Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: fiorediloto40    19/04/2024    3 recensioni
E' quel tipo di bellezza che puoi vedere una volta sola nella vita...che puoi trovare in luoghi inaccessibili o recandoti alla fine del mondo..
*****************
Saga x Mu (femm.) Aiolos x Shura (femm.) Kanon x Milo
*****************
I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gemini Kanon, Gemini Saga, Sagittarius Aiolos, Scorpion Milo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aiolos non impiegò molto tempo per comprendere ciò che Shaka gli aveva appena detto e, come se una furia si fosse appena svegliata nella sua mente, si diresse verso Mu senza nascondere le sue intenzioni. Coprendo rapidamente i pochi passi che lo separavano da lei, la prese per un braccio, strattonandola senza particolare gentilezza e costringendola a guardarlo dritto negli occhi.
 
- Che diavolo volevi fare a mia moglie?! -.
 
- Aiolos, lasciala! - rendendosi conto che stava perdendo la testa, Saga richiamò l’amico. Senza successo. Si avvicinò a lui stringendo una mano sul suo braccio nel tentativo di fargli lasciare quello di Mu, riuscendo ad attutire la presa solo in parte, dato che Aiolos era forte quanto lui.
 
- Aiolos, ti prego... - anche Shura tentò di rabbonire il marito, che, tuttavia, sembrò sordo a qualunque richiamo.
 
- Rispondi Mu! - Aiolos aumentò la presa sul braccio di Mu - Che cosa volevi fare a Shura? Dimmelo, rispondi! O forse non hai il coraggio di dirlo? - sentì Mu gemere leggermente per il dolore ma neanche questo lo commosse - Shura è mia moglie, la futura madre dei miei figli...e il fatto che tu stia cercando di farle del male ti rende la persona spregevole che non avrei mai pensato che fossi! - non riuscendo a controllarsi strinse ulteriormente la presa prima di sentire Saga fare altrettanto con lui - Cosa diavolo c’è che non va in te?! Ti da fastidio il fatto che io sia felice? Che sia riuscito a superarti e che mi sia innamorato di un’altra donna?! Che... - tuttavia non riuscì a continuare. Pietrificato. 
 
Plaf!
 
Il braccio stretto in una morsa dolente, le calunnie spregevoli, quel così poco riguardo...non volendo dargli spazio per poter lanciare altre accuse, la mano libera di Mu atterrò sul volto di Aiolos, imprimendovi sopra tutta la sua rabbia. La rabbia che incendiava i suoi occhi, rendendoli furenti e facendoli sembrare ancora più grandi.
 
- Non permetterti Aiolos...non permetterti mai più - avrebbe potuto urlare, come sarebbe stato logico, e invece la sua voce uscì calma. Talmente calma da mettere i brividi.
 
- Aiolos, per favore, lascia che ti spieghi...Mu non ha fatto niente! - Shura tentò nuovamente di far ragionare il marito, il suo volto era rigato dal dispiacere per aver messo Mu in mezzo ad una questione di cui non aveva alcuna colpa, ma Aiolos, atterrito e furente per l’audacia della giovane, la sentì a malapena.
 
- Shaka! - Aiolos chiamò il Comandante, rivolgendosi a lui sebbene non staccasse gli occhi da quelli di Mu - Portala in cella! - ordinò, compiacendo il suo orgoglio quando vide lo sguardo della giovane passare dalla sfida che aveva mostrato fino a quel momento, allo stupore e poi allo smarrimento.
 
Shaka trasalì. Mai, in vita sua, avrebbe pensato di dover adempiere ad un ordine così insensato, tuttavia, sebbene fosse titubante, non avrebbe mai potuto disattendere un comando del sovrintendente. Pur sentendo un macigno sul cuore, si mosse in direzione della ragazza con l’intenzione di obbedire. E l’avrebbe fatto, se non avesse trovato un ostacolo a frapporsi tra lui e Mu sbarrandogli la strada.
 
- Aiolos... - la voce di Saga risuonò come piombo nel silenzio della stanza attirando l’attenzione dell’amico, che, finalmente, sembrò svegliarsi dalla sua furia - stai perdendo la testa - gli disse con sincerità, non temendo rappresaglie - non mi sembra il caso di portare Mu nelle segrete del palazzo, sai meglio di me che non è il posto per una signora -.
 
Saga poteva non avere la netta percezione di tutti i cambiamenti che in quegli anni erano stati apportati al palazzo e nei dintorni, ma ricordava perfettamente quanto fossero buie e anguste le celle sotterranee, oltre al fatto che vi fossero sotto custodia personaggi poco raccomandabili. 
 
