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Autore: NightWatcher96    13/01/2024    1 recensioni
In un periodo non ben definito, mentre il freddo si fa sempre più pungente, Katsuki Bakugo farà la conoscenza di Izuku Midoriya e le sue convinzioni tribolano. Ma Izuku, la figlia della famiglia Midoriya che gestisce un piccolo panificio, è ciò che sembra?
Soft BakuDeku.
AU : No Quirk!
Non sempre ciò che vedi corrisponde alla verità... Cogliere sempre i dettagli è importante e può rischiarare le tenebre anche negli attimi più bui...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Ti ho trovato, finalmente! Mi hai fatto fare il giro del paese tre volte!».

Katsuki porse la mano all'amico Eijiro. Alla fine, dopo una lunga corsa dove il vento freddo aveva portato via le sue lacrime di frustrazione e colpevolezza, si era rifugiato sul tetto di una casa decadente e abbandonata.

Da lì non si poteva vedere il mare ma solo una distesa di cielo infinito, senza case a sporcarne la magnificienza stellata.

Eijiro salì agilmente, Katsuki gli lasciò andare la mano solo quando lo fece sedere - o meglio, lo tirò - al suo fianco. Non disse nulla, si limitò a osservare il cielo, consapevole che il rosso lo stesse già guardando.

«Che succede, bro?».

Al suono morbido della voce del ragazzo, Katsuki gli raccontò tutto e quando terminò si voltò dalla parte opposta pur di non mostrare nuove lacrime di cui neppure comprendeva il perché ci fossero.

«Stavo per baciarla...» ammise con un tono tremolante.

Eijiro si stava lisciando il mento con fare pensieroso. Anche lui era omosessuale e nascondeva agli occhi di chi non era capace di guardare oltre il suo dolce amore, un figlio di un fabbro di nome Denki.

Era un ragazzo poco più grande di Izuku, con i capelli biondi e occhi come onice dorata. Eijiro e Denki si erano visti un giorno al mercato ed era arrivato il colpo di fulmine. Mantenere una relazione segreta era difficile ma al contempo metteva i brividi di adrenalina.

Fare qualcosa in segreto e apparentemente sbagliato non era come essere ribelli?

«Che cosa provi per Izuku?» domandò improvvisamente Eijiro, gentilmente.

«Amicizia. Ma non so perché abbia voluto quasi baciarla!» sospirò frustrato Katsuki.

Ancora non lo guardava ma ora la sua voce era più ferma. Qualche istante dopo, finalmente si rivolgevano lo sguardo. Eijiro era curioso, Katsuki distante.

«Cazzo! Non avrò più il coraggio di guardarla in faccia!».

«Potrebbe essere troppo tardi. Ho sentito dire che quel Tenko vive oltre il mare. Quindi Izuku verrà portata via... non so quando ma ho il presentimento che lo farà molto presto».

Katsuki balzò in piedi, i suoi occhi erano due pozze di shock puro. Non ci aveva pensato! Con agilità scese dal tetto, atterrando su un paio di barili vuoti accatastati l'uno sull'altro e infine corse nella direzione della panetteria.

«L'amore rende sfuggenti, eh, Katsuki?» ridacchiò Eijiro.

Sotto la luna piena e bianca, si mise a canticchiare una melodia. Era la preferita di Denki e quando si allontanavano insieme, verso i frutteti dagli infiniti meli, il biondo gliela cantava mentre gli accarezzava i rossi capelli.

Eijiro chiuse gli occhi: poteva vedersi disteso sulle cosce di Denki e le sue mani rovinate dal duro lavoro di fabbro che gentilmente gli intrecciavano le ciocche.

«Il mio Denki...» sussurrò con un sorriso soddisfatto. Anche lui scese dal tetto allo stesso modo di Katsuki. «Sbrigati, amico mio. Il tempo è tiranno» pronunciò cupamente, mentre guardava fin dove il sentiero scendeva e svaniva nelle tenebre.

 

Eijiro non sapeva che Katsuki era già arrivato alla panetteria e che questa era chiusa.

