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Autore: Eneri_Mess    06/01/2024    1 recensioni
«Non ascoltarle, Baku-chan! Tutto quello che dovrai fare è confessarti!»
Il silenzio calò nel salotto e un insieme di sguardi passò dal Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva al peluche, come se quest’ultimo fosse la persona che rappresentava e non un insieme di stoffa e imbottitura.
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O anche: i miracoli a Natale esistono, se supportati da peluche e biscotti a forma di unicorno.
[Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento di Fanwriter.it]
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note veloci: la storia si svolge in un ipotetico futuro post canon. La Classe A si è diplomata e ora sono tutti dei bellissimi Pro Hero. Bakugou e Kirishima convivono in un appartamento e, nello stesso palazzo, in un altro appartamento, convivono anche Midoriya, Uraraka, Todoroki e Shinsou. Un po’ alla Friends. 



 

A Marti,
grazie per il bellissimo disegno
che hai regalato a questa storia.

 

The Plush Incident

 

Etchù.

… Etchù.

Etchù!

«Uhm… vuoi che ti prenda un’altra coperta, Deku?»

Izuku si stava sfregando le mani sulle maniche della felpa infilata al volo sopra il costume da Hero, tentando di scaldarsi da un freddo che percepiva solo lui. Aveva già una coperta appoggiata sulle spalle - datagli quando lo avevano forzato a salire sull’ambulanza - ma all’offerta della seconda lo sguardo implorante che lanciò a Uraraka fu sufficiente a far alzare la ragazza. 

«Ti serve un fazzoletto?»

Shouto si tastò la tuta all’altezza delle tasche, ma Deku scosse la testa. 

«Ho solo… freddo. Anche se sento che questa stanza è calda.»

Gli avevano già fatto notare che il termostato dell’ambulatorio segnava ventisei gradi, eppure lui aveva la chiara sensazione di trovarsi di fronte a una finestra spalancata, con i quattro gradi scarsi di quel ventitré Dicembre. 

«Ci stanno mettendo molto per il responso» continuò Todoroki, incrociando le braccia e adocchiando la porta da cui era uscito il medico più di quaranta minuti prima. 

«Non è necessario che aspettiate! Mi sento bene, davvero!» provò Midoriya per l’ennesima volta, ma il suo tentativo di persuasione rimbalzò contro l’espressione corrucciata di Shouto e il sorriso indulgente con cui Ochako lo avvolse nella seconda coperta. 

«Finché non sapremo che tipo di quirk ti abbia colpito scordati che ti lasceremo solo» precisò la Heroine, scambiando un’occhiata di conferma con Todoroki. «O preferisci che chiami tua madre?»

Deku fu percorso da un brivido che non aveva nulla a che fare con il freddo. Scosse la testa così velocemente da sembrare un bambino beccato con le forbici in mano. 

«Non voglio che si preoccupi a due giorni da Natale!»

Uraraka sospirò, sedendosi di nuovo di fianco a lui. «Non approvo questa condotta, ma capisco il pensiero. Però cerca di parlarci lo stesso, ok?»

«Non sono bravo a dirle queste cose senza farla preoccupare…»

Anche Shouto gli si sedette vicino, ma senza togliere gli occhi dalla porta. 

«”Sto bene, ma mentre salvavo dei bambini in gita uno di loro ha usato accidentalmente il suo quirk su di me.” Come ti suona?»

Sia Ochako sia Izuku fissarono Todoroki lasciando che le loro bocche formassero delle piccole o sorprese. 

«Suona perfetto!» commentò la ragazza alzando i pollici. 

«Oh… la fai sembrare così semplice» soppesò invece Izuku.

Shouto corrugò la fronte, distraendosi dall’uscio chiuso per voltarsi verso gli altri due. 

«Dopo però dovresti scendere nei dettagli e spiegarle cosa ti diranno i medici. Se non fossero buone notizie non penso sia giusto iniziare con “Sto bene”.»

«Fine della magia» scherzò Uraraka, inclinando la testa e squadrando Deku, che si chiuse di più tra le braccia, sentendosi nudo per quello sguardo indagatore. 

«C-Che c’è?»

«Non penso sia nulla di così grave. Il bambino era piccolo, il quirk appena sviluppato, e poi siamo a un passo dal Natale! Non può essere nulla di davvero tragico! Affrontiamola con ottimismo!»