Saga aveva ragione, Aiolos lo sapeva perfettamente, e man mano che la sua mente si rischiarava, si rendeva conto di essere stato precipitoso, non avendo permesso a nessuno, soprattutto a sua moglie, di spiegargli come stavano le cose. Ad essere onesti si sentiva anche un po' in colpa per il modo in cui aveva trattato Mu. Al di là di tutto era una donna e non avrebbe mai dovuto permettere a se stesso di perdere la calma in quel modo. La ragione definitiva, però, sopraggiunse quando Saga parlò nuovamente, mostrandogli l’evidenza che la sua rabbia gli aveva impedito di vedere fino ad allora.
 
-  Aiolos, indipendentemente da ciò che Mu può aver fatto o meno, vorrei che ti rendessi conto che lo ha fatto insieme a tua moglie...quindi ti chiedo di tornare in te e di non fare sciocchezze! -.
 
- Il Capitano Saga ha ragione - gli fece eco Shura supplicando - sarebbe folle punire una persona che non ha fatto niente! Ti chiedo di ascoltarmi, poi deciderai il da farsi, ma per favore, lascia andare Mu -.
 
- Non posso lasciarla andare - sebbene fosse più calmo, Aiolos scosse lentamente la testa - non prima di aver saputo cosa sta succedendo, e soprattutto cosa state combinando - concluse rivolgendosi a Shura.
 
- Bene, allora la terrò io in custodia - Saga si rivolse ad Aiolos spiazzandolo - Il mio appartamento è il posto più sicuro e tranquillo. Prenditi il tuo tempo per chiarirti con tua moglie e, quando avrai finito, ci troverai entrambi ad attenderti - disse pensando che fosse la soluzione migliore, come confermato dall’amico che annuì con rassegnazione. Purtroppo, non poté vedere lo sguardo sorpreso di Mu dietro di lui, ma un insolito brivido lungo la schiena lo rese più che consapevole della presenza silenziosa alle sue spalle.
 
- Non è necessario che vi disturbiate Capitano - la voce di Shaka richiamò l’attenzione su di lui - posso occuparmi io della sua custodia e... -.
 
- Nessun disturbo - lo tagliò Saga, che, dal lieve fruscio dell’abito di Mu dietro di lui, ne aveva percepito il leggero movimento nervoso - Allora, Aiolos... - disse rivolgendosi di nuovo all’amico - quando vuoi, sai dove trovarci - dopodiché si fece da parte, per lasciar passare la giovane e avviarsi insieme a lei fuori dalle stalle. E portarla via da lì il prima possibile.
 
Quando Mu passò accanto a Shura ed Aiolos, non poté evitare di fermarsi accanto alla donna. Allungando un braccio nella sua direzione, le strinse la mano in segno di incoraggiamento, mostrando uno dei suoi bellissimi sorrisi, e venendo prontamente ricambiata da Shura, che le accarezzò dolcemente il viso in segno di scuse. Quanto ad Aiolos, si limitò semplicemente ad ignorarlo, facendo aumentare a dismisura il senso di colpa del giovane.
 
La serata era ancora gradevole e l’aria piacevolmente fresca, tuttavia, non fu necessario uscire dall’edificio per raggiungere l’ala del palazzo in cui Saga e Mu erano diretti. Aprendosi in uno dei punti più nascosti delle stalle, un piccolo corridoio conduceva all’interno della struttura, passando, naturalmente, per le zone più riparate. Fortunatamente le cucine, a quell’ora, erano già deserte, per cui nessuno si accorse di quando entrambi le attraversarono per raggiungere i corridoi principali, e, quindi, l’appartamento di Saga. Per di più, il tragitto si svolse nel silenzio più assoluto, il che rese più agevole per loro muoversi nel palazzo senza che nessuno se ne accorgesse. 
 
Dopo aver camminato per un bel po’, finalmente giunsero nei pressi dell’appartamento ma, prima di varcare la soglia, Mu rallentò il suo passo, fermandosi a poca distanza da essa e mostrando un notevole imbarazzo. Vedendo Saga guardarla con aria interrogativa, ruppe il silenzio che li aveva accompagnati fino a quel momento, manifestando ciò che la rendeva inquieta.
 
- Io...mi dispiace Capitano... - evitando il suo interlocutore, fece vagare lo sguardo arrossendo per l’imbarazzo - vi ringrazio per avermi evitato una situazione spiacevole però... - deglutì intrecciando nervosamente le mani - non vi conosco e non credo che sia opportuno che vi accompagni nelle vostre stanze...se me lo permettete, posso restare qui, vi garantisco che non darò alcun fastidio -.
 
Saga sorrise vedendola arrossire. Oltreché per le sue parole. Poteva essere molto tenera, quando non era arrabbiata!
 
