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Autore: Nefertari17    13/01/2024    0 recensioni
Dopo una nuova battaglia Bakugo è rimasto ferito. La sua spalla arriverà per soccorrerlo. Lui si rifiuta di andare in ospedale e dovrà essere la sua spalla ad occuparsi delle cure.
Solo che questo vuole dire essere vicini come non lo sono mai stati.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quando Amaya uscì dal bagno a Bakugo parve una visione celestiale, una matassa di capelli rossi le incorniciava quel viso che aveva visto milioni di volte in quegli anni ma non aveva mai osservato come stava facendo quella sera. Era davvero bella. Gli occhi lo guardavano con una dolcezza a cui lui non era abituato. E gli stava facendo provare emozioni mai provate senza fare assolutamente nulla, solo muovendosi con il suo portamento elegante e solo sfiorandolo dolcemente. I suoi modi erano gentili e non nascondevano alcun secondo fine. Era abituato al fatto che se una donna si avvicinava a lui era per arrivare ad un solo scopo. Lei gli era sempre intorno, da anni lavoravano spalla a spalla, aveva sempre percepito in lei fiducia in lui e un forte senso del dovere. Nell'ultimo periodo si era accorto che il suo comportamento era più attento ai suoi bisogni, più duro se faceva qualche cazzata, più comprensivo nei momenti di difficoltà. Poteva provare qualche interesse nei suoi confronti? Si ritrovò a sperare che fosse così.

Era anche strano quello che sentiva quando si avvicinava a lei, quella condizione in cui si trovava in cui faceva fatica a muoversi liberamente, gli aveva permesso di assaporare ogni istante e fare le cose con calma e delicatezza, parole che non facevano parte del suo repertorio. E gli era piaciuto gustare le sue labbra in modo profondo, perdersi nei suoi occhi verdi e sentire la sua pelle sotto le dita.

Ne voleva di più ma lei dopo quello slancio iniziale lo stava respingendo. Non capiva se provasse disgusto o interesse per lui. Oppure gli faceva pena!

Negli ultimi sei mesi aveva cercato di ripulirsi, aveva smesso di tornare sbronzo dopo ogni serata al locale che frequentavano. Quando sentiva il bisogno di affogare la mente aveva cominciato a seguire il consiglio di lei: ascoltare musica. E aveva anche messo fine alle sveltine con perfette sconosciute. A quello ovviava da solo e quando si masturbava pensava a lei.

Voleva sembrare ai suoi occhi un po' più decente di quello che appariva.

Gli ansiolitici che lo avevano accompagnato per anni erano l'unica merda che dava al suo corpo. Lo psichiatra gli aveva detto che il disturbo da stress post traumatico non era facile da superare, ci voleva una grande forza interiore ma lui in quegli anni si era lasciato andare completamente perché non aveva trovato alcuna ragione per essere un Bakugo Katsuki migliore.

Lei, giorno per giorno, lo aveva fatto riflettere sul disastro che era diventato. E adesso voleva essere migliore per lei. Voleva che fosse orgogliosa di lui e avesse rispetto per lui non solo come l'eroe Dynamight ma come Bakugo Katsuki. Lui poteva meritare l'amore di qualcuno?

Allungò la mano in cerca della sua, aveva il bisogno di toccare una qualche parte di lei e quella gli era sembrata la cosa più facile da raggiungere. Non voleva prendere di prepotenza quello che ambiva, avrebbe fatto le cose lentamente, voleva arrivare a lei in punta di piedi, raggiungerla un passo alla volta perché sentiva che lei aveva frapposto un muro invisibile tra loro nel preciso istante in cui aveva frainteso quello che stava accadendo quella sera.

Lui voleva davvero sentirla più vicina ma non per fare solo sesso, era molto di più.

La desiderava, era da un po' che ci pensava. Quel formicolio sottopelle quando si trovava vicino a lei era diventato sempre più dirompente, era quasi assordante il rumore del suo corpo che gli urlava di abbracciarla. Ma si vergognava!

Un relitto come lui non aveva alcun diritto di desiderare una come lei. Un'eroina forte, indipendente e sicura; una ragazza dolce, determinata e in gamba.