L’espressione di Shouto parlò di quanto poco fosse convinto di quell’ultimo motivo, mentre Deku si stava passando le mani sulla faccia, scuotendo la testa e mormorando un continuo Non ci voleva, non ci voleva… 

 

Il responso non fu per nulla rassicurante e Ochako fu la prima a stringere la mano a Deku con apprensione, senza smettere di fissare il medico e il tablet su cui stava mostrando le analisi.  

«… vudù?» Izuku fu certo che la propria voce fosse suonata arida come in una lunga giornata in cui non aveva toccato acqua. Riuscì anche a inciampare nelle uniche due sillabe, sentendole del tutto estranee. 

«Simile al vudù» precisò il dottore, picchiettando con l’unghia un paragrafo del referto, ma Deku si sentì incapace di leggere, con la testa bombardata di possibilità e catastrofi. 

Scene di film visti al liceo con il resto della classe sfrecciarono in ogni direzione della sua mente con note poco rassicuranti. Jirou e Kaminari che proponevano horror di continuo. Era quasi sicuro che in uno di quelli visti ci fosse stato il vudù, ed era anche certo che non fosse finita bene. 

«… la situazione è da monitorare. Anche un quirk appena sviluppato può presentare dei picchi di efficacia nonostante la pratica minima, ma sono più comuni sintomi collaterali secondari e innocui, direi fastidiosi, come prurito e mal di testa prolungato.»

«Deku ha freddo da quando è stato toccato. È un sintomo collaterale?»

Shouto stava fissando dritto in faccia il medico con troppa intensità. A differenza di Izuku che si era afflosciato su se stesso, non seguendo neanche due parole in fila, l’amico mantenne la schiena dritta e l’attenzione che avrebbe riservato a un sospettato sotto interrogatorio. 

«Mi spiace, ma la sensazione di freddo è una conseguenza diretta del quirk.»

«Dottore…» Uraraka si infilò nel discorso, umettandosi le labbra. «Cosa intende con conseguenza diretta? A cosa è collegato Deku di preciso? Perché-» cercò le parole, portandosi la mano libera al mento mentre tentava di districarsi dalle scene di quei film pieni di suspance che anche per lei erano tornati a galla. «… se è vudù, Deku subisce quello che succede a… a una bambolina?» 

L’incertezza sulla comprensione del discorso riportò l’attenzione di tutti gli Hero sul medico. Questi incrociò le braccia, appoggiandosi allo schienale della sedia e prendendosi un attimo per riflettere. 

«I quirk sono in continua evoluzione e non rimangono mai uguali a loro stessi. Anche quando sembrano ereditati da uno solo dei genitori, c’è sempre un’influenza genetica. Dalle analisi preliminari che abbiamo fatto, questo lo abbiamo categorizzato come vudù, ma è diverso dai suoi predecessori e dobbiamo ancora capirne tutte le caratteristiche. Per adesso, io e i miei colleghi propendiamo per una teoria.»

Guardò fissò negli occhi Midoriya, ma accennò un sorriso incoraggiante. 

«Pensiamo che il quirk trasmetta le sensazioni dell’oggetto più simile a te in quanto fattezze. Un qualche cosa che a colpo d’occhio faccia pensare che sia tu. Nella pratica del vudù - e nei quirk derivati - solitamente si usa una bambolina come base e dei capelli o simili per creare un tramite. Escludendo quest’ultimo passaggio, ti viene in mente qualcosa che, insomma, ti rappresenti?»

Per qualche istante, Deku diede l’idea di essere appena atterrato da un altro pianeta, guardando il dottore come se non avesse capito una sola parola del discorso. Poi si costrinse a riflettere, prendendosi il labbro inferiore tra le dita e corrugando la fronte.

«Non penso ci sia niente che-»

«AH! Lo so io!»

Uraraka sbatté le mani sul tavolo intorno a cui erano seduti, facendoli sobbalzare.

«Oggi iniziano a vendere il tuo peluche!»

«Hai ragione» le andò dietro Todoroki, annuendo e voltandosi verso Deku per squadrarlo. «Deve essere quello per via della somiglianza.»

«Ma non mi somiglia!» protestò Izuku con un lieve rossore sulle guance a inglobare le lentiggini. 

Il medico passò un’occhiata curiosa su tutti e tre gli Hero. «Avete una foto?»

Ochako gli mostrò il peluche incriminato e Midoriya sprofondò ancora di più nell’imbarazzo, ripetendo un pigolante Non mi somiglia! quando l’uomo premette le labbra tra loro per trattenere una risata. 

