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Autore: Helen_Rose    17/04/2024    0 recensioni
[Mare Fuori]
La mia idea di futuro, di prendersi finalmente quel mare fuori, per alcuni personaggi che lo meritano veramente.
Ringrazio in particolare America per l'ispirazione del primo capitolo, Angy per la consulenza linguistica costante e per la prima parte del primo capitolo, IRoccoPerSempre per il supporto e chiunque avrà voglia di leggere!
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non che Rosa sia serena ogni secondo di ogni minuto di ogni giorno, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
 
Anzi.
Presto, l’euforia della novità lascia spazio a una preoccupazione che diventa sempre più ricorrente.
Certi giorni, proseguire con la routine senza farsi divorare da quel tarlo le risulta parecchio arduo.
Certe notti, si sveglia di soprassalto dopo il solito incubo, o una simpatica variante del medesimo.
 
Perché se un figlio in più implica una preoccupazione in più, nel loro caso, a tutti i timori che hanno sempre avuto rispetto a un improvviso coinvolgimento delle loro famiglie, da due anni a questa parte in Rosa si è aggiunta la paura martellante, mica tanto infondata e ancor meno recondita, che - al di là della gravidanza piuttosto regolare - anche questo secondo parto sia la miccia di un crollo emotivo.
 
A nulla servono le rassicurazioni dei medici sul fatto che il suo storico non sia per forza determinante.
A nulla servono le rassicurazioni degli amici sul fatto che lo stesso tipo di sfiga raramente capiti due volte consecutive: Rosa e Carmine non hanno mai potuto contare sul non accanimento della sorte.
A nulla servono le rassicurazioni del marito sul fatto che lo affronterebbero insieme, come sempre; lei non ha bisogno di un’ulteriore, francamente superflua, dimostrazione della propria resilienza.
 
Per quanto si senta in colpa di risultare una madre egoista, per diverse settimane non riesce a evitare di pensare alle conseguenze che la presenza di questa nuova vita potrebbe imporre a lei, nonché ai figli che già ci sono e – proprio come i genitori – sono stati già fin troppo scombussolati in pochi anni.
Naturalmente, ciò non implicherebbe in nessun caso che rinunci a portare avanti la gravidanza, e non (solo) per questioni di credo religioso o coscienza; forse per il fattore chiamato ‘istinto materno’ che, in lei, si è sempre palesato sia coi figli di sangue che di cuore, sente già di amare la nuova creatura.
 
E siccome Rosa è un animo complesso, che se non fa o pensa una tarantella al giorno non si sente a posto, in tutta onestà, il fatto che ami il nascituro - paradossalmente - costituisce parte del problema: ha paura della sola esistenza dell’ennesima persona che, siccome ama, automaticamente può perdere.
 
Ma se c’è qualcosa di buono che la vita precedente le ha insegnato, è proprio che giocando in difesa non si vince mai. Principio che, faticosamente, ha imparato ad applicare anche nel campo affettivo grazie a suo marito, la persona cui non vorrebbe né saprebbe rinunciare in nessuna delle sue vite.
 
Ma stavolta, lui non è bastato a portarla a fare il salto. C’è stato bisogno di un elemento più potente: è stata l’ecografia in cui hanno saputo che avrebbero avuto un maschio, a far scattare qualcosa in Rosa.
Tramite l’immagine via via sempre più nitida del monitor, ha potuto percepire vividamente il filo che la unisce al suo bimbo, ancestrale non solo in base alle teorie dei manuali di puericultura, bensì per quello che parrebbe essere un segno del fatto che il legame con i suoi due fratelli viva ancora in lei, sebbene in modo diverso - com’è giusto che sia - , ma è comunque più di quanto osasse sperare.
Massimo avrà un compagno di giochi e due spalle su cui fare affidamento, per sempre, in ogni caso.
E per ringraziare di questa benedizione, il definitivo piccolo di casa si chiamerà Emanuele Di Salvo.
 
In quel momento, ha sentito dentro, e dunque capito e saputo, di voler solamente essere felice.
E ha imparato ad accogliere questo legittimo desiderio, nonché a riconoscere subito se si avvera.
Ha raggiunto una solidità tale per cui riesce a viverlo, a curarlo, a coltivarlo nella maniera adeguata.
Ha smesso di domandarsi se lo meriti, nonché se un Bubbà qualsiasi possa portarglielo via.
Ha già perso troppo, ma questo non significa automaticamente che sia destinata a perdere ancora.
 
