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Autore: Florence    12/03/2024    3 recensioni
Raccolta di one-shots ciascuna partecipante alla challenge Prime Volte indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia
Una serie di "prime volte" di Victor e Yuuri, un viaggio nel tempo, un po' di missing moments in alcuni dei momenti importanti delle loro vite passate.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Probabilità - 2011

Victor

 

OS partecipante alla challenge "Prime Volte" indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia 

 

Nota alla lettura: Google translate fa schifo! Ma non importa, non è affatto necessario andare a cercare cosa significano le cose che troverete di seguito: si capisce dal contesto e se non si capisce, tanto meglio. Tanto nemmeno Victor non le capisce…

 

Prompt: Matematica

 

----------------


Dicono che ho il cuore di ghiaccio, quelli che mi odiano. Che quando scendo in pista sono freddo e attento e compio ogni passo, ogni salto, con la calcolatrice in testa, per fare la somma di ogni bonus, di ogni punto, di ogni penalità. Dicono che so prima io della giuria il mio punteggio finale, anzi, dicono che lo suggerisco io alla giuria. E che me lo alzo di almeno due punti ogni volta. Dicono anche che non decurto mai le penalità, ma io non ne faccio di errori, a questo non pensano.

Dicono che la Disney farà un film su di me, perché sono diventato così famoso che si inventeranno un personaggio glaciale, col cuore indurito e i capelli platino, talmente cattivo e spietato da congelare il mondo attorno a sé. Dicono che mi hanno già pagato fior di quattrini, che mi starebbe bene anche impersonare una strega, pur di fare soldi, che, anzi, visto che sono un frocio, prima o poi mi farò operare per diventare donna e poter competere anche nel pattinaggio femminile, ma solo dopo aver sfondato in quello a coppie. Anzi no, a coppie no, perché io non sono in grado di condividere niente con nessuno, ecco quello che dicono. 

Che sono avido, che non lascio spazio agli altri, che l'unico scopo della mia vita sia vincere, vincere e ancora vincere. Su tutti, in ogni tipo di gara, senza pietà.

Dicono tante cose di me, ma solo una è azzeccata: ho una calcolatrice in testa e riesco a calcolare i punteggi. Peccato che nessuno di questi che parlano abbia capito che la componente artistica conti tanto quanto quella tecnica e che io punti tanto su quell'aspetto, perché quando pattino non sono di ghiaccio, ma ardo come un fuoco inestinguibile.

Perché la passione che ci metto, tutto il mio amore per la vita, per la bellezza, per la tenerezza e per la sensualità, loro non lo comprendono. Non lo vedono o fanno finta di non vederlo. E non sanno che la variante imprevedibile di tutti i miei calcoli è proprio questa: io vivo ciò che metto in scena sul ghiaccio, lo sento, ma non so come e quanto la giuria saprà capirlo.

 

Avevo dimenticato pure io davvero l'importanza di sentirmi tutt'uno con la danza e il ghiaccio, con la mente rivolta ai calcoli del punteggio e ho addirittura cercato di inventare un nuovo salto, che avrebbe dovuto scrivere il mio nome nella lista dei salti da competizione e cambiare regole e predomini. Ma non era quello che mi avrebbe restituito l'amore per il pattinaggio, che si stava impoverendo, e allora mi sono spinto oltre, vagando alla cieca, rinunciando a un tale onore. L'ho capito solo dopo, cosa fosse quello che cercavo davvero, quando ho tentato, primo nella storia, un quintuplo in una competizione, sono atterrato in una caduta e mi sono ritrovato inginocchiato sul ghiaccio, come un innamorato che chieda in sposa la pista. Ho sentito un brivido percorrermi dalla testa alle lame sotto ai miei piedi e  ho improvvisato un extra nella storia che stavo narrando. L’ho modificata affidandomi alle sensazioni e alla musica che scorreva, mentre avevo puntati addosso gli occhi dei giudici: ho veramente chiesto in sposa la mia arte, in quel momento, ho smesso di contare punti, bonus,  errori e ho lasciato che la musica mi entrasse dentro e mi guidasse fino alla fine. Allora, con il cuore che batteva furioso e le lacrime agli occhi, ho ritrovato me stesso e ho capito che la somma di tanti elementi, a volte, può fare un numero imprevedibile.

Dicono che quella volta ho stravinto solo perché ho allungato una mazzetta alla giuria. Dicono che nessuno ha mai tentato un quintuplo e che con il mio errore ho trascinato a fondo una generazione di giovani talenti che non oseranno più farlo.

Dicono che era tutto calcolato.

 

Ma non è vero nulla. Quella volta sono rinato, come una nuova specie di fiore, come un nuovo numero primo e ho provato di nuovo stupore.

Invece quelle vipere hanno detto che, dopo, sono diventato ancora più altezzoso e vanitoso… Non ne posso più di tutti quelli che dicono. Non li sopporto più.


Per questo, anche se Yacov mi rimprovera ancora per quel quintuplo fallito, anche se è di nuovo all'attacco per perfezionare la mia tecnica e inserire tutti i quadrupli nella seconda parte dei miei programmi, anche se, per potercela fare, mi sta sottoponendo a prove di resistenza che mi spezzano le ossa e mandano a fuoco i polmoni e i risultati si iniziano a vedere, io dico stop.

 

Basta.

 

Adesso mando tutti a quel paese e vado a farmi una vacanza in un posto dove non mi troveranno mai.

Lascio la SIM del telefono a casa, porto solo Makkachin con me e chiudo i ponti con il resto del mondo per due settimane. Per la prima volta, Victor Nikiforov scompare dalle vostre vite!

 

Alé!


