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Autore: Kyulia03    30/01/2024    0 recensioni
- Il primo passo per guarire è ammettere di essere malati-.
Ukai è sempre stato un dottore fuori dal comune, i suoi metodi sono diversi da quelli degli altri psicologi; proprio per questo Takaeda deciderà di contattarlo come psicologo per la sua struttura: Haikyu, un istituto psichiatrico che contiene solo 22 pazienti, ma tutti e 22 sono lì da tre anni e ancora non riescono a migliorare.
Ma forse, con gli strambi metodi di questo dottore, potranno riuscire a guarire.
SHIP:
Kagehina
Tsukiyama
Ennotana
Asanoya
Daisuga
KyokoXYachi
Iwaoi
KindaichiXKunimi
Kuroken
YakuXLev
Bokuaka
UkaiXTakaeda
⚠️ATTENZIONE:
Con alcune ci queste malattie non sono entrata in contatto, le informazioni le ho prese da internet per cui potrebbero non essere tutte accurate, e i metodi di guarigione sono assolutamente ai fini della storia e delle Ship e non c'entrano con metodi reali.
Questa storia è originaria del mio profilo Wattpad: Kyulia03
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Ittetsu Takeda, Keishin Ukai
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Kyoko si guardò intorno per l'ennesima volta. I fiori erano sistemati, le sedie anche e il luogo non aveva nulla fuori posto.
- Ho finito di controllare la zona del rinfresco: è tutto pronto- Yachi la affiancò e le sorrise.
- È il nostro primo grande progetto... Speriamo vada tutto bene- mormorò la mora.
- Sarà cosí- affermò la bionda. Dopo qualche mese passato a casa della madre della mimore, grazie al suo aiuto erano riuscite a creare la loro agenzia. Era ancora piccola, ma stavano iniziando a farsi conoscere.
Yachi abbassò lo sguardo sul tatuaggio che aveva sul polso destro.
- Li rivedremo tutti eh?- sussurrò. Erano passati due anni ormai da quando avevano lasciato Haikyu, e nonostante si fossero tenuti in contatto quella era la seconda volta che riuscivano a vedersi tutti insieme.
- Sarà bello- confermò Kyoko, che aveva il simbolo tatuato sull'altro polso.
- Sei bellissima con questo vestito- affermò Yachi; con il tempo, era riuscita ad acquisire molta più sicurezza di prima. E l'aveva fatta acquisire anche a Kyoko.
- Anche tu- le rispose. Yachi sorrise.
- Andiamo a fare un ultimo giro di ricognizione prima che arrivino tutti gli altri?- le chiese Yachi, porgendole la mano.
- Certo; andiamo- Kyoko la afferrò; le loro dita si intrecciarono e le due iniziarono a camminare.

- Gattino, sei pronto?- Tetsuro si affacció alla porta del soggiorno, dove Kenma era intento a giocare a qualche videogioco in televisione.
- Ho quasi finito- affermò il biondo, segnandosi qualcosa su un foglio. Aveva trovato quasi subito lavoro presso un'agenzia di videogiochi; si occupava principalmente di collaudare i nuovi progetti e consigliare eventuali miglioramenti o modifiche. Era un lavoro più che perfetto per lui.
Tetsuro invece aveva ripreso a studiare, gettandosi sulla chimica, e per aiutare con i costi della casa lavorava in una pizzeria da asporto. Questo portava la loro macchina a sapere perennemente di pizza, ma dato che Tetsuro ci era abituato e Kenma la usava pochissimo non era un problema.
Il biondo finì di segnarsi le ultime cose e si alzò.
- Dobbiamo portare anche Bokuto e Akashi?- chiese, raggiungendo Kuuro in camera da letto.
- Si; tu sei già pronto?-. Kenma annuì: si era vestito prima proprio per evitare di arrivare in ritardo.
Tetsuro sorrise e gli si avvicinò.
- Stai benissimo vestito elegante- affermò, chinandosi per dargli un bacio.
- Anche tu- mugugnó Kenma.
