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Autore: Ranma789    16/04/2024    1 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kenichi e Miu non si erano mai trovati di fronte ad una scena simile in tutte le loro avventure. 
Quando avevano raggiunto con l’ultimo autobus la zona del porto indicata da Ryuto, ed erano scesi una fermata prima per proseguire a piedi e non dare nell’occhio, non avevano idea di cosa avrebbero incontrato.

 
Un centinaio di scagnozzi impegnati a caricare varie casse di materiali misteriosi sulla nave ed inoltre le sette bare di cristallo contenenti i loro amici narcotizzati: i membri dell’Alleanza Shimpaku (Takeda, Ukita, Freiya, Thor, Siegfried, Kisara) più Renka, e già lì si erano resi conto di aver commesso un errore e di non poter fare nulla da soli.

 
Ma quando poi dalla “POSEIDON” era uscita nientemeno che Kushinada Mikumo, uno dei più pericolosi membri di Un’Ombra Nove Pugni e si era messa prima a parlare con una misteriosa vecchietta rinsecchita che era giunta lì per qualche motivo strano, e successivamente aveva cominciato a combatterci contro, scatenando il più colossale scontro fra Ki contrapposti che avessero mai percepito, ai due ragazzi sembrò evidente che la situazione stesse sfuggendo di mano.

 
“A-accidenti! Cosa dovremmo fare? Questo non era previsto!” fece Kenichi.

 
Miu sembrava a sua volta impressionata nel notare il livello delle due combattenti ed era confusa dall’apparizione della vecchietta, ma si riscosse presto, cogliendo l’opportunità.

 
“Approfittarne, ecco che cosa!-esclamò la bionda-neanch’io capisco bene cosa stia succedendo, ma è anche vero che questo è un diversivo come non se ne sono mai visti! Potremmo non avere mai più un’occasione del genere di sgusciare sotto il naso di una come Mikumo! Kenichi! Dobbiamo infiltrarci sulla nave!”

 
“COSA? Dici sul serio? Ma…come pensi di fare?”

 
“Così-e la ragazza si mise a forzare con un coltellino una delle casse appoggiate sul pontile-aiutami a rimuovere il coperchio: getteremo in mare il materiale, approfittando della confusione, poi entreremo qui dentro e la richiuderemo dall’interno. Saranno gli stessi scagnozzi dello Yami a portarci sulla nave senza saperlo”.

 
“Vuoi salire sulla nave come clandestina? Miu! In questo modo, potremmo non riuscire più a scendere!”

 
“Non voglio restare a bordo!-precisò la ragazza-ma salire sulla nave è l’unico modo per provare a liberare i nostri amici e poi fuggire prima che la nave salpi!”

 
“Non mi piace-osservò Kenichi-so che sono stato io ad insistere per venire, ma…forse avevano ragione i Maestri. Rischiamo di farci catturare anche noi senza riuscire a fare nulla. Dovremmo contattarli con le ricetrasmittenti e far venire qui almeno uno di loro ad aiutarci”.

 
“Temo che non farebbero mai in tempo ad arrivare, ormai-replicò Miu-questa potrebbe essere l’unica occasione che avremo.
Oppure…non rivedremo i nostri amici mai più”.

 
Quella consapevolezza fece calare il silenzio tra i due ragazzi.
Kenichi lanciava sguardi ardenti in direzione della passerella d’imbarco.

 
Gli scagnozzi, evitando accuratamente lo scontro gigantesco che stava avendo luogo sul piazzale, stavano imbarcando le bare di cristallo, una ad una.
In quel momento portavano quella di Renka.
Kenichi tornò a guardare Miu in viso.
La ragazza era entrata con una gamba nella cassa aperta, lo fissava con sguardo sereno e gli tendeva la mano.

 
“Ti fidi di me?”
Passò un altro secondo.
Kenichi accettò la mano tesa.

 

◊◊◊◊◊

 

La truppa del Ryozampaku arrivò in quel momento al porto.

 
Ad UN ALTRO porto, a dire il vero, lontano cinquanta chilometri.

 
La nave sulla quale stavano venendo caricate casse e bare di cristallo, in questo caso, si chiamava “OCEANUS”.

 
Come la “POSEIDON”, sulla quale, all’insaputa gli uni degli altri, si sono infiltrati Ranma, Kenichi e Miu, anche la “OCEANUS” è una vecchia nave da crociera riadattata completamente per uno scopo differente.

 
In questo caso, però, si trova in una zona del porto destinata alle demolizioni di vecchie navi in disuso.
Ovunque ci sono apparecchiature di dimensioni ciclopiche, grosse gru e magazzini giganteschi.
Di notte, l’accesso ad una zona del genere dovrebbe essere proibito. Ed invece.

 
Altre cento persone stanno eseguendo le operazioni di carico.

 
Dal loro nascondiglio, Maestri ed Allievi possono però vedere che le bare di cristallo sono parecchio numerose.

 
E’ possibile distinguere otto bare, con dentro le Valkyrie e le rispettive armi, ma poi ce ne sono molte altre, contenenti persone che non hanno mai visto:
ci sono due belle ragazze vestite in kimono, con al fianco delle spade da samurai; una specie di samurai moderno, simile a Kuno, ma completamente calvo, anche lui con la sua katana, un ragazzo con i capelli lunghi e lisci ed accanto a lui un bastone a nove sezioni tipico del Kung Fu; un paio di ragazzi, dell’età di Miu e Kenichi e vagamente somiglianti a loro (anche se la ragazza è mora), vestiti con futuristiche tute tattiche e senza apparenti armi al seguito; un paio di ragazzi che sembrano troppo grandi di età, mascolini e muscolosi per le divise scolastiche che portano, uno con il viso coperto da un berretto ed una katana al fianco, l’altro con tre cicatrici su ciascuna guancia ed una lancia*.

 
Da dietro l’angolo, i Maestri trattenevano quasi il respiro, ma al tempo stesso lanciavano sguardi poco convinti.

 
“Tsk! Non mi piace-fece Sakaki-senti, Akisame, ma è una mia impressione, oppure…?”

 
“No, non ti sbagli” rispose il Filosofo del JuJitsu.

 
“Scusate, vorreste spiegare anche a me?” domandò Ryoga.

 
“Da quanto possiamo vedere da qui, mancano parecchie delle persone che conosciamo-interloquì Mousse-e come se non bastasse, quelle che vediamo e le altre che non conosciamo hanno tutte una caratteristica in comune…”

 
Usano le armi!-ringhiò Kensei-e non vedo né la mia Renka, né nessun altro che non le usi! Ehi, Saiga-gli disse poi-cosa sarebbe questa storia? Ci hai portati nel posto sbagliato? Tu lo sapevi che si stavano organizzando in questo modo? Oppure…”

 
Ma Saiga osservava la scena impassibile e non disse niente.

 
“Ma…ma…non è detto-riprese Ryoga, dubbioso-magari gli altri ragazzi dell’Alleanza Shimpaku non sono ancora stati trasportati fin qui. O magari sono riusciti a scappare. Oppure ancora, sono già stati caricati sulla nave. Non mi azzardo a sperare che non abbiano mai avuto intenzione di rapirli, ma…”

 
“Ehi, scusate un momento-domandò Akisame-ma dove sarebbe Kuno?”

 
“APA!-esclamò Apachai-è andato laggiù” indicò il gigante thailandese.

 
Infatti Kuno aveva abbandonato il nascondiglio e stava camminando tranquillamente, a passo lento, nel bel mezzo del piazzale di scarico.
Teneva una rosa rossa in una mano e pareva annusarla, e la katana nell’altra, dentro al fodero.