Lì per lì ascoltò i dubbi terribili nella sua mente sull'essere giunto troppo tardi ma poi si fece coraggio e bussò alla porta.

Lo fece una, due, tre e con sempre più forza.

«Izuku!» chiamò disperatamente.

Si sorprese di non udire neppure la sua voce. Stava diventando sordo a causa dell'ansia? Nel mentre che riprendeva a battere il pugno sul legno freddo, la porta si aprì.

La speranza di Katsuki si affievolì: quelli che l'accolsero non furono i dolci occhi di Izuku, bensì quelli gelidi di Inko.

«Ti sembra il modo di importunare a quest'ora?!» rimproverò duramente.

«Mi dispiace, madame» farfugliò il giovane, flettendo il capo. «Cerco Izuku. E' in casa?».

La signora Inko si aggiustò meglio lo scialle rosa sulle spalle. «Arrivi tardi. E' già andata via. Ormai è una donna sposata».

Per un istante, Katsuki scorse nel buio della panetteria una fiammella rossa. Hisashi aveva il volto bagnato di lacrime e i suoi occhi luccicavano di disperazione.

«Dove?» esclamò il biondo con forza. «Dov'è Izuku?!».

La signora Inko cercò di chiudergli la porta in faccia ma il giovane lo impedì con una forte manata. La donna si spaventò: la sua espressione si fece rabbiosa in un battito di ciglia.

«Vattene. Lei non è più qui».

Katsuki guardò il volto di Hisashi fino a che Inko non chiuse la porta. Veloce come un capriolo, senza neanche sapere il perché, si diresse a gambe levate verso il porto.

 

***
 

Il mare era scuro e agitato; faceva muovere alcune imbarcazioni di legno e frusciava serpeggiando tra le vele non spiegate.

Katsuki era lì, ingoiando disperatamente aria e guardandosi intorno. Poche persone parlottavano tra di loro, alcune stringendo pesanti valigie, mentre altre osservavano le lena dei marinai che preparavano le navi per salpare.
 

Izuku, dove sei?
 

Un po' brutalmente si fece largo tra la gente a suon di spintoni ma di lei neppure l'ombra.

Katsuki si appoggiò al muro di una casetta di pietra abbandonata. In quel momento, mentre cercava di regolarizzare il respiro, sentiva la voglia di piangere far formicolare il naso gelato.
 

Perché?
 

Ripetè quella semplice parola all'infinito nella sua mente.

«Perché ho sbagliato un'altra volta?».

Ma perché gli stava importando così tanto? Perché mai gli dava così fastidio che Izuku si fosse sicuramente sposata ed era salpata chissà dove?

Perché - strinse duramente le mani in due pugni, conficcando le unghie nei palmi - sentiva ribollire il sangue nelle vene nell'immaginarla tra le braccia di quel viscido uomo?

Rabbioso, pazzo di collera, frustrato, stanco, deluso...

Katsuki lasciò lentamente il molo. Si guardò alle spalle un'ultima volta, infine tornò a casa.

Ma non appena varcò la porta di casa, sua madre gli allungò dinanzi una lettera bianca. Bastò guardarle gli occhi lucidi e il volto grave di suo padre per capire.

Era stato chiamato a prestare servizio - e la vita - all'esercito.

Katsuki non si disturbò neppure a leggere il contenuto della busta ma annuì appena.

Quando sprofondò tra le calde coperte, poco prima di chiudere stancamente gli occhi, pensò che forse aveva una piccola speranza di raggiungere dov'era andata Izuku...

 

***
 

Il cielo era grigio, un'unica massa fatta di nuvole spesse e cariche di pioggia.

Quella mattina, Katsuki si era alzato con un'apatia talmente profonda che non gli era venuto neppure da piangere quando i suoi genitori lo avevano stretto ferocemente tra le loro braccia.

«Torna a casa vivo, Katsuki».

Le parole scosse da singhiozzi di sua madre ancora lo accompagnavano. Quante ore erano passate? Forse due, o magari pochi minuti. Aveva perso del tutto la cognizione del tempo.