Quando le prese la mano, la strinse forte per paura che si divincolasse ma lei intrecciò le dita alle sue senza problemi.

Lei si voltò verso di lui e gli sorrise comprensiva. Gli si avvicinò di più, la mano ancora teneva stretta la sua.

Si misero sul fianco l'una difronte all'altro, in quella posizione poteva osservarla meglio e la ferita sul fianco opposto tirava meno. Lei gli carezzò i capelli passando dolcemente sulla guancia e seguendo la linea del collo, la spalla, passò un dito lungo tutto il braccio fino alla mano che si portò alla bocca per baciarla. Se la mise sulla guancia e lo guidò fino al centro del petto, lì sentì il suo cuore battere, quello poteva essere il suono dell'amore per lui? Quel suono lo cullò in un'infinita calma.

Lei portò la sua mano lungo il corpo per permettergli di accarezzare il seno, il fianco, la coscia. Lei voleva che lui la toccasse.

Bakugo si sporse in avanti per incontrare le sue labbra e le stesse sensazioni di quando l'aveva baciata prima si impadronirono di lui. Sentiva crescere dentro un'esplosione travolgente. Amaya accettò nuovamente il bacio e ricambiò con veemenza.

La tirò a sé, non importava se la ferita gli ricordava che doveva stare fermo, voleva sentirla attaccata al suo corpo. Le mise la mano dietro la testa, tra quei morbidi capelli rossi, per spingerla verso di lui. Quel bacio era la cosa più intima della sua vita e pensare alle sensazioni che sentiva per un bacio immaginò cosa avrebbe provato sentirsi dentro di lei. Il membro gli divenne duro in un attimo e si scontrò con il corpo di Amaya che lo abbracciò con vigore.

Lei lo accettava, gradiva il suo corpo, non ne era disgustata. E per lui fu una cosa nuova pensare al momento del sesso come a qualcosa di tanto privato, in cui condividersi con un'altra. Non era un puro atto fisico per frenare degli istinti, era legare con la persona che il corpo reclamava.

Fu lui a prenderle la mano e passarla come una carezza sul viso, il torace e l'addome, fino a scendere all'inguine dove il suo sesso si ergeva in tutta la sua virilità e quando la mano di lei gli sfiorò l'uccello gli sembrò di venire. Tutto il corpo fu scosso da una scarica che gli fece inarcare la schiena e strattonare la ferita.

Merda il dolore non gli dava tregua! Ma voleva avere Amaya sopra, sotto, davanti a lui, metterle le mani ovunque, baciare ogni parte del suo corpo.

Solo al pensiero l'inguine si fece più duro. Ma non voleva essere precipitoso, voleva andarci piano per arrivare a fondersi con lei in un piacere reciproco.

 

Amaya si era avvicinata appena lui gli aveva preso la mano senza pensarci. Poi gli aveva preso la mano per muoverla sul suo corpo per vedere la sua reazione. Non doveva nascondersi dietro la facciata della povera innamorata, lei lo desiderava. Punto.

Erano tre anni che non faceva sesso con qualcuno e quell'atmosfera con lui gli aveva acceso la voglia di lui che teneva a freno nell'ultimo periodo. Quante volte avrebbe voluto sbatterlo contro gli armadietti dello spogliatoio! Aveva immaginato varie volte essere sopra di lui o addirittura che la prendesse da dietro.

Di notte immaginava sentirlo dentro di lei, presa con vigore per godersi quel corpo muscoloso che lui si ritrovava. Si svegliava ogni volta eccitata e bagnata tra le gambe. Anche in quel momento la voglia di lui sgomitava impaziente.

Poi lui l'aveva baciata un'altra volta e tirandola a sé aveva sentito che si era eccitato.

Quindi gli faceva qualche effetto! Avrebbe potuto saltargli addosso in quel preciso momento ma non era giusto!

Era quello che facevano le donne con lui, lei voleva fosse diverso, gli voleva trasmettere l'amore che provava anche se forse si sarebbero pentiti di quello che avrebbero fatto. In quel momento voleva avere cura di lui e far prevalere solo i sensi e l'istinto. Fece tacere cuore e mente.