Il velo di paura - come lo chiama Carmine - c’è ancora, ma ha smesso di considerarlo una debolezza.
Ha imparato a conviverci, raggiungendo l’agognata ‘via di mezzo’ che le permette di non frustrarsi e men che meno di rinunciare a vivere, risolvendo di accantonarlo come se in quel modo non esistesse e, di conseguenza, non esistesse neppure il sentimento scatenante, spaventoso poiché positivo e puro.
 
Carmine non solo la legge meglio di chiunque, talvolta - tuttora - meglio di quanto faccia lei stessa, ma ha reimparato a condividere con lei questa paura, benché in lui abbia radici differenti.
Così come durante la gravidanza di Massimo, ascolta e fa ascoltare all’inquilino a tempo determinato del grembo di Rosa quasi un’unica canzone, in loop: Growing up di Macklemore ft. Ed Sheeran.
 
They say boys don’t cry
But your dad has shed a lot of tears
They say I should be a strong man
But baby, I’m still filled with fear
Sometimes I don’t know who I am
Sometimes I question why I’m here
I just wanna be a good dad
Will I be? I have no idea
 
E infatti, quando si sente perso, ricorda a sé stesso chi ha accanto tramite la seconda strofa:
They say girls shouldn’t be tough
And moms should raise their kids at home
But baby, I know that that isn’t true
Cause your mama’s the toughest person I know
I wanna raise you to be like her
And watch you show the world how to do it on your own
 
Benché sia il terzo figlio, questo non fa che instillargli un senso di responsabilità di spessore crescente: Futura è stata la figlia dell’incoscienza giovanile, dell’aiuto di sua madre, e pare quasi si cresca da sola, oltretutto essendo femmina è più portata a ritenere Rosa il proprio punto di riferimento in certe cose; Massimo è stato il primo figlio cercato, ma la sua nascita ha generato un inaspettato effetto domino; Emanuele arriverà dopo varie fasi di rodaggio, ma per qualche motivo, questo lo rassicura ben poco.
 
I’m still tryna figure out who I am
I don’t wanna mess this up or do this wrong
I’m gonna be there for your first breath
I don’t know if I’ll be there for your first step
I can promise you that I’ll try to work less
But I just want the outcome
To be something that I can look back and I can be proud of
 
Poi ricorda che, ora, tutti e tre possono beneficiare di una situazione economica stabile e una maturità affinata; e se non per la nascita di tutti e tre, c’è sempre stato per i loro primi passi, ogni compleanno, ogni piccolo e grande traguardo, nonostante tutto, il carcere, al lavoro, vari tipi e fasi di Bubbà.
 
I won’t spoil you, you can trust that
I love you and I can’t give you enough of that
 
Li ama incondizionatamente ma in modo sano, non ha mai compensato le mancanze con l’eccesso.
 
You put the work in, don’t worry about the praise, my love
Don’t try to change the world, find something that you love
And do it every day
Do that for the rest of your life
And eventually, the world will change
 
Il miglior insegnamento che può lasciare loro è proprio questo, lui e Rosa ne sono la prova vivente.
Tell the truth, regardless of the consequence
And every day, give your mama a compliment
Find God, but leave the dogma
The quickest way to happiness? Learning to be selfless
Ask more questions, talk about yourself less
 
Essere brave persone non pagherà sempre nel breve termine, e ancor meno nelle forme aspettate e sperate; ma per quanto Carmine e Rosa hanno faticato per esserlo, devono loro almeno di provarci.
 
Take risks, cause life moves so fast
You're only young once, my loved one, this is your chance
 
I genitori daranno loro l’opportunità di cui sono stati privati: quella di essere giovani preoccupandosi solamente di crescere, di costruirsi un futuro che li rispecchi nella maniera più fedele possibile.
Troppo presto, hanno dovuto prendersi responsabilità di rischi al di fuori ben della loro portata; eppure, se fossero stati più coscienziosi, non si sarebbero buttati con l’amore come unico paracadute.
 
I’ll be patient, one more month
You’ll wrap your fingers round my thumb
Times are changing, I know, but who am I if
I’m the person you become
If I’m still growing up
 
Ma cresceranno insieme, con la meravigliosa e rara possibilità di essere sé stessi, ognuno di loro.
 