- Si ma vedere te elegante è un avvenimento raro- sussurrò Tetsuro, baciandolo nuovamente. Gli spostò leggermente la camicia, scoprendo il tatuaggio che aveva sulla parte avanti della scapola. Il suo invece si trovava sulla schiena.
- Tetsu, dobbiamo andare- sussurrò Kenma, chiudendo gli occhi e beandosi dei piccoli baci che il suo ragazzo gli stava lasciando.
- Lo so, ora andiamo- sussurrò Tetsuro, dandogli un altro bacio sulle labbra.
- Hai sentito Hinata?- gli chiese; Kenma si alzò un punti di piedi per aiutarlo a sistemare il colletto della giacca.
- Sono partiti da poco-.
- Anche Yaku; dovremmo arrivare tutti in orario- confermò Tetsuro, mentre con le dita pettinava leggermente i capelli di Kenma, ritinti da poco e che ora si erano allungati.
- Sei bellissimo gattino- gli sussurrò. Kenma si sentí arrossire.
- Rimarrai al mio fianco tutto il tempo vero?- nonostante ci fossero molte persone che conosceva, era un po' che non si trovava in mezzo ad evento con tanta gente.
Tetsuro gli sorrise.
- Non ho motivo di andarmene-.

Tobio lasciò l'ennesimo segno sul fianco del suo ragazzo, vicino al suo tatuaggio.
- Ho detto a Kenma che stavamo partendo- sussurrò Shoyo, voltandosi appena per guardare il suo ragazzo.
- Piccolo, lo sai che arrivo sempre per primo o per ultimo- sussurrò lui, accarezzandogli la schiena.
- Non dovevo dirti che Yachi era già lì- sospiró Shoyo; consapevole del fatto che avrebbero fatto tardi, si voltò ed agganciò le gambe attorno alla vita di Kageyama, tirandosi su e premendo le labbra sulle sue.
Tobio fece scorrere la mano tra i capelli dell'arancione; quel gesto lo rilassava ancora, se fosse stato per lui non avrebbe mai smesso di farlo.
Shoyo sfiorò il fianco con l'altro, accarezzando i contorni del suo tatuaggio che ormai sapeva a memoria, soprattutto dato che il moro aveva deciso di farlo nel suo stesso punto.
- Piccolo- sussurrò Tobio.
- Dimmi- Shoyo si staccò appena, guardando l'altro negli occhi.
Tobio continuó ad accarezzargli i capelli mentre il suo sguardo correva dal sorriso di Hinata ai suoi occhi che brillavano leggermente per il momento; si, era decisamente perfetto.
- Ti amo- affermò. Il sorriso di Shoyo di allargò.
- Da quando così dolce, Bakageyama?- gli chiese.
- Bokè! È solo perché so che mi guarderai male tutto il giorno dato che non arriverai là sulle tue gambe!- affermò Tobio, sbilanciandosi in avanti in modo da finire nuovamente sdraiato su Hinata, che scoppiò a ridere.
- Ti amo anch'io- dichiarò, baciandolo nuovamente. E se lui lo amava, allora il mondo di Tobio era veramente perfetto.

- Aghashi, mi aiuti ad allacciarmi la cravatta?-. Keiji si affacció alla porta del bagno e notò che Bokuto stava litigando con una cravatta. La scena lo fece sorridere.
- Faccio io- affermò, avvicinandosi al suo ragazzo ed aiutandolo a sistemarsi la cravatta.
- Aghashi non eri al telefono con la casa editrice prima?- gli chiese Koutaro.
- Si: il libro è piaciuto- affermò.
- Ma è fantastico!- esclamò Koutaro, stringendolo a sé. Nonostante Keiji ora avesse il pieno controllo delle sue emozioni, Bokuto rimaneva comunque il più esaltato anche in situazioni come quella.
- È stato merito dell'aiuto che mi hai dato- affermò il corvino.
- Ma che dici Aghashi? Tu sei fantastico di tuo! Sono così felice! Dobbiamo festeggiare!- esclamò Koutaro, più che fiero dell'obiettivo raggiunto dal suo ragazzo.