- Non mi conoscete ma conoscete qualcuno che mi somiglia molto, giusto? - intuendo la difficoltà della ragazza, e comprendendone le ragioni, ammorbidì il suo tono di voce per smorzare la tensione, nel tentativo di metterla più a suo agio - Vi sentireste più tranquilla se ci fosse anche mio fratello? - ed il modo in cui la vide spalancare gli occhi sorpresa e sollevata fu più eloquente di qualunque risposta.
 
Coprendo rapidamente i passi che lo separavano dalla guardia più vicina, dette l’ordine di chiamare il vice Capitano, dopodiché tornò indietro, accompagnando finalmente Mu nelle sue stanze. 
 
Fortunatamente, prima di uscire, Saga aveva lasciato un piccolo fuoco acceso nel caminetto, ed il lieve sospiro che uscì dalle labbra di Mu quando entrò nel soggiorno gli fece intendere di aver fatto bene. Il gradevole tepore della stanza avvolse entrambi in un confortevole abbraccio. In una primavera tardiva come quella, tornare a casa e scaldarsi le membra al calore del fuoco era un piccolo piacere di cui, chi poteva, approfittava più che volentieri.
 
- Accomodatevi - mentre Mu si guardava attorno incuriosita, Saga le fece segno di sedersi davanti al camino - Mettetevi seduta, starete più comoda e al caldo - dopodiché si fermò davanti a lei, facendo un leggero inchino nella sua direzione - Prima di tutto, permettetemi di presentarmi...sono il Capitano Saga, ovviamente il gemello di Kanon - spiegò, ritenendo opportuno presentarsi formalmente - e, se ho ben compreso, voi siete Mu, la figlia del fabbro del paese... è corretto? - Mu annuì, intuendo facilmente che Kanon gli avesse già parlato di lei.
 
Ciò che invece non si aspettava, fu ciò che accadde subito dopo, quando Saga prese con delicatezza una delle sue mani per porvi sopra un leggerissimo bacio. Arrossì violentemente. Non era la prima volta che le capitava anzi...accadeva piuttosto spesso, considerate le usanze del paese, ma, per qualche strana ragione, sentì il suo volto bruciare.
 
- Vi chiedo perdono per il modo in cui vi ho spaventata prima, e, se avessi saputo che era una donna quella che stava entrando, non mi sarei mai permesso di braccarla in quel modo. A maggior ragione trattandosi di voi. Kanon mi ha detto quanto siete importante per lui e quello che avete fatto... - Saga spiegò così il suo gesto - posso solo dirvi grazie...di cuore...per esservi presa cura di lui quando non c’ero -.
 
Mu annuì, sentendo il suo cuore battere furiosamente. C’era qualcosa nel modo di fare...guardare...parlare...di questo sconosciuto che la faceva sentire diversa. Leggera, come se non avesse peso. Pensò che fosse strano. Il Capitano era quasi identico al suo gemello, eppure, Kanon non aveva mai provocato in lei quelle sensazioni.
 
- Bene...ora che le presentazioni sono state fatte, gradite qualcosa di caldo da bere? Un tè? - un sorriso distensivo apparve sulle labbra di Saga.
 
- Vi ringrazio Capitano ma... non preoccupatevi, sono a posto così - Mu scosse piano la testa, e la sua voce, seppur dolce, tradì il suo nervosismo. In fin dei conti, si trovava pur sempre in una situazione scomoda. Da sola, con un uomo, nel suo appartamento.
 
- Come volete, ma ho intenzione di prepararlo per me, quindi, non sarebbe un disturbo. Vi consiglio di approfittarne - volutamente, e per calmarla, Saga tenne il suo tono di voce più basso del solito. Aveva percepito perfettamente il suo imbarazzo, e questo, lungi dall’infastidirlo, gli provocò una certa tenerezza.
 
- In tal caso, allora, permettete che lo faccia io! - Mu si alzò rapidamente in piedi intravedendo, in quel piccolo gesto, l’opportunità di fare qualcosa e distrarre la sua mente - Per ringraziarvi della vostra ospitalità e.…per rendermi utile -.
 
Saga annuì sorridendo leggermente. Le guance della giovane erano nuovamente tinte di cremisi mentre rimuoveva dalle spalle la sua lunga mantella per piegarla accuratamente ed appoggiarla sulla spalliera del divano. Aveva un’attitudine particolare nell’arrossire quando si trovava in imbarazzo. Veramente adorabile ai suoi occhi.
 
