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Autore: Legar    15/03/2024    6 recensioni
Le porte di una stanza del San Mungo si aprono su Molly e Charlie Weasley. Un Medimago risponde alle preoccupazioni di lei in merito allo stato di salute e all'affettività del figlio.
[Storia partecipante alla challenge L'Anno Aspec indetta da Mari Lace sul forum Ferisce la penna.]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Charlie Weasley, Molly Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dal San Mungo'
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Occhi aperti e cuore spalancato

 

 

La donna entra per prima, con la sua veste ingombrante e un cappello degli stessi colori decorato da una grossa rosa in cima. Ha le guance imporporate, come se avesse percorso di fretta tutto il San Mungo prima di arrivare a questa stanza.

Il ragazzo, probabilmente il figlio, la segue con le mani nelle tasche di un mantello un po’ corto per la sua statura e un’espressione poco convinta in viso. La sua voce calma ripete il saluto squillante di lei.

«Buongiorno» ricambio. «Prego.»

La strega si accomoda in una delle due sedie di fronte alla scrivania e la mia ipotesi acquisisce maggiore solidità non appena si scopre il capo e una chioma dello stesso rosso acceso del giovane le si gonfia sulle spalle. Lui è rimasto due passi indietro.

«Vieni, no?» lo incita, quasi spazientita, e lui si affretta a imitarla.

Nella Medimagia le supposizioni hanno bisogno di evidenze, perciò, nonostante immagini che lei sia un’accompagnatrice e non viceversa, chiedo: «Per chi è la visita?» Iniziamo sempre con le stesse domande, per inquadrare gli estranei che diventano pazienti affidandosi a noi.

«Per mio figlio.»

«Quanti anni ha?»

«Quasi diciassette» risponde di nuovo lei.

Non ancora maggiorenne per le nostre leggi, ma perfettamente in grado di essere coinvolto. È anzi nell’età in cui molti genitori non sanno abbastanza dei figli, e a noi serve conoscere tutto il necessario. Lo guardo. «Come ti chiami?»

«Charlie Weasley.»

«Charles» lo corregge la madre.

Alla mia sinistra vi è una piccola pila di documenti relativi ad altri pazienti e un Promemoria Inter-reparto che ha posato le sue ali viola qualche minuto fa e attende di essere aperto. Impugno la piuma e annoto la data odierna e il nome di battesimo seguito dall’età sul foglio di pergamena intonso che ho precedentemente preparato davanti a me.

«Qual è il motivo della visita?»

L’adolescente china gli occhi sulle proprie mani e prende a strofinare meccanicamente un polpastrello su uno dei cerotti che gli coprono alcune dita. Le sue guance si fanno appena più colorate, ha la medesima carnagione sensibile della madre.

Come mi aspettavo, è la strega a prendere la parola: mi domando se si tratti di una madre apprensiva o un figlio recalcitrante, ci capita di vedere entrambi i casi e nessuno dei due è il punto di partenza ottimale. «Sono preoccupata per lui. Charlie lo sa, anche se mi dice che non c’è niente di strano, che va tutto bene, ma nulla mi toglie dalla testa il timore che ci sia qualche problema. Per me e per suo padre era così diverso, e anche il mio Bill, suo fratello, ci ha fatto già conoscere due delle sue ragazze – l’ultima era deliziosa, purtroppo è già finita tra loro. Charlie non sta mai con nessuna e se provo a chiedere o a propormi di presentargli qualcuna noto solo disinteresse da parte sua.» Terminata la propria esposizione, più onesta di quel che ci si poteva attendere in presenza del diretto interessato, ridacchia nervosa: «In fondo ci tengo a diventare nonna un giorno, e se non comincia ora… penso sia normale.»

A metà del suo discorso sono tornato a guardare il ragazzo e non mi sfugge l’istante in cui alza gli occhi al cielo.

«Pensi che tua madre esageri, Charlie?»

«Penso che non ci sia nessun problema in me.»

«Ok» pronuncio nella mia usuale voce pacata. Prendo un altro appunto. «Ti farò qualche domanda, va bene? Preferisci che tua madre resti o aspetti fuori?»

«Può restare, così se ci ascolta forse si convincerà che va tutto bene.»

Sorrido. Tanti suoi coetanei compiono una scelta differente quando gli argomenti si fanno appena più intimi. «Grifondoro?»

Lo sguardo di Charlie Weasley si illumina d’orgoglio. «Ci può scommettere. Sono anche il Cercatore per la mia Casa.»