---


Ho prenotato un albergo, comprato un volo, fatto la valigia e preso il mio cane.

Ho comprato una SIM locale: nessuno conosce il numero di telefono, ma ho comunque fatto accesso ai miei account social anche da qua, bloccando tutte le chat. Voi vedete e nessuno può contattarmi e fare domande. Che bellezza!

Dove mi trovo? Non lo dirò a nessuno, ma sto bene attento a fare ingelosire tutta la pletora di amici e malelingue, riempiendo Instagram di foto meravigliose e che non svelino in nessun modo dove mi sono rifugiato.

Sono alle Maldive? In Australia? In Polinesia? Oppure ai caraibi?

Non lo capite, eh? Perché una noce di cocco su una spiaggia senza alcun riferimento non significa nulla, solo che in questo momento vi odio tutti e voglio farvi schiattare d'invidia. Odio anche chi amo, odio il mio lavoro, odio l'aria umida di San Pietroburgo, odio i pattini, odio il ghiaccio, ho bisogno di sole e mare e caldo e silenzio.

Posto la foto sfocata di un piatto strano, con un calice di vino accanto, al tramonto, in una veranda illuminata dalle torce: vi sfido a indovinare dove sono!

Il mio cane che dorme sull'amaca, una foglia di palma e una barca a vela in lontananza sulle acque cristalline, senza isole, scogli, moli o cose del genere, dov'è?

Forse sono in paradiso e voi non lo saprete mai, forse direte che ho allungato una mazzetta a Dio, per una vacanza quassù, ma non capirete ugualmente dove sono.

Non mi troverete mai.

 

Cosa ci guadagno, se leggo comunque su Instagram i vostri commenti e le elucubrazioni che fate, le teorie di complotto e merda del genere? La soddisfazione di vedere che senza di me non ci potete vivere, neanche per due settimane. E allora così sia! Lambiccatevi pure il cervello a cercare di indovinare, ma ricordate che io sono un calcolatore.

A ogni vostro like, a ogni commento, io sommo le parole gentili e sottraggo gli insulti, moltiplico i tentativi di contattarmi e divido le mie risposte e alla fine il risultato mi darà il valore che davvero mi attribuite e quello che io attribuisco a voi.

 

Vincerò un oro nella prossima gara ufficiale? Forse un argento? Un bronzo?

Chi se ne frega!

Intanto io sto qui e mi riposo e ricarico queste batterie che sono quindici anni che voi mi succhiate, come vitelli allergici al lattosio.



 

-Makka! Vieni qua!-

 

Il mio cane corre alzando un polverone alle sue spalle, anche stanotte dormirò in un letto pulito di bucato, eppure pieno di sabbia: ma se non è questa la felicità, allora cos'è?

Un massaggio, le coccole del mio cagnolone morbido, un po’ di relax, un cocktail alla frutta, un bagno e un pisolino all'ombra di una palma. Aaaah, che vita, ragazzi!


----


Sono qua da quattro giorni e ho girato l'isola in lungo e in largo venti volte. L'ho percorsa camminando piano e riempiendomi gli occhi della natura rigogliosa, l'ho fatta a corsa cinque volte di fila, ho noleggiato una bicicletta e ho pedalato con Makkachin al mio fianco. Ormai la conosco a memoria questa cazzo di isola!

Forse avrei dovuto trovarmi un luogo più grande, come rifugio dell'eremita. Ci saranno sì e no quattrocento abitanti in tutta l'isola ed era vero, quando scrivevano che NON è una meta turistica. C'è l'albergo dove sto io -tre stanze e un ristorantino sul mare- e c'è un solo ospite… Io!

Bello eh… però alla lunga… insomma… Menomale che ho portato con me tutti i libri che erano in stallo sul comodino da ann e una vagonata di sudoku da risolvere: sono inchiodato in paradiso per altri dieci giorni, ma posso viaggiare con la mente negli inferni di tutti questi personaggi di fantasia, o stiracchiare i neuroni facendo calcoli a mente. Penso che, dietro uno sventurato che si mette in viaggio per trovare l'amore, ci sia uno scrittore che non abbia mai passato il confine del proprio stato. Se lui può volare lontano e guardare il mondo dall'alto attraverso gli occhi del protagonista che ha dato alla luce, anche io posso immaginare di essere un'altra persona e srotolare le trame del tempo e dello spazio, trovarmi lontano, in un'avventura contro orchi o gangster, tra le braccia del mio amore perduto per cui brucio di passione e rimpianto oppure in un intrigo internazionale a fianco di Robert Langdon. E quando tutto mi annoia, prendo il sole, ascolto musica, gioco col cane o… faccio calcoli! D'altronde, per quegli stronzi che non sanno nemmeno fare a mente la somma dei punti di una gara, io sono un calcolatore, no?

 

Al tramonto noleggio una barca, mi porto Makkachin e un libro, mi rilasso e lo divoro con la stessa curiosità con cui mi approccio all'ideazione di una nuova coreografia.

È il terzo giorno che galleggio trattenuto da una lunga fune su queste acque cristalline e ho finito il secondo libro. Ho la musica nelle orecchie e per fortuna il cellulare non prende, in mezzo al mare. Sono libero. Sono acqua e vento, sono sole e pioggia sono…

 

-Aaah!- 

Splash!

 

Cos'è stato???

 

-Dū s̄i ẁā khuṇ ca pị h̄ịn!-

Poso il libro e mi sollevo, guardandomi attorno. C'è una tavola da kite surf e…

-Scusami! Scusami tantissimo!!!-

Allungo la mano per aiutare un ragazzo che ho appena travolto: c'è un po’ di corrente e la barca si è allontanata dalla riva. Makkachin abbaia, poi, animato da non so quale istinto primordiale, si getta in acqua e spinge col muso il sedere del surfista per aiutarlo a salire a bordo.