Katsuki sospirò. Dinanzi a lui si ergeva maestosamente la scura nave dove si sarebbe imbarcato e chissà se sarebbe tornato a casa vivo e vegeto.

Si guardò alle spalle. Eijiro non c'era. Forse era già salpato? Non ne aveva idea.

Alcuni ragazzi iniziavano a muoversi sul pontile. Katsuki sollevò meglio i lacci del suo sacco bianco e lo sentì sbattere contro il fondoschiena. Gli venne prima da imprecare e poi ridere.
 

Sono così patetico...
 

Perché non poteva dimenticare Izuku? Neanche erano amici!
 

Anche adesso penso stronzate?
Certo che è mia amica!
 

Non poteva sopportare, quel giovane dai capelli del sole, di immaginare Izuku impersonare la brava mogliettina e soffrire accanto a un uomo che non amava. Perché lui era estremamente sicuro che Izuku non provasse nulla per quel bellimbusto!

Katsuki scosse il capo. Esitò per qualche momento dopo che si rese conto di essere al centro dell'asse di legno per potersi imbarcare. Si guardò di nuovo alle spalle... i suoi genitori non c'erano.

Li capiva e per questo non li avrebbe odiati per quel senso di solitudine.

«Fermati! Dove stai andando?».

Katsuki si voltò con scatto felino. Due forzuti ufficiali della marina stavano trattenendo qualcuno, un vero fuscello. Si avvicinò di soppiatto ma con il petto gonfio di uno strano senso di inquietudine.

«Vi prego... lasciatemi!».

Katsuki si affacciò leggermente sul bicipite di uno degli ufficiali.

«Katsuki-san!».

Il biondo ebbe la netta sensazione di conoscere quel viso ma... magari il basco castano sui capelli distorceva la percezione. Il ragazzo si strattonò con fastidio dai due uomini che si allontanarono per supervisionare chi stava salendo.

Il fuscello si tolse il basco e volse un timido sorriso a Katsuki. Indossava una camicia azzurrata troppo grande e leggera, infilata in un paio di aderenti pantaloni color del caffè, i piedi nudi e lividi di freddo.

Katsuki socchiuse gli occhi; perché non capiva?

«Non mi riconosci?».

«Ci conosciamo?» domandò curioso Katsuki.

L'altro sospirò ma il sorriso non si spense. «Sei proprio sicuro di non conoscermi....» gli si avvicinò, tenendo il basco dinanzi alle labbra. «... Kacchan?».

Il biondo sussultò, facendo un grosso passo indietro. Era più che scioccato!

«I... Izuku?» farfugliò in un fil di voce.

L'altra annuì timidamente mentre si rimetteva il basco sulla testa. «Non dici nulla?».

«Perché sei vestita da uomo?».

Alla ragazza venne da ridere. «Ma come...? E' tutto qui ciò che hai da dire?».

Katsuki si sfilò la pesante giacca e gliela mise sulle spalle. I suoi occhi erano gentili ma un'ombra di diffidenza aleggiava in essi. Izuku arrossì.

«Che cosa ci fai qui? E tuo marito dov'è?».

«Sono scappato».

Katsuki gli afferrò improvvisamente le spalle, incredulo. «C-che cosa hai detto?».

Molto tranquillamente, la giovane scandì le parole. «Ho detto che sono scappato».

I rossi e spalancati occhi ispezionarono interamente la ragazza, si soffermarono sul cavallo dei pantaloni. Lo scorse...

«Sono un ragazzo, non una ragazza».

«Non ci credo».

Izuku gli prese delicatamente la mano e la guidò sul proprio petto. Non c'era seno o alcuna rotondità ma solo un piatto petto e minuscoli capezzoli. Le dita del più alto affondarono nella lieve giuntura dei pettorali, lì dove la pelle si avvallava sullo sterno.

«Sei un uomo sul serio?».

Il verdino sorrise ed annuì. «Tenko-san conosceva la mia vera identità e gli andava bene avere un giocattolino con un viso da donna. Ed era felice perché con me non avrebbe mai potuto avere degli eredi».

