Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Melisanna    06/01/2024    1 recensioni
E' il 25 dicembre e la festa che Hermione Granger, avvocato di successo e presidentessa del CREPA ha organizzato per raccogliere fondi è assolutamente perfetta. Non c'è nessuno che non si stia divertendo.
A parte un certo Harry Potter, salvatore del Mondo Magico.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Storia scritta per la challenge What's in the Stokings della pagina Facebook Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom.

 
Ciò che si era scordato

 
Dal salone proveniva un chiacchiericcio diffuso che sovrastava la musica del quartetto di archi accuratamente scelto da Hermione che suonava classiche carole natalizie, con una selezione che soddisfaceva sia i purosangue che i nati Babbani e doveva essere costata non poco sudore ai musicisti.
 
La luce, che filtrava fino a lui, era calda e dorata e si alzava e si abbassava dolcemente creando momenti di gradevole penombra.
 
L’intero salone era addobbato con odorosi rami di pino, candele fluttuati e coccarde di seta che ondeggiavano sfiorando il soffitto e mutavano colore in tonalità piacevoli ed eleganti.
 
Lungo tutta la parete est erano disposti tavoli coperti da tovaglie candide con un buffet il cui menù era stato preparato dallo chef più in di Londra ed era stato cucinato da elfi domestici alle sue dipendenze, tutti rigorosamente assunti e pagati.
 
E le bevande, le bevande erano assolutamente perfette. Hermione aveva fatto arrivare il vino dalla Francia, grazie ai suoi contatti con Beuxbatons e quella roba con le bollicine, che non era assolutamente uno spumante, ma qualcosa con un sacco di v e l, che Harry stava bevendo era deliziosa.
 
Sì, Hermione era stata bravissima, perfetta. Ron aveva passato tutta la serata a guardarla risplendendo letteralmente d’orgoglio, come se fosse stato merito suo se quella meraviglia di sua moglie era così meravigliosamente meravigliosa.
 
“Il vestito gliel’ho regalato io” aveva confessato a Harry, radioso “L’ha aperto stamattina e ha deciso di indossare quello, invece che quello che aveva scelto. Non le sta benissimo? Sapevo che le sarebbe stato da Dio, con quel corpo”. Era incredibile come Ron riuscisse a parlare così di Hermione anche dopo anni che erano sposati. Aveva abbassato la voce in un sussurro cospiratorio “L’ho comprato in una di quelle boutique babbane… L'ho pagato un capitale, ma ne valeva la pena… Stamattina quando l’ha aperto era tutto un oh mio Dio Ron, non dovevi, oh mio Dio, ma è bellissimo, chissà quanto hai speso”. Le aveva rivolto un’occhiata famelica “E stasera glielo potrò levare e sarà ancora meglio”.
 
Sì, Hermione era stata bravissima, perfetta e Harry era felice di essere riuscito a sfuggire a tutti i suoi ospiti importanti, ai suoi avvocati e ministri e deputati e a tutti i suoi adorabili amici e ad aver trovato un po’ di pace in un corridoio buio, dove di chiacchiericcio e musica arrivava appena un’eco e non c’erano candele fluttuati e la luce era solo una lingua dorata in lontananza.
 
Harry non aveva potuto negare che il vestito di Hermione fosse bello, era di un rosa quasi rosso – sicuramente Hermione avrebbe avuto un nome per quel colore – e di un materiale lucido, che le scivolava addosso, copriva appena le spalle e lasciava le braccia scoperte ed aveva una specie di nodo all’altezza dell’ombelico che stringeva la stoffa intorno alla vita, creava delle pieghe morbide sulla gonna e metteva il seno in risalto. Le stava molto bene e la valorizzava, ma a giudizio di Harry, Ginny era infinitamente più bella, con un vestito corto color oro pallido, con le gambe toniche e lunghissime nude e i lunghi capelli rossi sciolti sulla schiena. Quando rideva sembrava che l’intero salone ridesse con lei.
 