-Tóa k̄hxng c̄hạn!- Esclama il ragazzo nella sua lingua, indicando la sua tavola che si allontana.

-Makka! Riporta!- Vediamo se tutti i rubli che ho pagato per addestrarlo sono stati ben spesi…

Il mio cane è un mito: tre zampate in acqua e afferra tra i denti il laccio che penzola dalla tavola; altre quattro zampate e me lo porge.

-Bravo Makkachin! Ben fatto!-

Mi sporgo per aiutare il mio eroe a risalire a bordo e mi volto verso il ragazzino.

Quello che vedo mi fa rizzare i capelli: mi fissa come se stesse guardando un fantasma, punta l'indice tremante verso di me, balbetta, farfuglia parole nel suo idioma, sbianca.

Ora, ragioniamo: la probabilità che nel duemilaundici, in un luogo NON turistico, ok, ma assolutamente civilizzato e discretamente attrezzato, direi, possa incappare in un indigeno col Sundek rosa shocking che pensi che, solo perché sono biondo slavato e alto venti centimetri più di lui, possa non essere un umano è assolutamente nulla. Quella è roba da libri di Burroughs, non la realtà. Quindi, accantonata la reazione letteraria dell'incontro con “il diverso”, perché cavolo questo piccolo thailandese dalla pelle ambrata e i capelli neri come l’ebano mi fissa con gli occhi fuori dalle orbite e sembra che stia per scoppiare!?

 

Ora scoppia…

 

-Oh Dio dei social, Santo Instagram da Bangkok, Divino Hashtag e Beato Tasto Condividi!!! Ma tu sei Victor Nikiforov in persona!!!!!!!- Esclama in un perfetto inglese.

 

Ecco. Quello non lo avevo messo in conto.

La probabilità di essere riconosciuto in un'isola NON turistica di sedici chilometri quadrati, con gli accessi contingentati, perché è una riserva naturale nel nulla del Golfo del Siam, fuori stagione, quella non l'avevo proprio calcolata. Vero che sono un personaggio abbastanza conosciuto, però, dai… che cavolo! Con zero turisti, in questo sputo di mondo, la probabilità di incontrare qualcuno che mi riconosca sarà del… del due per cento? Meno?

Faccio per parlare, ma lui mi anticipa.

 

-Ma sì, tu sei Victor! Tu sei un mi-to!!! Congratulazioni per aver vinto il secondo Campionato del Mondo di fila! Ah, anche per i tre Gran Prix! E anche per aver partecipato alle Olimpiadi! Accidenti, non ci voleva proprio quell'infortunio subito prima del corto. Però ti sei ripreso! Eccome se ti sei ripreso! E quel quintuplo Axel…! Mi pungesse una pastinaca sulla chiappa se non è stato geniale! Cioè… hai infilato un Euler per darti la spinta e poi giù di trottole come se fossi Taz! E vogliamo parlare del… Ehi Victor, com'è che non hai partecipato alla gara di febbraio a Vancouver? Ti aspettavamo!!! Pensa che Yuu-chan si è iscritto solo perché aveva sentito dei rumors che ci saresti stato anche tu! Poverino… come c'è rimasto male! Ma sicuro che quest'anno ci qualifichiamo tutti e due per il Grand Prix e poi vedi come siamo bravini, anche noi! A proposito, cosa ci fai a Koh Mak? Oddio, un'idea me l'ero fatta che potessi essere da queste parti, ma proprio qua! Cioè… roba da matti!!! Certo, con il cane che si chiama MAKkachin, devo dire che hai scelto l'isola perfetta! Che gli avevo detto a Yuu-chan? Vieni a Koh Mak…kachin, bro! Porta bene!-

 

Il ragazzino ride e non molla la mia mano, io sto iniziando a sudare freddo…

 

-Scusa… ci conosciamo?- Azzardo.

 

-Ma certo che sì! Cioè… io conosco te, ma ho dei dubbi che tu conosca me! Piacere, Phichit Chulanont! Sono un pattinatore anch'io! Sono nei senior da due anni, sono bravino eeeh, però ancora non ci siamo incontrati in gara! Sai, personalmente devo ancora crescere… Come si dice… ogni cosa a suo tempo e poi…-

 

-TU SEI UN PATTINATORE ISCRITTO ALL’ISU???-

 

Perché sto urlando?

Beh, vediamo… forse perché ho appena calcolato la probabilità che una persona che mi conoscesse, che facesse il mio stesso mestiere, che a quanto pare tiene a mente ogni mio programma, che si ricorda di me, che ha un amico che si è iscritto alla gara perché pensava che ci fossi io è… è tipo lo zero zero zero uno per cento! Cazzo!!!

 

Il ragazzino annuisce più volte, come se volesse shakerarsi il cervello. -Se mi fossi impegnato un po’ di più, avrei potuto partecipare insieme a te alle Olimpiadi. Sai qua in Thailandia non è che ci sia il pienone di pattinatori professionisti! È per questo che sono dovuto andare ad allenarmi in America. È lì che ho conosciuto Yuu-chan e ho imparato ogni cosa su di te!- Punta gli occhi su Makkachin, allunga una mano.

