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Autore: FernetBranko76    24/02/2024    0 recensioni
Pezzi di una storia partita da un sogno, piccoli esperimenti di qualcosa che potrebbe diventare ben più grande.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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LCDI_PEZZO#0003
Pezzo #0003

Your own personal 4Arina Makihara

"Oh, Vincenzo. Lo sai che a volte mi sembri davvero un tipetto fin troppo acqua e sapone? Per essere un nichilista, per schifare l'umanità, ce ne hai fin troppa di morale criptoabramitica".
"Dai, Ar..."
"Stavi per chiamarmi con il nome di colei che impersono? Ah, sei davvero un weeb fatto e finito se ti eccita qualcosa che non esiste se non nei giochini".
"Dai, Morte, piantala. Sei strafatta e noi dovremmo stare attenti a quei bastardi. Potrebbero arrivare, lo sai? Lo sai che siamo in pericolo, no?"
"Attenti?"
Una fragorosa risata esplode tra i suoi denti aguzzi.
"Attenti?! Siamo al sicuro, Vincenzo. Nessuno verrà qui e poi... Non ti eccita? Non ti eccita questa nostra avventura? Non ti stimola questo look un po' tomboy misto a gotico? E poi questa roba del cazzo non mi fa nulla. Cannabis light, davvero? L'ho ciuccata da un tabacchino qui vicino e credimi, voi italiani non sapete davvero godervi... La vita? Ah, che gioco di parole!"
"Io..."
La pizza margherita sul tavolo slitta in avanti, tirata con forza dalla mortale cosplayer verso sé stessa. Un giro di sedia e si accascia su di essa in posa da maschiaccio, quasi provocante con quella unitard dal nero colore.
"Allora? Vuoi fare un tiro, quattrocchi?"
"Dai, non scherzare!"