Possibilità che è stata negata al bimbo e ragazzino che ora è l’uomo con lo sguardo fisso nel vuoto, solitamente indice di uno psicodramma epico in atto, che Rosa intercetta con immancabile rapidità.
L’episodio che li ha visti protagonisti di una rivisitazione amplificata dell’infanzia di Carmine non ha lasciato propriamente indifferente nessuno di loro: in primis, perché allontanarsi da certi meccanismi, inevitabilmente - e per fortuna - porta a disabituarvisi, scioccando di conseguenza se si ripresentano; in secundis, perché la sola idea dell’effetto che tutto ciò ha su chi che si ama e si vorrebbe proteggere più di chiunque altro, risulta indicibilmente più stressante di qualsivoglia ricaduta capitata su sé stessi.
 
Sapere d’essere un libro aperto fa risparmiare inutili cerimonie. Carmine abbozza un sorriso amaro.
M’ess piaciut, ’o saij? A tenè ’nu pat con cui poter condividere certe cose, tipo ’a nascita ’e figliem.”
In Rosa riemerge la voragine che sente formarsi in petto ogni volta in cui realizza le mancanze del suo amato, ben più profonda rispetto a quella che sente per le proprie. Teme sempre di rassicurarlo in maniera talmente insufficiente: “Ma tu ’o tien, pur meglio; ed è pure grazie a lui se sei un papà così.”
Lui sta sorridendo per davvero, ora. Non c’è bisogno che specifichi cosa intenda per così : già lo sa.
Così come, da tempo, ha saputo smettere di rimpiangere ciò che non ha e ringraziare per ciò che ha.
Massimo lo ama più di un figlio, perché rivede in lui la propria necessità di essere amato da ragazzo.
 
Poi Rosa aggiunge, totalmente a sorpresa, dopo un’infinita di tempo, una necessaria confessione: “M’ess piaciut pur a me… Ma ricimm ca ij e te nun simm stat proprij fortunat c’e famiglie.”
Carmine scrolla le spalle, poi le dà un bacio sulla tempia. “Stai penzann pur a tua mamma, è ’o ver ?”
Magari il Paradiso istituisse colloqui settimanali. “Ij nun m’arricuord assaij, però Ciro mi diceva che ero uguale a lei. Tutt chell ca me riman sò sul ricordi e fotografie… E ’o rulor ’e na tenè chiù vicina.”
L’estensione della voragine in petto dev’essere direttamente proporzionale all’amore che si prova.
Vita mij… Ce sto ij vicin a te; ce stann ’e criatur nuost vicin a te. E se sei una mamma così” sottolinea, strappandole un sorriso anche per come struscia il proprio naso contro il suo “il merito è solo tuo”.
Rosa scuote la testa. “È loro, perché sono meravigliosi. E come in tutto, semmai è nostro, cap’e fierr.”
 
 
-  
 
 
Rosa e Futura hanno un rituale, cui Carmine non partecipa principalmente per dar loro privacy.
Una volta al mese, si ritagliano un venerdì sera tutto per loro, in cui niente e nessuno interferisce.
 
Appena la mamma stacca dal lavoro, torna a casa e prepara la cena per tutti; poi, mentre Carmine sorveglia la cottura di ciò che bolle in pentola, scende a prendere una vasca di gelato da almeno 1 kg, indipendentemente dalla stagione corrente. La regola prevede che siano le donne a scegliere i gusti per tutti - con l’eccezione della crema per Massimo, altrimenti non mangerebbe; e guai a mischiarla con gli altri, motivo per cui gli prendono semplicemente una coppetta a parte - . Se hanno deciso di ordinare la pizza, invece, scende comunque lei a sbrigare entrambe le incombenze: perché se è vero che Carmine si priverebbe di organi vitali per loro senza battere ciglio, è altrettanto vero che ritiene un’incoerente forma di schiavitù il costringerlo ad eseguire gli ordini senza avere voce in capitolo…
E Rosa, da brava femminista qual è, non sente certo di potergli dare torto.
 
Finita la cena, tocca al papà sedare non più una, ma ben due pesti che sembrerebbero programmate per non contemplare la possibilità di voler dormire prima delle 22/23. Non importa quanto possano strillare o dibattersi; salvo eccezioni quali influenze o casi straordinari che, per fortuna, non si sono ancora verificati, Rosa è insonorizzata rispetto alle proteste dei pargoli, demandandole al maritino.
Naturalmente, questo vale solo in queste occasioni. Sarebbe impossibile organizzare una turnazione rigida dell’operazione nanna in una famiglia numerosa, in cui per giunta i genitori lavorano insieme; semplicemente, in base agli appuntamenti che hanno, si gestiscono di volta in volta, dandosi il cambio o, sovente, intervenendo in contemporanea laddove i due piccoli terremoti non diano cenni di tregua.
 