«… dovrei consultarmi con i miei colleghi, ma credo che possa funzionare, sì. La connessione potrebbe essere data proprio dal fatto che sia una sorta di bambola.»

«M-Ma non ha nulla che ricordi una forma umana! È tondo! N-Non ha neanche delle gambe, solo i piedi, e le braccia sono-»

«In alternativa, sono state già prodotte delle figure col tuo aspetto?»

Deku diventò ancora più rosso. 

«N-No, n-non sono c-così f-f-famoso, n-non come All Might che, sapete, alla mia età aveva già una linea di-»

«Quindi uno di questi peluche potrebbe essere connesso a Deku?» gli parlò sopra Ochako, tornando all’argomento principale. «E quello che succede al peluche succede a lui?» 

«Probabilmente tra qualche anno e con una buona pratica sarà così» annuì il medico. «Per adesso, il lato positivo è che gli effetti sono limitati. Si stima che nell’ottantacinque percento dei casi i quirk appena sviluppati non sono dannosi in misura preoccupante. O almeno, Midoriya non sembra rientrare nelle casistiche critiche.»

«Casistiche critiche?» gli fece eco Shouto, di nuovo con la fronte corrucciata. 

Il dottore annuì con serietà, ma non perse il sorriso rassicurante. 

«È noto che di generazione in generazione il fattore quirk stia diventando più forte, talvolta fuori controllo, e le prime manifestazioni sono proprio nei bambini. Ci sono purtroppo casi, come quelli legati ai quirk elementali, dove è facile che la potenza generativa sia già paragonabile a quella di un adulto. Ma riguardo a Midoriya siamo fiduciosi che non sia nulla di grave.» 

Il medico riprese il tablet e fece scorrere il referto a un paragrafo in particolare, prima di continuare. 

«Vi faccio un esempio concreto: se il quirk fosse al pieno del proprio fattore d’azione, una puntura di spillo al pupazzo provocherebbe probabilmente un'emorragia preoccupante.»

I tre Hero trattennero il respiro e il dottore allontanò quell’ipotesi sventolando la mano. 

«Non è assolutamente questo il caso. Tutt’al più, gli effetti dureranno tra i due e i tre giorni.» Fece un sorriso quasi di scuse, sospirando. «Temo sarà un Natale che non dimenticherai.»

«Sempre se non troviamo prima il peluche a cui è collegato» ribatté Shouto, dando l’idea di essere pronto ad alzarsi in piedi ed entrare in azione. «Se lo chiudessimo in una scatola non ci sarebbero più problemi.»

Il medico si prese il mento con le dita, riflettendo.

«Sì, potrebbe funzionare. Ma se la vendità è oggi, non sarà tardi?»

Ochako guardò l’orologio sulla parete. Erano appena le nove. 

«Se ricordo, il lancio ufficiale è alle nove e mezza a Shibuya? Forse facciamo in tempo! Deku, chiama il tuo manager!»

«Eh…? Ah…! Sì, subito!»



 

* * *



 

«Per tutti gli Hero, Deku! Perché hai lasciato l’ospedale?! E che diavolo significa questa storia!? FERMARE IL LANCIO DEI TUOI PELUCHE?! COSA TI PASSA PER LA TES-»

Era un ventitré Dicembre che stava regalando nasi e guance rosse ai passanti di Shibuya impegnati negli acquisti natalizi. La calca davanti al centro commerciale era appena stata colorata dai coriandoli scoppiati per l’inaugurazione delle vendite. 

Izuku chiuse la telefonata con il proprio manager assistendo allo spettacolo che si stava consumando davanti ai suoi occhi. Nulla che si potesse fermare o arginare. Sentiva già il riverbero delle conseguenze addosso, con il rimbombo del responso del medico in sottofondo. 

Pensiamo che il quirk trasmetta le sensazioni dell’oggetto più simile a te in quanto fattezze.

«Ora sappiamo perché sentivi freddo.»

Midoriya avvertì a malapena l’eco della voce di Todoroki rimasto con lui, fermo a fissare a sua volta il bacino di gente affollata di fronte allo stand allestito per l’occasione. Dalla stessa bolgia riemerse, districandosi a fatica, Ochako. 

«… accidenti, non abbiamo fatto in tempo. Stanno andando a ruba! Non capiremo mai qual è quello giusto!»

La sua constatazione, in un altro momento, avrebbe imbarazzato e reso felice al contempo Deku, ma in quell’istante riusciva soltanto a sentire addosso un formicolio spiacevole e invadente. Si chiuse tra le proprie braccia, tentando di reprimere i brividi nell'avvertire centinaia di dita sulla pelle. 

