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Autore: michaelgosling    09/03/2024    0 recensioni
Tre amiche appassionate una di Harry Potter, una di Star Trek e una della Disney in seguito ad un incidente vengono catapultate ognuna in uno di questi universi, ma non di quello di cui sono fan.
Proveranno ad usare quello che sanno della storia per renderla migliore? O le loro azioni porteranno ad un finale peggiore? La loro presenza influenzerà queste storie molto più di quanto immaginano, perché una sola persona può cambiare tutto.
[Fandom Variabile: il Fandom in cui verrà pubblicata la storia dipenderà dall'ambientazione dell'ultimo capitolo pubblicato. Sarà comunque possibile trovare la storia anche negli altri due Fandom nella categoria Crossover]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C'ERA UNA VOLTA – CAPITOLO 19

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sei davvero un incanto, tesoro!”

 

Sapeva che quella frase doveva essere un complimento, ma sentirla le fece più male che bene.

 

I domestici avevano fatto di tutto per farla sentire a suo agio, producendo l'effetto contrario. L'avevano persino lavata, mostrando per lei il massimo riguardo, usando quasi la stessa delicatezza di una madre. Inizialmente Nolwenn era sul punto di rifiutare offrendosi di lavarsi da sola, ma una parte di lei era consapevole che avrebbe riscontrato qualche difficoltà. Con le bende e le ferite i suoi movimenti erano più limitati del solito, e non si sentì in imbarazzo quanto si sarebbe aspettata quando era nella vasca, ferma e nuda senza fare nulla mentre persone che non aveva mai visto prima la lavavano.

 

Una volta che l'asciugarono, presero delle nuove garze così bianche da sembrare appena fatte, per poi mettergliele di nuovo prima che indossasse la veste. Lei aveva provato a fare qualche domanda, ma dal modo in cui gliele mettevano capì che sapevano quello che stavano facendo, molto più di lei.

 

Poi c'era stato la scelta del vestito, e i domestici le avevano mostrato più di venti vestiti diversi, sia nel colore sia nello stile, come se si trovasse in una boutique di alta moda. Tutti bellissimi ovviamente. Li aveva guardati a lungo e intensamente cercando di immaginarsi mentre li indossava, ma non ci riusciva proprio. Avrebbe voluto avere il coraggio di dire di voler indossare l'abito stracciato che aveva indossato fino a quel momento, ma non l'aveva. Alla fine ne scelse uno di color marrone scuro, forse il meno scollato tra tutti quegli abiti, perché sembrava essere il più comodo. Le chiesero anche se fosse interessata ad indossare qualche gioiello come una collana o degli orecchini, ma lei rifiutò prontamente. Non si sarebbe resa ridicola più del necessario.

 

Procedettero a vestirla, e poi la pettinarono. Non aveva nessuna idea di come fecero, ma sistemarono i suoi capelli con un'acconciatura elegante e raffinata, quasi riuscendo a dargli un aspetto decente.

 

Poi le dissero che era un incanto, e Nolwenn sarebbe scoppiata a ridere se questo non le avrebbe fatto male alla pancia. Non lo era. Sapeva che non lo era. L'avevano lavata con attenzione, pettinata, l'avevano vestita con un abito il cui tessuto costava più di quanto lei guadagnasse in un mese, avevano trasformato quel groviglio ribelle che aveva in testa in capelli che sembravano seta, avevano fatto l'impossibile e di più per trasformarla in una principessa a tutti gli effetti, eppure.. eppure tutto quello che riusciva a vedere allo specchio era una ragazza stralunata, brufolosa e fuori posto, con dei capelli non suoi, un vestito che non sapeva indossare, delle scarpe con cui non sapeva camminare e ferite e garze nel corpo che le causavano un non indifferente fastidio. E questo non sarebbe mai cambiato.

 

Anche se una scimmia si veste di seta, resta una scimmia.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualcuno bussò alla porta e subito dopo entrò. Era Tockins.

 

“La cena è pronta, madame. Lasciate che vi accompagni.”

 

Nolwenn lo seguì impacciatamente e a scatti. Era da tanto tempo che non indossava i tacchi, e sicuramente non li aveva mai indossati con un abito lungo come quello che le copriva tutte le gambe. Ogni passo era un tormento e invece che guardare Tockins, non la smetteva di guardarsi i piedi nel terrore di inciampare sul vestito, fino a quando non si trovò il maggiordomo al suo fianco, che le offriva un braccio e un sorriso. Nolwenn non fece in tempo a sentirsi meglio che lasciarono la stanza in cui si trovava e vide delle scale coperte da un lungo tappeto rosso davanti a sé. Le scale scendevano verso il basso fino ad una grande vetrata in parte coperta da delle enormi tende blu che scendevano dal soffitto, vetrata che si trovava a sinistra, proprio dove c'era anche un bivio: andando dritto, sarebbe salita per raggiungere una porta che doveva condurre ad una stanza che si trovava alla stessa altezza del luogo in cui si trovava poco prima, mentre a destra le scale continuavano a scendere. Nolwenn sperò con tutta sé stessa che avrebbero dovuto andare a destra e continuare a scendere, perché così facendo dove non poteva sorreggersi a Tockins avrebbe potuto sorreggersi alla ringhiera delle scale, dorata e con decorazioni eleganti e ondeggianti.