Neppure la nascita di Emanuele ha impedito a Rosa di tener fede al rituale; anzi, se possibile, costituisce una motivazione ulteriore per ritagliarsi spazi con la sua bimba grande, senza farla sentire trascurata dalle attenzioni che, volente o nolente, deve riservare in maggior misura ai fratelli minori.
 
Il piccolo di casa si è palesato nella notte tra l’1 e il 2 agosto, dimostrando ulteriormente a Rosa che, se esiste una forma di tortura peggiore rispetto al sentirsi gonfia, spossata, ingombrante e impedita nei movimenti tra l’ottavo e il nono mese di gravidanza, è affrontarla - insieme al parto - proprio d’estate.
Perlomeno, la notte ha portato un parziale sollievo: le temperature ad agosto sono comunque folli.
Ma se temeva di riprecipitare nell’incubo della depressione post-partum, in questo caso ha saputo elaborare con estrema facilità la propria diagnosi: l’insofferenza generalizzata era riconducibile solo e unicamente al caldo soffocante; tanto più che, in città come Milano, non esiste sollievo dall’umidità.
 
Di base, il definire Rosa non particolarmente tollerante verso l’estate sarebbe un eufemismo a detta di Carmine, che in misura direttamente proporzionale alla propria personalità, ritiene questo periodo dell’anno - oltre a detentore dei ricordi degli albori della storia con Rosa, fonte di sensazioni magiche benché contrastanti – un naturale portatore di gioia e buonumore: mare, benché non goduto con la frequenza che vorrebbe, non abitandovi più vicino; sole accecante, che riscalda le ossa e non solo…
Rettifico: a Rosa riscalda le ossa, la pelle al punto da volersela strappare di dosso, e basta.
“Sono sudata!” è il misto tra una lamentela e l’ammonimento che gli rivolge in qualsiasi momento in cui non siano benedetti dall’aria condizionata a palla; per carità, non che Carmine sia intenzionato a dare spettacolo in luoghi pubblici, ma almeno un bacio, una carezza… Niente, è costretto a tenere le mani in tasca o allacciate a quelle dei bimbi, gli unici cui appunto la moglie le concede, in emergenza.
 
In sostanza, uno dei pochissimi motivi per cui Rosa si sforza di sopportare l’estate, oltre alla vasca di gelato, è la combinazione con l’incremento delle serate per sole donne, eliminata la preoccupazione che Futura debba finire i compiti, che in mezzo alla settimana vada a letto troppo tardi per la scuola…
Ah, e la doccia: mai con l’acqua gelata, dato che – per motivi ignoti – il suo corpo non la tollera neppure con 40°, tanto più che in casa fondamentalmente stanno bene; ma si diverte troppo a fare il solletico alla sua bimba mentre cerca al contempo di lavarle i capelli “come fa papà”, operazione che odia se non è coinvolta in prima persona e dunque già bagnata anche lei… Mai quanto asciugarglieli.
 
Pochi detti risultano validi come: “a ognuno il suo mestiere”; o più banalmente: “nessuno è come una figlia, per un padre”, e viceversa. Rosa sa perfettamente di doversi arrendere di buon grado, in questo campo soprattutto; e la cosa non le dispiacerebbe affatto, se non fosse che Carmine non è sempre disponibile all’ora della doccia, ragion per cui le tocca affrontare l’unico ambito in cui la figlia decide regolarmente di impuntarsi a suon di: “Solo papà sa farmi ‘i boccoli di Belle’ come piacciono a me.”
Perché per una bimba della sua età, ogni acconciatura è assegnata a una determinata principessa Disney; e come si divertono, lei e il papà, a riprodurle tutte a rotazione, benché la preferita indiscussa - nonché la più somigliante esteticamente, colore degli occhi a parte - sia sempre e comunque Belle.
 
Peccato che Rosa non veda differenze sostanziali tra il modo che ha lei di avvolgere i capelli di Futura intorno alla spazzola, e la tecnica apparentemente irriproducibile e rivoluzionaria di suo marito.
“Gioia di mamma, io sono estetista, non parrucchiera; e comunque hai i boccoli già bellissimi di tuo.” le risponde prontamente, con un sorriso tirato che sottintende: ‘non ti rifilo il motto infallibile ij sò Rosa Ricci e tu chi cazz si p me ricer chell ch’ij aggia fà solo perché non sarei credibile. Maledetta.’
 