«C-C’è qualcosa che non va» deglutì, osservando le prime persone con in mano una copia del Deku-peluche allontanarsi da quel luogo del delitto. «R-Riesco a s-sentire t-tutto. Tutti» si corresse, trasalendo come se gli stessero togliendo il fiato dai polmoni a piccole dosi. 

Shouto lo afferrò per le spalle prima che rovinasse in terra, sbilanciato dalla propria fatidica realizzazione. 

«Andiamo a sederci.»

 

Un quarto d’ora più tardi erano seduti in una caffetteria antistante il centro commerciale. Deku aveva la tempia premuta contro la grande vetrata decorata per Natale. Non aveva smesso per un secondo di seguire con gli occhi la vendita, fino a quando Ochako lo distrasse mettendogli di fronte una cioccolata calda per tentare di lenire quel disastro. 

Shouto era al telefono con il dottore, aggiornandolo sugli sviluppi. Dopo qualche assenso tra sé appoggiò il cellulare sul tavolo, mettendo il vivavoce. La confusione intorno a loro riuscì a regalare una paradossale privacy.

«Quindi hai avuto l’impressione di sentire più di un’emozione? Riusciresti a descrivere cosa provi?»

Deku rabbrividì di nuovo con un crescente senso di malessere alla bocca dello stomaco, nonostante l’odore e il sapore della cioccolata calda stessero aiutando. 

«Ho l’impressione che m-mi stiano toccando t-tutti.»

«Interessante… in un certo senso. Credo derivi dalla prossimità. Ora sei molto vicino alla fonte a cui il quirk ti ha connesso, anche se non avevamo preso in considerazione che potesse legarti a più di un oggetto. Immagino sia dovuto al fattore di incremento di potenza dei quirk.»

«Si può… si può fare qualcosa? È orribile…»

«È meglio se per ora ti allontani da lì. La distanza dovrebbe ridurre l’intensità, anche se non posso darti una risposta certa. È anche probabile che quello che senti sia legato alle tue stesse emozioni. È complicato.» 

Deku avvertì dall’altro capo del telefono un lungo sospiro meditabondo.

«Mi consulterò con i miei colleghi e cercheremo di darti un quadro più preciso. Per precauzione, non restare da solo e chiama in ospedale in qualsiasi momento.»

«La ringrazio…»

«Si risolverà quanto prima, abbi pazienza e resisti. A presto.»

A telefonata conclusa nessuno dei tre Hero commentò, lasciando che il chiacchiericcio e la musica della caffetteria invadessero il loro spazio, instaurando una leggerezza fuori luogo. 

«Andiamo, è inutile restare» concluse Shouto, alzandosi e infilando di nuovo in tasca il cellulare. «Se l’unica cosa che puoi fare per ora è stare lontano dalla fonte, a casa starai meglio.»

Uraraka fu dello stesso avviso, stringendo la mano a Deku. 

«Ho spiegato la situazione in Agenzia e provvederanno a ritardare le vendite previste per i prossimi giorni.» Ochako cercò di infondere nel proprio sorriso un’ondata di positività che, di nuovo, sembrava dire Siamo a Natale! Andrà bene per forza! «Tra l’altro la maggior parte di quei peluche saranno presto incartati e lasciati da una parte fino al venticinque! Dovresti sentire molte meno - gesticolò qualcosa che doveva ricordare lo sprimacciare di un cuscino - insomma, meno gente ti toccherà! Per quanto suoni male…»

Deku rabbrividì più di prima al pensiero e l’amica insistette con qualcosa che suonasse positivo. 

«Finché l’effetto del quirk non sarà svanito sarai in congedo, quindi puoi riposarti!»

Dal muso lungo di Izuku quella sembrò la vera, brutta notizia. Emise un lungo respiro di bocca, lasciando andare la testa e premendosi le mani sulla faccia. Doveva cercare di non farla tanto tragica? Passò lo sguardo su entrambi gli amici, tentando di abbozzare un sorriso. 

«Grazie di esservi disturbati per me…»

«Non dirlo neanche per scherzo!»

Todoroki e Uraraka parlarono quasi in contemporanea, così abituati a quelle scene da avere avuto lo stesso pensiero senza neanche stupirsi. 

«Oooh, non mi ero sbagliato! Siete voi!»