- Adesso dobbiamo andare, ma ti lascio organizzare i festeggiamenti va bene?- acconsentì Keiji.
- Evviva!- esclamò Koutaro. Keiji si avvicinò all'orecchio del suo ragazzo.
- Se vuoi possiamo già festeggiare stasera- sussurró, sfiorando con le labbra il tatuaggio che aveva sul collo.
Il moro si trovò contro la parete, con la mano di Kuotaro che si insinuava sotto la sua camicia, sfiorando il tatuaggio che aveva sul bassoventre.
- Non vedo l'ora- sussurrò.
Il campanello suonò.
- Oh, è arrivato il mio bro!- esclamò Koutaro, correndo ad aprire la porta.
Keiji si sistemó velocemente e lo seguì; il suo ragazzo non era cambiato per niente in quei due anni, e a lui andava più che bene così. Vedere Bokuto felice lo faceva sorridere, provava un amore immenso per quel ragazzo, amava il modo in cui cambiava velocemente espressione, il modo in cui sorrideva, il modo in cui lo guardava e come lo faceva sentire. Adesso, poteva dire per certo di amarlo. Più Bokuto sorrideva, più faceva sorridere anche Keiji, più il moro si innamorava. Gli aveva restituito i suoi sentimenti e gliene aveva fatto conoscere uno nuovo: non sarebbe mai riuscito a ricompensarlo abbastanza.
Koutaro era felice anche solo di essere vicino ad Akashi, ogni suo sorriso o gesto lo faceva sentire la persona più fortunata sulla faccia della terra. A lui non serviva altro per essere felice.
E finché Bokuto sorrideva, finché Bokuto era felice, anche Keiji poteva essere felice.

- Tsukki-. Kei si voltò, trovandosi davanti il volto serio di Yamaguchi.
- Va tutto bene?- gli chiese.
- Promettimi che farai il bravo oggi. Con tutti-.
- Non posso neanche insultare Kageyama?-.
- Non se ci siamo io e Hinata-.
- Ma non vale, quei due non si separeranno mai- borbottó Kei.
- Perché noi si?- Tadashi spalancò gli occhi. Kei si affrettó a raggiungerlo.
- Non intendo lasciare il tuo fianco- affermò, prendendo le mani dell'altro tra le sue. Tadashi sorrise e si sollevò sulle punte per baciarlo.
- Sicuro non sua un problema saltare il concerto due sere di fila?-.
- Il bello di essere un pianista rinomato è che posso decidere io i miei orari. E poi hanno compreso la situazione, non preoccuparti- affermò Kei.
Tadashi si portò una mano alla spalla, nel punto in cui c'era il suo tatuaggio, e sorrise: era felice di non aver dovuto rinunciare ad andare. Il lavoro da pianista di Tsukki lo teneva impegnato quasi tutte le sere e temeva sarebbero dovuti andare via prima, ma per fortuna il suo ragazzo sapeva come trattare.
A volte pensava che il lavoro da assistente sociale che aveva scelto si adattasse molto di più al biondo, ma probabilmente avrebbe traumatizzato qualche bambino.
- Pensavo ti avrebbero proposto di rimediare con domani sera- sussurrò, sfiorando la spalla dell'altro, nel punto del tatuaggio.
- L'hanno fatto, ma ho detto di no- affermò il biondo.
- Come mai?- gli chiese Tadashi, sorpreso.
- Il lunedì sera andiamo sempre al cinema no?- gli ricordó Kei.
Tadashi sorrise e chiuse gli occhi, poggiando le labbra su quelle dell'altro. Erano più certi che mai che non si sarebbero mai separati, avrebbero fatto di tutto per rimanere sempre l'uno con l'altro. Ed erano certi che ci sarebbero riusciti.

- Lev muoviti dobbiamo...- Yaku si bloccó. Aveva detto più volte a Lev di chiudere la porta della doccia, ma a quanto pare il messaggio non era arrivato, dato che il suo ragazzo l'aveva nuovamente lasciata aperta. Yaku rimase incantato a fissare il corpo snello dell'altro, e fu felice che Lev gli stesse dando la schiena e non potesse vedere il suo rossore.