Ogni volta che Harry sentiva la sua risata, finiva per riempirsi il bicchiere e l’aveva dovuto riempire un numero considerevole di volte, perché Ginny era reduce della vittoria del campionato e di umore sfavillante. Cosa accidenti aveva sbagliato perché Ginny l’avesse accolto una sera a casa con le valigie pronte per andarsene e il mazzo di chiavi di casa loro in mano, perché non è più casa mia, aveva detto, mi spiace Harry, ma non ce la faccio più e non voglio che finiamo per litigare e odiarci. Per te il lavoro viene sempre prima e a me non basta più. Sono brava, molto brava in quello che faccio, eppure sono sempre io quella che deve rinunciare quando c’è da restare a casa con i bambini o spostare gli impegni per poter passare un po’ di tempo insieme. E poi magari squilla il telefono e ti vogliono in centrale e chi se ne frega se ho rinunciato alla diretta con WitchNews 24 per stare con te. Tu non sei mio, appartieni a tutto il mondo magico. Ti amo, ti voglio bene, ma voglio più bene a me stessa.
 
I bambini erano andati a stare con lei. Harry li vedeva nei week end. Quando non doveva lavorare, perché la verità era che Ginny aveva ragione: non aveva mai tempo per loro. C’era sempre qualcosa di più importante che passare del tempo con loro. E si odiava per questo, eppure non riusciva a farne a meno. Finiva sempre per metterli da parte.
 
Avrebbe potuto trovare un’altra in un batter d’occhio, era Harry Potter, il salvatore del mondo magico! Anche quella sera era stato assediato da ragazze attraenti, brillanti e disponibili. Solo che non voleva.
 
Nessuna di loro era Ginny.
 
Appoggiò la testa contro la parete di pietra e si scolò il bicchiere di veuveulalalà in un solo sorso. Con un sospiro, si lasciò scivolare seduto a terra. Tanto non c’era nessuno a vederlo, almeno lì e non era sicuro di riuscire a restare in piedi ancora a lungo.
 
Stava riflettendo sull’opportunità di nascondere la faccia tra le ginocchia, quando udì un rumore di passi alla sua destra. Prima che avesse il tempo di rialzarsi – sempre che ci potesse riuscire, dato lo stato in cui si trovava – qualcuno emerse da un corridoio di cui non si era accorto, poco più avanti.
 
Harry guardò avvicinarsi un paio di gambe lunghe avvolte da un paio di pantaloni verde scuro con una riga così affilata che avrebbe potuto tagliarcisi, sopra i pantaloni c’era una camicia candida, con uno sparato altrettanto candido – chi mai si metteva lo sparato al giorno d’oggi? Persino tra i maghi! – e sopra la camicia c’era una testa biondo cenere, con una faccia, una faccia…
 
“Malfoy? Che cazzo ci fai qui?”
 
“Sono andato in bagno. Ce n’è un altro là in fondo se vuoi evitare la fila”. Con due dita della mano destra teneva appesa sopra la spalla una giacca intonata ai pantaloni
 
“Non che ci fai qui qui, cosa ci fai qui alla festa” Dio, si era quasi scordato quanto era odioso quello.
 
Malfoy sollevò un sopracciglio “Sono stato invitato”.
 
“E perché mai Hermione avrebbe dovuto invitarti?” Harry si sentiva ferocemente indignato da quel tradimento. Ok, forse Malfoy non era più lo stronzo bastardo di quando erano a scuola, ma addirittura invitarlo alla festa di beneficenza più esclusiva di tutto il mondo magico era eccessivo.
 
Il sopracciglio di Mafoy si sollevò ancora di più “La mia famiglia è una delle più ricche e influenti del Regno Unito. Nonostante i tuoi tentativi di far sbattere mio padre in galera” soggiunse come per un ripensamento.
 
“Non è stato certo per mancanza di impegno” ringhiò Harry “Vi siete comprati tutti i magistrati. Per non parlare di quei vecchi bacucchi impomatati dei giudici che non toccherebbero un purosangue nemmeno con un dito”.
 
Malfoy frugò nelle tasche dei pantaloni e poi in quelle della giacca e ne cavò un pacchetto di sigarette.Tenendolo con l’unica mano libera, estrasse una sigaretta stringendola fra i denti. Mentre rimetteva il pacchetto in tasca, si guardò intorno “Dici che si può fumare qui?” si strinse nelle spalle “Chi se ne frega, tanto ci sei solo tu”. Mentre Harry tentava di protestare, si accese la sigaretta con un incendio e inspirò “Cosa credi, Potter” disse glaciale, lasciando cadere la cenere sul pavimento “Anche a Granger fanno comodo i miei soldi. Fanno comodo a tutti” fece un sorriso che anche fra le nebbie dell’alcool a Harry sembrò tremendamente sbagliato e i suoi occhi grigi sfuggirono quelli di Harry “Anche se poi preferiscono far finta di non vedermi, se mi incrociano per strada”.
 