Una quarta voce li raggiunse, facendoli voltare verso la folla di clienti. Dapprima videro soltanto una mano sventolare in alto, poi emerse un berretto con la faccia di Pikachu e il sorriso smagliante di Kaminari. 

«Ciao ragazzi! Che bello incon-» Squadrò i tre, facendosi venire il dubbio. «Vi ho disturbato? Vi ho visti dalla vetrina, ma siete di turno?» e indicò le loro divise, facendo ciondolare la marea di buste colorate appese alle braccia. «Io sono in ferie! Sto facendo i regali!» E tornò a sorridere facendo due V di vittoria con entrambe le mani. 

Poi, sempre in rapida successione e senza che nessuno riuscisse a infilarsi in quel soliloquio come se non fossero davvero presenti, Denki puntò Deku. 

«Amico! Ho visto il tuo nuovissimo peluche! Sei qui per quello? Sta andando a ruba! Se non ti sbrighi-»

«Denki! Una parola!» saltò su Ochako, afferrando l’ex compagno di scuola per la spalla e spingendolo più in là. Le sue labbra si stirarono in un sorriso, mentre i suoi occhi tentarono di trasmettere un Cerca di leggere la situazione! «Deku è un po’... emozionato per questa storia dei peluche. Quindi, ecco, non solleviamo l’argomento per i prossimi giorni.»

Kaminari la guardò con la stessa espressione statica del suo berretto, prima di inclinare la testa. 

«Accidenti, pensavo fosse contento!» 

Lanciò un’occhiata al diretto interessato, intento a discutere con Todoroki mentre gesticolava verso il centro commerciale. 

«… lo è.» Ochako scelse una via di mezzo. «Ma sai com’è fatto, si imbarazza facilmente quando è al centro dell’attenzione…»

«Il nostro solito Deku! Non sa proprio godersele queste cose!» sospirò Denki, neanche fosse stata una sua responsabilità. Scosse la testa. «Comunque conta su di me, non menzionerò il peluche!» Le fece l’occhiolino e alzò entrambi i pollici, facendo sbattere di nuovo tra loro i suoi acquisti. «Ho ancora qualche giro da fare per trovare gli ultimi regali di Natale! Devo scappare! Salutameli tu!»

E com’era arrivato, Kaminari sparì di nuovo nella folla. 

Uraraka tornò dagli altri due con un sorriso tirato e un Tutto bene! Andate verso casa, io mi fermo a fare la spesa!, ignorando la sensazione di aver innescato un altro potenziale casino. 



 

* * *



 

Bakugou Katsuki odiava le feste. 

Al primo posto c’erano quelle commerciali che riempivano le strade di decorazioni ingombranti, di motivetti scemi h24 ovunque e di persone ancora più idiote che giravano piene di compere, intasando i marciapiedi e la sua pazienza. 

Il Natale era l’ultima rottura dell’anno e l’unica che gli facesse desiderare di scaricare un po’ dei suoi giorni di riposo per rintanarsi al caldo. L’inverno era una stagione inutile, dove per carburare doveva impegnarsi il doppio e correre dietro a ladruncoli vestiti da Babbo Natale, per poi sentirsi chiedere dai bambini se poteva rifare i Fuochi d’Artificio con le mani. 

Fu brontolando che mise piede nell’androne del palazzo, la sacca con la tuta da Hero di traverso sulla schiena e Sero, dietro di lui, che continuava a elencare tutto quello che avrebbero potuto fare alla festa di Natale mentre aspettavano l’ascensore. 

L’idea di tornare a casa, fare un dito medio a tutti i suoi coinquilini abusivi - perché durante le feste l’appartamento che divideva con Kirishima si riempiva di comparse come in un pijama party no-stop - e infilarsi nella doccia erano gli unici motivi a impedirgli di fare esplodere qualcosa quella sera. 

Ci pensò Kaminari, sprofondato nella sua poltrona e con il suo pad della PS5 in mano, a giocare con l’ultimo barlume di pazienza rimastogli. 

«Bakukacchan-kun!»

E i suoi infiniti e stupidi modi di chiamarlo.  

«È tutto il pomeriggio che ti aspetto! Dov’eri finito!?»

Il borsone di Katsuki finì a terra con un tonf e il rumore metallico del suo equipaggiamento che richiamò l’attenzione del resto dei presenti - Jirou, Ashido, Kirishima e lo stesso Sero.

«Di l’ultima preghiera, Faccia da Somaro. Ti darò una morte veloce solo per non sentirti più blaterare.» 

