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Autore: La Fra    26/01/2024    1 recensioni
"La fede è una compagna nei momenti più difficili, quando il mondo ti abbandona."
"Oh, il mondo ti ha abbandonato, Mizrak?"
Mizrak riesce finalmente a incontrare il mostro dei miti che leggeva da bambino e scopre di non averne paura.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I tuoi racconti, Vampiro, sono sempre stati solitari, tanto da farmi pensare non ci sia stato nessuno che valga la pena ricordare nella tua dannazione eterna. Una parte di me, la più egoista, sperava che questo mondo non avesse riservato nulla di buono a un mostro come te; non dopo aver restituito solo solitudine e dolore a me.

Ma stasera sembri voler contraddire questa mia convinzione.

Il tuo sguardo si rilassa, tutto d'un tratto, e le labbra si curvano in un sorriso dolce. È un po' come quando, dopo i nostri incontri, ti soffermi a guardarmi con palpebre pesanti. Ma no, sono solo illusioni... quello sguardo non ha nulla a che vedere con me. A dire il vero, non l'ho mai visto prima sul tuo viso.

Mentre mi parli del tuo amore perduto, che di perduto non ha nulla, vorrei essere felice per te e capire quello che provi. Vorrei poter dire di comprendere il tuo dolore per un amante perduto e un sogno mai realizzato. Ma, mentre parli, provo solo rabbia.

Non trovi sia ingiusto? Un mostro non dovrebbe custodire qualcosa di così raro in un petto vuoto che nemmeno palpita. E quell'uomo del quale parli, mostro come te, non merita di vivere nei tuoi ricordi, quando a stringerti sono io.

Parli di amore, Vampiro, tu che sei senza anima. Parli di libertà, tu che non avrai mai pace, né in vita né in morte. Parli di cose che io non ho avuto e non posso comprendere.

Dio mi perdoni se, in mezzo a tutta quella rabbia e quella paura, mi riempio di invidia.

 

*

 

Malta, 1770

L'ostia gli era andata giù a fatica. Mizrak, chino sull'altare, la sentiva ancora in gola. Come avrebbe fatto a concludere la veglia?

I discepoli e gli apprendisti cavalieri si erano radunati in chiesa per rivolgere un'ultima preghiera a Tristian e aspettavano di essere congedati. "Vorresti dire due parole sul maestro?" gli avevano chiesto. Mizrak non era ancora riuscito a trovare quelle giuste.

Passi affrettati risalirono la navata centrale e si fermarono accanto a lui. «Figliolo, faresti meglio ad andare.»

«Prima finisco la preghiera, Padre, arrivo fra poco.» Mizrak aveva riconosciuto la voce del diacono.

«Fra poco potrebbe essere troppo tardi. Gli ho già dato l'estrema unzione.»

Mizrak alzò lo sguardo e annuì piano.

Avevano portato il Maestro in una stanza della torre sud. Nel corridoio aspettavano una decina di bambini, tutti con gli occhi rossi ed espressioni gravi.

Dalla porta socchiusa, filtrava un raggio di sole.

All'interno, c'erano due donne. La prima girava per la stanza facendo oscillare il turibolo e riempiendo l'aria d'incenso. La seconda, seduta al capezzale, pregava a voce bassa, il rosario tra le mani e il viso celato dalle tende del letto a baldacchino.

Quando Mizrak entrò, entrambe le sorelle, senza dire una parola, si spostarono sul balcone.

Dalla portafinestra, si vedevano solo cielo e mare. Tristian era sdraiato nelle lenzuola di lino, il sole gli sfiorava la pelle macchiata. Aveva le labbra socchiuse e gli occhi aperti, fissi sul soffitto. Era invecchiato molto, prima del tempo, ma la morte faceva quell'effetto, rendeva ogni cosa sulla quale allungava le dita più brutta e angosciante.

Mizrak si mise seduto e gli prese una mano, unta di olio. «Maestro, riuscite a sentirmi?»

In risposta, solo il frinire delle cicale e il fischio del respiro di Tristian.

«Sono Mizrak. È da un po' che non ci vediamo, ma confido vi ricordiate di me anche se sono un uomo, ormai. Ho studiato tanto, Maestro, ho imparato diversi libri della Bibbia a memoria e in loro ho trovato risposte che pensavo di non avere. Ci tenevo a dirvelo prima che... Non sentite nemmeno quello che dico, vero?» Mizrak si corrucciò e usò l'olio sulla fronte di Tristian per segnare una croce. «Preghiamo insieme, Maestro, un'ultima volta, vi aiuto io.» Gli baciò la mano e recitò «Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno.»

«An...dre...» Delle sillabe uscirono dalle labbra di Tristian, secche come sabbia, aride come il vento estivo. «Sei tu... Andre... figlio mio?»

«Maestro!»

Tristian girò il viso, sbarrando occhi vitrei come quelli di un morto. «Sei tornato... da me?»

Mizrak rivolse uno sguardo alle donne, ombre sul balcone. Il turibolo smise di oscillare, le preghiere si interruppero. Lo sconcerto delle sorelle era la prova che quel che stava avvenendo fosse un miracolo. Nessuno ricordava più l'ultima volta nella quale Tristian aveva reagito ai pianti dei suoi discepoli.