 

“Se posso, siete incatevole stasera.” tentò Tockins, mentre fortunatamente girarono proprio dove Nolwenn sperava.

 

Lei si limitò ad annuire guardando avanti, continuando a sentirsi inadeguata ad ogni complimento che le veniva fatto. Vide che in fondo alle scale c'era un enorme atrio e alla fine della discesa, proprio ai lati della scalinata, c'erano due meravigliose sculture di due angeli che le davano le spalle.

 

Tockins parve accorgersi che qualcosa non andava e fu quasi sul punto di chiedere qualcosa, ma non lo fece. E Nolwenn ne fu davvero grata, perché non aveva idea di come rispondere.

 

Una vola raggiunto l'atrio voltarono a destra, dove dietro due grandi porte trovarono un'altra stanza di cui Nolwenn non riuscì a cogliere alcun dettaglio, perché la sua attenzione fu immediatamente catturata dai presenti.

 

Davanti a lei c'era un lungo tavolo. Alla sua sinistra c'era Belle, con uno splendido abito azzurro e radiosa come al solito, mentre al lato opposto sulla destra un uomo vestito elegantemente con un abito blu scuro e stivali neri. Era biondo, con i capelli lunghi e legati. Nolwenn lo riconobbe immediatamente, lo aveva già visto da una delle vetrate del castello quando aveva lasciato la sua stanza dopo aver dormito per giorni. Lui la guardava con indifferenza, e pensare a chi era e com'era il suo temperamento la fece sentire immediatamente nervosa, più di quanto fosse prima. Aveva visto la Bella e la Bestia tantissime volte e sapeva che lui era cambiato ed era buono e gentile.. con Belle. Ma Belle era la donna che amava, e sicuramente non avrebbe avuto lo stesso riguardo nei suoi confronti. Come si sarebbe comportato con lei?

 

In mezzo a loro, proprio davanti a lei, c'era un uomo anziano, basso e in carne, con dei baffi bianchi che sbucavano sotto il suo grosso naso che gli copriva la bocca, ma dallo sguardo gioviale e simpatico.

 

Tockins la avvicinò al tavolo, e spostò l'unica sedia vuota, proprio davanti al vecchio, incoraggiandola a sedersi. Non appena Nolwenn lo fece, il maggiordomo lasciò la stanza chiudendosi le porte alle sue spalle.

 

Ora erano solo loro quattro.

 

“Nolwenn, lascia che ti presenti mio marito, Adam.” disse subito Belle.

 

“Um.. salve?” balbettò Nolwenn, non sapendo bene qual'era l'etichetta reale e come doveva rivolgersi a lui.

 

“Incantato.” ribatté il principe, in tono particolarmente serio e freddo.

 

“..e mio padre, Maurice.”

 

“Buonasera..”

 

“Ma buonasera a lei, cara!” rispose in tono allegro lui.

 

“Come ti senti? Spero meglio.” continuò Belle.

 

“Oh sì. Tremendamente meglio. Così meglio rispetto a prima che la differenza tra prima e adesso mi ha scombussolato!”

 

Aspetta.. Ho appena detto due volte prima nella stessa frase?

 

Non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per sapere che l'ex best-- ehm Adam la stava guardando come se non stesse capendo una sola parola di quello che stava dicendo.

 

“Mi fa piacere.” sorrise Belle “..e le ferite..?”

 

“Meglio anche quelle. Credo. A proposito.. queste garze..?”

 

“Oh giusto. Abbiamo chiamato un medico perché ti visitasse. E' venuto mentre dormivi, circa dodici ore dopo che siamo tornate al castello. E' stato lui a metterti le garze. Ha detto che dovrai portarle per almeno un altro mese prima che le ferite si rimargino del tutto, ma ci ha assicurato che tornerai come nuova!”

 

“Oh! Fantastico! Grazie!” ora che sapeva che servivano a guarirla del tutto, quella fasciature si erano fatte molto meno fastidiose “..ma io.. non ho niente. Non posso ripagarvi.”

 

“Non ci devi dare assolutamente niente!” fece Belle, quasi offesa dal fatto che Nolwenn avesse pensato altrimenti “per così poco!”.