Eijirou, grembiule e farina su naso e capelli, si mise in mezzo interrompendo la visuale del Grande (e irascibile) Dio dell’Uccisione Esplosiva. Allungò al migliore amico un biscotto con un sorriso orgoglioso fuori contesto. 

«Stavolta mi sono venuti veramente buoni! Il suggerimento sulla scorza di limone è stata la mossa vincente!»

Complice la stanchezza, Bakugou fissò confuso Kirishima e il biscotto di frolla a forma di unicorno. 

«Ho messo qualche goccia di limone anche nella glassa! Ma la decorazione l’ha fatta Mina!» 

Katsuki afferrò il biscotto, dimentico di Denki, e lo osservò come se non capisse perché avesse quella forma e fosse rosa. 

«Si chiama ghiaccia reale» puntualizzò sovrappensiero, prima di staccare con un morso metà unicorno. La sua espressione dubbiosa si rappacificò un poco nel cacciarsi in bocca il resto. 

«Allora, com’è? Ti piace?»

«Puoi rifarli.» Bakugou diede la sua approvazione, ma per Eijirou, che ormai ci conviveva da qualche anno, vederlo passarsi la lingua sulle labbra a togliere le briciole fu il complimento migliore. «Però non ti azzardare a fare qualcosa a tema Natale.»

«Ho pronte le formine con la bandiera dei pirati! Domani compro il colorante nero!»

Bakugou annuì soddisfatto, i nervi di nuovo sulla linea di pensiero che lo voleva nella doccia a rilassarsi. 

«Ma perché niente formine di Natale? Questi biscotti fatti ad albero o stella o pupazzo di neve sarebbero una bomba!»

Denki non aveva il senso della misura, o spirito di autoconservazione, soprattutto nei confronti di Katsuki. Hanta gli mise un braccio intorno alle spalle, tentando di contenerne l'entusiasmo masochista. O come ultimo abbraccio prima di una dipartita scintillante.  

«Finirai col fare la stella cometa se non la smetti.» Passò meno di un attimo e tirò fuori uno dei suoi sorrisetti, alzando un indice per un’idea improvvisa. «In quel caso potremmo improvvisare un presepe vivente!»

Kaminari alzò la mano per ricevere il cinque. «Mineta sarà il bambinello!» 

«Andata!» Sero gli batté il palmo col proprio.  

«Perché voi impiastri state impestando casa mia

«È anche casa di Kirishima! Siamo suoi ospiti!» vociò dal bancone della cucina Kyouka, sgranocchiando anche lei un biscotto unicorno. Al suo fianco, con il grembiule decorato da qualche macchia di ghiaccia rosa, Mina alzò due dita in segno di vittoria ed esibì l’espressione impunita di chi la scamperà liscia, prima di riarmarsi di sac à poche e proseguire l’opera. 

«Stavamo facendo la lista delle ultime cose per la festa!» spiegò Eijirou, battendo il pugno contro il palmo come se avesse detto Siamo pronti alla sfida! 

«Tzé, che perdita di tempo.» 

«Baku-chan! Baku-chan! Sei proprio il Grinch!»

«Aha!? Mi stai insultando Faccia da Somaro!?»

«Sigh. È così anti-Natale che neanche conosce il Grinch. Che causa persa» borbottò Jirou dalle retrovie, usando la parte libera del grande bancone come fosse stata una superficie comoda su cui spalmarsi. «Ehi, Denki, dagli il regalo e finiamola!»

Se possibile, l’espressione di Bakugou si incupì ancora di più. 

«Che regalo?»

«Lo troverai estremamente utile!» Kaminari stava recuperando una busta dorata in mezzo a quelle che aveva ammucchiato vicino alla poltrona. Era grossa, panciuta, sgargiante. Ingombrante, in una parola. Katsuki non alzò neanche le mani per prenderla, non quando il resto degli occhi dei presenti erano tutti fissi su di lui. 

«Che sarebbe.» Non si sprecò neanche a infondere la giusta inflessione alla domanda. Per lui quella poteva essere una bomba di coriandoli, conoscendo le comparse che lo circondavano. 

«Il bello di un regalo sta nell’aprirlo! Le basi!» borbottò Mina, arrivando alle spalle di Kirishima e mettendo in bocca a quest’ultimo un altro biscotto. «Non esploderà, tranquillo! Qui l’unico che fa boom sei tu!»