 
Man mano che le teste degli scagnozzi si voltarono, chiedendosi cosa ci facesse lì quel tizio ben vestito col ciuffo, Tatewaki iniziò a declamare versi.

 
Quanto è afosa questa giornata d'estate | sembra che perfino le nuvole vogliano riposarsi | in braccio al grande Budda” **

 
Se fino a prima gli scagnozzi erano perplessi, ora pensavano di avere un’allucinazione.

 
“Ma cosa dice? E’ scemo?”

 
“Giornata d’estate? Ma se siamo in primavera! Alle dieci di sera!”

 
“E comunque cosa ci fa questo tizio qui? Da solo?”

 
I Maestri del Ryozampaku ed i suoi amici di Nerima non credevano ai loro occhi e si stavano sforzando di trattenersi, facendo delle facce contorte dallo stupore e dal nervoso.

 
Questo valeva per Ryoga, Mousse, Sakaki, Akisame e Kensei.
Invece Apachai, Shigure e Saiga sembravano impassibili.

 
“Oh…se n’è…andato da solo” osservò Shigure, con nonchalance.
“SHIGURE! Non potresti controllare meglio il tuo allievo?”
“Scusate…”

 
In quella, Kuno lanciò per terra la rosa che stava annusando e sollevò il fodero, puntandolo in tono accusatorio, a semicerchio, verso gli uomini che gli stavano intorno.

 
“ASCOLTATE! Voi miserabili servitori del Male! Io vi comando di rilasciare immantinente le Deliziose Otto Valkyrie da voi rapite, insieme a tutte le altre persone da voi catturate e naturalmente la dolce Renka, figlia di Kensei Ma del Ryozampaku!
Se non lo farete…incorrerete nella mia ira e subirete il castigo divino!
Parola di Tatewaki Kuno, detto il TUONO BLU!”

 
Ed in quella, nella notte serena, parve davvero che un tuono blu risuonasse alle sue spalle.

 
“Che cos’ha detto?”

 
“Il Ryozampaku? Sta con il Ryozampaku!”

 
“Avanti, prendiamolo!”

 
A questo punto, gli altri erano comprensibilmente irritati.
Ryoga e Mousse si stavano mangiando le mani
 Ma com’è possibile…che quello scemo…faccia ancora queste idiozie dopo tutti questi anni?

 
Un semicerchio di persone con i pugni alzati, una ventina, iniziò a stringersi intorno al samurai.
“Fatevi sotto, gaglioffi!-esclamò sguainando la spada-io non vi temo, poiché non è il numero a garantire la vittoria, ma la purezza dei sentimenti, ed il mio cuore è puro!”
“ADDOSSO!” esclamarono, saltandogli contro tutti insieme.

 
Ma, in quella, due figure saettarono al suo fianco, una a destra ed una a sinistra.
Gli attaccanti si ritrovarono sbalzati indietro, respinti come da un muro invisibile, finendo a sedere per terra senza capire il perché.
Ryoga e Mousse si erano fiondati nella mischia e si erano collocati uno a destra ed uno a sinistra del samurai, mettendosi tutti schiena contro schiena per fronteggiare gli avversari.

 
“Tsk! Ma è possibile che tu debba sempre combinare casini, brutto pezzo di idiota?” lo sgridò Mousse.

 
“Non avevo bisogno del vostro aiuto-replicò serafico Tatewaki-questi pivelli posso batterli tutti anche da solo”

 
“Ma finiscila!-lo rimbeccò Ryoga-ti avrebbero fatto a polpette! Ringrazia il cielo che abbiamo il cuore tenero!”

 
In quella, i delinquenti tornarono all’attacco ed anche quelli più lontani, che stavano ancora lavorando, si accorsero dei nuovi intrusi e corsero a dare manforte.

 
Un singolo lampo passò negli sguardi dei tre allievi del Ryozampaku.
Mentre la marea umana cominciava a scagliarsi loro addosso, ciascuno sapeva esattamente cosa fare, come un meccanismo ben oliato.
Ryoga iniziò a tirare pugni e calci su chi si avvicinava, Mousse estrasse una delle sue corde con un peso attaccato e la mosse come una frusta, sconvolgendo il ritmo degli attaccanti o facendoli cadere a terra e Kuno passò all’attacco, mulinando colpi ricurvi per coprire più spazio possibile e colpire vari avversari alla volta.

 
In breve, si scatenò una vera e propria battaglia campale.
Gli scagnozzi dello Yami si lanciavano ad ondate contro i tre avversari, accorgendosi troppo tardi di essere come falene attirate dal fuoco.
Il ritmo dei loro attacchi continuò ad aumentare, mentre spontaneamente tre aure di Ki piuttosto grandi iniziavano a brillare sul posto e gli avversari venivano respinti indietro come palline di carta lanciate da una fionda.

 
In quella, i Maestri del Ryozampaku si erano rassegnati ad aspettare la fine della scaramuccia, si erano calmati e stavano seduti a godersi lo spettacolo, mangiando patatine, pop corn, commentando la scena e-nel caso di Shigure ed Apachai-agitando bandierine e gridando “GO! GO!”

 
Saiga sembrava moderatamente soddisfatto di quanto vedeva.

 
Nel giro di un paio di minuti, anche l’ultimo scagnozzo era stato sbalzato via.
I malcapitati delinquenti erano ammucchiati in quattro mucchi distinti di materiale umano, tutti privi di sensi.
I tre ragazzi si erano giusto scaldati.

 
“Umph! Ce l’abbiamo fatta! Non è stato difficile!” commentò Ryoga

 
“Ovvio! Avevate me dalla vostra parte” riprese Kuno, convintissimo di quanto diceva

 
“Finiscila! La prossima volta, lasceremo che ti facciano fuori! Anzi, prova a farci un altro scherzo del genere e ti faccio fuori IO!” esclamò Mousse, seccato.

 
In quella, però, accaddero due cose.

 
La prima fu che, come ad un segnale convenuto, SEI figure saettarono a velocità incredibile oltre il gruppetto di Nerima, prima avanti e poi indietro.
La polvere non si era ancora posata che Ryoga, Mousse e Kuno poterono osservare come i Maestri e Saiga avessero recuperato tutte e sedici le bare e le avessero riportate lontano dalla nave, verso l’uscita del porto.

 
Kensei ed Akisame stavano esaminando le condizioni delle persone al loro interno.

 
“Uhm…stanno bene…ma sono stati tutti senza dubbio narcotizzati e mantenuti così…come in anestesia” osservò Kensei.

 
“Sì, ed inoltre le bare sono robuste, fatte di un materiale particolare-analizzò Akisame-…di certo, ci sono misure di sicurezza se si provano a forzare dall’esterno, ma forse…”

 
E la seconda cosa che accadde fu che, nel silenzio tombale che era sceso, si udirono delle mani applaudire.

 
Nove paia d’occhi si voltarono verso la nave, osservando delle persone armate che ne uscivano fissandoli con piacere maligno negli occhi ferini…Le Otto Lame Esecutrici dello Yami!​


◊◊◊◊◊

Ranma non era troppo soddisfatto della situazione.

 
Era nella stiva, sì, ma era una stiva immensamente grande, con pile di casse alte quanto palazzi a più piani, e completamente buia.
Procedette a tastoni, cercando di trovare l’uscita più vicina.
Non osava far rumore, o sfondare le paratie a pugni, per paura di attirare l’equipaggio.
La sua missione si basava sulla segretezza.
Sperava solo di non impiegarci troppo tempo.​

◊◊◊◊◊

Miu e Kenichi stavano parecchio scomodi.
Erano incastrati l’uno sull’altra in un modo che sarebbe stato imbarazzante…se avessero avuto il tempo di preoccuparsene.