Tensione cannabioide con la nera signora

"Non scherzo! TAC!"
Un gesto, un attimo. Non l'ho visto subito, è stata veloce e ora i miei occhiali abbelliscono i suoi bei occhi.
"Ridammeli, Arin..."
"Non credo proprio, Vincenzo. Dai, un tiro, ti rilasserà e ne hai davvero bisogno, ti stai confondendo".
"Ridammi gli occhiali, Arina, non è divertente", sbraito.
"Puoi non chiamarmi col nome di una ragazza immaginaria? Mi chiamo Morte e scommetto che un tiro te lo farebbe capire, credimi".
"Ma..."
"Vincenzo, d'accordo, sono sexy, sembro lei, ma lei non esiste. Io esisto", un sorriso si libra sul pallido volto. "E tu sei rosso, caro mio".
Volto lo sguardo, imbarazzato da tale affermazione, ma il battito del mio cuore è veloce, sento caldo, troppo caldo. Cosa mi sta succedendo?
"Mi ami? Vero?", replica con voce sensuale. "Tu mi ami e lei, quella coniglietta, amplifica tutto ciò, vero?"
"Senti, non dire cazzate!"
"Vincenzo, ho sentito qualcosa di te quando ti ho posseduto quella prima volta e... C'era qualcosa in te di ben diverso, oltre all'iniziale paura verso la sensazione di avere la morte dentro di sé".
"Io..."
"Un tiro. Ti rilasserà e potremo parlare tranquillamente di questo tuo... Amore contorto".
La guardo, sorride ancora. È bella, troppo bella, ma davvero la amo? E amo lei o il personaggio che interpreta? Forse entrambe. Dai, un tiro, penso. La canna è presto tra le mie dita e poi tra le labbra.
Vorrei aspirare, lo vorrei davvero, ma sto tremando; le labbra sembrano voler far cadere la fata verde sulle mie gambe e lasciarla spegnere per sempre.
"Che succede?"
"Io...", balbetto mentre le ripasso la canna. "Io... Io quando avevo quindici anni provai a fumarne una e... Beh", deglutisco. "Sono andato in paranoia, ma vera e propria paranoia".
"In che senso?"
"Ho avuto paura che avrei iniziato a fumare davvero, insomma, sai? Dicono sui libri che una canna può portarti a droghe più pesanti e allora io, bravo ragazzo qual'ero, ho sempre evitato dopo quello spiacevole evento. Credimi, sono andato in paranoia e in un certo senso i miei compagni mi hanno preso in giro per questa cosa. Certo, qualcuno si è preoccupato, ma da quella sera ero diventato lo sfigato della 3°C".
Silenzio, lo sconcerto sul viso di lei.
"Sì, lo so, è imbarazzante, lo ammetto!"
Il sorriso ritorna, a trentadue denti ben mostrati.
"E ora, quanti anni hai?"
"Trenta, ma non c'entra nulla e..."
"E ti credi ancora un bravo ragazzo?"
"Beh, io..."
"Vincenzo. Hai ucciso gente, abbiamo ucciso gente. Hai letteralmente seccato con cinque proiettili una tua collega di lavoro, che neanche immaginavi potesse essere una discepola degli immortali, e nella fuga hai causato un macello assurdo tra gli studenti; probabilmente per loro non sei più il mite professore di filosofia che tanto conoscevano, capisci? Poco fa hai svaligiato un'armeria e una farmacia, tutto per sistemarti le ferite, e hai quasi bruciato il forno della pizzeria per farti qualcosa da mangiare. Ti credi ancora un bravo ragazzo? Sei meglio di così, anzi, sei un figo per essere un semplice docente".
"Un figo?", strabuzzo gli occhi. "Davvero?"
"Esatto, sei un figo, Vincenzo, e sei stato l'unica persona che mi abbia aiutata. Dai, un tiro, caro il mio professore. Non è mai troppo tardi per redimersi da anni di democristianità".
Riprendo la canna, le mani e il corpo non tremano più, la presa è ferma. Di nuovo tra le labbra, la fata verde sembra chiamarmi per nome mentre il suo scuro fumo si libra già davanti al mio viso. Apofenia? Chissà. E andiamo!
Aspiro, un forte sapore di marijuana si infiltra nelle mie papille gustative e nei polmoni. C'è qualcos'altro però, un altro sapore appena percettibile eppure forte; qualcosa di sconosciuto, qualcosa di eccitante.
Aspiro ancora, ne voglio ancora, voglio ancora quel sapore a me sconosciuto; aspiro con forza, poi guardo Arina, no, la Morte, la guardo, è bella, bella; troppo bella. La voglio, ti voglio, che mi sta succedendo?
"Morte, che cazzo ti sei fumata?!"
"Oh, è semplice cannabis, ma ci ho fatto qualche cambiamento occulto per renderla un po' più forte".
"Cosa?!"
"Esatto. Niente più freni, Vincenzo. Niente più freni, te lo si legge dagli occhi".
"Maledetta!"
Mi alzo, mi fiondo su di lei... mi volevo fiondare su di lei. Chi si immaginava che anche lei avrebbe fatto lo stesso?
Sono a terra e lei mi sta bloccando le braccia, lo sguardo stralunato come in quel sogno fatto giorni fa, quel sogno dove mi violentava. Vorrei staccarmela di dosso, ma è forte, troppo forte e troppo bella, bella e sensuale... Cosa mi prende? La voglio! Cosa mi prende? Guardo i suoi seni inguainati nell'elastan, guardo il suo bel corpo... La voglio! Ti voglio Arina Makihara dalle tinte goth! TI VOGLIO NERA SIGNORA IN COSPLAY! Il mio corpo d'improvviso grida il suo nome. La vuole, la brama. Mi guardo attorno, eccolo lì! Ormai siamo in ballo, fai anche trentuno!
"Mi vuoi?!"
Annuisco, lei molla la presa. Raccolgo la canna e mi rialzo. Un altro tiro e di colpo la bramo ancor di più, riccioli di fumo più nero del nero, come carbone rarefatto. È questa strana Purple Haze, o forse dovrei dire Black, che mi sta controllando o sono io che la voglio davvero? No, sono io, penso, lo so ormai e il mio corpo, sempre più fremente di piacere, lo dimostra. 
"Lasciati andare".


Possessed by the pleasure

"O gotica morte dall'aspetto di tomboy conigliesca", mormoro con voce perversa. "Lo sai? Avevi ragione! Mi ci voleva davvero un qualcosa per rompere i miei freni morali. Mi ci voleva proprio quel piccolo fiore del peccato".
"Flower of Sin, eh? Hai buon gusto in fatto di musica, lasciatelo dire, ma credo che qui ci voglia un po' di Purple Haze, Vincenzo. Ah", sospira. "Jimi Hendrix. Che tipo!"
Una risatina si libra nell'aria e le mani della Morte accarezzano e ripongono gli occhiali sul mio viso. La fata verde cade dalle labbra e la lingua di ciò che nessun uomo bramerebbe prende il suo posto, umida e carnosa.




   
 
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