Questo non convinse Bakugou, ma pur di levarsi di dosso quegli sguardi avrebbe messo fine alla pagliacciata. Strappò di mano a Kaminari la busta e la aprì facendo saltare la coccarda in cima. Dentro c’era davvero l’ultima cosa al mondo a cui avrebbe mai pensato. 

«Oddio, qualcuno faccia una foto, presto!» bisbigliò Sero, iniziando a ridere. 

«Ha una faccia impagabile!» sbottò Jirou, coprendosi la bocca con entrambe le mani per soffocare gli sghignazzi. 

«Ragazzi…» ma anche Kirishima si sforzò per non farsi scappare neanche un singulto. 

«Non è adorabile!?» Denki saltellò intorno a Katsuki e gli poggiò il braccio sulle spalle. «Un regalo più azzeccato non potevo trovarlo!»

«… stai vaneggiando?» Katsuki neanche riuscì a dare al tono l’impronta che avrebbe voluto per come si sentì spaesato, tenendo tra le mani quel peluche di Deku che rispondeva ai suoi dubbi con un sorriso fisso e gli occhi vuoti ricamati.

Intorno a loro, gli altri non stavano facendo più nulla per nascondere le risate. 

«Esercitarti ad abbracciarlo!» consigliò Mina, dando un esempio passando le braccia intorno a Kirishima.

«Ma per quello un peluche non basta, servirebbe un dakimakura» le andò dietro Kyouka,  tenendosi lo stomaco per i crampi da risate soppresse. 

«Non ascoltarle, Baku-chan! Tutto quello che dovrai fare è confessarti!» 

Il silenzio calò nel salotto e un insieme di sguardi passò dal Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva al peluche, come se quest’ultimo fosse la persona che rappresentava e non un insieme di stoffa e imbottitura. 

Eijirou fu il primo a esprimere un Oh di comprensione. Sero gli andò indietro con un secondo Oooh!

Katsuki era paonazzo e così rigido da tremare. 

«… che cazzo dovrei farci?» 

«Con-fes-sar-ti! Andiamo, con un peluche sarà cento volte più facile che con l’originale, no?» Denki annuì tra sé con una mano a tenersi il mento. «Così intanto fai qualche prova in vista del momento giusto! Sono proprio un genio. Appena l’ho visto ho capito che era la soluzione più ovvia. Non ringraziarmi, eh. Per gli amici si fa tutto!» 

«Condoglianze Jirou» rise Hanta, prima di fare pat pat sulla spalla di Kaminari. «Sei stato un buon amico. Mangerò biscotti in tuo onore» e si diresse verso il bancone della cucina.  

«Ma non capisci che è l’idea migliore di tutte! Sero!»

«Sai che dopo tutti questi anni potrebbe-» 

«Non dargli corda, Mina» la interruppe sul nascere Kyouka. «Bakugou non avrebbe pietà neanche per te, vieni.» Afferrò l’amica sottobraccio e la allontanò da quello che di lì a breve sarebbe stato l’epicentro di una catastrofe. 

Eijirou sembrò indeciso tra l’abbandonare Denki al proprio destino e tentare di placare il coinquilino. 

«Perché dovrei… dire qualcosa… a questo…» Katsuki fissò il viso statico del peluche, l’espressione scura e indecifrabile. 

«Dai, sarà di certo più facile con il peluche che andare a dire a Midoriya che lo ami! Ma se inizi da questo, esercitandoti, parola mia, poi sarà tutto in discesa!»

La faccia che Bakugou sollevò su Kaminari aveva un sorriso maniacale e gli occhi ridotti a due spilli. Il malumore della settimana continuava a condensarsi con quella che per lui non era altro che uno scherzo. Lo stavano prendendo per il culo.

«Bakubro, stai calmo. Voleva solo aiutarti!» 

«Kiri, i tuoi biscotti hanno bisogno di te! Lascialo morire da solo!» Sero non fu di alcun supporto. 

«Io vorrei risolvere questa situazione, è diverso! Perché non capite!?» si lagnò Denki. «E poi è Natale, i miracoli si avverano! Sono un Cupido incompreso!»

«Un angelo ci diventi sicuro a breve» e il pronostico di Jirou non ebbe bisogno di attese per realizzarsi. Le pareti insonorizzate dell’appartamento attutirono quasi del tutto il boato dell’esplosione, ma le finestre e l’uscio di ingresso tremarono. Di Kaminari restò un mucchietto fumante che si accasciò sul tappeto ignifugo del salotto. 