Le mostrò la piccola cucina e i pochi utensili di cui era già dotata per l’essenziale, cercando volutamente di ignorare quel leggero aroma fresco e dolce che sembrava provenire dalla giovane e che le dimensioni ridotte della cucina portavano direttamente alle sue narici. Lo spazio era piuttosto stretto perché entrambi potessero muoversi con disinvoltura, il che fu abbastanza evidente quando Mu, girandosi per prendere le tazze, andò a sbattere contro il petto di Saga. Sarebbe caduta, portando le tazze con sé sul pavimento se Saga non l’avesse ripresa, cingendole la vita con le mani ed impedendole di farsi male. Quello che ne era seguito, era stato un grazie mormorato da Mu con un filo di voce, e la fuga di Saga dalla cucina per evitare di mostrare la sua confusione.
 
Quando Mu tornò in soggiorno, entrambi fecero finta di niente, cercando di dissimulare quanto quel piccolo contatto li avesse turbati. Saga attizzava il fuoco nel camino, più per tenersi impegnato che non perché fosse effettivamente necessario, mentre Mu si occupava di servire il tè. Quando porse all’uomo la sua tazza, il leggero sfioramento tra le loro dita le fece distogliere lo sguardo mentre, al contrario, Saga non distolse gli occhi dal suo viso. 
 
L’impalpabile tensione che si era creata tra di loro era strana. Scomoda, ma anche piacevolmente allettante, e quel filo invisibile che stavano inconsapevolmente tessendo si muoveva nell’aria inquieta e carica di attesa come se, da un momento all’altro, dovesse accadere qualcosa di inaspettato. Che effettivamente accadde, ma non come avrebbero immaginato...
 
Saga stava per dire qualcosa, Mu vide le sue labbra aprirsi per parlare, quando due colpi alla porta attirarono la loro attenzione. Senza neanche avere il tempo di concedergli il permesso, videro qualcuno precipitarsi all’interno della stanza lasciandoli interdetti. Mu nascose il suo divertimento dietro una mano, mentre Saga alzò gli occhi al cielo.
 
- Posso guardare??? - con una mano ancora sul pomello della porta e l’altra sugli occhi ad oscurargli la vista, Kanon entrò brancolando nel buio - No perché...considerato come vi hanno trovati poco fa, non vorrei vedere qualcosa che potrebbe traumatizzarmi per il resto della mia vita... -.
 
Mu distolse gli occhi per la vergogna. Ricordava bene quel contatto. Per un momento aveva avuto paura, ma solo finché non aveva incrociato gli occhi sorpresi di Saga... 
 
Saga sbuffò, dopodiché si alzò, riportando alla realtà suo fratello con un sonoro schiaffo sulla nuca. 
 
- Hai finito di fare l’idiota? -  lo redarguì da fratello maggiore - E fa’ attenzione a come parli, rispetta Mu! -.
 
Kanon aprì gli occhi, non potendo evitare un sorriso da lupo quando vide la scena davanti ai suoi occhi. Mu che non aveva un posto in cui nascondersi e Saga in evidente imbarazzo. Non avrebbe dimenticato le loro facce fino alla fine dei suoi giorni.
 
- Giuro che, quando ho sentito quello che è successo, ho subito pensato a voi due... - disse continuando a sorridere, alternando lo sguardo dall’uno all’altra - solo voi sareste stati in grado di mettere in scena uno spettacolo del genere! -.
 
Naturalmente, Kanon non poteva sapere come si fossero effettivamente “incontrati” Mu e Saga, dato che, a parte Shura, non c’era nessuno che avrebbe potuto testimoniarlo, ma conosceva abbastanza bene entrambi da poter intuire come fossero andate le cose. E l’imbarazzo che tentavano inutilmente di dissimulare non faceva altro che avvalorare la sua tesi.
 
- Kanon... - Saga lo rimproverò con lo sguardo, ma questo, lungi dal dissuaderlo, solleticò ancora di più la voglia di Kanon di stuzzicarlo.
 
- Negherai di esserti divertito...Saga? - tuttavia, quando vide la vergogna diventare sempre più evidente sul volto del suo gemello, ne ebbe pietà, mettendo fine alle sue prese in giro.
 
E tornando serio, o quantomeno serio per quanto potesse esserlo, si rese finalmente conto di cosa stesse accadendo.
 
Vedere Saga risoluto era normale...vederlo deciso, volitivo, riflessivo, era una consuetudine...vederlo arrabbiato era spaventoso...ma vederlo in imbarazzo non era niente di tutto ciò. Era completamente fuori dall’ordinario, e, infatti, a memoria, non ricordava di averlo mai visto così impacciato.
 
Dal canto suo, anche Mu mostrava atteggiamenti insoliti, per lo meno per chi la conosceva bene come Kanon. Il gemello minore ne ammirava la gentilezza, ne apprezzava il coraggio, ne biasimava la testardaggine...ah se era testarda! Ma vedere Mu senza parole, nascondersi dai suoi occhi indagatori, era qualcosa che non aveva mai visto.
 