Quando le prese la mano per passarla lungo tutto il suo corpo, rimase senza fiato al contatto con la sua virilità e continuò a toccarla senza rendersi conto che lui le aveva lasciato la mano. Dio, era grosso e poteva sentire distintamente da sotto il tessuto i corpi cavernosi pompare il sangue in modo ritmico per mantenere l'erezione. Immaginò di sentirlo dentro di lei e si sentì umida tra le cosce.

Sentì una mano di lui afferrarle un seno e non riuscì a trattenere un gemito. Poi senza alcuna tappa intermedia, quella mano se la ritrovò tra le cosce. Non gli fu difficile aggirare l'ostacolo dei pantaloncini che indossava, il cavallo era largo e infilò la mano senza problemi. Rendendosi conto che lei era eccitata anche il sesso di lui sussultò nella sua mano. Lui mosse le dita sulla sua intimità intrepido e le fece scivolare dentro. Amaya inarcò la schiena e strinse più forte l'erezione di lui.

In barba al dolore se lo ritrovò sopra, gli soffiò sulle labbra un invito che lei desiderava ardentemente.

“Voglio...fare... l'amore con te.... Amaya!”

Pronunciò quella frase in preda all'eccitazione quasi ansimando, ma il suo nome lo pronunciò in un sussurro come se chiedesse il permesso.

Lui strofinò il viso sul suo collo e leccò il mento, le labbra e la baciò ancora.

La succhiava, la voleva e lei si stava sciogliendo.

“La ferita Katsuki. Non puoi sforzarti”

“Troveremo un modo, come con il bagno. Siamo una squadra no?”

Le sorrise in modo dolce e continuò a baciarla, con una mano poggiata al lato del capo, l'altra armeggiava sul suo corpo impaziente di spogliarla, orme ardenti di lussuria che, passando sotto la maglietta, le lasciavano impresse la voglia che si stava impossessando di lui.

L'uccello tirava nei boxer e quando i loro bacini si scontrarono desiderosi lui imprecò

“Cazzo!”

Si bloccò immediatamente. L'iniziale slancio fu arrestato da una forza invisibile.

“Non ce la faccio, non posso”

Le si accasciò sopra con il viso sul collo, il suo respiro caldo le solleticava la pelle.

“Sono marcio e non voglio contaminare anche te. Mi sembra di non avere il diritto di pensare a te, di non essere degno di toccarti.”

Lui rimase in silenzio per un attimo poi sentì umido. Qualcosa le bagnava il collo. Bakugo stava piangendo.

“Sono uno schifo, perché dovresti volere uno come me? Sono sempre andato oltre il limite perché speravo che alla fine ci avrei rimesso le penne definitivamente. Mi hai dovuto cacciare sempre dalle situazioni scomode”

Lui ripensò a tutte le volte che lei, in qualche modo, era apparsa per salvarlo.

Una sera aveva guidato sbronzo la moto a folle velocità per non sentire il peso del giudizio che ammorbava il suo cervello e lei aveva evitato che si schiantasse con un tir.

Lo aveva fermato da un'overdose di farmaci la sera che andò a casa sua portando una pizza dopo che lo aveva incontrato in un bar. E quella sera che voleva che la sua mente si zittisse per un solo momento, dopo aver bevuto fino allo svenimento, lei gli aveva evitato un coma etilico.

“Che ci dovresti trovare in un relitto come me! Sono uno schifo e non merito nulla. Sarei dovuto morire già dodici anni fa”

Disse quelle parole disperato e con i singhiozzi che aumentavano. Era distrutto.

La battaglia di quel giorno aveva risvegliato ricordi traumatici che lo avevano segnato nel profondo. Il senso di colpa lo aveva accompagnato per tutto quel tempo e anche la consapevolezza di essere effettivamente morto per un momento lo disturbava ogni notte. Era quello il tarlo che gli trapanava il cervello, sentiva di non meritare la vita che gli era stata donata per la seconda volta. La sua vita non aveva senso. Si portava appresso quel peso, un macigno pronto a schiacciarlo. Il sacrificio che lo aveva salvato era diventato la causa del suo calvario, doveva rimediare, espiare. Era diventato un grande eroe ma non bastava a dargli la motivazione, a farlo stare in pace con se stesso. L'unica modo che pensava potesse essere una valida penitenza era quella di soffrire.