 
Invece, quando dalla fessura della chiusura della cassa la luce che filtrava si oscurò, ad entrambi mancò un battito.
“Ehi, ma questa cassa non è chiusa bene”

 
“Accidenti, si sarà rovesciata per quel casino”

 
“Aspetta, prendo la sparachiodi e la sistemo”.

 
E fu così che vennero sigillati per bene, e tutto si fece buio.

 
Vennero portati dentro con il resto.​

◊◊◊◊◊

Kushinada Mikumo faticava a crederci, ma aveva trovato un’avversaria alla sua altezza, che riusciva a tenerle testa nonostante l’età.
Non doveva avere perso un solo grammo di forza dai (lontani) tempi della sua gioventù.

 
Al tempo stesso, non mancava di lanciare fugaci e preoccupate occhiate alla POSEIDON.

 
Quando notò che le operazioni di carico erano pressoché completate, non esitò.

 
“EHI; VOI! QUESTO E’ UN ORDINE! SALPATE LE ANCORE E PARTITE IMMEDIATAMENTE; ANCHE SENZA DI ME! LA MISSIONE HA LA PRIORITA’ ASSOLUTA”

 
L’equipaggio ebbe un moto collettivo di stupore, poi iniziò ad affrettarsi ad eseguire i preparativi per la partenza, come formiche in un formicaio.
Le due donne combattevano girando in tondo, per impedire ogni volta all’altra di avvicinarsi troppo alla nave.
Quando si udì il TUUUUU-TUUUUU della partenza, Mikumo si permise di fare un ghigno soddisfatto.

 
“Sembra che l’abbia spuntata io, alla fine. La nave è partita”.

 
“Umph! Dici davvero? E chi ha stabilito che queste fossero le condizioni per la vittoria?-replicò Cologne-a me sembra di aver detto che sarei stata soddisfatta se avesse impedito a te e solo a te di salpare con quella nave. E tu sei ancora qui, mi sembra…”

 
“Ma…non serve a nulla! Non c’è nessuno su quella nave che possa ostacolare i nostri piani!”

 
“Tsk! Ne sei davvero sicura? Potresti davvero giurare che nessuno sia salito su quella nave mentre noi combattevamo?”

 
“Nessuno di cui preoccuparmi, comunque-replicò la donna-chiunque sia sotto al livello Gran Maestro non è in grado affrontare ciò che c’è su quella nave. Ci vorrebbe un vero e proprio miracolo per salvare quei ragazzi”.

 
“Uhm…e chi lo sa? Nella mia lunga vita ho assistito a tante cose strane…e non sarebbe la prima volta che qualcuno di inaspettato…riesce a compiere dei miracoli!”​

◊◊◊◊◊

I membri delle Lame Esecutrici si stagliavano sul ponte della OCEANUS con dei ghigni sardonici in volto e degli sguardi da predatore.

 
Due o tre di loro battevano le mani.

 
“Ma guarda chi abbiamo qui-esordì uno di loro, con la testa scoperta ma il corpo coperto da un’armatura giapponese-nientemeno che il famoso Saiga Furinji. A cosa dobbiamo tanto onore?”

 
L’uomo, con un codino ed una cicatrice su viso, era Rin Tachibana, Gran Maestro delle Armi ad Asta, nonché ex allievo del vecchio Kosaka, e pertanto si considerava “fratello in armi” di Shigure, malgrado avessero preso strade molto diverse.

 
Saiga replicò “Non dovreste essere tanto lieti di vedermi, visto che l’ultima volta ho mandato all’aria i vostri piani”.

 
“E’ così-rispose una donna tanto formosa quanto muscolosa, che portava in spalla un arco-però l’altra volta c’era anche vostro padre, il grande Hayato Furinji. Oggi mi sembra di non vederlo. Come mai? Ha forse altri impegni?”
Era Mildred Lawrence, la Gran Maestra dell’Arco Lungo.

 
“Tsk”! Che bastardi!” commentò Sakaki.

 
“E’ vero, mio padre non è qui-ammise Saiga, impassibile-come del resto non vedo il vostro capo, Oganosuke Yogi delle Due Katane, forse l’unico uomo al mondo in grado di tenergli testa. Cos’è successo? Si è stancato della vostra compagnia?”

 
“Tch!” Mildred ebbe un moto di stizza. “In realtà…”

 
“Piantala!” la zittì un uomo col codino, curvo sulle spalle, che portava occhiali da sole “da come parla, è evidente che lo sa”.

 
“Di cosa parli? Oh, forse del fatto che Oganosuke non fosse d’accordo con il vostro piano, pur lasciandovi fare.
E che qualche giorno fa abbia ricevuto un’offerta di lavoro impossibile da rifiutare, ma che poteva svolgere solo lui: un miliardo*** di yen per eliminare un’armata di terroristi nell’Africa Equatoriale, permettendo ad un migliaio di profughi di rifugiarsi nella zona protetta dall’ONU.
Compito che lo terrà impegnato ancora qualche giorno, temo…ed al termine, potrebbe scoprire che il conto sul quale ha ricevuto il pagamento è stato bloccato dalle autorità…”

 
“Che cosa? Sei stato TU? Per toglierlo di mezzo?” strepitò la donna bionda.

 
“E bravo il nostro Saiga” commentò Akisame.

 
“Non smentisce la sua fama” confermò Kensei.

 
“Volevo solo affrontare la sfida in condizioni di parità.
Ed ora ditemi: Renka, la figlia del qui presente Ma Kensei, ed i rapiti dell’Alleanza Shimpaku…dove si trovano? Sono su quella nave, oppure…dall’altra parte?”

 
“AHAH! Non sembri essere poi così infallibile-lo schernì una giovane donna-è così, infatti, gli altri ostaggi si trovano su una nave diversa da questa! A quest’ora saranno già salpati…e voi non riuscirete mai a ritrovarli!”

 
A parlare era stata Raki Hoshinano: era vestita con un kimono tradizionale, dal quale spuntavano però le gambe nude.
Aveva i capelli raccolti ed una Naginata appoggiata alla spalla.


Alle sue parole, i membri di Ryozampaku ebbero un sussulto di sorpresa e sgomento.
“Saiga! Tu lo sapevi?” lo accusò Kensei.


“Diciamo che lo sospettavo, Kensei, ma non potevo esserne sicuro.
Avevo ragione di credere che, a seconda del numero dei rapiti, le navi impiegate avrebbero potuto essere una oppure due.
Tuttavia, neppure io ero in grado di prevedere quali e quanti sarebbero stati i rapiti, e dunque se si sarebbero serviti o meno della seconda nave.
Sapevo, infine, che in ogni caso, la maggior parte dei nemici si sarebbe trovata qui, dunque avevo assoluta necessità di portare il Ryozampaku al completo”.


“E ci hai tenuta nascosta un’informazione del genere?” sbottò Sakaki, incredulo.
“Avresti almeno potuto prendere delle precauzioni!” fece Akisame.
“A dire il vero, l’ho fatto. Ho mandato Tochoumaru con quel messaggio”
“Che cosa? Intendi dire che…”​

◊◊◊◊◊

La nave era già scomparsa all’orizzonte.


Le due donne duellavano ormai per il puro gusto di prevalere l’una sull’altra, senza tuttavia riuscirci.


Mentre questo avveniva, in lontananza si sentiva un rumore che pareva quello di un tornado.


