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Autore: Sofyflora98    16/04/2024    0 recensioni
[Tian Guan Ci Fu]
Xie Lian ricordava che in passato c’erano molti colori, e dopo non ce n’erano stati più. Non ne aveva mai parlato con nessuno.
Con il senno di poi avrebbe dovuto intuire subito quando questo aveva iniziato a cambiare. Il primo segnale era arrivato prima di tutto quanto. Prima della caduta, della guerra, dell’ascensione e persino di quegli incidenti che per primi avevano disturbato la sua esistenza.
Il primo segnale era privo di colore. Aveva i capelli di un nero così scuro che quasi non riflettevano la luce. Semplicemente nero, senza nient’altro.
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[Mu Qing X Xie Lian]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Come vedete, non è più possibile comunicare con lui. -
Il piccolo gruppo di Ufficiali Celesti era radunato attorno alla zona che Xie Lian aveva loro indicato, e avevano tracciato un cerchio attorno ad essa per renderla ben visibile.
Da quando Hua Cheng era caduto in quella chiazza, Xie Lian non era più stato in grado di percepire la sua energia spirituale. Aveva tentato di parlargli nel sistema di comunicazione, ma senza risultato. Era come se fosse sparito nel nulla. Da lì, il collegamento con le persone svanite dai villaggi e la scomparsa di Mu Qing non erano un nesso logico difficile. Le probabilità che fossero tutti lì dentro, ovunque portasse quella macchia dai colori piatti, erano troppo alte. Aveva pensato di andare lui stesso lì dentro, ma non sapendo in cosa si sarebbe potuto imbattere aveva considerato più cauto avvertire altri membri della Corte Celeste di ciò che avevano trovato e delle sue intenzioni.
I vice-dei di Mu Qing erano lì al suo fianco, intenti a studiare tutta l’area circostante palmo per palmo. Feng Xin, Pei Ming e Quan Yizhen erano anch’essi presenti. Non erano entusiasti della sua idea di saltare nella macchia dietro a Hua Cheng, ma in quel momento nessuno di loro aveva idee migliori.
- Se mi porterà nello stesso posto dove ha portato San Lang e Mu Qing, avrò molte più possibilità di rintracciarli che da qui. Ho un modo per trovare mio marito ovunque egli sia. - spiegò ai suoi colleghi, e vide Feng Xin dare un’occhiata rapida al dito dove il filo rosso doveva spiccare. Almeno ai suoi occhi, Xie Lian non riusciva a vederne il colore. Lo poteva immaginare, però, e sentiva la presenza di quel legame in ogni momento.
- Le tue idee sono sempre così pericolose e irresponsabili. - disse a bassa voce l’arciere, con le sopracciglia aggrottate dalla preoccupazione.
- Hai proposte alternative? -
Il dio marziale scosse la testa e tirò un sospiro di frustrazione.
- Fai attenzione. - disse, e Xie Lian gli strofinò affettuosamente il braccio.
Girò un po’ attorno alla macchia, poi prese un respiro profondo e fece un passo dentro ad essa. Immediatamente sentì il vuoto sotto di sé, e subito dopo stava precipitando.
 
 
Dopo aver corso per un tempo che non seppe definire, la presenza della creatura si era fatta meno pesante, e riuscì a respirare senza sentire di continuo il battere incessante del cuore di quella dimensione, lo scorrere del sangue nelle vene di quel tempio sotterraneo.
Hua Cheng finalmente si fermò, cercando di mettere in ordine i suoi pensieri. Era di nuovo fuori dalla vasta sala del tempio, nel corridoio buio che aveva già percorso. Non era ancora arrivato nella zona dove era caduto inizialmente, dove il buio era completo e non c’era nessuna parete visibile attorno a lui.
Si tolse il dio marziale dalle spalle e lo appoggiò a terra. Era di nuovo privo di sensi. L’energia spirituale che gli aveva infuso si era consumata troppo in fretta.