“Baciarti è stata la cosa più bella, non lo avevo mai fatto prima ma con te è stato così naturale. Mi hai ridestato da un torpore autoinflitto. Mi è sembrato per un momento di riuscire a capire quale possa essere il senso della vita. Ma non mi sembra giusto”.

Amaya aveva ascoltato quello sfogo così triste, gli parlò con lo sguardo rivolto al soffitto e accarezzandogli i capelli in modo amorevole, lo aveva tra le braccia: un bambino smarrito e timoroso di aver fatto qualcosa di sbagliato, in attesa del giudizio e di una punizione che sentiva di meritare. Ma non aveva alcuna colpa.

“Ti ho baciato prima perché...ero preoccupata per te. Vederti ferito non mi piace. Vorrei poterti proteggere da te stesso alle volte, sei così testardo che mi fai arrabbiare ma poi ti guardo e vedo il vuoto che senti dentro. Non voglio che ti senta più così. Non sei solo, non lo sei mai stato. Il bacio...sta a significare che...mi piaci. Ma non ho capito la tua reazione e per un attimo mi hai disorientata. Sei così difficile a volte da comprendere”

“Non volevo offenderti o metterti in imbarazzo, è che...sono a disagio. Sono complicato e non mi sembra corretto coinvolgerti nelle mie cazzate, anche se ci sei sempre per me”

“Katsuki sto cercando di dirti che...ti amo e non è facile restare a guardare come uno spettatore la tua autodistruzione”

L'amava! Amaya gli aveva appena detto che l'amava. Quindi anche lui poteva meritare l'amore di qualcuno!Possibile che c'era qualcuno che accettasse quello che era?

“Amaya...tu mi ami!”

Bakugo parlava ancora accoccolato sul petto di Amaya, il calore che lei gli trasmetteva lo faceva sentire al sicuro, fu avvolto in un abbraccio di pura comprensione e amore. Lo sentiva adesso quell'amore che lei gli aveva confessato. Era delicato, profondo, passionale. Un caldo sorriso si stampò sulle sue labbra martoriate, felice di aver scoperto di avere una possibilità con lei. Forse anche lui l'amava, sapeva che poteva esserne capace.

“Tu sei la spalla di Dynamight, ma vorresti essere anche quella di Bakugo? Saresti il collante tra le mie due identità e...mi sentirei uno”

“Facciamo un passo alla volta Katsuki. Per stasera sarò al tuo fianco ok?”

“Mi aiuteresti ad addormentarmi?”

“Ti prendo la mano e te la terrò per tutta la notte stai tranquillo”

“Non lasciarmi Amaya...”

“Non ti preoccupare, sarò qui anche tra 36 ore”

sarò qui sempre

Bakugo si sistemò meglio al fianco di Amaya che gli prese la mano e lei lo cullò in un sonno che, era sicuro, sarebbe stato sereno, dopo anni di incubi e tormenti notturni. Tra le sue braccia, si sentiva in pace, anche il ragazzino burbero di sedici anni dentro di lui si arrese a quel contatto. Il senso di colpa si quietò, il rumore della vergogna si zittì, la voglia di morire svanì.

Lei non lo aveva mai guardato disgustata. Aveva sempre sostenuto il suo sguardo intrepida e le aveva letto soprattutto in quel giorno come mai prima d'ora l'amore e il rispetto che lui desiderava come uomo.

Un passo alla volta avrebbe scalato l'abisso in cui si era cacciato. Non era solo. Lei gli teneva la mano e non si sarebbe più perso.




Angolo autrice
Questa doveva essere una one shot ma sono venute fuori venti pagine! Mentre scrivevo Frangipane e spezie mi è venuta l'idea di un Katsuki adulto tormentato e profondamente segnato dalla Grande Guerra. La facciata dell'eroe forte e scontroso nasconde in realtà un animo solo e distrutto. Amaya è nata senza troppi ragionamenti, è venuta fuori con naturalezza. Lei è l'ancora di salvataggio. E l'amore per me vince su tutto. 

 

   
 
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