-Qua la zampa, Makka! Ma lo sai che sei più bello dal vero, che non nelle foto che il tuo padrone mette su Instagram? Me lo diceva Yuu-chan che dal vivo dovevi essere sicuramente molto più eccezionale che in TV… anche il tuo cane lo è! A proposito: con questo scoop divento vincitore del contest “Dov'è Victor?”!!! Lo hai visto? Cariiino! Ti hanno infilato nei disegni di “Dov'è Wally?” e ti si deve trovare! Che poi sarebbe puntare a soldi su quale sia il luogo dove sei scappato! Ah, ora che ci penso: perché sei scappato, Victor?-

 

Lo guardo, ha ancora la mia mano nella sua, ma non mi importa, crollo sulla pedana della barchetta e lui si sbilancia. Mi molla la mano, ma continua a sorridere a mille denti, felice come un bambino la mattina di Natale.

-Come hai detto che ti chiami?- Sono maleducato, ma anche troppo sconvolto da quel fiume di parole.

-Phichit. Phichit Chulanont!-

Sudo.

-E… cosa ci fai a Koh Mak, Phichit…?-

Fa la faccia da “che domande del cazzo!” e: -Ci sta il fratello di mia nonna qua! Sono in vacanza con tutta la famiglia! Sai, non li vedevo da sei mesi, non immagini che voglia avevo di tornare un po’ a casa! Ah, io però sono di Bangkok, eh! Qua ci veniamo in ferie quando possiamo, è un bel posto, non trovi?-

 

-Ssì… bello… un po’... come dire…? Piccino…?-

 

Phichit riprende a parlare e parlare e mi spiega che l'isola bla bla bla…

 

-Ce lo facciamo un selfie, quando torniamo a riva?-

-Cosa!?-

-Un selfie, così lo posto sul mio account e poi vedi quanti like mi mettono! Potrei dire a Yuu-chan di raggiungerci: sai come sarebbe felice! È il suo sogno di una vita, incontrarti!-

 

-Cosa!? Frena frena frena! Tu non posterai nessun selfie, nella maniera più assoluta!!!-

 

Il ragazzo mi guarda a metà tra il deluso e l'incazzato. -Ma io…-

-Io un corno! Sono dovuto venire in questo buco dimenticato da Dio per starmene in pace, da solo, senza rompimenti e occhi puntati addosso e tu non rovinerai tutto per un dannato selfie! Mi hai capito? E non pensare neanche per scherzo di chiamare qua qualcun altro che mi conosca! Io non sono qui, io non esisto, tu non mi hai mai incontrato!-

Phichit porta una mano ad avvolgersi il mento, mi ci gioco un orecchio che sta calcolando quanto mi costerà tappargli la bocca, ma tanto, finché siamo su questa santa barca, è lui quello senza armi e smartphone!

-Non vorresti fare felice un bravo ragazzo come Yuuri?-

-E chi diavolo è Yuuri!? Comunque no, grazie, le buone azioni sono momentaneamente sospese, richiamare più tardi per richiederne una!-

-Yuuri è Yuu-chan! Oh, Victor, ti preeego!!! Tu sei da sempre il suo idolo, la sua fonte di ispirazione, il faro nei momenti più bui della sua vita!-

Fa gli occhioni da cucciolo, ma resisterò. Devo trovare un accordo e devo farlo prima che quel…

-Ehi! Che sta facendo!?- Strillo sbracciandomi verso terra, rivolto all'uomo che inizia a ritirare la fune che trattiene la mia barca, per riportarci a riva. Quello fa spallucce e tira.

-Fermo! Non abbiamo ancora finito!-

L'anziano si tocca l'orologio al suo polso e ignora le mie proteste. Ho un tempo minimo per stringere un accordo con Phichit.

-Non pubblicherai le mie foto e non rivelerai a nessuno dove mi trovo, nemmeno a… a Yucian, né adesso né quando sarò rientrato in Russia. In cambio… quello che vuoi! Soldi? Un invito a qualche cosa? Lezioni private di pattinaggio? Un pirozhki!?-

Phichit ondeggia, mentre la barca scivola sull'acqua, sta valutando la sua ricompensa. Devo mettergli pressione.

-Guarda che appena riprendo la linea chiamo il mio avvocato e ti faccio fare una diffida, se provi a fregarmi! Lo sai cos'è una diffida, vero?- Credo di avere gli occhi di fuori e il fiatone. Phichit mi guarda.

-È qualcosa che non ha valore se siamo in giurisdizioni diverse. Ho studiato diritto in quarta, che ti credi!-

 

Merda…

 

-Ci sto. Manterrò il riserbo totale su questo incontro. Ok?-

La barca si ferma a riva, il fondo struscia sulla sabbia, entrambi barcolliamo. Makkachin abbaia e corre a terra.

 

-Cosa vuoi in cambio.- Non è una domanda, la mia. Sento già che è una condanna.

-Mmm… facciamo che ci penso, ok? Ora scusa, ma devo…-

Il ragazzino mi molla così e saltella giulivo verso l'anziano, gli si butta al collo e -Lung!!! P̄h̀ān pị nān khæ̀ h̄ịn læ̂w! C̄hạn phb ẁā khuṇ h̄emāa s̄m!- Esclama.

 

-Khuṇ p̄h̀ān pị læ̂w... Khuṇ pĕn yạng ngị b̂āng thī̀ xmerikā?- Gli risponde l'altro e si allontanano a braccetto.

 

Si conoscono?

Beh, sì, su nemmeno quattrocento abitanti, considerando il numero medio di parenti che un thailandese standard può avere e tenendo conto che Phichit ha detto che sua nonna ha un fratello sull'isola, la probabilità che quello sia uno di essi è molto alta.

Trascino sulla sabbia la tavola da kite surf e li seguo fino alla rimessa.

 

-Quanto le devo?- Domando all'uomo.

-K̄heā t̂xng c̀āy khuṇ thèā h̄ịr̀?- Ah, me lo traduce? Carino… Aspetta, che dice ora?