«Ma perché ti sei sempre vestito da donna?».

«Per non dare scalpore sul fatto che fossi omosessuale. Mia madre ha iniziato a farmi vestire da ragazza al mio sesto compleanno perché non sopportava di aver avuto un maschio...» Izuku si strinse nella giacca calda che profumava di Katsuki. «Quella volta in cui mi avevi rivelato il tuo segreto anche io avrei voluto farlo ma l'idea mi spaventava...» sollevò gli occhi colmi di lacrime. «... ora però non mi spaventa più. Capisci che intendo?».

Katsuki si umettò le labbra: anche lui stava sorridendo. «Comincio a capirlo».

Piccoli fiocchi bianchi cadevano dal cielo. Izuku sollevò le mani a coppa per accoglierne uno.

«E' neve...» sussurò felice. «Buon Natale, Kacchan».

Il biondo gli portò una ciocca dietro a un orecchio. «Il mio desiderio si è appena avverato, Izuku» disse con voce roca. Sfiorò la guancia con timido affetto. «Adesso non ho più scuse».

«Che intendi dire?».

Le braccia muscolose del biondo strinsero con forza Izuku, il mento gli poggiò sul basco. Katsuki fece scivolare le mani sul fondo della schiena e lo reclinò esternamente.

Il verdino usò il cappello di lana per camuffare i loro visi.

Un bacio sotto la neve.

Più caldo delle aranciate fiamme, più morbido di un letto di bianche piume.

Il miglior dono mai ricevuto per Natale.

Katsuki si staccò per poter solamente ingoiare aria. Il sapore di Izuku era qualcosa di divino, di mai sperimentato, ecco perché lo baciò ancora una volta e con molto più fervore.

Al verdino cadde il basco di mano. Il ragazzo più alto lo prese in braccio, proprio come una sposa.

«Quell'uomo-».

«Verrà presto a cercarmi. Sono scappato prima di firmare la mia sentenza di morte» spiegò cupamente il verdino, accarezzandogli una guancia timidamente.

«Sentenza di morte?» ripeté stranito Katsuki.

«Il contratto di matrimonio che avrebbe anche estinto i debiti della panetteria. Mamma non ne sarà felice ma per una volta voglio essere egoista».

Le loro fronti premettero insieme, i fiati accarezzarono le labbra umide di baci.

«Scappiamo insieme...» sussurrò Katsuki.

«Ma dove andiamo, Kacchan?».

Il giovane lo mise con i piedi in terra. Lo guardò teneramente prima di prendergli una mano fortemente. «Io sono obbligato a prestare servizio militare ma so che salperà un'altra nave stanotte e noi ci saliremo sopra».

Izuku annuì entusiasta. «E dove ci porterà?»

«Ovunque vorrà il mare» Katsuki lo baciò ancora; probabilmente non ne avrebbe mai avuto abbastanza. «Se scapperemo stanotte saremo liberi».

«Va bene, Kacchan! Andiamo!»...

 

Anni dopo...
 

«Sono tornato».

Izuku volse il capo verso la porta del salotto. Katsuki ripose la sciarpa e il cappotto nero sull'appendiabiti. Si scambiarono un bacio.

«Guarda cos'ho trovato».

Una foto in bianco e nero di loro due pochi mesi dopo che erano scappati dal loro inferno. Quanti anni erano passati? Cinquanta o poco più.

«Non sei cambiato di una virgola, Izuku» punzecchiò il biondo, le mani si strinsero intorno al ventre. «Tornassi indietro non cambierei assolutamente nulla».

«Adulatore, Kacchan» ridacchiò il verdino. «Ma sì... anche io».

L'albero di Natale luccicava e le ombre nel salottino diventavano ritmicamente chiazze di luce colorata. In lontananza si udivano le campane della notte di magia.

«Buon Natale, Kacchan».

«Buon Natale anche a te, Izuku».

Avevano espresso un desiderio e ottenuto uno splendido regalo: essere insieme per ogni giorno, tutti i giorni, fino alla fine.

 

The End

  
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