Kanon strinse le palpebre, posando lo sguardo su Saga, poi di nuovo su Mu, e così via, alternando il movimento delle sue belle giade tra l’uno e l’altro, mentre il suo cervello lavorava instancabilmente. Se fosse stato un po' più vicino, Saga avrebbe potuto sentire il rumore degli ingranaggi in movimento nella sua testa. 
 
Stava succedendo qualcosa lì. Kanon ne era sicuro, ma, per il momento, decise di mettere da parte quel pensiero per cercare di capire cosa fosse effettivamente accaduto. Milo era stato piuttosto frettoloso nel suo racconto, e non avrebbe potuto essere altrimenti, dato che lo stesso Shaka non era stato in grado di fornirgli molti elementi. Mettendo da parte le sue prese in giro, almeno per il momento, si avvicinò a Mu, sedendosi con calma accanto a lei e accarezzando con il dorso della mano una delle sue guance.
 
- Vuoi dirmi perché volevi intrufolarti dal retro come una ladra? - la voce di Kanon suonò pacata e paziente - Che stavate combinando tu e Shura? -.
 
Mu lo guardò negli occhi per alcuni istanti, prima di scuotere leggermente il capo in segno di diniego.
 
-Non posso Kanon...vorrei, ma non posso. Non riguarda me, ma Shura e suo marito, e io ho promesso di essere discreta - vedendo Kanon accigliarsi, prese una mano tra le sue - cerca di capirmi, non posso tradire la sua fiducia -.
 
Kanon annuì leggermente, ricambiando il gesto affettuoso della giovane - Allora rispetterò la tua volontà -.
 
Defilato, Saga seguì l’interazione tra Mu e il suo gemello senza perdere un dettaglio. Il riguardo e la delicatezza che Kanon riservava a quella ragazza erano davvero inusuali, mentre, dal canto di Mu, la familiarità e la naturalezza con la quale trattava suo fratello era molto differente dall’imbarazzo che mostrava nei suoi riguardi. Era vero che tra di loro non c’era alcuna confidenza, si erano appena conosciuti, tra l’altro in circostanze abbastanza scomode, ma, se non avesse saputo che Kanon era già innamorato, avrebbe visto con preoccupazione la complicità che c’era tra lui e Mu.
 
Un momento.
 
Perché mai questo avrebbe dovuto preoccuparlo?!
 
****
 
A distanza dall’appartamento di Saga, precisamente due piani più in alto, marito e moglie si trovavano nella loro grande camera da letto, alle prese con una conversazione scomoda.
 
- Allora, posso finalmente sapere cosa sta succedendo? -. Non urlava. Aiolos non aveva mai urlato contro Shura, ed il buonsenso gli aveva suggerito di non farlo neanche stavolta. L’unico segno di nervosismo era il movimento della mano destra nella sua folta capigliatura castana. Gesto che solitamente calmava la sua irritazione.
 
Shura gli dette le spalle, ma solo per raggiungere la toeletta e prendere la sedia che solitamente era rivolta verso lo specchio, girandola in direzione di Aiolos. Si sedette con un movimento aggraziato che fece frusciare lievemente il suo vestito, portando le mani sulla stoffa che la copriva fino alle caviglie, e alzando nuovamente lo sguardo per fissarlo nei begli occhi del marito.
 
- Non è accaduto niente di grave, o meglio...niente che volevo tu sapessi - l’atteggiamento di Shura era pragmatico, come sempre, anche se la sua voce tradiva un certo rammarico.
 
- E me lo dici così? - Aiolos sgranò gli occhi - Stai ribadendo di avere dei segreti con me e lo dici con questa tranquillità?! -.
 
- Non ho alcun segreto con te Aiolos, semplicemente, non volevo farti preoccupare - concluse con un lieve sospiro, stringendo le mani in grembo.
 
Aiolos impallidì. Le parole di Shura avevano acceso un campanello d’allarme nella sua testa, trasformando radicalmente l’espressione del suo volto, che passò dallo sgomento alla confusione, ed infine all’apprensione.
 
- Di cosa stai parlando? - anche il tono di voce tradiva la sua ansia, mentre con passo certo si avvicinava a Shura - Cosa ti succede? C’è qualcosa che non va? Non stai bene? -.
 
Shura scosse leggermente il capo in segno di diniego mentre Aiolos si inginocchiava per prendere le sue mani.
 
- Qualche tempo fa ho avvertito alcuni dolori... -.
 
- Dove? -.
 