- Hai detto qualcosa?- Lev si voltò e Yaku distolse velocemente lo sguardo.
- Muoviti che mi devo lavare anch'io- mormorò. Era stato un camera per una decina di minuti con indosso solo un asciugamano nella speranza che l'altro si muovesse, e ora sentiva lo sguardo di Lev che lo stava praticamente mangiando con gli occhi.
- Vieni dentro no?- gli consigliò il mezzo-russo.
- Sei proprio senza pudore- borbottò Yaku.
- Come se non ci fossimo mai visti nudi- rise Lev.
- Dai, vieni qui- allungó la mano, prendendo il polso di Yaku, che fece appena in tempo a lasciare gli l'asciugamano prima di finire sotto il getto.
- Che idiota- borbottò Yaku, afferrando il bagnoschiuma ed iniziando a lavarsi. Si bloccó quando sentì le mani di Lev poggiarsi sulla sua schiena, precisamente sul tatuaggio che aveva su una scapola.
- Lev, non abbiamo tempo- mormorò, cercando di stare calmo.
- Io non ero facendo niente- sussurrò Lev. Yaku si voltò, e lo sguardo gli ricadde sul tatuaggio poco sotto le costole.
- Lev...- Yaku non riuscì a dire altro perché si trovò la bocca occupata da quella dell'altro. Lev lo sollevó, facendolo appoggiare al muro e continuando a baciarlo in modo dolce.
- Ti amo- sussurrò. Yaku si fingeva molto forte, ma sapevano entrambi quanto fosse sensibile ai complimenti e alle parole del mezzo-russo.
Lev non voleva fare sesso, voleva solo passare un momento dolce con il ragazzo che amava, e Yaku lo sapeva bene.
- Ti amo anch'io- si arrese. Lev sorrise e riprese a baciarlo. Continuó a tenerlo sollevato, e tra le sue braccia Yaku sapeva di non poter cadere. Lo insultava spesso, ma alla fine sapeva che non avrebbe potuto immaginare nessuno di migliore da amare.

- Posso lanciare i chicchi di riso?-.
- Solo se vieni a farti mettere la camicia-. Yu, ubbidiente, si diresse verso Asahi. Il maggiore gli fece indossare una manica; sapeva bene quanto Nishinoya odiasse vestirsi elegante, si sentiva intrappolato, poteva convincerlo solo se era lui a vestirlo.
Si portò alle sue spalle e diede un bacio al tatuaggio che aveva in mezzo alle scapole, prima di continuare l'opera.
- Posso tenere le maniche arrotolate?- gli chiese Yu.
- Non durante la cerimonia- rispose Asahi.
- Tu le hai- gli fece notare Yu, osservando il tatuaggio che l'altro aveva sul braccio. Lo aveva fatto nel punto in cui un tempo c'era il taglio più profondo; dopotutto, ora non ne aveva più bisogno. Adesso aveva Nishinoya, aveva un modo molto più valido per ricordarsi di vivere. Voleva continuare a vedere il sorriso del minore, non desiderava altro.
- Solo perché mi sto ancora preparando- affermò.
- Uffa...- borbottò Yu. Asahi gli sorrise.
- Sono fiero di te- affermò. Yu si sentì arrossire.
- Per cosa?-. Asahi poteva avere tante cose di cui essere fiero: Nishinoya era diventato un maestro di ginnastica, e quando non era a scuola aiutava Tanaka con la sua palestra. Stava usando tutte le sue energie per aiutare più persone possibili; ad Asahi non pesava doversi occupare della casa e simili finché lui era felice.
Yu era completamente libero di essere felice; con Asahi a vegliare su di lui, l'unica cosa di cui doveva preoccuparsi era che la bontà del suo ragazzo non lo mettesse nei guai. E che il suo migliore amico non rischiasse, da ubriaco, di fare proposte di matrimonio a sconosciuto per allenarsi. Si, era successo.
Yu, con Asahi al suo fianco, era finalmente libero di essere libero.