Giusto a lei doveva capitare una figlia con forme dei capelli già definite, morbidissime e, soprattutto, che reggono nonostante qualsivoglia tempo atmosferico, mentre lei non solo deve battagliare per soddisfarne le richieste impossibili, ma non riesce a mantenere la piega sui propri neppure, guarda un po’, se è stata creata, passata e ripassata dall’infallibile parrucchiere Carmine Di Salvo. Liscio infame.
Almeno, ‘dal basso’ dei suoi due anni, Massimo è ancora troppo piccolo per formulare pretese; e a prescindere, ha ripreso pari pari i ricci del padre, che con una sola passata di gel si sistemano.
Emanuele, per ora, sembrerebbe averli lisci e scuri come lei, ma è ancora presto per dirlo.
 
Ad ogni modo, la menzione di Belle non è casuale: infatti, la parte saliente del rituale, dopo la doccia, la cena e tutti i vari convenevoli, è quella in cui lavate, profumate, impigiamate e ormai rilassatissime, prendono possesso della vasca di gelato - da cui Carmine ha già sottratto la propria porzione, pena il concreto rischio di non avervi mai più accesso - e del divano, guardando un cartone animato.
 
Negli anni, i film scelti si sono alternati; ma generalmente, finiscono per riguardare per l’ennesima volta La Bella e la Bestia ; con somma gioia di Carmine che, perlomeno, nelle serate in famiglia può almeno tentare di proporre altre soluzioni, ora con la complicità di Massimo, potendosi aggrappare alla scusa che lo abbiano già visto a ripetizione e, se è fortunato, di recente. Non che gli dispiaccia, sia chiaro; ma ritiene normale per qualsiasi essere umano, esasperarsi di fronte all’ennesima proiezione.
 
Per le sue donne, a quanto pare, questo principio non vale: citano con memoria - a questo punto, non poi così - sorprendente ogni sfumatura di ogni dialogo; cantano ogni canzone; insomma, perlomeno in questo caso, non vale il principio del religioso silenzio durante la visione, conoscendo già tutto…
Naturalmente, il principio vale però per qualsiasi disturbatore volente o nolente; e Rosa mette sempre in modalità aereo il cellulare, poiché - a quanto pare - la modalità silenziosa non è sufficiente.
In famiglia, ormai persino le dirette interessate hanno smesso di domandarsi se Futura ami tanto quel cartone di propria sponte, o perché è il preferito di Rosa: la sacralità del momento è indiscussa.
 
D’altro canto, Rosa ricorda perfettamente il motivo originario della sua predilezione fuori scala: uno dei pochissimi ricordi d’infanzia che la sua memoria, per tutelarla ma – in questi casi - per accanirsi contro di lei, non ha cancellato, è proprio legato alla visione di questo cartone con sua madre.
Non rammenta se Maria avesse una particolare preferenza per La Bella e la Bestia, ma sa che i momenti che trascorrevano insieme a guardarlo erano forse gli unici di reale armonia in casa loro.
Le litigate furiose tra i genitori, i suoi fratelli che si alleavano per farle i dispetti, tutto spariva.
La cassetta era consumata, benché Rosa non volesse quasi mai guardarla da sola: quei rari momenti erano talmente preziosi da volerseli godere, come se sapesse che non ce ne sarebbero stati molti.
La precarietà che ha sempre caratterizzato i suoi legami è la ragione primaria per cui tiene a costruire ricordi con ognuno dei suoi figli, al di là del puro piacere di trascorrere del tempo insieme a loro.
 
“Guarda com’è bella, quella rosa che sta tornando a fiorire… È bella proprio come te.” era solita dirle sua madre, con un sorriso malinconico che celava un intero mondo che la figlia ha capito - in parte - da adulta. Un mondo cui il padre le aveva egoisticamente, crudelmente, vilmente negato accesso.
Al di là della malattia, le fragilità di sua madre non gliel’avrebbero fatta amare di meno; al contrario, da quando s’è ammalata a propria volta, Rosa ha definitivamente compreso che l’avrebbe amata persino di più, proprio come ha fatto la sua meravigliosa bimba, preoccupandosi e prendendosi cura di lei come se i ruoli si fossero veramente invertiti, senza lamentarsi o rinfacciarglielo un solo giorno.
Probabilmente, era proprio questo che don Salvatore temeva: che si avvicinasse più a Maria che a lui.
 