L’espressione di Shura fu più eloquente di molte parole nel fargli intendere che avesse a che fare con la loro intimità.
 
- Quando abbiamo provato ad avere un figlio? - domandò Aiolos in modo prudente.
 
- Sì - Shura annuì. Era una persona discreta, non amava parlare di cose intime, ma era anche una donna pragmatica, sapeva di dover dare delle spiegazioni a suo marito, e non si sarebbe tirata indietro - Mi sono allarmata e ne ho parlato con Aphrodite -.
 
Aiolos annuì, rimanendo in silenzio. Aphrodite era il medico ufficiale del palazzo e, per quanto potesse sembrare strano che Shura, a dispetto della sua riservatezza, si fosse confidata con un uomo, in realtà non lo era. Almeno per chi conosceva il suddetto medico. Aggraziato ai limiti del femminile, Aphrodite era una persona molto sensibile ed empatica, e non era raro che le persone si rivolgessero a lui per un malessere o per qualunque tipo di problema medico. Soprattutto le donne, con le quali riusciva a stabilire una complicità unica, a dispetto del fatto che fosse un uomo. Di conseguenza, Aiolos non fu minimamente turbato.
 
- Mi ha visitata e, dopo aver concluso che non c’era niente che non andasse in me...a parte un po' di agitazione...ha preferito non prescrivermi alcun farmaco, solo una preparazione che lenisse i miei dolori, consigliandomi di rivolgermi a Mu per prepararla -.
 
- Sì - Aiolos annuì - Mu conosce molto bene le piante ma, perché non mi hai detto niente? - domandò accarezzandole il volto.
 
- Perché non volevo farti preoccupare e poi... - tentennò indecisa se continuare - so quanto desideri avere un figlio - concluse con un filo di voce.
 
- Non a scapito della tua salute Shura! - Aiolos la interruppe deciso - È vero, desidero tantissimo avere dei figli con te, ma non se questo ti mette in pericolo - disse con sincerità - per me sei la cosa più importante, e se Atena vorrà concederci la gioia di avere dei bambini ne sarò felice, altrimenti, faremo diversamente - sorrise incoraggiandola e vedendola contraccambiare prima di riportare l’attenzione su un argomento spinoso.
 
- Aiolos...per quanto riguarda Mu... -.
 
Aiolos scosse dolcemente il capo - Devo spiegarti alcune cose -.
 
- No, non devi spiegarmi niente - lo contraddisse, facendolo accigliare - Non guardarmi così, so quello che è successo. Anche se non ne abbiamo mai parlato, il paese è piccolo e le voci prima o poi girano, e per quanto poco peso abbia sempre dato ai pettegolezzi, sono arrivati anche alle mie orecchie -.
 
- Io ti giuro che quello che è successo con Mu non ha niente a che vedere con quello che è successo con te -.
 
Shura si accigliò - A dire il vero non ho mai pensato il contrario...certo, le voci sono arrivate alle mie orecchie, ma, sinceramente, non ho mai dato loro alcun peso. So che hai tentato di corteggiare Mu e che le cose non sono andate come volevi, ma, in tutta onestà, non mi è mai interessato. Il passato è passato. Ho sempre percepito il tuo amore come sincero e per me è l’unica cosa che conta -.
 
Se c’era un aspetto che faceva di Shura una donna unica, nel bene e nel male, era il suo senso pratico. Non rimuginava sulle cose, se c’era un problema lo affrontava e lo risolveva, e, se non c’era alcun problema, non era di certo persona da crearne per il gusto di crogiolarsi nel tormento.
 
- Ed è vero - le fece eco Aiolos - Mi hai fatto innamorare perdutamente di te. E continui a farlo ogni giorno -.
 
- Proprio per questa ragione non ho compreso il tuo comportamento poco fa. Aiolos, le hai fatto male... - gli fece notare Shura, ancora leggermente incredula.
 
Aiolos abbassò lo sguardo. In tutta onestà, il rimorso lo aveva colto nel momento stesso in cui si era reso conto del suo comportamento, e non aveva bisogno di guardare il volto contrariato di sua moglie per sentirsi in colpa.
 
- Se il Capitano non si fosse messo in mezzo l’avresti fatta portare in prigione - Shura continuò scuotendo il capo - E sai meglio di me cosa c’è là sotto -.
 
- Non lo avrei mai fatto e tu lo sai! - si difese Aiolos, non riuscendo tuttavia a convincere Shura, che lo guardò con un sopracciglio alzato.
 
- Volevo solo intimorirla, ma non avrei mai permesso a Shaka di portarla nelle segrete. Mi ha sfidato...Shura! -.
 
- No, non ti ha sfidato. Ha difeso se stessa dalle accuse assurde che le hai rivolto -.
 