- Non ho voglia di fare tutta quella strada in macchina- mormorò Akira.
- Puoi dormire se vuoi- affermò Yutaro, mentre finiva di sistemarsi la giacca.
- No, ti faccio compagnia-. Il più alto sorrise e si voltò verso il fidanzato, seduto sul letto. Si avvicinò a lui e si chinò per dargli un bacio.
- Grazie- sussurrò.
- In cambio dovrai chiedermi un altro ballo- lo informó Akira.
- Volentieri- acconsentì Yutaro. Akira allungò le mani e gli tirò leggermente giù la camicia, scoprendo il tatuaggio sul petto dell'altro.
- Ti dona- affermò.
- Mai quanto a te- ribatté Yutaro, sfiorando la coscia dell'altro. Avevano sentito Hinata scherzare con Kageyama sul farsi il tatuaggio in un punto in cui solo l'altro poteva vederlo, ma dato che alla fine i due avevano abbandonato l'idea loro gliel'avevano rubata.
- Pronto ad andare?- gli chiese Yutaro, porgendogli la mano. Akira la afferrò e si alzò. Al fianco di Kindaichi, poteva finalmente avere la vita riposante che aveva sempre desiderato; e nonostante questo, aveva scoperto un certo piacere nel fare, ogni tanto, qualcosa con il compagno. E a Yutaro bastavano quei piccoli gesti che solo lui poteva comprendere per ottenere la forza necessaria ad assumersi la responsabilità di entrambi. Avrebbe protetto Kunimi fino alla fine dei suoi giorni; voleva farlo e l'avrebbe fatto. Se si trattava di quel ragazzo, nessuno poteva fermarlo.

- Fai in fretta, per favore-.
- Sicuro che vuoi che sia violento?-.
- Si, o non ci finiremo mai-.
- E va bene- Chikara appoggiò una mano sulla schiena di Tanaka, al centro della quale c'era il tatuaggio, che aveva voluto fare nello stesso posto del suo migliore amico.
Ryu appoggió la fronte contro il muro, cercando di respirare; sentì l'altra mano di Ennoshita posarsi sulla sua spalla e rabbriví.
Velocemente, Chikara afferrò la spalla dell'altro e la strattonó leggermente indietro, facendola scrocchiare. Ryu fu invaso da una fitta di dolore, ma subito dopo si sentì meglio.
- Così impari a sollevare pesi eccessivi- affermò Chikara, lasciandolo andare.
- Gestisco una palestra, per sistemarli devo fare anche quello- Ryu si voltò e afferrò la mano di Ennoshita, tirandolo verso di lui e facendolo finire tra il suo corpo e il muro.
- E poi ci sei tu ad occuparti di me no?- sussurrò, accarezzandogli il fianco.
- Dobbiamo andare- sussurrò Chikara, che in due anni ancora non aveva imparato a resistere a quel tocco.
- Non posso avere neanche un bacino?- mormorò Ryu.
- Il tuo "bacino" si trasforma in almeno due ore di sesso- gli ricordó Chikara.
- È colpa mia se sei sexy? Io sarò ubriaco e non potrò saltarti addosso per tutta la sera, me lo merito- si lamentó il pelato. Chikara, come sempre, cedette; allacciò le mani dietro al collo del ragazzo, e durante il gesto la manica gli scivoló leggermente, rivelando il tatuaggio sul polso. Tirò Tanaka verso di sé, premendo le labbra contro le sue.
Ryu ne approfittó subito per infilare la lingua nella bocca dell'altro ed approfondire il bacio.
- Frena quelle mani- gli sussurrò Chkara, sentendo che l'altro stava già per insinuarsi sotto i suoi pantaloni - rimediamo stanotte, va bene?-.
Gli occhi di Ryu si illuminarono leggermente ed annuì, lasciando libero il ragazzo. Non era mai stato così bene in vita sua; adesso aveva qualcuno che lo sosteneva e che non l'avrebbe mai giudicato per com'era. E adesso anche lui sapeva di andare bene, e non gli serviva altro che essere in pace con sé stesso per essere felice.