Kushinada Mikumo se ne avvide. Cercò di fare qualcosa.
Ma Cologne glielo impedì.


Hayato Furinji (con Tochoumaru in spalla) passò di fianco a loro come un treno in corsa.
Mentre le sorpassava, però, non mancò di fare un cenno di ringraziamento all’anziana sconosciuta, facendo un gesto con la mano come se si togliesse un immaginario cappello, mentre le faceva l’occhiolino e sfoggiava uno scintillante sorriso a trentadue denti.


Cologne arrossì e si sentì rimescolare. Mikumo sbuffò.


Hayato continuò a correre come se niente fosse sulla superficie del mare, come se fosse solida.
Inseguiva la scia, piuttosto evidente, lasciata dalla POSEIDON.



Nel giro di qualche minuto, sarebbe scomparso all’orizzonte anche lui.
“Aah, che uomo-sospirò la vecchia Amazzone-se solo avessi cinquant’anni di meno…”


Mikumo lo osservava con la coda dell’occhio mentre si allontanava.
Le cose stanno cominciando ad andare storte…per fortuna che a bordo ci sono quelle DUE persone…e nel peggiore dei casi…

◊◊◊◊◊

 

Stavolta fu il turno delle Lucenti Lame Esecutrici di avere un grave moto di sorpresa.


“Il Superuomo Invincibile è diretto all’altra nave?” esclamò Mildred.


“Acc…questa non ci voleva proprio” ringhiò Tachibana.


Il Ryozampaku, al contrario, era raggiante.
“Quindi…Renka si salverà?” domandò Kuno.
“E’ fantastico! Un colpo da maestro!” esultò Ryoga.
“Eccezionale! Dunque hai salvato Ranma ed ostacolato i nostri avversari in un’unica mossa!” si congratulò Sakaki.


Ma mentre Saiga si schermiva dai complimenti, i loro nemici non mollarono il colpo.
“Siete proprio sicuri che basterà, mi chiedo?-intervenne Seitaro Raigo, il Gran Maestro della Kodachi (spada corta da samurai)-ormai avrete capito che questa nave era adibita al trasporto dei rapiti del reparto armato, mentre l’altra a quelli che combattono a mani nude.
Perciò se ne occupano i membri rimanenti di Un’Ombra, Nove Pugni, e come sapete tra di loro c’è Kushinada Mikumo…lei può almeno trattenere il vecchio Furinji per lasciar salpare la nave”


Fu una voce inaspettata a replicare a quell’affermazione.


“Avreste ragione se ci fosse andato SOLO il vecchio Furinji, in effetti…ma le cose non stanno così”


Era stato Mousse.
Ora, TUTTI i presenti lo guardavano stupefatti.


“Cosa intendi dire?” gli domandò Akisame.


“Che a quest’ora, al molo dell’altra nave…come si chiama? Ah, sì, POSEIDON, è esatto? C’è anche un’altra persona a mettervi i bastoni fra le ruote…una vecchia Maestra della famiglia delle Amazzoni cinesi, alla quale ho chiesto io stesso di intervenire…facendo una rapida stima, la sua forza è intorno ai livelli del signor Saiga…”


Stavolta lo stupore fu unanime.


“Vorresti spiegarci come fai a saperla tanto lunga su questa storia, per cortesia?” gli domandò Sakaki.


“Volentieri. Del resto, è il motivo per il quale mi trovo qui.
Dovete sapere che alcuni mesi fa ho abbandonato il ristorante dove lavoravo…per dimenticare un amore impossibile.
Ho cominciato a girare per le varie Chinatown delle città giapponesi, frequentando locali malfamati per capire se ci fossero lavori da mercenario a disposizione per qualcuno con le mie abilità.
Sono entrato in contatto per la prima volta con alcuni membri dello Yami…e loro hanno cercato di reclutarmi!”


A quella rivelazione, si fece il vuoto intorno a lui.


Ma quindi, l’intercettazione…si riferiva a lui…?


“Solo che non ho accettato-continuò il giovane cinese-ma ho mantenuto buoni rapporti con alcuni membri di basso rango per raccogliere informazioni…facendo così IL DOPPIO GIOCO”



Stavolta nessuno riusciva a credere alle proprie orecchie.


“Avevo sentito parlare vagamente del loro progetto…rapire importanti praticanti di arti marziali per servirsene…ed avevo notato le loro spie anche a Nerima…che monitoravano anche delle persone a me MOLTO care…e quindi ho deciso di mettere loro i bastoni fra le ruote”


“Hai giocato una partita pericolosa” riconobbe Saiga.


“E’ così. Ma in questo modo, sono stato in grado di reclutare delle spie-dalle mie parti, un mucchio di gente pratica arti marziali ed è disposta a fare qualunque lavoro per soldi-per tenere a loro volta sotto controllo i sorveglianti che spiavano i futuri bersagli.


Ho iniziato a combattere incontri all’Arena Clandestina per procurarmi il denaro necessario.


Ed infine, sono andato ad allenarmi proprio al Ryozampaku, la casa dei loro nemici.
Immaginavo di aver bisogno di migliorare me stesso, in caso di necessità, e se persino il mio vecchio rivale Ranma Saotome c’era andato, allora era il posto che faceva per me”.


Tutti gli altri erano senza parole.


“Infine, quando Renka è sparita, ho capito che il loro piano era iniziato in anticipo ed ho avvisato la vecchia Cologne…solo che, a differenza di Saiga, non immaginavo che ci fossero DUE navi distinte…ne avevo scoperta solo una, e l'ho indirizzata a quella…infatti, credevo che ci saremmo ritrovati tutti nello stesso posto…ma a quanto pare, alla fine, è stato comunque meglio così”.


Quando il suo racconto fu finito, stupore, entusiasmo e sollievo si impadronirono dei suoi alleati.


Avevo ragione…questo ragazzo ha del potenziale-rifletté Akisame-di certo, all’inizio Ranma ha dubitato di lui, anche se poi ha cambiato idea…ed ha fatto bene a fidarsi…mentre Kenichi ha, correttamente, intuito che qualcosa non andasse nella riunione di poco fa…


“Ben fatto, mio discepolo” si congratulò con lui.


Ryoga era esterrefatto.
Era abituato a vedere Mousse come un tizio che, sebbene avesse grandi doti, finiva sempre col rendersi ridicolo a causa della sua ossessione per Shampoo.
Era come se, per la prima volta, lo vedesse per quello che era davvero.


Anche le Lame Esecutrici erano esterrefatte.
“Sai Raigo-iniziò Hoshinano-è un peccato che quel ragazzo sia nostro nemico…se si fosse davvero unito a noi, avrebbe fatto carriera”
“Già-confermò l’uomo-ma, purtroppo per lui, morirà oggi”



Ed è una fortuna che invece non sappiano del TERZO uomo dell'altra nave…possiamo ancora raddrizzare le cose…


“Eheh, sapete, mi dispiace solo per una cosa-si schermì Sakaki-cioè che Ranma non sia qui per partecipare alla festa.
Quando glielo racconteremo, non sopporterà di essersi perso una battaglia del genere”


In quel momento, come a rispondere alle sue parole, ricevette una chiamata in entrata dalla ricetrasmittente che portava all’orecchio.


“Qui Sakaki, passo”.


“Qui Ranma, passo. Lieto di sentirti, Sakaki, anche se avrei preferito in altre circostanze”


“RANMA?” esclamarono otto bocche contemporaneamente.


“Ma cosa fanno ancora? Si mettono a chiacchierare tra di loro?” domandò Mildred sporgendosi dal bordo della nave.


