#youarenote2024
terza storia
FANDOM: Haikyuu!!
TITOLO: Cosa hai messo nel caffè [della serie titoli scemi perché non
trovo di meglio]
PERSONAGGI: Ushijima, Iwaizumi
GENERE: Romantico, Commedia
PROMNT: Bombay Bombay Incidente imbarazzante
WARRINGS: SPOILER! ||Post Time Skip|| Flashfic [978 Parole]
***
Iwazumi
Hajime esce dal bagno asciugandosi energicamente i capelli con un asciugamano.
Guarda
l’orologio: manca parecchio alla video call che deve fare con il coach ma
decide di prepararsi in anticipo. Apre il portatile ma non fa in tempo a
sedersi sulla sedia che sente il citofono suonare.
«Arrivo!»
Quando
apre la porta Iwazumi si trova di fronte il capitano della nazionale
giapponese, il Super asso Ushijima Wakatoshi.
Balbetta
qualcosa stupito di una tale visita inaspettata. «Wakatoshi che sorpresa…»
Ushijima
piega le labbra in un timido sorriso. «Ciao Hajime, ti disturbo?»
«No,
figurati, entra…» Iwazumi si scosta per lasciarlo passare, «ho appena finito di
fare la doccia.» Fa lui imbarazzato per
la vecchia tuta che indossa quando è a casa.
«Stai
bene anche così.»
Iwazumi
distoglie lo sguardo arrossendo come una scolaretta per il piccolo complimento.
Ha la lingua secca, le mani sudate e sta cercando in tutti i modi di mantenere
il controllo su sé stesso. «Vuoi qualcosa da bere? Un caffè, un succo…»
«Un
caffè, grazie.»
«Accomodati
pure,» Iwazumi si affretta a caricare la macchinetta del caffè. Mantenere l’attenzione sulla preparazione è
un modo per controllare il nervosissimo ed evitare di guardare il suo ospite.
Quando preme il pulsante di accensione, però, è costretto a girarsi.
«Allora…»
Hajime si sfrega le mani suoi fianchi provando a fare conversazione, come se
fosse del tutto normale, «cosa ti porta qui?»
Sembra
un deficiente a cui hanno lobotomizzato il cervello. Che frase ridicola gli
viene in mente? Potesse scavarsi una fossa e lasciarsi inghiottire dalla terra,
sarebbe la soluzione più sensata.
Wakatoshi
rimane serio, si morde le labbra prima di parlare. «Mi ha fatto piacere
rivederti oggi, sono felice che la federazione ti abbia assunto.»
«Oh
Grazie,» risponde Hajime troppo in fretta, «sono contento anche io di essere
stato assunto.»
Caz** di risposta! Sua
madre gli ha insegnato l’educazione, non ci vanta se qualcuno si complimenta
con noi. La pezza che cerca di mettere è peggio dello strappo. «No, scusa
volevo dire sono felice anche io di rivederti e anche di poter lavorare con te,
ovvio. Ma ti ho interrotto stavi dicendo?»
Grazie
a dio viene salvato dal bip della macchinetta, corre a prendere la tazzina con
il caffè bollente e a momenti non se la lascia sfuggire dalla mano;
miracolosamente arriva al suo ospite intatta.
«Grazie,»
ridacchia Ushijima, «è strano vederti nervoso, di solito sei sicuro di te,
spavaldo. Un cavaliere senza macchia e senza paura.»
Non
sa come prenderle quelle parole, Iwazumi.
Fissa il volto bellissimo, cesellato di Wakatoshi sperando di capire
qualcosa di più delle parole che ha detto.
«Al
liceo ti vedevo così, ma ho conosciuto un altro lato di te, più passionale e
più umano,» dice il capitano della nazionale giapponese, poi ride di nuovo. E
un suono così basso e profondo, Hajime non l’ha mai sentito. «È strano detto da
me, però mi ha sorpreso. In senso buono.»
«Come
mai mi sei venuto a trovare?» Chiede a
bruciapelo perché l’ansia lo sta divorando. Basta convenevoli, ha bisogno di
arrivare al punto.
Prima
di rispondere, Wakatoshi finisce il suo caffè in un'unica sorsata. «Non ci
vedevamo dalla California, e so che potevo aspettare un’occasione migliore,
tuttavia è stato più forte di me. Mi sei mancato troppo Hajime.»
La
California eh… Chi se la dimentica! E no, non si tratta delle bellezze
paesaggistiche della route 66 con le sue curve
micidiali, a lui manca proprio quei quindici giorni in cui Wakatoshi era stato
lì in vacanza. Quante possibilità avevano di incontrarsi due acerrimi rivali in
un paese straniero tanto enorme? Chi si immaginava che l’uomo a cui Iwazumi
s’ispirava fosse il padre di Ushiwaka? Eppure, era tutto vero.
Lontano
dal campo di gioco, si erano trovati, sentiti vicini e una scintilla era
scattata. Sono stati i giorni più belli che avesse mai vissuto. Credeva fosse
solo un momento, una parentesi…
«Ho
provato a cercarti,» racconta Hajime, «ma sei tanto che schivo che trovare tuoi
recapiti è una missione impossibile.»
«Più
che altro è sopravvivenza; non avrei più un attimo di pace.»
Il
preparatore atletico annuisce comprensivo. «In ogni caso, non ho avuto altri
segnali da te, perciò, ho pensato non fossi interessato.»
Wakatoshi
si alza tanto in fretta che la tazzina sul tavolo si rovescia per davvero,
questa volta, e finisce rotolano sul pavimento in mille pezzi. Al diavolo il
servizio scompagnato, ne ricomprerà un altro nuovo. Quello che conta è avere le
mani di Ushijima sulle spalle, sulle braccia e sul collo.
«Non
dirlo neanche per scherzo; sono lento, troppo razionale e ho lasciato il tempo
passare. Sono qui per rimediare.»
Capirete
che, un bacio tira un altro, ed è un attimo finire in camera da letto svestiti.
Hajime cade sul soffice materasso con addosso 90 kg di muscoli. Per onore di
cronaca, Iwazumi lo sa perché ha letto casualmente la scheda sanitaria, un
preparatore atletico deve sapere certi dettagli. Comunque, lotta con i bottoni della camicia
di Wakatoshi mentre quest’ultimo continua a baciarlo e toccarlo cercando, a sua
volta, liberarlo dai vestiti.
Un
fastidioso rumore provenire dal laptop di Hajime li distrae dai loro intenti.
Quel suono ripetuto assomigliava molto a…
«Cazzo,
La video call con il coach!»
Butta
di lato il suo uomo ritrovato e corre al portatile sperando di non sembrare
troppo sospetto. «Buona sera, Hibarida-san.»
Il
coach lo guarda, dapprima senza capire, un attimo dopo realizza. «Perché sei
mezzo svestito? Non starai mica avendo…»
Hajime
si volta verso Ushijima che lo fissa, spaesato, spettinato e con la camicia
sbottonata. «In un certo senso… Però, se può essere utile, non era
preventivato.»
Probabilmente,
Iwazumi Hajime non sarebbe più risuscito a guardare Fuki Hibarida in faccia,
piuttosto sarebbe fuggito in Nuovo Messico.
Eppure, è felice e nulla può più turbarlo.
Il
coach scoppia in una fragorosa risata. «Ah che bella la gioventù!»
Wakatoshi
e Hajime lo seguono a ruota.