Stava iniziando a farsi un’idea su cosa avesse portato via l’energia del dio. Tornò ad osservare i simboli sulla sua pelle, che tappezzavano anche la stanza dove si trovava quella creatura. Quella creatura moribonda, che a malapena poteva dirsi viva, e che sopravviveva incomprensibilmente. Si nutriva dell’energia altrui.
Aveva senso. Tutta quella struttura, che suppose dovesse essere sotterranea, pulsava di energia spirituale, il cui centro era in quella cripta. Aveva avuto l’impressione di sentire un cuore che batteva, e più ci pensava più questo sembrava ovvio. C’era un intero sistema che incanalava energia spirituale in quella cripta, al cui centro c’era il sarcofago che ospitava quell’essere immondo, e vene che pompavano vita al cuore putrescente di quel tempio. Un rituale, pensò. Un complicato rituale di cui ancora non coglieva i dettagli.
Si inginocchiò vicino alla figura accasciata del dio e lo spostò in modo da sostenere parte del suo peso. Se fosse riuscito a capire cosa significassero quei simboli, forse sarebbe venuto a capo di quell’enigma.
La pelle di Mu Qing era fredda quando la sfiorò. Al tocco del fantasma sembrò rabbrividire ancora di più. Il suo respiro era più forte di quanto fosse quando era sdraiato sull’altare, perlomeno. Hua Cheng lasciò che le sue dita scorressero sulle sue membra, seguendo i disegni che vi erano stati tracciati. Non sentiva nessuna particolare energia maligna provenire da essi, non impedivano l’entrata dell’energia spirituale nel corpo del dio. A dir la verità, non li sentiva proprio. Non c’era nessuna differenza di consistenza tra la pelle di Mu Qing e i segni neri su di essa, come se facessero parte della sua epidermide. Ne strofinò uno con insistenza, e non sbiadì nemmeno un po’.
Di nuovo provò una strana sensazione. Non proprio ansietà, non come ciò che aveva provato alla presenza di quella creatura, ma comunque un certo disagio. Quei segni gli ricordavano qualcosa. Certo, quel modo di marchiare la pelle indelebilmente e di intrecciarci una maledizione non gli era per niente nuovo. L’aveva visto sulla pelle di suo marito. L’aveva visto messo in pratica da Jun Wu. Quei segni erano simili alle Catene Maledette.
Non aveva mai visto una cosa simile usata da nessuno, al di fuori dell’ormai caduto Imperatore Celeste. Nessun altro dio, demone o fantasma sapeva praticare un vincolo o un incantesimo come quello. Quindi, quale poteva essere la natura della creatura che l’aveva messo su Mu Qing? E soprattutto, era la stessa creatura che alloggiava nella cripta?
Una cosa per volta. Intanto, doveva vedere se era possibile rimuoverla, così che il dio non fosse come un peso morto mentre Hua Cheng cercava una via d’uscita o pensava a come uccidere quella creatura senza farsi di nuovo soverchiare dalla sua aura.
Per prima cosa, doveva svegliarlo.
Sistemò meglio il corpo del dio sulla propria spalla (l’avrebbe volentieri lasciato a terra, ma ora c’era la questione che Xie Lian teneva a lui più del previsto, e non era il caso di maltrattarlo troppo), e posò il palmo della mano sul suo basso ventre, all’altezza del Dan Tian, per trasferire energia spirituale nel suo corpo in modo più efficace. Il nucleo quasi prosciugato di Mu Qing assorbì l’energia del fantasma come se fosse acqua sulla sabbia.
Mu Qing fu scosso da uno spasmo, ed emise un respiro spezzato prima di rilassarsi di nuovo e, lentamente, aprire gli occhi.
Quando mise a fuoco il volto del fantasma, chiuse gli occhi di nuovo con un lamento infastidito.
- Oh, merda. Pioggia Cremisi. -
- Poco fa mi stavi accarezzando il viso. Il Generale ha improvvisi ripensamenti? -
Mu Qing genette di nuovo e si divincolò per liberarsi, ma appena fu fuori dalla presa del fantasma le braccia gli cedettero e quasi si ruppe il naso sul suolo.