Chikara era consapevole di non capire perfettamente Tanaka, certe volte quel ragazzo era un mistero anche per lui; semplicemente, si fidava. Si fidava dei sentimenti del ragazzo per lui, si fidava del loro rapporto, si fidava del loro amore. E si fidava di sé stesso.
Anche volendo, non avrebbe potuto non essere felice con Tanaka. Gli aveva ridato piena fiducia in tutto. E lui adesso poteva vivere serenamente. Poteva vivere davvero.

- Non insistere, non lo farò-.
- Perché no?!-.
- Shittikawa. Non chiederò a Kageyama a che ora arriva solo perché così possiamo arrivare dopo di lui-.
- Ma io sono una star, devo arrivare per ultimo!- protestò Toru.
- L'unica cosa che devi fare ora è muoverti a salire il macchina- ribatté Hajime. Toru sbuffó e fece come gli era stato detto, ma mise il broncio.
Hajime sospiró.
- Facciamo così: sei fai il bravo alla cerimonia, dopo ti aiuto a infastidire Kageyama, va bene?-. A Toru tornò il sorriso.
- Sei il degno ragazzo del migliore, Iwa-chan- affermò Toru, sporgendosi verso il sedile dell'altro per dargli un bacio sulla guancia.
- Comunque dovevamo farci i tatuaggi in un posto più visibile, oggi non si vedranno- commentó il castano, mentre Hajime metteva in moto.
- Non si vedranno praticamente a nessuno, non preoccuparti- affermò il moro.
- Potrei sempre rovesciarti un drink addosso per farti togliere la camicia- ribatté Tooru, assumendo un'espressione pensierosa.
- Vedi di non usare qualcosa che macchia-. Tooru spalancò la bocca.
- Sei fin troppo gentile oggi, Iwa-chan; mi nascondi qualcosa? Sei incinto?- gli chiese.
- Sei un idiota- borbottò Hajime. Allungó una mano e strinse quella del castano.
- Voglio solo che oggi ti diverta: hai bisogno di un po' di svago-. Tooru si stava impegnando per diventare avvocato, e non erano studi facili.
- Iwa-chan...- il castano non si aspettava quelle parole. È vero che sapeva che Iwa-chan ci teneva a lui, ma era comunque raro vederlo così preoccupato.
- Se ci sei tu io mi diverto sempre, Iwa-chan: ma sono felice che tu mi stia dando il via libera- affermò Tooru.
- Vedi di non farmene pentire- sospiró Hajime, riportando la mano sul volante.
Si era ripromesso di non lasciar tornare Kirai per nessun motivo al mondo: avrebbe protetto Tooru da sé stesso e da chiunque avesse provato a farlo stare male. Voleva vedere un sorriso sincero sul volto dell'altro, e avrebbe fatto di tutto per continuare a farlo felice.
Tooru era certo che Kirai non sarebbe tornato. Non ne aveva motivo. Lui aveva Iwa-chan, e non gli serviva nient'altro; non si sarebbe più lasciato spaventare. Erano insieme. Erano i migliori. Avrebbero superato qualsiasi cosa insieme.

- Hai preso l'invito?-.
- Si, anche se non penso servirà-.
- I cerotti?-.
- Si, li ho messi dentro-.
- Vestiti di ricambio?-.
- Suga- Daichi si trattenne dal ridere mentre bloccava il suo ragazzo mettendogli le mani sulle spalle.
- Non stai andando in gita con la tua classe. E i nostri bambini hanno minimo vent'anni. So che ti stai preparando per quando diventeremo davvero genitori, ma andrà tutto bene anche se non ci portiamo dietro due valigie- cercó di calmarlo.
Koushi aveva deciso di mettersi a insegnare, ed era un maestro veramente apprensivo; da quando si erano messi in lista d'adozione, era peggiorato.
- Siamo i genitori, è compito nostro occuparci di loro! Dici che devo portargli i preservativi?-.
- Penso ci abbiano già pensato. Perché non andiamo, così evitiamo di fare tardi?- suggerí Daichi. Accarezzò la spalla dell'altro, dove c'era il suo tatuaggio, sul braccio opposto al suo.