«IO NON HO BISOGNO DI CONFESSARMI A UN PELUCHE DI MERDA! NON DEVO DIRE PROPRIO NIENTE A NESSUNO, MENO CHE A DEKU! ANZI, FANCULO DEKU! FANCULO IL NATALE!»

La porta del corridoio delle camere sbatté alle spalle del Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva (e assicurata) con l’eco di qualche altra imprecazione e dichiarazione di non-intenti. Nell’open space che includeva salotto e cucina, a parte un rantolo sconnesso di Denki e qualche accorato Fatti forza! da parte di Kirishma, rimase solo lo sgranocchiare contento delle bocche di Sero, Jirou e Ashido. 

«Comunque… si è portato il peluche di là con sé, avete notato?»

Hanta assentì all’osservazione di Jirou, alzando un sopracciglio da intenditore. 

«In realtà non avevo dubbi che la pensata di Kaminari funzionasse. È stato un sacrificio per una causa più grande.»

«Dite che sarà la volta buona?» si intromise Mina, fissando la porta da cui era uscito Bakugou. 

«Se quel peluche potesse ascoltarlo, sì.» Sero scrollò le spalle, alzando i palmi. «Al massimo sarà l’ennesima puntata di questa telenovela e chi siamo noi per cambiare canale?»



 

* * *



 

Deku soppresse un nuovo brivido, misurante il perimetro della cucina di casa in allerta. 

Anche Shouto corrugò la fronte, ma guardò verso il pavimento.

«Mi sembrava venisse dall’appartamento di Bakugou e Kirishima.» Poi tornò a rivolgersi a Midoriya, porgendogli il bicchiere d’acqua per cui si era alzato dal tavolo. «So che Kirishima e gli altri si stanno occupando dell’organizzazione della festa di Natale. Staranno facendo delle prove tecniche.»

Izuku non nascose lo scetticismo, ma con la testa dolorante non trovò la giusta combinazione per esprimersi. Shouto però aveva già tirato fuori il cellulare e scrisse un veloce Tutto bene di sotto? 

A rispondere nella chat comune fu Sero. 

Una trovata di Kaminari che Bakugou non ha gradito. 

Tutto nella norma!

Si è sentita fin di sopra? 

«Dovrei aiutare con le decorazioni…» pensò a voce alta Deku, per poi sospirare e mandare giù l’acqua con una pasticca per il mal di testa. 

«Ora pensa a riposarti. Non sappiamo se potrebbero apparire altri effetti del quirk.» Guardò verso l’orologio della cucina. «Appena torna Shinsou gli spiego la situazione e potrà stare lui con te. Nel caso mi farò spostare il turno di stanotte.»

«Davvero, non c’è bisogno! Ora sto meglio! Allontanarsi dalla fonte mi ha davvero aiutato!»

Deku agitò le mani cercando di suonare convincente, mentre tentava di reprimere una sensazione nascente, una sorta di prurito in mezzo alle scapole, irraggiungibile, ma non del tutto fastidioso. Cercò di parlarci sopra. 

«Tu e Uraraka avete già fatto troppo stamattina! Vi ho scombinato la giornata, ma adesso sto bene-» 

Un nuovo brivido lo colse, vanificando i suoi intenti mentre quella sensazione in mezzo alle scapole divenne un improvviso dolore dietro la testa, lasciandogli sfuggire un Ahia

«Che succede?»

«Sto bene!» Deku si massaggiò la parte - in qualche modo - lesa. «Non è niente… credo che uno dei peluche sia stato lanciato contro il muro.» 

«Vorrebbe dire che qualcuno nelle vicinanze lo ha comprato?» 

Midoriya respirò a fondo, cercando di convincersi che doveva resistere non più di settantadue ore. 

«Ci sono diverse famiglie con bambini piccoli in questo palazzo. Andrò a chiedere se ne hanno comprato uno.»

C’erano volte in cui Izuku si chiedeva perché non si fosse innamorato di Shouto per tutte quelle premure. Sospirò. 

«Non voglio creare disturbo o preoccupazioni a nessuno, sul serio. O deludere i bambini che vorranno giocare col peluche! Starò bene» ripeté ancora, sincero. «Ho solo bisogno di sdraiarmi. Come ha detto Uraraka… devo cercare di essere positivo. In fondo è Natale.»

 

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Fine prima parte. 

E Buona Befana! Questa storia chiude il Calendario dell’Avvento di Fanwriter.it insieme alla fanart realizzata da Marti =) 
Potete seguirla su IG qui!

Alla prossima con la seconda parte!

 
   
 
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