- Mi ha colpito! -.
 
- E cosa ha ferito? Il tuo viso o il tuo orgoglio? -.
 
- Shaka ha detto che... -.
 
- Shaka può dire quello che vuole, ma non ha le stesse conoscenze di Mu! - controbatté Shura alzandosi e dirigendosi verso la porta. Dopo averla aperta, si avvicinò alla prima guardia disponibile, chiedendogli di chiamare Aphrodite.
 
Aiolos rimase nella stessa posizione, in silenzio, seguendo Shura con lo sguardo e vedendola muoversi con il suo tipico piglio deciso. Quando si sedette nuovamente la guardò negli occhi, scuotendo il capo.
 
- Non è necessario - disse rivolgendosi più a se stesso che a sua moglie. Infatti non ebbe alcuna risposta. Quando Shura si metteva in testa qualcosa la faceva e basta.
 
Passarono pochi minuti, prima che i passi rapidi e decisi del medico facessero scricchiolare il pavimento di legno del corridoio. Due leggeri colpi alla porta annunciarono agli sposi la sua presenza all’ingresso.
 
- Avanti - la voce di Shura suonò calma e risoluta. Proprio come lei.
 
- Buonasera - il medico salutò inchinandosi brevemente davanti ad entrambi prima di soffermarsi davanti a Shura - Cosa è accaduto? Hai preso il rimedio che ti ho prescritto? Ti ha dato qualche problema? -. Diretto, senza preamboli e con la confidenza che aveva stabilito con la donna. D’altronde, se era stato chiamato a quell’ora, qualcosa doveva pur essere accaduta.
 
- No, non l’ho ancora preso - Shura scosse la testa negando - ed è a questo proposito che ti ho chiamato...mio marito... - disse indicando Aiolos con un cenno della mano - vorrebbe sapere di che rimedio si tratta -.
 
Ad Aphrodite non fu necessario più di qualche secondo per capire che fosse accaduto qualcosa. Non sapeva cosa e ovviamente si guardò bene dal chiederlo. A parte il fatto che le vicende altrui non suscitavano in lui il benché minimo interesse, era certo che, inevitabilmente, di lì a poco qualche pettegolezzo sarebbe arrivato anche alle sue orecchie. Purtroppo.
 
- È un infuso composto da diverse piante, principalmente camomilla, tiglio, e, naturalmente, artemisia - annuì iniziando la sua spiegazione - servono principalmente per calmare i dolori al basso ventre che Shura ha accusato nell’ultimo periodo...la composizione deve essere ben bilanciata, altrimenti le stesse erbe rischiano di provocare effetti indesiderati... e proprio per questa ragione le ho consigliato di rivolgersi a Mu che, come tutti sappiamo, conosce molto bene le piante officinali -.
 
Eccolo lì. In poche parole Aphrodite aveva spiegato cosa fosse successo negli ultimi giorni.
 
- È grave? - domandò Aiolos con ansia, calmandosi subito dopo quando vide il medico negare in modo deciso, scuotendo leggermente i suoi boccoli celesti.
 
- Niente affatto. È solo nervosismo, che ha giocato a Shura un brutto tiro. E, a questo proposito, se posso permettermi... - si prese alcuni secondi per guardare entrambi negli occhi scandendo bene le sue parole - il mio consiglio è di vivere tutto con più tranquillità e naturalezza, e quando dico tutto intendo...tutto... -. Non fu necessario aggiungere altro. Ed infatti non lo fece, anche perché non aveva alcun interesse né voglia di entrare in quello che sembrava essere, a tutti gli effetti, un battibecco tra marito e moglie.
 
Certo che il messaggio fosse arrivato ben chiaro, il bel medico si congedò, augurando alla coppia una buonanotte, e raccomandando per l’ennesima volta a Shura di seguire le prescrizioni ricevute ed assumere la preparazione di Mu.
 
Rimasti soli, Aiolos si avvicinò nuovamente a sua moglie, riprendendo la posizione ai suoi piedi, quella che aveva prima che arrivasse Aphrodite.
 
- Perdonami, per il modo in cui mi sono comportato -.
 
- Non ti senti stupido? - nel bene e nel male, Shura non girava mai intorno alle cose, andando dritto al punto - Capisci perché mi ha ferita vederti trattare Mu in quel modo? Voleva solo aiutarmi -.
 
Aiolos non poté controbattere. Sua moglie aveva ragione su tutta la linea. Sospirando, mise la testa sul suo grembo, aspettando che le delicate mani di Shura si facessero largo tra le sue ciocche castane accarezzandogli il capo, in attesa di quella sensazione di benessere che sempre gli davano.
 