- Merda. - borbottò di nuovo. - La mia energia spirituale. -
- Andata quasi del tutto. Piuttosto imbarazzante per un dio del tuo calibro. O forse ci sono tutti abituati, ormai. -
Il dio storse il naso, e Hua Cheng vide perfettamente tutto il ciclo di vita della risposta tagliente che voleva sputargli in faccia, solo per vederla morire quando Mu Qing si piegò in due e rigettò. Fortunatamente non sporcò nessuno di loro due.
Si riprese lentamente, prendendo respiri profondi e rochi. Era ancora terribilmente pallido, ora c’erano tracce di sangue sulle sue labbra, come c’erano anche nel mucchio di liquidi che aveva appena versato fuori dallo stomaco. Era messo peggio di quanto sembrasse.
- Generale. - disse con voce ferma Hua Cheng, e spinse un altro po’ di energia spirituale nel suo corpo. Mu Qing non sembrava essersene accorto ancora. - Ho bisogno che tu mi dica esattamente quello che ti è successo quando sei finito qui. Con più dettagli possibile. Se tutto andrà bene, mi aiuterai a risolvere questo problema in cui ti sei cacciato, e poi ti riporterò dal tuo padrone. -
Se Mu Qing aveva da ridire sulla sua scelta di parole, non lo diede a vedere, sempre che fosse abbastanza in sé da pensarci troppo. Il suo sguardo appannato non era promettente.
- Io… sono sceso nel villaggio dopo aver ricevuto una missione da Ling Wen. - disse con voce incerta. - I paesani mi hanno indicato la zona dove le persone scomparse erano state prima di svanire, così ho seguito le loro indicazioni fino ad una palude. Lì c’era una macchia. Non so cosa fosse, ma qualcosa mi ha spinto a toccarla. Come se mi tirassero con un filo. -
Era la stessa cosa che era successa a Xie Lian. Suo marito era sembrato estremamente affascinato dalla chiazza, e se non ci fosse stato Hua Cheng a tirarlo indietro, sarebbe finito lì al suo posto. Dei tre, era stato soltanto il fantasma ad aver provato repulsione alla vista di quella zona priva di sfumature.
- E poi? -
- Poi… - Mu Qing aggrottò le sopracciglia come se si stesse sforzando di ricordare. - Buio. Non finiva più, e non riuscivo a capire dove fossi. Ho seguito l’energia spirituale che scorreva attorno a me, fino a che non ho trovato un tempio. E lì c’era una persona. -
Hua Cheng aspettò che il dio continuasse, ma Mu Qing sembrò distrarsi a fissare il vuoto.
- Prima che si faccia notte sai dirmi com’era quella persona? - si spazientì.
Mu Qing tornò a concentrarsi su di lui e sollevò un sopracciglio. - E, di grazia, tu che ne sai se è notte o no? -
Hua Cheng sbuffò. Il dio inutile doveva trovare l’energia per essere insopportabile anche quando era a malapena cosciente!
- Era un uomo. - continuò Mu Qing con voce soffice. - Era vestito in modo molto sfarzoso, e aveva un copricapo ingombrante. Non sembrava del tutto vivo. Un po’ come… i pupazzi con cui giocava a carte il Guoshi. Ricordo che mi è corso addosso, e poi… solo questo. -
Hua Cheng annuì, mentre alcune delle sue farfalle si posavano sul Generale per controllare le sue condizioni. Fortunatamente le lesioni interne non erano eccessivamente gravi, ancora un po’ di energia spirituale avrebbe dovuto guarirle. A parte lo sfinimento, non c’era quasi nulla che non andasse in lui. La questione più pressante era capire che tipo di sortilegio fossero quei disegni sul corpo di Mu Qing. Gli ricordavano terribilmente le Catene Maledette, ma non sembrava che ci fosse nulla a impedire al dio di raccogliere energia spirituale. Il suo nucleo continuava ad assorbire anche senza l’aiuto del fantasma, ma non riusciva a cogliere cosa fosse a portarla via subito dopo. Non poteva arrischiarsi a tentare di romperle prima di essere sicuro di cosa fossero, non sapeva quanto potente fosse la presa che quei simboli avessero sul dio. Se fossero stati forti anche la metà delle Catene Maledette di Jun Wu sarebbe stato un problema molto serio.