È il primo momento da quando sono entrati che noto in lui sincero ardore. Non sono mai entusiasti, i pazienti, quando devono rivolgersi alle nostre prestazioni: l’ansia inquina ogni interazione e i convenevoli, pur sempre presenti, non hanno la medesima consistenza di un dialogo fuori da queste mura. Quasi tutti, però, hanno almeno la convinzione di trovarsi nel posto giusto per stare meglio; Charlie Weasley sembra ritenere di stare già bene, a dispetto delle opinioni del genitore.

Lo incoraggio, perché se si sente a proprio agio nel raccontare il curriculum scolastico forse lo sarà anche per ciò che conta. «Complimenti. Io mi limito a guardare il Quidditch.» Non assecondiamo sempre l’istinto della conversazione, i dettagli personali di un Medimago qui non hanno rilevanza, ma è talvolta su questi che si costruisce la fiducia necessaria a un rapporto professionale proficuo.

«Mi è sempre piaciuto volare.»

«Il mio Charlie è anche il Capitano della squadra, e pure un Prefetto» si vanta la madre, ma è a lui che sorrido, inclinando il capo in un cenno di ammirazione.

Incanto la piuma perché continui a prendere appunti al mio posto, così non avrò bisogno di distogliere lo sguardo dal ragazzo, spronandolo a esprimere la sua verità con un’espressione che sia accogliente e mai giudicante. «E cos’altro fai nel tempo libero dallo studio, oltre ad allenarti a Quidditch?»

«Seguo un progetto extracurricolare con il professor Kettleburn di Cura delle Creature Magiche. Il Quidditch è una mia passione, ma è questo che vorrei fosse il mio lavoro. Mi piacerebbe seguire i draghi, in particolare, ma non possiamo averli a Hogwarts.»

«Ci mancherebbe» borbotta la madre.

«Questo progetto è il motivo di quei cerotti?» chiedo, indicandoli con un cenno.

«Non sta mai attento» interviene di nuovo lei. «Senza graffi non lo riconoscerei tra tutti i miei figli» ride.

«Non è niente di grave, mamma. Sono creature magiche, sono esuberanti, può capitare.»

«Nessuno ha mai sofferto irrimediabilmente per qualche graffio» concordo, «ma fai attenzione. Altri studenti partecipano?»

Il ragazzo annuisce. «Abbiamo fondato un piccolo club di Cura delle Creature Magiche: studiamo insieme, approfondiamo le lezioni in Biblioteca e assistiamo il professore nelle ore extra. Se non sto con i miei fratelli – tre sono con me a scuola – o con la squadra è con loro che passo il tempo.»

«Mi sembri piuttosto impegnato.»

«A quanto pare troppo per trovarsi una ragazza» si lamenta la madre, tornando all’unico punto che per lei sembra contare.

Lui la ignora. «Sono soddisfatto di quello che faccio.»

«Sono amicizie che durano da molto?»

«Con alcuni ci frequentiamo fin dal primo anno, altre più recenti.» Si lascia andare a un accenno di risata. «A differenza di Bill, il mio fratello maggiore, io so impegnarmi con le persone. Nel modo in cui mi interessa» precisa, prevenendo un’obiezione della madre, che aveva già aperto bocca. «I draghi sanno essere più interessanti di una fidanzata.»

Mentre la signora Weasley mugugna, non riesco a non sorridere, divertito dal paragone. Poi proseguo: «Come ti senti quando trascorrete del tempo insieme?»

«Mi fa piacere» risponde, come a indicare un’ovvietà. «Ci vediamo tutti i giorni a Hogwarts e cerchiamo di incontrarci anche durante le vacanze.»

«La nostra casa è sempre affollata» racconta la signora Weasley, con un tono che non ha nulla della lamentela ed è puro compiacimento del proprio ruolo domestico. «Sa com’è, con sette figli.»

Continuo: «Perciò pensi che anche loro stiano bene in tua compagnia?»

Il giovane aggrotta la fronte. «Se non fosse così cercherei di capirne il motivo e se possibile rimediare.»

«Con i tuoi amici ti confidi?»

Il ragazzo ha solo un istante di incertezza. «I più importanti hanno capito quando ho parlato con loro. Hanno capito che non avere i loro stessi desideri non mi rende incompleto e che c’è tanto altro in me oltre questo. Che possiamo stare insieme per chiacchierare, studiare, giocare e non sentire la mancanza di momenti impegnati a raccontare le mie relazioni sentimentali.» Ridacchia: «Analizzare nei dettagli le loro è già impegnativo.»