Harry sbuffò “Stai cercando di farmi pietà, Malfoy? Me li ricordo tutti i tuoi amichetti purosangue, quelli pronti a giurare che tuo padre era sempre da un’altra parte”.
 
Malfoy gli puntò la sigaretta contro “Ma che cazzo vuoi, Potter? Non sono responsabile per mio padre. Vuoi che ti dica che avrei preferito che finisse in galera? Puoi scordartelo, è mio padre e sono contento che se la sia cavata” fece un tiro rabbioso con la sigaretta “Anche se è uno stronzo, questo te lo concedo”.
 
“Da quando parli così di tuo padre? Sei sempre stato il suo cocco” sputò Harry.
 
“Differenze di opinioni su come dovrei vivere la mia vita” Draco scrollò le spalle “Direi che essere venuto stasera non mi abbia fatto guadagnare punti nella sua opinione”.
 
“E allora perché cazzo ci sei venuto?”
 
Il sorriso di Draco si fece supponente “Perché partecipare a un evento come questo e fare una ricca donazione in pubblico è ottima pubblicità. E anche far sapere che tutti gli elfi domestici della mia casa, sono regolarmente assunti” aspirò di nuovo e soffiò lentamente una nuvola di fumo, che si avvolse in lente volute intorno alla sua testa “Mi sono anche assicurato di parlare con un certo numero di nate-babbane in età da marito e sono stato assolutamente charmant” il sorriso cambiò di nuovo si fece lascivo “Sono sicuro che si ricorderanno di me e di quanto sono stato delizioso con loro e la mia reputazione ne guadagnerà. Chissà, magari ci scapperà anche qualche scopata”.
 
“Mi fai schifo, sei sempre lo stesso viscido razzista che eri a scuola. È solo che ora fingi di essere quello che ti fa comodo. Ipocrita di merda” a Harry si arricciò il labbro superiore, come un gatto disgustato.
 
Malfoy spalancò gli occhi in un’espressione di finta sorpresa “Chi, io? Assolutamente no, trovo che siano persona adorabili, magari non quella Travis che puzzava di sudore e si ostinava a starmi troppo vicina, ma le altre… Il fatto che servirebbe a ripulirmi l’immagine, non leva che me le porterei a letto con sincero piacere”.
 
“Andare a letto con una ragazza perché ne sei innamorato, non ti sfiora neanche il cervello?”
 
“A proposito, Weasley era deliziosa stasera. Forse dovrei provarci con lei. Bella, intelligente, di successo, persino purosangue, magari di lei potrei innamorarmi, che dici?”
 
Harry si ritrovò in piedi e con la bacchetta in mano prima di averci pensato “Avvicinati solo a Ginny e io…”.
 
“Tu cosa, Potter?”
 
Harry gli afferrò il collo della camicia, tirandolo verso di sé, così furioso che una scazzottata alla maniera babbana gli parve la soluzione più auspicabile.
 
Malfoy spostò la bacchetta con il dorso della mano in cui teneva la sigaretta “Ti ha mollato. Tu non puoi decidere proprio più niente, riguardo a chi può o non può avvicinare Ginny Weasley”.
 
Harry non seppe cosa rispondere, la mano con cui stringeva il colletto di Malfoy tremò “Tu… tu sei veramente uno stronzo. Non hai idea di cosa significhi quando hai avuto la persona che hai sempre desiderato e poi la perdi”.
 
Malfoy si strinse il labbro inferiore tra gli incisivi e poi sorrise di nuovo in quel modo così sbagliato “No, hai ragione, non lo so”. Lasciò cadere la giacca a terra e gli afferrò il colletto a sua volta. Avvicinò il volto al suo e lo baciò. Fu un bacio veloce, solo un rapido premere di labbra. Harry rimase così di stucco da non riuscire a reagire “Che cazzo… perché…?”.
 
Malfoy si limitò a indicare il soffitto con la punta della sigaretta. Harry, confuso e rallentato dall’alcool seguì il gesto. Sopra di loro era appeso un rametto di vischio.
 