- Generale, ricordi chi ha disegnato questi simboli sul tuo corpo? -
Solo in quel momento Mu Qing sembrò accorgersene, e da come il suo viso si contrasse dovette aver fatto la stessa associazione che aveva fatto il fantasma. Il ricordo del vincolo che Jun Wu aveva stretto sul suo polso era ancora vivido e bruciante.
- Non ne sono sicuro. - disse, mentre il disagio trasudava da ogni suo poro.
- Dobbiamo tornare indietro e cercare di nuovo nel tempio. -
Si alzò in piedi, e Mu Qing tentò di imitarlo. Quando fu appoggiato solo sulle gambe, però, barcollò e fece come per appoggiarsi ad una parete, che però non c’era. Hua Cheng dovette di nuovo afferrarlo prima che si rompesse la testa.
- Ti sarei grato se non aspettassi di farti ammazzare prima di dirmi se ti reggi in piedi o meno.
- Dei, stai zitto. Ho mal di testa. - mormorò il dio, strizzando gli occhi.
Hua Cheng sbuffò e gli afferrò il mento senza tanti complimenti.
- Hai un debito con me. - disse, e premette la mano libera sulla fronte del dio, facendo scorrere l’energia spirituale dentro di lui come un torrente in piena.
Dapprima Mu Qing si irrigidì quando sentì l’invasione, ed emise un ansito agitato, ma subito dopo, quando la stanchezza scivolò via dal suo corpo e l’energia demoniaca iniziò a vivere dentro di lui, i suoi occhi si fecero stranamente lucidi, ed emise un suono più soffice.
Le sue ginocchia stavano tremando di nuovo, per tutt’altra ragione, e rivolse uno sguardo sbalordito al fantasma. Il suo cipiglio era offeso, ma il colore roseo delle sue guance e le sue labbra tremanti tradivano ciò che aveva realmente provato nell’essere riempito dall’energia demoniaca.
- Cosa… cosa mi hai… - annaspò, e lo guardò come se non sapesse se supplicarlo di farlo ancora o di smettere immediatamente.
- Come, già non sai più riconoscere l’energia spirituale quando ti scorre dentro? - rispose l’altro con un ghigno, e premette due dita sull’addome di Mu Qing, spingendo un’altra scintilla di potere in lui. Nel sentirlo Mu Qing roteò gli occhi all’indietro ed emise un gemito inequivocabile.
Oh.
La bocca di Hua Cheng si distese in un sorriso sornione nel vedere la vergogna dipingere il viso di Mu Qing di un rosso più intenso e fargli distogliere lo sguardo.
- Prima volta, Generale? -
- F-fai silenzio. - disse Mu Qing, terribilmente mortificato.
Forse Hua Cheng iniziava a capire cosa suo marito vedesse in lui. Il suo viso era alquanto divertente quando era così imbarazzato.
Decisero (Hua Cheng decise e intimò all’altro) di tornare sui loro passi per cercare di vedere se c’era qualcos’altro nel tempio. Mu Qing non era riuscito a guardare bene l’interno, e Hua Cheng disse che era il caso di osservare meglio l’interno di quella stanza. Ora che ci pensava a sangue freddo, non riusciva a spiegarsi il terrore improvviso che la creatura moribonda nella cripta gli aveva provocato. Non era che una carcassa, in fondo. Eppure, si era sentito opprimere dalla sua aura, e doveva scoprire come mai.
- Come mai sei qui? -
La domanda venne all’improvviso, dopo un lungo silenzio.