L’incedere regolare della piuma sul foglio si interrompe per un istante, come se anche l’incantesimo stesse ragionando. Riceviamo spesso confidenze e la divisa del San Mungo è la veste con cui ci impegniamo ad averne cura.

«Hai mai avuto problemi di salute?»

«Qualche piccolo incidente sul campo da gioco, e solo una volta mi sono rotto il braccio» ricorda con la tipica eccitazione degli atleti, che sopravvive agli infortuni laddove il mago medio cederebbe all’istinto di autoconservazione.

Mi rivolgo alla madre: «E da bambino?»

«Il mio Charlie è stato sempre un piccolo mago perfetto» risponde con un sorriso fiero e nostalgico. «E guardi com’è venuto su bene!» esclama, accarezzandolo vigorosamente sulla nuca. Lui la lascia fare per un momento, prima di ritrarsi con una punta di imbarazzo.

Lo vedo. Il bambino perfetto è diventato un giovane adulto: altezza superiore alla media, proporzionato in ogni segmento corporeo, la costituzione asciutta e muscolosa di uno sportivo, uno sguardo attento contornato da folti capelli rossi e una barba regolare dello stesso colore. La voce maschile tranquilla e profonda non lascia trasparire alcun repentino sbalzo d’umore, non c’è aggressività né ostinata chiusura – nonostante la situazione potenzialmente stressante e la presenza talora invadente della madre.

«Ti capita di sentirti stanco, apatico, di dormire male?»

Scuote la testa. «Se perdo il sonno è solo perché si avvicinano i M.A.G.O.»

Gli sorrido nuovamente. «In bocca al lupo per gli esami già da adesso, allora.»

Agito dolcemente la bacchetta e la piuma si posa: ha tradotto in inchiostro su pergamena una sintesi del contenuto del nostro colloquio e osservazioni che ho solo pensato, descrivendo il paziente in termini di anamnesi, aspetto generale, atteggiamento, affettività.

«Perché pensi di essere qui, Charlie?»

«Perché mia madre ha insistito. Perché ho pensato che se l’avessi accontentata poi avrebbe capito. Che se anche un Medimago le avesse detto che non ho alcun problema sarebbe stata più disponibile a vedere

Mi guarda con gli occhi animati da tutte le giovani speranze della sua età e si protende appena sulla scrivania che ci divide, a inseguire la fiducia che si è instaurata sul presupposto della distanza professionale.

Lo vedo. Un ragazzo sano nella mente e nel corpo, con molteplici passioni e le energie per dedicarvisi.

E vedo una madre inquieta che proietta quelli che sono stati i suoi desideri – il matrimonio, la maternità – su un figlio che non è cresciuto a sua immagine. È a lei che devo rivolgermi.

La signora Weasley si agita sulla sedia, sembra colpita dal grado di consapevolezza di un giovane uomo che non molti anni fa è stato un neonato tra le sue braccia. «Si è fatto un’idea? Ha qualche malattia?» domanda ancora, meno convinta.

«No, non è malato, signora Weasley.»

«Ma allora mi dica, cos’ha mio figlio? Cosa posso fare per lui?»

«Solo suo figlio può parlarle di se stesso, non spetta a me. Lo ascolti.»

La strega volta il capo, lo vede anche lei. Occhi aperti e cuore spalancato.

«Mamma, hai mai sentito parlare di asessualità?»

 

 

 

 

 

Note:

Come le altre due storie in questa serie (con altri protagonisti, contesti, tematiche), anche in questo caso la voce narrante è affidata a un anonimo Medimago per un punto di vista esterno ai personaggi.

Il Promemoria Inter-reparto è ispirato a quelli che sono usati nel canon tra gli uffici del Ministero della Magia.

Sebbene abbia dichiarato che Charlie non è interessato alle relazioni sentimentali e a differenza di tutti i suoi fratelli non si sposerà mai (“more interested in dragons than women”), la Rowling non ha mai dato una definizione al suo orientamento. In questa storia ho voluto farlo in occasione della challenge L’Anno Aspec indetta da Mari Lace sul forum Ferisce la penna e ho provato a trattarne la comunicazione con un genitore, peraltro uno come Molly (non è tra i miei personaggi preferiti, non so se l’avete notato!). È la prima volta che scrivo sul tema e se avete commenti o osservazioni, sarò lieta di leggerli!

Grazie per il tempo dedicato alla lettura!

Se volete restare in contatto, tra una pubblicazione e l’altra mi trovate anche su Facebook e Instagram.

Alla prossima!

Legar

   
 
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