“Che cazzo… Non ha senso tu manco ci credi a queste tradizioni babbane” balbettò cercando di rimettere il mondo al suo posto.
 
Malfoy gettò la sigaretta a terra, la schiacciò con la punta della scarpa elegante e gli prese il viso con entrambe le mani e lo baciò di nuovo. Questa volta non fu un semplice premere di labbra, fu un bacio feroce, affamato, furibondo, di denti che mordevano e lingua che accarezzava e assaporava e violava e Harry sentì in bocca il sapore acre del fumo, mescolarsi con quello dell’alcool e nel naso l’odore della colonia costosa di Malfoy e qualcosa che non era né fumo, né colonia, ma caldo e acuto e sconvolgente e le dita di Malfoy gli affondavano nei capelli e gli premevano sul cranio e stringevano gli zigomi.
 
Harry rimase immobile per secondi che gli parvero ore, con la bacchetta ancora alzata, poi appoggiò una mano sul petto di Malfoy e lo spinse via. Malfoy non fece resistenza.
 
“E questo, invece, questo, perché?”
 
Malfoy si mise le mani in tasca e si strinse nelle spalle “Questo è perché volevo saperlo”.
 
Harry lo guardò spaesato “Sapere cosa?”
 
“Com’è avere la persona che hai sempre desiderato e perderla” si chinò a prendere la giacca che aveva lasciato cadere e si avviò lungo il corridoio, verso il salone.
 
Qualcosa nel cervello offuscato di Harry emerse, nonostante l’alcool o forse a causa dell’alcool.
 
“Credi che basti così poco per sapere cosa voglia dire avere qualcuno?”
 
Draco si fermò a metà di un passo e si voltò con in viso un’espressione così selvaggia da stravolgergli i lineamenti e tornò indietro con tre lunghi, rapidi passi “Se mi stai prendendo in giro io…’” Harry si limitò ad afferrarlo per i bordi di quello stupido sparato e baciarlo come non si ricordava di aver mai baciato neanche Ginny, con rabbia e fame e pura lussuria e prima di capire cosa stava facendo lo stava spingendo contro il muro e gli stava infilando una mano sotto la camicia e con l’altra gli tirava i capelli così forte da far male, ma Draco non sembrava accorgersene, troppo impegnato a sfilargli la giacca e a frugare disperatamente ogni angolo del suo corpo che riusciva a raggiungere, premendo una gamba tra le sue e Harry non poté fare a meno di sfregarsi contro il calore della sua coscia. E all’improvviso Harry voleva tutto, tutto, subito, voleva tutto adesso e voleva che finisse subito e non finisse mai. Voleva morderlo, divorarlo, digerirlo, non lasciarne neanche un pezzetto, stritolarlo tra le dita e sotto i denti e voleva sentirlo gemere e pregare e urlare. E Draco mormorava una sequenza di disperate oscenità e si spingeva contro di lui.
 
Harry gli stava mordendo furiosamente il collo bianco e gli aveva tirato ormai la camicia fin sopra al petto, quando sentì delle voci avvicinarsi. Smise di baciarlo allontanandosi di botto. Si guardarono negli occhi, confusi e in preda al panico, realizzando cosa stavano facendo. Harry aveva gli occhiali storti, era senza giacca e aveva la camicia aperta fino all’ombelico. Draco aveva i capelli sconvolti come Harry non glieli aveva mai visti, il busto seminudo e un florilegio di lividi gli stava apparendo intorno alla bocca e sul collo.
 
“Non posso fare questo così, con te” Harry si rimise gli occhiali a posto e raccolse la giacca. “È stata una follia”.
 
Gli occhi di Draco si fecero di ghiaccio. L’uomo si sistemò la camicia e lo sparato e fece qualcosa ai capelli, per cui continuarono a sembrare in disordine, ma come se fosse un disordine voluto“Certo. Ovvio. Chissà cosa stavo pensando”.
 
Harry si infilò la giacca “È meglio se andiamo a casa mia”.
 
L’espressione sconvolta di Draco fu così soddisfacente, che Harry si trovò a ghignare fra sé e sé mentre gli dava le spalle e si avviava.
 
Adorava avere l’ultima parola.
 
E si era scordato quanto fosse divertente averla con Draco.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Melisanna