- Eri sparito da giorni, e gege era terribilmente preoccupato. I tuoi bambini ci hanno supplicati di aiutarli a trovarti. -
Mu Qing annuì ma non disse nient’altro, e evitava con insistenza lo sguardo del fantasma.
- Sei stato molto incosciente a saltare da solo nella prima missione che ti è stata assegnata senza nemmeno fare controlli preventivi. -
- Sei stato molto sgarbato a mandarmi via da casa vostra. - la voce di Mu Qing uscì stizzosa, e la rabbia gli contrasse il volto per qualche istante. - Inoltre, continuo a non capirne la ragione. Mi sembri solo uno stronzo. -
- Questa tua lingua tagliente ti costerà la vita. Specialmente se continui a usarla con l’individuo che sta salvando il tuo culo ingrato. -
Mu Qing sbuffò e storse il naso.
Il generale Xuan Zhen non sapeva nulla di quella faccenda, pensò Hua Cheng. Era quasi ridicolo che la causa principale del male di suo marito ne fosse del tutto ignorante, e che fosse anche straordinariamente innocente, per una volta nella sua vita. Quasi si sentì in colpa per averlo cacciato via da casa loro giorni prima. Quasi.
- Non dovresti metterti in pericolo in questo modo. Gege tiene alla tua vita. -
- Certo. - ma sembrava tutto tranne che convinto.
- Starebbe male se ti succedesse qualcosa, idiota. Sta già male, a dir la verità. -
Questo catturò la sua attenzione. - Xie Lian sta male? Ha a che fare con quella sera a casa vostra? Lo sapevo che si comportava in modo strano! -
Ah, ora sentiva l’apprensione nella sua voce.
- Sì. A causa tua. -
- Prego? -
Hua Cheng si voltò verso di lui.
- Perché non lo ami nel modo giusto. - disse lentamente. Dovette aver perso il controllo della sua aura demoniaca, perché il dio sgranò gli occhi e arretrò di un passo. - Come diavolo è possibile? Me lo sono chiesto tante volte. Era sempre lì a un passo da te. Avrei dato tutti i miei arti per essere al tuo posto, all’epoca, e tu invece eri così indifferente a lui. Cos’aveva che non era abbastanza per te, mh? -
Mu Qing aggrottò le sopracciglia. - Cosa c’è, avevi paura che ti rubassi il marito? Non preoccuparti, non accadrà mai. -
Il fantasma si fece ancora più cupo. - Eppure stai così molto tempo con lui. Ho saputo che durante la mia assenza eri al suo fianco quasi ogni giorno. -
- Non avrai certo paura che io sia innamorato di lui! -
- E cosa ti dà il diritto di non essere innamorato di lui? -
A quel punto Mu Qing lo fissò come se fosse impazzito.
- Pensavo già che fossi pazzo, ma ora ti ha davvero dato di volta il cervello. - mormorò sbigottito.
- Bambino. -
La voce frusciante fece sobbalzare i due. Senza che se ne accorgessero, una figura si era avvicinata a loro, ed era a pochi passi di distanza. Quando Mu Qing la vide si irrigidì e fece come per ritrarsi.
Hua Cheng osservò il nuovo arrivato. Era un uomo dall’aspetto solenne ed etereo, più basso di loro due, ma dall’aria imponente. Il suo viso era strano, vecchio e giovanissimo allo stesso tempo, e vestiva abiti sfarzosi e un copricapo molto vistoso formato da anelli concentrici che ricordava un sole.
- Bambino. Torna indietro. - mormorò di nuovo a bassa voce, protendendo una mano verso Mu Qing. - Su. Ho bisogno di te. -
Mu Qing, accanto al fantasma, esalò un respiro tremante, e Hua Cheng si rese conto che si stava trattenendo dall’andare a prendere la mano dell’uomo.
- Lui è la persona che avevi visto? -
- S-sì. - mormorò Mu Qing, piantandosi le unghie nel braccio.
L’uomo rivolse lo sguardo verso Hua Cheng, e sembrò estremamente scocciato.