-Tæ̀ xeā ǹā lung xeā rạtnā k̄hêā bạỵchī sa yạng ngị k̆ xyū̀ nı khrxbkhrạw!-

L'uomo annuisce.

-Te lo segna sul conto dell'albergo, tranquillo Vic!-

 

Vic!?

 

-Adesso devo scappare dai miei! Ci becchiamo, Vic!- 

Di nuovo…

Phichit scappa via e io resto impalato con il cane che mi saltella intorno. Col cavolo che ci becchiamo di nuovo, Phichit Chulanont! Piuttosto mi barrico in camera per tutto il tempo che mi resta sull’isola! Mi fai paura, tu mi…


---


Per lo meno, la mia stanza ha una bella terrazza che dà sul mare. Ci sono delle tende che garantiscono un po’ di privacy e l’aria è gentile, anche se sono le tre del pomeriggio e il sole batte da fare schifo. Ho quasi finito la crema solare e se non la ricompro, appena riuscirò a mettere di nuovo piede fuori da qui mi prenderò una di quelle scottature da febbrone assicurato. Ho consumato la cena e la colazione in camera, o meglio, sulla terrazza, che per fortuna è a piano terra, così almeno Makka può uscire a gironzolare attorno e rientrare appena lo chiamo. Perché io col cavolo che vado di nuovo a giro, col rischio di incontrare di nuovo il pattinatore thailandese! Piuttosto mi barrico qua dentro per altri dieci giorni!

La prima cosa che ho fatto, dopo che sono rientrato, ieri sera, è stata andare a cercare su Google chi minchia sia questo Phichit. Per un attimo ho avuto il dubbio che fosse tutto un bluff, ma quando ho capito che è lui quello che mette sempre per primo “mi piace” ai miei post su Facebook e mi riempie di cuoricini Instagram, nemmeno vivesse anche di notte col telefono fisso in mano, ammetto di essermi sentito male. 

Non è che dovevo capitare sull’isola sperduta con un fan, no, questo sarebbe stato soltanto drammatico: sono sull’isola sperduta con @phichit+chu, il mio incubo! Quello che Chris, una volta, ha definito “l’ammazza-privacy”! Cioè… quel ragazzo vive sui social, praticamente! E questo è tragicamente drammatico! Quel ragazzino tradirà la parola data e in men che non si dica sarò raggiunto da Yacov e dalla TV e da Chris, che non vede l’ora di farsi una vacanza insieme al mare e dagli impegni e… Ti prego no!!!

Comunque, già che c’ero, perché sono un professionista serio, io, stamano sono andato a cercarmi anche che tipo di pattinatore sia Phichit Chulanont e… tanto di cappello! Ho scoperto che il ragazzino ha diciott’anni, si allena a Detroit con il coach Cialdini e carica su YouTube tutti i video delle sue esibizioni, delle gare e anche degli allenamenti. Praticamente potrei elencare uno per uno i suoi punti di forza e quelli deboli. Ci sa fare con sequenze e trottole: non ci mette tutta l’espressività del mondo, però ha una vitalità fuori dall’ordinario. È abbastanza ferrato nei salti, direi che il suo cavallo di battaglia senza dubbio è il triplo Salchow. In uno dei video su YouTube, si vede addirittura che cerca di insegnarlo a un altro pattinatore. Non è chiaro il suo approccio, così come non è chiaro cosa cerchi invece di insegnargli l’altro, a occhio direi come essere più fluido nei passi, ma c’è qualcosa che non mi convince in quella dinamica. Da quel che si vede dal video, l’altro sembra ancora più orientale di Phichit, forse è cinese, chissà, ma non mi importa: quello che mi salta agli occhi, in ogni video in cui Phichit è in primo piano, è questo cinese sullo sfondo, che solca il ghiaccio come se stesse amoreggiando con la pista o ci si stesse incazzando o… insomma, quel tizio è davvero espressivo e si muove come se… bah… no, vabbè, non esageriamo. Però è notevole, devo essere obiettivo. Cattura l'attenzione, anche perché non è magro allampanato come il suo amichetto stalker, sembra… morbido…

E guarda qua com'è arzillo il thailandesino che tenta una serpentina! E Cialdini che gli sbraita dietro per dirgli di essere più elegante!? È buffo quell'uomo, mi ricordo ancora di quando pattinava, ero un bambino… Si sente una voce vicina che commenta, ha un timbro interessante… e… beh, sì: ha ragione! “Phichit sembri un criceto che corre!” gli urla, e ha proprio ragione! 

Makkachin si accuccia ai miei piedi, affondo la mano nel pelo stopposo di salsedine, fino a sentire la sua ciccia morbida e calda. Guaisce.

-Cosa c'è, amore di papà? Hai fame?- 

Controllo l'orologio: sì che ha fame, è tardissimo! Sto guardando i video di Phichit da ore, ho perso la cognizione del tempo.

Ordino il pranzo in camera e la pappa per il cane, poi gli lascio anche un pezzo del mio pollo. -Lo so che devo metterti a dieta, Makka, la verità è che mi piaci tanto così cicciottello!-

 

Mi rimetto a guardare i video di Phichit. Ce n'è uno girato su un autobus da qualche parte in mezzo alla neve, mi sa che stanno andando a una gara e Phichit ha filmato un qualche gioco che fanno tutti insieme, ragazzini e adulti. Ecco, ora si vede meglio il suo amico, credo sia lui… Beh, sì, ha il viso tondo e gli occhiali sul naso ed è impacciato come a volte si nota nei video, mentre parla con Cialdini sul fondo della pista: decisamente è lui. Ma che bel primo piano… Com'è carino… tutto rosso! Ma che stanno combinando? Il video ha più di cento likes, aspetta, lo rimetto da capo e cerco di capire il gioco.