“Sì, comincio a sentirmi un po’ trascurato…” confermò Tachibana

◊◊◊◊◊

Ranma stava cercando di forzare un portone di metallo che era l’unica via d’uscita dall’immensa stiva.


“Proprio io. Ci siete tutti? Sarete contenti di sapere che Hayato non mi ha ancora fatto fuori. Meno contenti del resto che sto per raccontarvi…”


Ed in breve li ragguagliò su tutto quello che era successo.


“Come? Quindi anche Ranma è a bordo dell’altra nave?” si stupì Ryoga.


“Questo è…quel che si dice un…colpo di…fortuna” dichiarò Shigure.


“Certo, fino a quando non gli racconteremo che sta per salirci anche Hayato…la stessa persona dalla quale stava scappando stamattina…” rifletté Mousse.


Akisame provvedette poi a spiegargli brevemente il senso di quanto aveva visto, cioè la presenza al molo di Cologne, ed il fatto che fossero tutti da un’altra parte per recuperare l’altra metà dei rapiti.


“Roger, Koetsuji-shishou-confermò Ranma-comunque, ho quasi finito di scassinare la porta grazie agli arnesi da scasso di Sakaki. Tra poco potrò riprendere l’infiltrazione”


“Ranma! Hai visto Renka? Come sta?” si informò Kensei.


“Solo un paio di volte e da lontano. Era in quelle stesse bare di cristallo che avete descritto anche voi.
Sembrava narcotizzata, come gli altri, ma per il resto penso che stesse bene”


“Mi raccomando, ragazzo mio. Te la affido. Ho fiducia in te”


“Certo, sensei.  Vi avviserò in caso di novità. Passo e chiudo”


“Ranma, prima che tu spenga la comunicazione, ti do un ultimo consiglio” si raccomandò Sakaki.


“E sarebbe, Sakaki-sensei?”


“Vedi di non morire”

◊◊◊◊◊

“Beh, ed anche questa è fatta. Ora, le nostre possibilità mi sembrano molto migliorate” fece Sakaki, ottimista.


In quella, Saiga ricevette uno squillo su quello che pareva un orologio, ma in realtà era un futuristico mezzo di comunicazione.
Lesse un messaggio che vi era arrivato e poi scosse la testa.


“Potrebbe esserci un contrattempo. Ricordate quando vi ho detto che non potevo essere sicuro del numero dei rapiti?”


“Sì, e dunque?”


“Vi ho portati qui perché non lo conoscevo neppure alla riunione di due ore fa, ma nel frattempo la situazione è cambiata.
Ho ricevuto un messaggio dalla mia spia al centro di ricerche dello Yami.
Il posto, cioè, dove hanno utilizzato le sostanze chimiche che hanno portato qui con il contrabbando**** per sintetizzare un siero che somministreranno ai rapiti”


“Cioè il primo indizio di tutta questa storia? E quindi?”


“E quindi la mia spia-che, tra parentesi, è Ryuto Asamiya, l’ex leader del Ragnarok e membro dello Yomi, amico d’infanzia di Kenichi e Miu-mi ha appena informato di aver fatto arrestare dall’ispettore Honmaki gli scienziati rimasti laggiù”


“Beh, è una buona notizia”


“Sì, ma solo poco fa ha potuto controllare QUANTE dosi di quel siero misterioso fossero state preparate e di conseguenza QUANTI fossero esattamente i rapiti.
Ed avendone così ricevuto conferma, senza ombra di dubbio, che lo Yami dovesse per forza impiegare due navi, per prima cosa…ha mandato un messaggio sul computer del Ryozampaku, per avvisarci”


Calò un silenzio carico di tensione.


“Ma-contemplò Akisame-se quel messaggio è arrivato quando noi eravamo già andati via…”


“Di sicuro Kenichi e Miu l’hanno letto e si sono gettati nella mischia” concluse, sconsolato, Kensei.


“CHE COSA?-esclamò Sakaki-quei due idioti! Un pericolo del genere! E poi, tra poco ci sarà l’Anziano su quella nave…ed ora…c’è anche Ranma!”


E quei tre non saranno esattamente contenti di rivedersi, non è vero?” abbozzò Saiga

◊◊◊◊◊
 

Qualche minuto dopo, anche Kenichi e Miu, che erano riusciti, non senza difficoltà, a sfondare la cassa dall’interno, dopo essersi lungamente aggirati per la stiva, grande quando un quartiere, e con pile di casse alte quanto palazzi di otto piani, arrivarono ad una via d’uscita: una porta aperta.


Miu notò che era stata scassinata dall’interno, aggrottò le sopracciglia, ma non disse nulla.

◊◊◊◊◊

 

“Ehi, voi! Avete intenzione di starvene ancora lì a lungo a parlare dei fatti vostri?” li strigliò Mildred, l’arciera, dal ponte della OCEANUS.


I membri del Ryozampaku si riscossero dalle loro elucubrazioni e rivolsero ai nemici sguardi di fuoco.
“TSK! E perché non dovremmo? Il coltello dalla parte del manico ce l’abbiamo noi, mi sembra! Abbiamo recuperato i ragazzi voi carogne avete rapito!
Se li rivolete, venite a prenderli!
Non chiediamo di meglio che di concedervi la rivincita per l’ultima volta…così, da domani, Big Lock ***** avrà un bel po’ di ospiti in più”.


Akisame si voltò verso i discepoli e disse:
“Naturalmente, il vostro compito sarà di stare lontani da questo scontro, e portare in salvo, il più lontano possibile, le persone prese in ostaggio.
Penseremo poi a liberarli. Inoltre, chiamate le Forze di Difesa…presto qui farà molto caldo”.


“Posso immaginare cosa stiate complottando-disse Seitaro Raigo-ma non vi conviene farlo”


“Al contrario-riprese Hoshinano-sarete voi a riportarci direttamente quei prigionieri. Perché se non lo farete…”


In quella il gigantesco essere coperto di armatura che rispondeva al nome di Marmaduke portò fuori altre tre bare di cristallo da sotto coperta.
Poi le tenne sospese dalla fiancata della nave in modo che potessero vederle.


L’uomo con i capelli lunghi e ricci, che rispondeva al nome di Edeltraft Von Schiller, mise di traverso il suo spadone, minacciando le vite dei prigionieri.


“…uccideremo queste tre belle ragazze!-concluse Hoshinano-E sarebbe un vero peccato! Per noi, perché perderemmo dei prospetti interessanti…ma scommetto che ai vostri nuovi Discepoli dispiacerà ancora di più”


Nove paia d’occhi del Ryozampaku fissarono i tre ostaggi, ma tre di loro erano letteralmente esterrefatti.


Gli ostaggi erano Shampoo, Ukyo e Kodachi.

◊◊◊◊◊

Ranma stava vagando nei corridoi della nave da crociera riadibita a trasporto merci da quella che gli pareva un’eternità.
Si muoveva svelto ma circospetto, però non aveva ancora incontrato anima viva.


Finalmente, udì delle voci dietro l’angolo.
Un piccolo drappello di guardie, al massimo un paio.
Quando svoltarono l’angolo, non c’era più nessuno.


“Uff! Che noia, questi giri di ronda…che senso ha, dico io, ora che siamo salpati?”


“Cosa ti lamenti a fare? Avresti preferito guadagnare soldi senza fare nulla? Accontentati di non correre nessun rischio”


“Mah! Chissà perché tanto impegno per quei prigionieri, dico io…”


Ranma, che si era appeso ed appiattito sul soffitto come Spiderman, si lasciò cadere a terra senza un suono appena i due lo ebbero oltrepassato.