- Non ti intromettere, non-vivo. Sono questioni che riguardano gli ascesi. - disse assottigliando gli occhi, e la sua aura si espanse in pochi istanti, investendo i due con un’ondata di energia spirituale. Hua Cheng sentì una morsa stringersi nel suo petto, come se gli stessero strizzando il cuore. Ancora una volta si sentì soffocare, senza alcuna spiegazione, e si rese conto che questa persona trasudava la stessa energia del corpo moribondo nella cripta.
L’uomo si fece avanti e cercò di afferrare Mu Qing. Hua Cheng provò a mettersi in mezzo a loro, ma quando toccò il braccio dell’uomo il senso di repulsione e angoscia crebbe a dismisura, lasciandolo senza fiato.
Non c’era niente che non andasse. Era solo nella sua mente. L’energia spirituale dell’uomo non stava nemmeno venendo usata, era semplicemente lì, eppure, non riusciva a contrastarlo. Proprio come il corpo nella cripta, c’era qualcosa in lui che respingeva il fantasma giocando con le sue sensazioni.
L’uomo afferrò il braccio di Mu Qing, e sembrò che in pochi istanti avesse assorbito tutta l’energia spirituale che Hua Cheng gli aveva infuso. Hua Cheng tentò ancora una volta di fermarlo, solo per trovarsi piegato in due da un conato di vomito quando l’uomo gli toccò la faccia.
- Su, bambino. Torna indietro e continuiamo dove eravamo rimasti. - disse ancora l’uomo a bassa voce, trascinandosi dietro il dio.
Hua Cheng strinse i denti e arrancò dietro di lui.
 
 
Dopo una discesa che era sembrata interminabile, Xie Lian era atterrato nel buio totale. Non gli ci volle molto a rendersi conto che non c’era nessun confine di spazio attorno a lui, e che l’unica cosa che riusciva a percepire era un flusso di energia spirituale.
Non riusciva a sentire tracce di Mu Qing o di suo marito, per cui decise che la cosa più sensata era seguire quel flusso. Non aveva un repertorio di decisioni prese correttamente così grande, ma contò sulla fortuna che Hua Cheng sembrava trasmettergli da quando era al suo fianco.
Camminò, camminò e camminò, senza riuscire a capire quanto tempo fosse passato o quanto spazio avesse percorso. Poi, finalmente qualcosa cambiò. Una luce soffusa iniziò a rischiarare lo spazio, e presero forma delle pareti, un pavimento e un soffitto, che lo condussero nella vasta sala di un tempio. Le sue narici furono investite da un forte odore di acqua salata, e sentiva il flusso di energia spirituale scorrere dentro le pareti e concentrarsi più o meno attorno all’altare e alla statua informe e rovinata che dominava nel centro della stanza.
Ancora non riusciva a sentir traccia di suo marito e Mu Qing, ma vide dei corpi disposti in vari punti della stanza, e dovette inghiottire la preoccupazione. Sapeva che erano entrambi più che in grado di badare a sé stessi, ma non poteva non essere in apprensione per loro.
Un’ispezione ravvicinata gli fece vedere che non c’erano tracce di violenza sui corpi, e che sembravano essere morti o di attacco di cuore o prosciugati della loro vita in qualche modo.
Ad attirare la sua attenzione, però, furono le pareti. Erano impolverate e coperte di sporcizia, ma gli parve di intravedere dei disegni sotto al lerciume e alla muffa. Si avvicinò ad uno che gli sembrava in condizioni migliori e prese a strofinare con la manica (Mu Qing l’avrebbe sgridato quando sarebbero tornati indietro) per portare alla luce ciò che c’era sotto.
Quando ebbe finito si allontanò per guardare meglio. Sulla parete c’era uno squisito dipinto che raffigurava un giovane uomo in sfarzose vesti scintillanti e con un copricapo che sembrava un sole e una luna uniti insieme. Sotto ai suoi piedi erano tracciate delle linee ondulate che gli sembrò fossero nuvole, e sotto ad esse si vedevano le cime di alcune montagne. L’uomo teneva le mani in una graziosa posizione che dava l’impressione stesse invitando a seguirlo.
