
“Di chi si parla?” Matsuyama si infilò nel discorso. 
“Di Julia Gutenbrunner”. 
“Ah! Gutenbrunner-san! L’ho conosciuta l’anno scorso a Parigi, era con gli Schneider”.
“Davvero?” domandò Taro. 
Genzo rise sotto i baffi perché per i suoi amici pronunciare quel cognome bavarese lungo come un treno e pieno di consonanti era una bella sfida. 
“Dicono che sia una specie di cervellone, vero, Wakabayashi?” incalzò Hikaru. 
Genzo alzò di nuovo le spalle. 
“Boh! Io ci capisco poco. È una brava ragazza”.
“E si occupa di letteratura” osservò Taro. 
“Be’, leggi il libro e dimmi come lo trovi…” 
“Fai pubblicità alla ragazza di Schneider, che personaggio” gli gridò Hyuga dall’altro lato della tavola. 
“Ne vuoi una copia pure tu?” rispose fulmineamente Wakabayashi. 
“Volentieri” rise Kojiro. 
“Allora te la compri. È in distribuzione anche in Italia. Formato paperback, non credo costi più di quindici euro in una libreria di Torino. Oppure la ordini online”. 
“Per la miseria, stai veramente facendo pubblicità” osservò Hyuga. 
“Il titolo è ‘Summer portrait of Swedish young man’, annotatelo” sogghignò Genzo. 
 
*** 
 
Quando Wakabayashi gli porse il pacchetto, Taro sgranò tanto d’occhi: 
“Ma lo hai preso apposta per me?!?”
Il portiere si portò l’indice alle labbra: 
“Non c’è bisogno che lo sappia tutto il mondo, non trovi?” 
 
*** 
 
Quella sera, quando Hikaru uscì dal bagno della stanza che condividevano lui e Taro, trovò l’amico già sotto le coperte, il naso tra le pagine. 
“A-ha, Wakabayashi ti conosce bene” rise piano all’indirizzo di Taro. 
“Già” rispose lui, assente. Hikaru avrebbe voluto discutere con l’amico della prossima amichevole con la nazionale vietnamita, ma capì l’antifona: Misaki era profondamente concentrato nella lettura e finché non avesse finito di leggere non ci sarebbe stato verso di coinvolgerlo in qualcos’altro. Hikaru si mise a letto, sprimacciò il cuscino, si sistemò la coperta fin sopra le orecchie come piaceva a lui, spense l’abat-jour e mandò un messaggio a Yoshiko. 
“Misaki sta leggendo e non lo voglio disturbare, ti dispiace se messaggiamo? Oppure hai voglia di sentire la mia voce e preferisci che esca?” E corredò il WhatsApp con un fiorellino e un cuoricino. 
“No, no, messaggiamo pure, è tardi, rimani a letto” gli rispose subito Yoshiko. “Salutami Misaki”. 
“Ti saluta Fujisawa” disse Hikaru ad alta voce. 
“Grazie, risalutala” rispose la voce di Taro più assente che mai. 
“Be’, buonanotte”. 
“Notte”. 
“Misaki ti risaluta e ti augura la buona notte”. 
 
*** 
 
La mattina dopo, Taro scese a colazione con gli occhi brillanti. 
“Ha ragione Levin” annunciò a Genzo. 
“Ma davvero!” L’SGGK sollevò un sopracciglio, stupito.  
“Sicuro!” riprese Taro ridendo a gola spiegata, brandendo il libretto. “Chi ha scritto queste pagine è una creatura meravigliosa!” 
“Addirittura! E io che la incontro abbastanza spesso e non sono ancora stato fulminato dalla sua vista” commentò Genzo col suo solito cinismo. Si guardò intorno e vide che i compagni più vicini si erano come immobilizzati, perfino Tsubasa fissava il suo grande amico a bocca aperta. 
Quando finalmente sedettero a fare colazione, e Taro mangiava con una mano e con l’altra teneva fermo il libretto, che continuava a leggere con la massima attenzione, il capitano disse a bassa voce a Genzo: “E io che pensavo di conoscere bene Misaki”. 
“Misaki” sentenziò Genzo “è perfino meglio di come lo vedi, ed è tutto dire”. 
 
*** 
 
Note di Ælfgifu. 
 
1) La Geschwister-Scholl-Platz è la piazza dove si trova l'edificio principale della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera. È intitolata ai fratelli Sophie e Hans Scholl, studenti dell'Università di Monaco e membri del gruppo di resistenza "Weiße Rose", uccisi dai nazisti nel febbraio1943. 
2) Ovviamente Genzo si riferisce alla canzone di Francesco De Gregori, “La leva calcistica della classe ‘68”: https://m.youtube.com/watch?v=JgU2M7tV-yE&pp=ygUkZGUgZ3JlZ29yaSBsYSBsZXZhIGNhbGNpc3RpY2EgZGVsIDY4
3) La poesia che Taro recita è la celebre “Goal” di Umberto Saba, l’ultima delle “Cinque poesie per il giuoco del calcio”, contenuta nel terzo volume del Canzoniere sabiano, “Parole”: https://il-catenaccio.it/bibliocalcio/cinque-poesie-per-il-gioco-del-calcio-di-umberto-saba.html (il Canzoniere di Saba è stato tradotto in giapponese dalla scrittrice Atsuko Suga).
 
  
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