C’è un gran vociare e tante risate, la strada scorre lungo una foresta di abeti, che bel panorama. Ah, ecco… sì… ho capito: stanno facendo il telefono senza fili e a ogni passaparola le risate aumentano e anche le espressioni sconvolte dei passeggeri. 

È finito il giro: sembra stia proprio al cinese di dire ad alta voce la frase e si imbarazza ancora di più. Eccolo che parla.

“Sotto le stelle voglio… farti ubriacare… con… con…” No, non è cinese quello, dall’accento del suo inglese direi che è più giapponese. L'ho già sentita questa voce…

 

“Coraggio, giapponese!” Appunto.

“Io non avevo detto questo!” Deve essere Phichit a parlare, riconosco il timbro della voce.

“E nemmeno io gli ho passato questa frase! Sta barando!” Dice qualcun altro, e poi si sente sussurrare piano piano, tanto che devo alzare il volume al massimo: “Io gli ho detto Sotto le stelle voglio farmi scopare da Victor Nikiforov”, perché non la ripete? Si vergogna, il tuo amico?”

 

Oh! Gospodi, Pomiluy! Kakogo cherta!?

Ma che stanno dicendo!?!?!? Cosa c’entro io??? Perché, perché, PERCHÉ ogni volta che c’è di mezzo il pattinaggio, esce fuori il mio nome!? E perché, yebat’! mi hanno infilato in una frase… in una frase del genere!?

 

“Finisci la frase!” Starnazza qualcun altro, “E dilla come te l'ho detta io!” Ridono. Tutti ridono in quel video… ridono… di me? O del giapponese, che sembra cercare disperatamente un aiuto in chi sta filmando e fa degli occhi da cucciolo disperato, mentre Phichit -infame!- ride e la ripresa ballonzola insieme a lui?

“Ricomincia!” “Tutta d'un fiato!”

Il giapponese è rosso fino alle punte delle orecchie, gli tremano gli occhi, le labbra… ma si può essere più tenerelli di così!? Se dice ad alta voce quella frase giuro che lo scovo ovunque si trovi e lo pesto a sangue!

 

“Sotto… le stelle voglio farti ubriacare con… Vodka Smirnoff…”

 

Ah. 

 

Ah!

Ebbravoilgiapponesino!!! Ha salvato capre e cavoli, e soprattutto ha salvato la mia reputazione su YouTube… anche se qualcosa di molto sboccato, prima, si era comunque un po' sentito…

 

Mah. Questi ragazzini di oggi… Mi sa che Phichit dovrà tenersi basso con il suo ricatto, perché con questo video lo trascino in tribunale per diffamazione, eh!

 

Vado avanti, c’è tutto un mondo in quel canale YouTube e sull’account Instagram di Chulanont, ci posso fare sera. Cerco il profilo del giapponese, è l’unico che sia stato dalla mia parte su quell’autobus, almeno merita che conosca il suo nome, e poi è caruccio, lui: @yuuri.katsuki. 

 

Wow… 

Ha un profilo Instagram blindato, solo qualche misera foto di alberi o del mare visibile e anche… Makkachin!? No… no no, quello è un barboncino toy, non è… blin, u nego yest' sobaka pochti takaya zhe, kak u menya! Ha un cane quasi uguale al mio!

Non so quanto tempo ho passato in compagnia dei video buffi di quei ragazzi. È strano pensare che io non abbia mai avuto qualcuno con cui fossi tanto legato come quei due, che non abbia mai speso del tempo mischiandomi con bambini e sconosciuti a fare un gioco… È… è deprimente… 

Makka mi sente sospirare e mi raggiunge, coprendomi di sabbia le gambe. -L'unica costante della mia vita sei sempre stato tu, Moya milaya lyubov’, se solo tu potessi parlare…-

 

Bussano alla porta, sarà la signora con la cena. Basta malinconia!

 

-Hello!- Apro e sorrido come mi hanno insegnato da bambino, quel sorriso a occhi socchiusi che strappa baci, che… -Phichit!? Che diavolo ci fai, qui!?-

-Servizio in camera!- Il marmocchio sorride felice come una pasqua.

Lo guardo entrare nella mia camera con un vassoio in mano, attraversarla tutta e posare la mia cena sul tavolo della mia terrazza!

Prima che possa chiedergli qualunque spiegazione, ci pensa lui e io sono fottuto.

-Sono il nipote della proprietaria dell’albergo e mi stavo annoiando con i miei fratellini più piccoli o con le cugine troppo… bleah! Mi sono offerto di fare da cameriere e, visto che ci sei solo tu come ospite, sarò il tuo cameriere personale! Contento? Eh? Eh?-

 

Lo guardo torvo, mentre sollevo il coperchio del vassoio. -Perché ci sono due piatti, due bicchieri, due set di posate e due tovaglioli?-

-Beh, in qualità di tuo cameriere personale, ho pensato che ti sentissi solo soletto e quindi… ceno insieme a te, contento? Eh? Eh? Così parliamo un po’!-

 

Non ce la posso fare. So di avere un’espressione tutt’altro che amichevole. Che vadano a quel paese Phichit Chulanont e tutta la sua famiglia messa insieme! Sto per cenare con una bomba a orologeria, come minimo ha piazzato delle telecamere nascoste nel portico o ha una microspia addosso in questo momento.

Gli faccio cenno di accomodarsi e lui per prima cosa poggia il telefono sul tavolo.