E proprio come sua madre sembrava aver predetto, a Rosa è accaduto esattamente lo stesso processo che ha subito quel fiore: le sono stati strappati tutti i petali a forza, uno ad uno; si è sentita spoglia e sconfitta, e ha ben pensato di risolvere la questione nel modo che le è stato ‘imparato’: pungendo.
Peccato che, oltre a non esserne capace per natura, abbia rischiato più volte di ferire proprio sé stessa, con quelle spine che nessuno le aveva insegnato a maneggiare senza commettere danni irreparabili.
Anche perché, proprio come quel fiore, si trovava in situazioni non causate, tantomeno scelte, da lei.
 
Finché non è arrivato qualcuno che non temesse di maneggiare quelle spine, di pungersi persino, pur di riuscire a prendersene cura, a prendersi cura di lei a tutto tondo, cercando di aiutarla a rifiorire.
E c’è riuscito. Ma soprattutto, ci è riuscita lei: ed è rifiorita ancora più forte e bella di prima.
 
Per Rosa, la visione di questo film è terapeutica anche e soprattutto perché ha un effetto catartico inaudito, su di lei: le permette di liberare quell’emotività che, per un decennio, è stata addestrata a soffocare; tocca ogni corda, ogni anfratto più fragile della sua anima, e sa farlo nel modo giusto.
 
Ultimo aspetto ma non per importanza, fa sprigionare la sua - nascosta, profonda - vena romantica: eppure, invece di gongolare - dal momento che lui conosce perfettamente l’esistenza di tale vena -, Carmine tiene sempre particolarmente a sottolineare che lui sia infinitamente più bello del principe, bestia o non bestia, “cu sti capill arancioni, rosso carota, ca nun se capisc manc ’e che culur sò…”
Una forma di peculiare e sana gelosia che Rosa gli lascia conservare, divertendosi un mondo.
 
A tal proposito, infatti, durante un rituale che risale a un annetto prima, le risultò parecchio arduo rispondere con sincerità e, al contempo, evitando sottintesi troppo complessi, alla fatidica e inevitabile domanda di Futura sul perché amasse così tanto La Bella e la Bestia rispetto a tutti gli altri cartoni.
Si sa, l’età delle domande è diversa per ogni bambin*, e quella di Futura è stata posticipata sia per poterne formulare di più articolate, conoscendone la maturità, sia per poterle usare come strumento per ricevere attenzione rispetto ai fratelli minori, per il motivo esattamente opposto, che tuttavia, se possibile gliela fa amare persino di più: finalmente, non si sente più la figlia della figlia: è umana!
 
Ad ogni modo, concluse che non esistesse un modo ‘neutro’ per rispondere davvero a una domanda così complessa, anche perché lei stessa desiderava darsi una risposta ‘aggiornata’ e completa.
Perciò, le svelò con assoluta semplicità e naturalezza: “Perché mi ricorda i momenti passati con la mia mamma,” parte a cui Futura sorrise, sentendo rafforzarsi sempre di più il filo che le unisce; “perché mi piacciono Belle e tutti i personaggi, le canzoni, e…” Esitò, guardando in direzione di Carmine pur sapendo che era intento ad addormentare Massimo. “Perché io ero la Bestia.” confessò, sottovoce.
Futura, prevedibilmente - e fortunatamente! - troppo piccola per cogliere quel sottotesto, sconcertata, obiettò nella maniera più ovvia: “Ma tu sei bella, mami!”, contrastando parecchio nel tono di voce.
A quel punto, Rosa rise di gusto, quasi dimenticando per un istante quanto fosse vera l’affermazione appena fatta, escludendo l’aspetto fisico ovviamente. Era proprio il suo cuore a dover tornare puro.
“Grazie, amore… E a papà piacevo pure quando mi vestivo tutta colorata e me pittav chiù assaij.”
 
Nella sua nuova vita, Rosa veste sempre di azzurro, blu e sfumature di questi colori; anche di altri, però mai in modo pacchiano, praticamente mai di nero e men che meno di pelle, specie se attillata.
L’unica eccezione che ammette è la giacca; che addosso a Carmine ha un effetto proprio paradisiaco.
   
 
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