Indossavano corpetti antisommossa e caschi scuri.
Si avvicinò alle loro spalle, prese le loro teste fra le mani e le fece sbattere insieme.
Cascarono a terra, svenuti, senza un gemito.


Avrò commesso un errore? Forse avrei dovuto interrogarli, come mi ha insegnato Sakaki.
No, avevano l'aria di non sapere nulla…ma forse ho un’idea migliore…

◊◊◊◊◊

Le facce dei tre dicevano tutto.


“Shampoo…è proprio Shampoo”


“Ukyo? Ma..ma come?”


“Kodachi…è davvero mia sorella”


I Maestri del Ryozampaku erano stupiti quanto loro, ma presto lo stupore lasciò il posto all’indignazione.
Ed alla rabbia.
“Hanno…hanno rapito delle persone importanti per i nostri allievi, per usarle come ostaggi?”
“Quei maledetti bastardi!” ringhiò Sakaki.
“APA! Ma le libereremo”


Akisame e Shigure misero ciascuno una mano sulla spalla di Mousse.
La Maestra delle Armi mise l’altra mano sulla spalla di Kuno.


“E’…è lei?” domandò, con pudore, la donna.


“Sì, è proprio lei-rispose Mousse, abbassando il viso-Se penso che ho cominciato a farmi coinvolgere proprio per IMPEDIRE che accadesse qualcosa del genere”.


“Accidenti! Kodachi sarà pure una pazza, perversa, narcisista, egoista e ricattatrice-sciorinò Tatewaki-ma è pur sempre mia sorella! Un membro della riverita famiglia Kuno! Me la pagherete!”


Apachai tentò, timidamente, di fare altrettanto, cioè di mettere una mano sulla spalla a Ryoga per consolarlo, ma lo trovò più perplesso che irritato.


“Ma…scusate un po’…capisco loro…ma perché IO dovrei essere ricattato minacciando Ukyo, scusate?
Lei per me non è altrettanto importante.
Un’amica, d’accordo.
Una persona accanto alla quale ho combattuto più volte, e va bene.
Abbiamo conoscenze in comune, sicuro.
Vi ridurrò comunque a pezzettini per questo? Certo che sì.
Ma non è COSI’ importante come le altre per loro. Non capisco…il criterio della scelta”


Anche se ringraziò mentalmente i Kami che non fosse toccato ad Akane o ad Akari. In quel caso, sarebbe impazzito.


In quella, Raki Hoshinano saltò su: “MA COME? Secondo le nostre fonti d’informazione…senza ombra di dubbio, voi due…siete segretamente innamorati, non è così? Non possono esserci stati errori!”


E si tuffò a sfogliare freneticamente un quaderno di “appunti” di color rosa, dalle pagine profumate e decorato con cuoricini.


I suoi colleghi la guardavano, imbarazzati per lei.
“E’ sempre la solita” scosse la testa Tachibana.
Mildred sbuffò.
Raigo abbassò la testa, con una vena che gli pulsava in fronte.
Non si riusciva proprio mantenere il contegno richiesto dalla situazione.
A sorpresa, Edeltraft la difese: “La nostra compagna è sensibile, romantica e poetica…è una dote positiva”


“MA CHE ROMANTICA E POETICA; MA CHE SCHERZIAMO? PER CHI MI AVETE PRESO?” protestò Ryoga, con veemenza.


La giovane donna chiuse il quaderno di scatto e gli urlò contro, perdendo l’abituale ritegno.
Era arrossita e sprizzava sudore.
“Non c’è possibilità di errore! Abbiamo raccolto informazioni, chiesto in giro nel quartiere: è così. Voi due siete innamorati! Fa’ l’uomo e CONFESSA!”


“Ma che diavolo dici, ragazzina? Ryoga Hibiki non mente! Saprò bene di chi sarò innamorato o no, secondo te?”


“RAGAZZINA? Per tua norma e regola, ho ventisei anni!”


“Ed allora non comportarti come se ne avessi tredici e stessi leggendo il tuo shojo manga preferito!”


Forse fu per troncare quella scena patetica, ma più probabilmente perché, in quanto padre, Saiga Furinji aveva visto rapire abbastanza ragazze per un giorno solo.


Aggrottò la fronte, gli occhi si fecero due fessure.
Si usì uno SWIIISHHH.
Un attimo dopo, lui era di nuovo lì.


Però aveva sottobraccio le tre bare con gli ostaggi.


I membri delle Lame non credevano ai propri occhi.
Un attimo prima le avevano sotto minaccia, un attimo dopo erano sparite, come per un gioco di prestigio.
Si era mosso troppo velocemente per tutti loro.


“Maledizione! Ci ha fregato!” esclamò Mildred.
“TCH!” fremette Tachibana.
“E’ pur sempre il figlio del Superuomo Invincibile” masticò amaro Raigo.
“E va bene-proclamò Marmaduke, da sotto l’armatura-allora dovremo fare alla vecchia maniera”


“Shampoo…rispondimi, come stai?” piagnucolò Mousse.
“Ragazzo, starà bene, è come tutti gli altri-lo rassicurò Kensei-Non sappiamo come liberarli, ma una cosa alla volta. Ti prometto che faremo tutto il possibile”
“Saiga Furinji, GRAZIE davvero” disse Mousse.
“Il qui presente Kuno Tatewaki ti sarà eternamente debitore” confermò il samurai.
“Suvvia, non è necessario. Tu, poi, Mousse, hai già fatto molto e sono io che dovrei ringraziarti”


“Però ora bisognerà tenere al sicuro queste DICIANNOVE persone mentre combattiamo-osservò Akisame-non sarà un’impresa facile”.
“Ci penso io” proclamò Mousse ed estratto un fischietto, ci soffiò dentro con forza.


Dal nulla, parvero comparire due figure coperte da lunghi mantelli con cappucci.
Poi li lanciarono via, rivelando due gemelle dai tratti cinesi, dalle gambe lunghe e snelle, i capelli raccolti, e gli sguardi furbi.

 
“Eccoci qui, Laobàn. Prego”

 
“Come comanda, Laobàn. Prego”

 

◊◊◊◊◊

Kenichi e Miu stavano attraversando i lunghi corridoi senza incontrare nessuno.
Ma la loro speranza venne soddisfatta sin troppo quando dal fondo del corridoio sentirono delle voci.


Siccome si trovavano ad un incrocio, si gettarono uno a destra ed una a sinistra, prima che i nuovi arrivati svoltassero l’angolo, e si infilarono ciascuno in una delle porte delle vecchie cabine passeggeri.
Dalle fessure videro sfilare davanti a loro sei persone: due guardie davanti, in centro due specie di scienziati con tute, camici e mascherine che spingevano uno strano carrello coperto da un telo, ma che trasportava-si presume-attrezzature scientifiche, ed altre due guardie a chiudere il corteo.
E furono proprio costoro a fregarli.

 
Non si accorsero di loro, ma nel notare le porte semichiuse, credettero che potessero sbattere, causando falsi allarmi.
E quindi, per colmo di diligenza, le richiusero dall’esterno, prima di proseguire il giro di scorta.
Kenichi e Miu si ritrovarono di nuovo rinchiusi. Stavolta, in due cabine distinte.

 

◊◊◊◊◊
 

 

“E queste chi sarebbero? Anzi…come hanno fatto a stare nascoste finora? E come ti hanno chiamato?” domandò Ryoga, che aveva decisamente avuto troppe sorprese per una giornata sola.