 

Per un fugace momento, i pensieri di Nolwenn andarono ad Edmond e a come lui fosse di tutt'altra scuola di pensiero. Come ad incoraggiarla a scacciare quel pensiero, le porte si aprirono ed entrò Tockins con un paio di altri servitori che non conosceva, con in mano dei piatti che posarono davanti a loro quattro.

 

Aragosta. C'era una enorme aragosta dall'aspetto luccicante e gustoso davanti a lei, accompagnata da ostriche e insalata. Nolwenn la guardava come se fosse il paradiso sceso in terra. Voleva scatenarsi su di essa con la stessa velocità con cui un lupo attacca la sua preda, ma nel momento in cui notò le posate la sua mente fu occupata da altro.

 

C'erano tre forchette e tre cucchiai alla sua sinistra e sei coltelli alla sua destra, di un argento così vivido che potevi vedere il lampadario riflesso su di essi.

 

Perché?

Perché tre forchette, tre cucchiai e sei coltelli?

Perché ci sono così tante posate?

E io quali dovrei prendere? Quali dovrei usare? C'è una specie di codice?

 

La tentazione di chiedere quali usare era forte, ma si sentiva già troppo in imbarazzo. Cercò di guardare quali stessero usando Belle e Adam, ma era troppo tardi: avevano già preso due posate e avevano nascosto le altre sotto il tovagliolo, e come se tutto questo non fosse abbastanza, inizò a sentire un prurito insopportabile alle gambe. D'istinto, allungò le mani per strisciare con le dita, ma quando queste toccarono la stoffa si ricordò che stava indossando un abito lungo.

 

Cazzo!

 

Si sporse ancora di più, riuscendo a raggiungere dove iniziava la sua gamba destra, appena sopra il piede, e iniziò a grattare furiosamente. Nel farlo, sentì i brufoli e per la frustrazione grattò ancora più forte.

 

“Cosa stai facendo?”

 

La voce di Adam la fece sobbalzare tanto che le ginocchia cozzarono con il tavolo. Cercò di reprimere il fastidio, e guardò ovunque tranne il principe, stava provando troppa vergogna per riuscire a farlo. Non gli rispose neanche. Si rimise di nuovo eretta e tornò a guardare il suo piatto, rendendosi conto solo dopo che il non rispondere poteva essere visto come una mancanza di rispetto.

 

Pff tanto questo mi odia.

Già lo so.

 

Guardò nuovamente Belle e a come riuscisse a pulire l'aragosta senza l'utilizzo delle mani, anzi, senza nemmeno sporcarsi. Nolwenn non aveva idea di come facesse, sapeva che lei non ci sarebbe mai riuscita.

 

Ma Belle era una principessa. E non solo perché aveva sposato un principe.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ho accennato il tuo problema ad Adam e a mio padre.” esordì Belle dopo dieci minuti abbondanti di silenzio “..abbiamo un'idea.”

 

Per una frazione di secondo, Nolwenn ebbe l'impulso di salire sul tavolo e mettersi a ballare, tale era la gioia che provava per la possibilità di poter tornare a casa, e fu sorpresa di sé stessa, e anche un po' preoccupata, quando realizzò che ciò che le impediva di farlo non era tanto la vergogna che avrebbe provato nel fare davanti a dei principi che la ospitavano un gesto tanto infantile, ma il sapere che forse, anzi probabilmente, non sarebbe stato abbastanza.

 

“Cioé?” mormorò, come se le mancasse la voce.

 

“Deve essere stata la magia a creare il passaggio che ti ha portato qui.” spiegò Belle “..quindi se la magia ha creato il tuo problema, allora è sempre la magia la chiave per risolverlo.”

 

“E voi.. voi sareste in grado di usare la magia per creare un altro passaggio? Per portarmi a casa?” Nolwenn a mala pena riusciva a respirare dall'emozione.

 

“Possiamo provarci.” fece Belle in tono incoraggiante “..mio padre è un inventore, lo sai..”

 

Maurice quasi sputò quello che stava mangiando “..Belle sopravvaluta le mie capacità, come sempre.” sorrise alla figlia, poi si rivolse a Nolwenn “..ma posso provarci. Non ti prometto nulla, però. Non ho mai creato niente con l'aiuto della magia, e un passaggio tra due mondi sembra tutto tranne semplice. Ma che gusto c'è nel fare ciò che è semplice?”

 

“E la magia.. voi ne avete?”

 

“Di sicuro non ci manca..” intervenne Adam, con una voce sempre distaccata, ma in qualche modo più cordiale, poi guardò Belle e fece un piccolo, quasi impercettibile sorriso “..e a noi non serve più.”

 

 

 

 

  
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