Incuriosito, Xie Lian procedette a pulire il resto degli affreschi, e a mano a mano venne alla luce un’intera sequenza di illustrazioni. In quella successiva vide l’uomo ricevere doni da una folla adorante, dopo ancora lo si vedeva combattere contro una creatura dai lunghi artigli. Le immagini continuavano così, come una saga epica, fino alle ultime due, che sembravano meno antiche delle altre.
Le linee meno consumate della penultima immagine raffiguravano l’uomo venire trascinato giù dalla sua nuvola da un’orda inferocita, mentre dal cielo piovevano grandine e meteoriti. Il volto angosciato del protagonista era terribilmente realistico. L’ultima immagine lo mostrava piangere enormi lacrime scintillanti e puntare il dito verso un popolo che si ritraeva terrorizzato dalla sua furia.
Tornò a guardare la statua informe del dio per cui quel tempio era stato eretto. Ora che guardava bene, la testa era troppo grande per essere solo un cranio, e ricordava vagamente la forma del copricapo che indossava negli affreschi.
L’odore di acqua salata si fece più intenso, e Xie Lian tornò a guardare l’immagine delle meteore che si abbattevano sulla Terra e del dio che piangeva.
Uno scalpiccio e delle voci concitate lo fecero voltare verso la galleria da cui era entrato. Il coltivatore scivolò dietro l’altare e si sporse giusto quel che bastava per osservare senza essere visto.
Un uomo entrò con fare sbrigativo, trascinando faticosamente un’altra persona con sé. Seguendo la linea del braccio, Xie Lian vide un volto familiare.
Mu Qing!
L’uomo che lo portava con sé aveva un copricapo simile ad un astro del cielo. I suoi lineamenti eleganti e un po’ inumani erano pressoché identici a quelli raffigurati sulle pareti. Mormorava tra sé, chinandosi solo per dire qualcosa a Mu Qing a bassa voce. Ogni volta che lo faceva il dio in sua cattività sembrava calmarsi e addormentarsi.
Dietro di loro, con una manciata di secondi di ritardo, giunse Hua Cheng. Xie Lian provò un fiotto di sollievo nel vedere entrambi. Se suo marito era lì, doveva avere già la situazione in mano.
Il sollievo si trasformò però rapidamente in paura quando vide il fantasma piegarsi in due con le braccia strette attorno all’addome, come se si stesse trattenendo dal rigettare. Il gelo lo pervase. Cosa poteva essere in grado di neutralizzare Hua Cheng, quando solo Bai Wuxiang era mai stato in grado di mettere loro due in difficoltà?
L’uomo, anzi, il dio si avvicinò all’altare dove Xie Lian era nascosto e depositò Mu Qing sulla superficie di pietra. Una delle sue braccia sporgeva dal bordo, e permise a Xie Lian di vedere un intreccio di disegni neri sulla sua pelle.
- Vieni fuori, bambino. Capiti proprio a fagiolo. - disse all’improvviso il dio, e Xie Lian se lo ritrovò di fronte.
Si alzò in piedi con una mano sull’elsa della spada, e sentì Hua Cheng chiamare il suo nome dall’altra parte della stanza.
Il dio sconosciuto, però, non lo attaccò. Anzi, gli sorrise, e si sporse per accarezzargli il viso. Xie Lian avrebbe voluto ritrarsi, fino ad un secondo prima. Quando la sua pelle fu toccata dalle dita del dio, però, sentì un improvviso senso di sollievo, come se un peso gli fosse stato sollevato dal petto, e non riuscì a muoversi. Si rese conto, allora, che per un istante era riuscito a vedere l’argento delle sue vesti.
- Ho aspettato ottocento anni questo giorno. Ottocento anni a sentire i tuoi pianti e ad ascoltare le tue preghiere. Finalmente, bambino mio, posso vedere il tuo volto. -

 
   
 
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