 
Laobàn in cinese vuol dire capo-spiegò Kensei-dunque, Mousse, queste sono le persone delle quali ci hai parlato? Le tue…”

 
“Le mie spie, sì-confermò il giovane-le ho arruolate in un villaggio vicino al mio. Si chiamano Pink e Link. Come sapete, sono nato in una regione di Antichi Villaggi di Arti Marziali dove quasi tutti si addestrano a combattere, seguendo tradizioni antichissime. Molti poi nella vita fanno tutt’altro, ma altri vanno per il mondo facendosi impiegare come mercenari, guardie del corpo, assassini o…spie, appunto.


Sono loro che hanno tenuto d’occhio gli emissari dello Yami per conto mio.


Il loro villaggio è specializzato in medicine e veleni e queste due, anche se sembrano delle teste di rapa, sono dei veri geni nell’erboristeria.
Hanno sviluppato un profumo, estratto di alcune piante, che rende impossibile individuare il loro Ki…od anche, banalmente, sentire il loro odore” 

 
“Davvero notevole” 

 
Mousse evitò di aggiungere che quasi tre anni prima avevano tentato di uccidere Shampoo ed il suo “fidanzato” a causa di una faida che risaleva a quando erano bambine; era stata messa già abbastanza carne al fuoco per confondere le idee di tutti a quel modo. 

 
Mousse non c’era quella volta, e se l’avesse fatto le avrebbe eliminate, ma da quando erano state sconfitte, Cologne le aveva minacciate di triturarle se avessero ritentato qualcosa contro Shampoo, e lo stesso Mousse, nel corso dei mesi aveva ribadito più volte il concetto.


Sembravano leali.
Finché le si pagava, obbedivano agli ordini.
Mousse si fidava abbastanza da dare quell'ordine, malgrado ci fosse anche Shampoo tra gli ostaggi. In ogni caso, non avrebbero tentato qualcosa proprio ora. La professionalità prima di tutto.
E poi, se avessero voluto riprovare a vendicarsi, avrebbero scelto un momento in cui Shampoo fosse consapevole di venire sconfitta da loro. 

 
“Pink! Link! Mettete al sicuro queste persone! Finché combattiamo, nessuno deve potersi avvicinare a loro!” 

 
“Sì, Laobàn. Prego”
“Lo consideri già fatto, Laobàn. Prego” 

 
Le due strane ragazze si misero a frugare nei loro zaini, estraendo vari vasetti contenenti semi di piante sconosciute.
Ben presto, li mescolarono, per poi spargerli in giro con l’aiuto di alcuni ventagli. 

 
“Ecco fatto. Prego”
“Sarebbe meglio spostarsi. Prego” 

 
E persino ai membri del Ryozampaku capitò una vista che non avrebbero mai immaginato.
Come nelle fiabe occidentali di fagioli e giganti, delle piante a crescita ultrarapida scardinarono l’asfalto del porto e si ersero verso il cielo. 

 
Erano rovi giganteschi, come quelli della Bella Addormentata, che intrappolarono nelle loro spire le diciannove bare di cristallo contenenti gli sfortunati prigionieri. 

 
Poi, sui lati dei rami, spuntarono dei fiori gialli che presto scoppiarono, ricoprendo l’orrore vegetale, alto quattro piani, di una polverina giallastra che sembrava poco raccomandabile, quasi certamente velenosa. 

 
“Ma…che io sia dannato” esclamò Sakaki
“Parola mia, l’antica Cina nasconde ancora molte sorprese” si stupì Kensei.
“Scientificamente incredibile” confermò Akisame. 

 
“Tsk! Non lasciatevi impressionare!-spronò i suoi Seitaro Raigo-distruggeremo quella Piccola Bottega degli Orrori quando avremo eliminato quelli del Ryozampaku! Chiamate anche le riserve e andiamo!”


Come un sol uomo, i membri delle Lame balzarono giù dalla nave, lasciando soltanto scie del loro passaggio. 

 
A questo punto, quelli del Ryozampaku iniziarono a disporsi a loro volta in ordine di battaglia. 

 
Ma ci fu un’ultima sorpresa.
Dalla nave saltarono fuori prima cinque ragazzi che dovevano essere degli Allievi: uno con una falce, uno con varie armi ad asta, uno con un’ascia, uno con una spada ed uno con una strana sciabola. 

 
E poi due avversari di ben altro calibro:
Kei Retsumin, la Calamità Umana
Ed il Maestro del Bantou

 
“Ragazzi, fate attenzione-si raccomandò Akisame-quei due sono di livello Maestro. E noi non vi potremo aiutare”
“Non vi preoccupate, Shishou” affermò Ryoga
“Ci pensiamo noi” confermò Mousse. 

 
Sakaki, però, espresse col pensiero quello che tutti i suoi colleghi avevano notato.
Mancano diversi allievi delle Lame…e poi, di loro, a parte Oganosuke…ne manca un altro…che potrebbe, per certi versi, essere il peggiore di tutti.
Vuol dire...che si trovano da un'altra parte?
Tch...Ragazzi, state attenti…
 

 

◊◊◊◊◊
 

 

Una squadra di sei guardie stava monitorando i corridoi della POSEIDON.
“Ma vi dico che non è possibile! Quei due si saranno fatti una pausa da qualche parte e si saranno ubriacati, ve lo dico io”


“Può essere, ma vale comunque la pena di controllare”


“Ma siete scemi tutti e due? Dei professionisti? In una missione del genere? Figuriamoci. Date retta a me, c’è qualcosa sotto”


“Beh, finora io non vedo niente…”


In quella, dal soffitto precipitarono giù varie cose.
Pezzi del condotto di aerazione ed un ragazzo intorno ai vent’anni.


“AHIA! Che botta. Accidenti, temo che non sia stata una grande idea. Usare il condotto di aerazione nei film sembra figo, ma...Mi sono allontanato ancora di più dalla zona dove si trova Miu, senza…”


Ed in quel momento si voltò e li vide.
“Ehm…salve, bella giornata, vero?”
“ADDOSSO!”


Cinque guardie gli furono addosso come un sol uomo.


Ma Kenichi era molto migliorato e non è che potessero impensierirlo: al massimo, le protezioni ed i caschi avrebbero reso più difficoltoso stenderli.


Stava agevolmente sbaragliando i primi quattro, che il quinto, vista la mala parata, estrasse dalla cintura un manganello estensibile, lo allungò e premendo un pulsante lo fece rifulgere di energia elettrica, preparandosi a colpire l’intruso alle spalle.
Senonché sopra di lui saettò un pugnale da lancio che gli sbalzò l’arma di mano.


“AHIA! Ma che diavolo…”
Si voltò e vide il suo ultimo compagno, che non si era buttato nella mischia, con il braccio ancora esteso nell'atto di lanciare.
“Ma che diamine fai? Vieni piuttosto a darmi una ma…”
In quella, fu steso da una gomitata di Kenichi.


Il ragazzo rimase perplesso nel notare come l’ultimo dei suoi avversari non sembrasse intenzionato ad attaccare, ma attraverso il casco, non ne poteva indovinarne le intenzioni.
Si abbassò a raccogliere il pugnale da lancio e gli venne quasi un colpo, quando gli parve di riconoscerlo.
Lo tirò allo sconosciuto, che lo afferrò al volo e se lo infilò nel colletto della corazza.


Poi, lentamente, si sfilò il casco.
Un codino familiare sbucò fuori, insieme a due occhi grigi che lo fissavano molto seccati.


“RANMA? Ma tu…che ci fai qui? E cosa fai…con la loro divisa?”