-È spento: prometto che rispetto la promessa che ti ho fatto. Una promessa è una promessa! Sono qui per dirti cosa voglio in cambio da te, ma prima… racconta un po’ cosa hai fatto di bello in queste lunghe ore?-

Sorride, Phichit, è a suo agio e ha un’allegria addosso che è contagiosa.

-Ho stalkerato tutti i tuoi profili social, amante dei criceti…-

Lui mi guarda a bocca aperta, io rispondo con una finta aria da spia e poi scoppiamo a ridere entrambi.

-Dai, mangiamo…-

Il cibo che prepara sua zia è ottimo e devo dire che la compagnia si sta rivelando piacevole.

Abbiamo spettegolato un po’ sui pattinatori su cui via via Phichit mi faceva domande, alcuni li ha conosciuti anche lui e ho confermato le sue impressioni su di loro. Abbiamo condiviso il som tam e un paio di birre “omaggio della casa” e riso, riso tanto.

 

-Non sei una bestia solitaria, vero Vic?- Dice sedendosi di fronte a me. Adesso è serio.

-Cosa intendi?-

-Nel senso… sei scappato qua da solo, in un buco d’isola, per allontanarti da tutto e da tutti, ma… tu non sei così, è vero? Mi sembri più un tipo che si sente bene in mezzo alla gente, uno gioviale, che non se la tira. Dì la verità: in fondo in fondo ti stai pentendo di essere venuto a lasciare un po’ di soldi su Koh Mak, eh?-

Non riesco a mantenere l’espressione seria, sento le labbra che si piegano da sole all’insù. Possibile che questo soldo di cacio sia così bravo a leggermi dentro, anche se non ci siamo mai praticamente incontrati prima d’ora?

Phichit è così spontaneo e divertente… Posso lasciarmi andare e se poi metterà tutto su YouTube… sai cosa!? Pace!

 

-Ora non sono più da solo, no? Ho un cameriere personale a tenermi compagnia, o sbaglio?-

Sorridiamo in due e ci avventiamo sul dessert.


---


-Ah, se Yuuri fosse qui…- 

Phichit è sull’amaca, io sto facendo le coccole a Makka, seduto sull’ultimo scalino della terrazza.

-Dov’è adesso il tuo amico?-

-A Detroit, è rimasto lì da solo. Anche Celestino è tornato in Italia questa settimana.-

-E perché non è andato a trovare la sua famiglia anche lui?-

Phichit alza le spalle in un milione di non detti.

-Ho visto i vostri video su YouTube…-

Lui si solleva dall’amaca, mi guarda stupito. Annuisco.

-Avete stoffa, entrambi, in modi molto diversi l’uno dall’altro. Direi che tu pattini per divertirti e per divertire il pubblico, Phich, è così?-

Si illumina tutto. -Sì, è proprio così! Ma come hai fatto a… Sai, io ho un sogno e il pattinaggio è il mezzo con cui voglio arrivare a conquistare il mio sogno. Voglio portare una specie di “Holiday on Ice” qua in Thailandia… non c’è mai stato niente del genere e il biglietto sarà a prezzi popolari e i bambini entreranno gratis, perché tutti sappiano quanta magia c’è in quello che faccio, quanti colori e…- Non trova le parole per descrivere quello che vuole dire, ma l’ho capito perfettamente, per questo gli sorrido.

Phichit ha le stelle negli occhi e ricambia con un sorriso pieno di mille parole.

-Il tuo amico, invece…?- Gli domando e si rabbuia subito. 

-Yuuri, dici? Non lo so perché pattina… Credo… credo perché abbia un mondo intero dentro di sé e quello è l’unico modo che conosca per aprirsi agli altri. È così timido e riservato… È un cagasotto, diciamocelo! Ma quando è in pista, lui… Non lo so, diventa un altro. Alle volte mi sembra di veder pattinare te, da quante emozioni riesce a trasmettere. Però solo negli allenamenti, eh! Perché in gara, poi… riesce a fare certi disastri! Yuuri è un mistero, anche per me, ma gli voglio un gran bene.-

-Hai provato a insegnargli il triplo Salchow…-

-Wow! Ma tu sei davvero un genio! L'hai capito dai video! Sì! Ci abbiamo passato giornate intere, io a farlo saltare come un grillo e lui a insegnarmi come rendere più armonioso tutto il resto.-

-Ci siete riusciti?-

Phichit alza le sopracciglia e increspa la bocca. -Mmm… Io sì, sono un maestro più bravo di lui, evidentemente. Yuuri salta il quadruplo adesso, ma stai tranquillo che in gara non lo vedrai mai riuscirci. Lui… come maestro insomma… Non riesco a eguagliarlo, non ho un briciolo della sua espressività, non c'è verso. Celestino dice che ci metto sempre troppa allegria nei miei programmi, anche quando parlano di sofferenza o morte o…-

-E tu non scegliere programmi di questo tipo, no?-

-La fai semplice! Ora, immaginati… come potrei competere con la danza degli Orsetti del cuore, contro dei mostri come te? Cioè… dai!-

 

Rimaniamo in silenzio per un po’. Phichit ha ragione, in qualche il modo il mondo del pattinaggio ha un retaggio classico, derivato dal balletto e quindi le tematiche trattate sono gioco-forza epiche o tragiche e quel ragazzo sprizza allegria da tutti i pori, è innegabile.

 

-Ho tanti video degli allenamenti che non ho mai caricato, vuoi vederli? Così mi dici dove sbaglio…-

Annuisco, mi viene da ridere perché mi sono scelto il buco di culo del mondo, per dimenticarmi per un po’ anche del pattinaggio, e guarda come sta andando!