- Sono certo che loro non vedano l'ora di vederti, anche se non gli porterai i preservativi- affermò.
Koushi fece un sorriso e annuì. Era felice di poter rivedere tutti gli altri, ma ogni tanto lo coglieva l'ansia di non riuscire ad essere un bravo genitore.
Però, accanto a Daichi si sentiva al sicuro: con lui poteva parlare di adottare bambini mentre si faceva spingere sull'altalena. Era libero di essere un adolescente o un adulto in base alla situazione, sapeva che non sarebbe stato giudicato. Era libero di essere chi voleva. E Daichi amava quel mix di fanciullezza e maturità che rendeva il suo ragazzo ancora più bello ai suoi occhi. In qualsiasi situazione, voleva che Suga si divertisse, che fosse felice e facesse ciò che più desiderava.
Grazie a lui stava pian piano recuperando i suoi obiettivi, sentiva di non aver più tutte le responsabilità sulle sue spalle.
Si rendevano felici a vicenda, si sostenevano in ogni momento, e avrebbero continuato a farlo per sempre. E presto, la loro famiglia si sarebbe allargata. E sarebbero stati i genitori migliori del mondo.

- Nervoso?-. Keishin si voltò verso Shimada.
- Un po'- ammise. Ormai era tutto pronto: i ragazzi erano arrivati e seduti ai loro posti, il luogo era stato sistemato magnificamente e lui stava per sposare l'uomo che amava.
Stava per prendersi un impegno più grande di quando si era fatto quel tatuaggio, che ormai era diventato un simbolo per loro; anche il suo futuro marito se l'era fatto, sul braccio come lui, in segno dell'impegno che si erano presi con Haikyu. E ora, stavano per prenderne un altro solo per loro.
Le campane suonarono. Sul fondo nella navata, comparve Ittetsu; sorrise nel vedere che tutti i ragazzi erano lì.
In quei due anni erano arrivati molti nuovi ospiti, e quasi tutti erano rimasti molto poco grazie alle abilità di Ukai. Ma anche se fossero rimasti di più, dubitava ci fosse qualcuno a cui si sarebbe potuto affezionare più che a loro.
Anni prima, aveva deciso di intraprendere un viaggio da solo per aiutare più persone possibili. Ci era riuscito; e adesso, non era più solo.
Stava per sposarsi con l'uomo che amava, con un uomo che in due anni era riuscito a farlo sentire amato e lo aveva aiutato più di quanto pensasse.
Aveva avuto molti dubbi nella sua vita, ma in quel momento, mentre camminava lungo la navata, circondato dai suoi ragazzi, diretto verso l'uomo che amava, sapeva che non avrebbe potuto compiere scelta più giusta.
- Sei nervoso, direttore?- gli chiese Keishin, non appena il moro lo raggiunse.
- Si: ma sono pronto. E tu, dottore?-.
- Più che pronto-. I due si sorrisero mentre il prete iniziava a parlare.
Erano bastati pochi mesi per fare cambiare tutte le loro vite per sempre. Ora erano pronti ad affrontare qualsiasi cosa. L'importante era che rimanessero insieme.

 
~~~
Siamo giunti alla fine di questa storia! Grazie mille a tutti voi che l'avete letta; è stata la mia prima storia a più POV, e non ho trattato una tematica per niente semplice, ma spero di essere riuscita a trasmettervi qualcosa grazie alla forza con cui questi ragazzi hanno sempre affrontato i loro problemi. Spero che vi sia piaciuta; in caso, a breve arriveranno molte altre mie storie con queste ship... e anche tante altre, che all'epoca non misi perchè ancora non avevo finito la serie, ma che avranno i loro momenti!

Questa storia è originaria del mio profilo Wattpad, sto pian piano ripubblicando qui tutte le mie opere in ordine, per cui se vi è piaciuta e vi va, passate a dare un'occhiata anche alle altre, le sto aggiungendo tutte pian piano!

Grazie ancora per aver letto la mia storia; a presto!

 
   
 
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