“Cosa credi che ci faccia, brutto stupido? Che stia qui a prendere il sole? Sono venuto a liberare gli ostaggi dell’Alleanza Shimpaku. Come…stai facendo tu, del resto, almeno immagino.
Non mi dirai che sei venuto qui da solo?”


“Come? Ah, quindi quello è…un travestimento per infiltrarti tra di loro?
Come hai fatto a...sapere dei rapimenti?
Io…sì, certo, sono qui per lo stesso motivo. Al Ryozampaku sono partiti tutti lasciandoci indietro, ma poi abbiamo ricevuto una soffiata e…sono venuto qui con Miu, anche se…poi ci siamo divisi.
Comunque…sono contento di vedere che tu stia bene”


“Cioè che l’Anziano non mi abbia fatto fuori? Beh, non certo grazie a te.
Comunque sì, questo è un travestimento, mi pare ovvio.
Se fossi stato uno di loro, quel pugnale te l’avrei ficcato nella schiena invece di usarlo per salvarti la vita…e dovendo girare su una nave grande come un quartiere di Tokyo con cento membri dell’equipaggio e chissà cos’altro, mi pareva il minimo adoperare un po’ di riservatezza…o forse il tuo geniale piano consisteva nel girare qui intorno con un cartello luminoso che dice IL RYOZAMPAKU E’ QUI?”


E’ più sarcastico del solito. Ce l’ha con me per questa mattina. Beh, un po’ lo capisco…


“Dicevi che anche Miu è qui, ma non sai dove sia ora? Fantastico, dovrò fare da balia ad entrambi…comunque sono lieto che andiate di nuovo d’accordo…se aveste parlato in modo normale questa mattina, magari non sarebbe scoppiato tutto quel casino…”


“NON C’E’ TEMPO PER QUESTO! Ne parleremo quando saremo tornati a terra, dopo aver salvato i prigionieri! Tu…sai dove sono? Li hai visti?”


“No, ed anche se fosse? Cosa faresti? Ti tufferesti a salvarli per la tua compulsione a fare l’eroe? Da solo? Senza un piano?
Ed anche se non ti facessi ammazzare, cosa ti dice che Renka sarebbe felice di vederti? Sei tu che stamattina l’hai fatta piangere…”


Scattò secco, improvviso.


Un gancio destro perfetto, dato con rabbia, in salto.


Ranma lo ricevette girando la testa verso destra.


Kenichi ricominciò a respirare normalmente dopo qualche secondo.


Quello che aveva sentito era troppo anche per lui.


“Ma tu…ti sei LASCIATO COLPIRE? Perché?”


“Umph! Immagino che avessi anche tu bisogno di sfogarti, dopotutto. E poi, così, mi sentirò meno in colpa per la seconda cosa che sto per dirti”


“E sarebbe?” 

 
Grazie per avermi rovinato la vita, stronzo” 

 
Un montante destro penetrò nel ventre di Kenichi, facendolo piegare in due. 

 
Il ragazzo sprofondò nel buio. 

 

◊◊◊◊◊
 

 
 

 

Nota dell'Autore: 

 
D'accordo, è un capitolo che si basa sui colpi di scena. 

 
Era necessario spiegare le dinamiche in base alle quali Cologne era stata chiamata ad intervenire, e poi lo stesso Hayato, e scoprire tutti gli altarini di Mousse.
Volevo proprio avere questo scambio tra il Ryozampaku ed i loro nuovi Allievi e le Lame, per spiegare i complotti e contro-complotti che sono stati messi in atto.
Per giustificare questa complessa situazione: Miu, Kenichi, Ranma ed Hayato su una nave, contro dei nemici indefiniti (?), ed il resto del Ryozampaku, compresi gli amici di Ranma, dall'altro. 

 
Situazione che porterà a tanti scontri in parallelo, tra cui alcuni ragazzi di Nerima contro dei Maestri.
Cominciamo da Mousse, MVP del capitolo.
Lo adoro, penso che sia sprecato a fare la figura del fesso e che invece, se avesse una motivazione forte, sarebbe pericoloso e calcolatore. La sua natura di persona "ambigua" che può esplorare il "lato oscuro" ritorna qui molto utile. 

 
Ora, non so in quanti avessero creduto davvero che fosse un traditore...ma il sospetto andava sollevato.
Pink e Link (che dicono sempre "Prego" alla fine di ogni frase) sono le sue misteriose spie. 
Sono due personaggi che mi fanno sganasciare e mi sembravano adatte al ruolo. 

 
Poi, far ricomparire le fanciulle di Nerima come ostaggi ha un duplice scopo (anche se non è il ruolo più onorevole): dare maggior peso emotivo allo scontro e dimostrare che lo Yami ha indagato per bene su chi siano i praticanti più forti del Giappone che val la pena rapire. 


Allo stesso modo, ho voluto mettere qualche cameo (in nota) di personaggi di altri manga (alcuni poco conosciuti in Italia) che potessero essere le vittime designate dei rapimenti. 

 
Ps: sì, mi sono divertito a scrivere la scena tra Ryoga ed Hoshinano dove quest'ultima si comporta da fangirl, un piccolo riferimento, senza malizia, ai molti fan di Ukyo/Ryoga, che però non è coppia canon
Ranma che se la prende con Kenichi in questo modo rancoroso (e viceversa) è dura da digerire, immagino.
Ma vi prometto che la parte angst della storia sta per finire.
Del resto, è necessario che tutti chiariscano i loro problemi personali per poi lavorare per lo stesso obiettivo. 

 
Con questo siamo andati in pari con i capitoli già scritti, ma ho già deciso come tutto si concluderà, e penso di poter mantenere questo ritmo di pubblicazione, o poco più (magari dieci giorni per capitolo anziché una settimana). 

 
Tra pochissimo, avremo talmente tanti scontri, da non riuscire a seguirli tutti.
E qualche altra sorpresa, ovviamente.
;) 

 
 

  
Legenda 

 
*Le altre persone rapite provengono da altri manga, e sono cioè: Aya e Maya Natsume di Inferno e Paradiso; Teruhiko Tenkoji e Kenji Kisaragi di Kotaro Makaritoru (manga comico-con arti marziali, inedito in italia); Eito Akashi ed Ayame Kido di Agente oo8! (Altro manga di Syun Matsuena, l’autore di Kenichi); ed infine nientemeno che Momotaro Tsurugi ed Omito Date di Sakigake! Otokojuku

 
** : è un Haiku del poeta Masaoka Shiki 

 
***: circa sei milioni di euro, al cambio attuale 

 
****: nel capitolo 14 della fic, poi spiegato meglio nei capitoli 17 e 19 

 
*****: come già spiegato nel capitolo 14, è la prigione del mondo di Kenichi in grado di trattenere anche dei Gran Maestri

 
 

 
 

  
Mini-Guida per il manga di Kenichi: 

 
Dou: il modo di combattere sfruttando le proprie emozioni e facendo esplodere il Ki all’esterno. Sakaki, Apachai, Miu, Ryoga, Kuno e Kisara usano il Dou 

 
Sei: il modo di combattere sfruttando la calma interiore e la capacità analitica e controllando le emozioni, per trattenere il Ki. Hayato, Akisame, Kensei, Shigure, Kenichi, Ranma e Mousse usano il Sei. 

 
Katsujinken: o Pugno Che Salva, è la filosofia seguita al Ryozampaku, per la quale le arti marziali si usano per il bene, per salvare il prossimo e non per uccidere 

 
Satsujinken: o Pugno Che Uccide, è la filosofia seguita dall’Organizzazione Yami, per la quale le arti marziali si usano per egoismo, profitto personale ed uccidere i nemici

   
 
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