 

Le immagini scorrono nel buio della notte stellata. Questa è la cosa che adoro di più di Koh Mak: il cielo di notte, con la via lattea che brilla, talmente bella da togliere il fiato.

Ma c'è un'altra cosa che mi sta togliendo il fiato ed è sullo sfondo del video di Phichit che prova un quadruplo Toe-Loop. È sublime.

-Sta… sta parlando di rimpianto e struggimento per qualcosa che ha lasciato andare via… E ora cerca il riscatto, la musica sale, è il momento per un salto… Ce l'ha fatta. Allora ci riesce davvero!-

Phichit mi fissa ammutolito, io non mi sono reso neanche conto di aver pensato ad alta voce.

-Ma tu stai guardando Yuuri dietro a me!- Sbotta, poi cambia tono, perché vuole un gran bene al suo amico. -È proprio come hai detto: il programma che sta provando parla di lui, della sua vita e… Come fai a dire che in quel momento la musica sale e sta per fare un salto!? Non c'è la musica sotto! Allora è vero che tu hai poteri sovrannaturali!-

Beh… si capisce, ragazzo, io lo capisco…

-Scusami… Allora, per completare un quadruplo Toe-Loop e avere abbastanza equilibrio per atterrare sulla lama, devi entrarci con un tre avanti destro o sinistro e cambi piede. Tu qua ci arrivi dritto, quindi sei sbilanciato in avanti.-

Phichit mi guarda, scuote la testa e sorride: -Anche secondo me Yuuri non ha bisogno di musica, per trasmettere le emozioni che prova. Dovresti vederlo dal vivo… in allenamento però!- Ride e io rido con lui, mentre blocca il telefono e lo schermo si spegne. L'unica luce proviene dal piccolo villaggio in lontananza, lungo la costa e dal firmamento che splende immobile e silenzioso, riflettendosi sul mare.

-Chissà, prima o poi magari vi vedrò pattinare entrambi- e mi piacerebbe davvero essere per una volta spettatore e non esclusivamente concorrente in pista. Mi piacerebbe prendermela comoda, ammirare da fuori tutto quello che gli altri pattinatori creano sul ghiaccio, emozionarmi per le loro esibizioni, lasciarmi trasportare dalle loro emozioni.

 

-Posso chiederti una cosa, Victor?-

Certo.

-Dicono tante cose su di te… cose cattive… ma tu mi sembri una persona completamente diversa da come ti descrivono: interessata agli altri e molto competente, onesta e seria.-

Abbozzo un sorriso, gli artigli delle malelingue si estendono fin qua, mi scovano, mi graffiano, ma non mi interessa.

-Quelle foto che ti hanno fatto qualche anno fa… con quelle due ragazze insieme in Canada… È tutto vero quello che scrivevano? E… di te e Giacometti? E che tu sei… sei…-

Allungo una mano sulla sua testa, gli spettino i capelli ispidi per farlo tacere prima che si imbarazzi ancora di più.

-No, forse e sì.- Aspetto di vedere la sua reazione e mi spiazza. Sembra soddisfatto di quelle tre risposte lapidarie.

Sorride, arrossisce, sposta lo sguardo, china il capo.

-Posso chiederti un'altra cosa?-

-Certo.-

-Quello che… quello che vorrei in cambio del mio silenzio sul luogo dove ti trovi.-

 

Ci siamo. Non ho la più pallida idea di cosa mi aspetterà.

-Ti ascolto.-

Prende un respiro profondo e pianta i suoi occhi nei miei.

-Se mai… se mai dovessi incontrare il mio amico Yuuri, ecco io vorrei che… che tu ti mostrassi per come sei davvero, così come sei adesso e che non facessi mai nulla per ferirlo o deluderlo… Ho deciso che non gli racconterò mai che ci siamo incontrati in questa vacanza, ci rimarrebbe troppo male. Lo avevo invitato, ma non ha voluto ascoltarmi: sarebbe l'ennesima occasione persa della sua vita e non voglio che abbia altri rimpianti su cui rimuginare. Lui adesso è da solo a Detroit, perché si flagella per i suoi insuccessi e si vergogna a tornare a casa. Ma la verità è che vorrebbe farlo, anche perché il suo cane ha problemi di salute, ma a casa… Lì si scontrerebbe con i suoi fantasmi, con i sensi colpa, si arrenderebbe al fallimento, all’ordinarietà, si spegnerebbe e io non voglio che accada. A volte credo che l'unica luce che veda in fondo al tunnel dei suoi rimpianti sia tu, Victor. Per questo… Non importa quello che scrivono sui giornali o dicono di te: tu devi restare il suo idolo buono, pulito, affidabile, sano, se mai ti troverai faccia a faccia con lui. Per favore, Victor.-

 

Sono senza parole, non so che replicare, sono travolto dal calore dell'amicizia che lega questo ragazzino al suo compagno di squadra, dalla maturità delle sue parole, dalla tristezza di quello che ha detto e dalla responsabilità che mi sta dando.

Io non sono un idolo, sono un uomo, con i miei difetti, le mie debolezze, i miei lati oscuri e troppe cose sbagliate da dimenticare. Io non posso essere considerato come…

-È tardissimo, Victor, devo tornare dalla zia!- Esclama Phichit e scappa via.

 

Sospiro al cielo brillante e scuoto il capo. Non credo che riuscirei a non deludere il suo amico, non credo di essere così come loro pensano che sia.

 

Ma non è un problema reale: forse in futuro potrò confrontarmi con loro durante una gara, ma la probabilità che incontri di nuovo Phichit o che abbia a che fare direttamente con Yuuri Katsuki per un tempo tale da riuscire a deluderlo è piccola, esageratamente piccola, matematicamente impossibile.



 
   
 
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