«Rispondigli,» disse la donna con il rosario, «in nome di Dio, parlagli.»

«Maestro, mi dispiace, non sono Andre,» continuò allora, «ma sì, sono vostro figlio, Mizrak.»

«Mizrak,» ripeté Tristian e quelle parole sembrarono adombrarlo. La sua mano cercò invano di sfilarsi dalla presa. «L'orfano... delle terre dei blasfemi e dei draghi...»

«Parlate del mito di San Giorgio, vi ricordate quanto lo amassi.»

Tristian aprì la bocca impastata ed emise un suono secco. «Egli andò... fra la tua gente... portò Dio e li battezzò... come io fatto con te.»

«Vi siete preso a cuore la mia anima e vi ringrazio,» disse Mizrak. «Ci sono stati dei momenti nei quali ho creduto mi odiaste e voleste punirmi, ma oggi comprendo che il vostro fu un atto di amore. Ho dovuto soffrire più degli altri, non ho avuto una mano tesa che mi aiutasse ad alzarmi, ma in compenso ho trovato quella di Dio. Il suo amore mi ha salvato, grazie a voi.»

«L'amore... non basta...» disse Tristian. «Il sangue dei figli del drago... non si può cancellare.»

«Si può, Maestro,» ribatté Mizrak. «La mia carne appartiene alla Cirenaica, ma sono figlio vostro e di Cristo nell'anima e nel sangue.» Mizrak gli strinse la mano con forza. «Io non sono il drago, sono un Cavaliere. Ho imparato a usare la spada. Il Maestro Lude dice che non sono portato per scudo e lancia, che la spada e il pugnale si adattano meglio a chi usa entrambe le mani. Non mi piace vantarmi, ma...» Sorrise appena. «Sostiene io sia uno degli allievi migliori che abbia avuto. Secondo lui, Dio ha benedetto le mie mani. Mi ha affidato dei giovani da addestrare e sto facendo del mio meglio per renderli Cavalieri. Ho cercato di scacciare il Diavolo che c'era dentro di me, Maestro,» la voce gli si ruppe. «So di aver peccato, di essere stato impuro, in passato. Il Diavolo ha cercato di tentarmi, ma io non ho ceduto, ho pregato tanto, tutti i giorni, fino a farmi male alle ginocchia. Ho chiesto a Dio di perdonarmi per quello che sono, che ho fatto, per i miei pensieri e lui mi ha udito.» Si asciugò il viso in fretta, poi prese un respiro. «Ho fatto voto di castità, di povertà... come avete detto voi. Ho fatto tutto quello che mi avete chiesto e anche di più. So che avete avuto tanti allievi nella vostra vita e non potete ricordare, quindi lasciate che vi dica che ora ho sedici anni. Sono un Cavaliere agli occhi di tutti, tranne che ai vostri. Ho bisogno che mi diciate che sono pronto a lasciare quest'isola e difendere la Chiesa e la nostra Fede come un Ospitaliero.»

«No... tu non sarai mai... mai...» Gli occhi di Tristian sembrarono annebbiarsi mentre si agitava, debole nel letto.

Le sorelle giunsero al capezzale e cercarono di trattenerlo. Gli misero un panno bagnato sulla fronte e ricominciarono a pregare, questa volta accanto a lui.

«Vi prego,» disse Mizrak, «almeno in punto di morte, datemi la vostra benedizione, così che queste donne la possano udire e farmi da testimoni.» Strinse la mano del maestro troppo forte. «Fatemi andare via da qui, come avete fatto con Andre e tutti gli altri.»

«Tu... sei tu...» Tristian sembrò rilassarsi, allungò la mano verso il suo viso. «An... dre?» Gli sfiorò la guancia. Il gesto fu delicato sulla pelle di Mizrak, ma caldo nella sua anima. «Sei tornato... da me?»

Mizrak sussultò. Quella carezza non era per lui, come non lo era mai stata. Avrebbe voluto sottrarsi e ripetere a Tristian che no, lui non era Andre e mai lo sarebbe stato, che non sarebbe stato all'altezza dei suoi compagni, ormai tutti lontani, sparsi per il mondo. Avrebbe voluto alzarsi e urlare, dirgli che voleva solo che lo riconoscesse e gli desse la sua benedizione guardandolo negli occhi, riconoscendolo, ma una parte di lui sapeva che quel desiderio non si sarebbe mai avverato.

Se una bugia era l'unico modo per andare avanti con la sua vita, Mizrak l'avrebbe accettata.

«Andre...» lo chiamò ancora Tristian.

«Sono qui, Maestro, sono qui,» disse, «vi prego, datemi la vostra benedizione.»

La mano di Tristian lo segnò in viso con le ultime forze. «Tu, mio orgoglio, sei destinato a grandi cose... Dio ti ha baciato perché tu... sei nato per servirlo.»

«Sì, Maestro.» Mizrak lasciò che le lacrime gli scendessero per le guance. «Sarà così, ve lo giuro.»

   
 
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