- Sono stato un idiota - ammise, sentendo le dita di Shura scivolare sulla cute sensibile - Per fortuna c’era Saga, a proposito... - sussultò leggermente, ricordandosi dell’incombenza della quale doveva ancora occuparsi - dovrò andare con la coda tra le gambe da entrambi! -.
 
Shura concordò, sentendolo sbuffare leggermente, e mentre continuava con il compito di rilassarlo con le sue carezze, non poté evitare che un piccolo sorriso si facesse strada sul suo volto.
 
Per fortuna c’era Saga.
 
Era vero che la situazione aveva scombussolato tutti...era vero che la preoccupazione per Aiolos aveva occupato i suoi pensieri...ma era pur sempre una donna. E, da donna, aveva percepito con chiarezza che, quella sera, oltre all’inquietudine che aveva messo tutti sottosopra, si era manifestata anche un’altra tensione. Piccola...acerba...precoce. Ma ben chiara.
 
****
 
Kanon accarezzò con affetto il braccio di Mu, accigliandosi quando la sentì sussultare leggermente.
 
- Ti fa male? - dannato Aiolos! pensò tra sé biasimando il comportamento del sovrintendente. Evidentemente, ciò che Milo gli aveva riportato era molto vicino alla realtà.
 
- Saga - voltandosi, si rese conto dell’assenza di suo fratello - ma dove... - non terminò la domanda, vedendolo ricomparire dal piccolo corridoio che portava alle stanze da letto e porgergli un barattolino.
 
- Questo è un unguento che usiamo nei campi militari per far rimarginare le ferite - gli spiegò Saga - applicalo sui lividi di Mu e vedrai che il dolore si attenuerà nel giro di poco tempo -.
 
Lo avrebbe fatto lui stesso, ma sapeva quanto poco opportuno fosse anche solo offrirsi. Lui e Mu non avevano alcuna confidenza, e l’ultima cosa che avrebbe voluto fare era metterla a disagio. Per quella sera aveva già fatto abbastanza.
 
Tuttavia, aveva sottovalutato la scaltrezza del suo gemello che, vedendo in quella situazione l’opportunità di verificare alcune idee che gli giravano per la testa, ci mise lo zampino, boicottando quel nobile gesto.
 
- Per carità Saga! - dopo aver aperto il barattolino e averlo annusato, si alzò fingendo di essere nauseato - Non ce la faccio proprio, che accidenti c’è lì dentro?! -.
 
- Ma che...? - Saga si accigliò, non capendo nulla. Durante gli anni della missione avevano usato spesso quell’unguento. Ad onor del vero era una preparazione di Dohko, e il “vecchietto” sapeva sempre quello che faceva, tant’è che nessuno se ne era mai lamentato.
 
- Non riesco neanche a sopportarne l’odore! -.
 
Anche Mu unì i suoi segni sulla fronte, e, perplessa, mise il naso dove lo aveva messo Kanon qualche istante prima, nel vasetto abbandonato sul divano.
 
- Arnica...un po' di aloe...non c’è niente che abbia un cattivo odore in questo balsamo... - sussurrò tra sé confusa, e, mentre cercava una spiegazione logica per il comportamento di Kanon, spaziò con lo sguardo verso il basso, ignorando il pavimento di pietra che scorreva sotto ai suoi occhi.
 
Quando li sollevò, trovò davanti a sé il maggiore dei gemelli, che la guardava contrito, e con una punta di imbarazzo. Sia per l’atteggiamento di Kanon, che per ciò che si accingeva a dire.
 
- Visto che...sì...insomma...mio fratello si comporta in modo strano...più del solito intendo... - sottolineò le ultime parole - permettete che sia io ad aiutarvi - Saga si era sentito in dovere di scusarsi per conto di Kanon e, come era ovvio che fosse, di offrirsi al posto suo. 
 
In tutta onestà, si aspettava che Mu non gli rispondesse neanche, limitandosi a prendere l’unguento per medicarsi da sola. Oltre, naturalmente, a pensare che i due gemelli fossero una coppia di squilibrati dai quali dover stare alla larga...
 
Per questa ragione rimase con un palmo di naso, quando vide Mu annuire leggermente, alzare fino a sopra il gomito la manica svasata del suo abito ed offrirgli il braccio allungandolo nella sua direzione.
 
Saga riuscì a contenere l’istinto di sgranare gli occhi, ringraziando la sua naturale prontezza di riflessi che gli permise di non imbarazzare la ragazza più di quanto già non fosse, e quando tornò in sé, indugiò per qualche secondo, facendo scorrere gli occhi sulla pelle diafana esposta alla sua vista. Sembrava così...delicata...liscia...morbida...
 
Si prese mentalmente a calci per uscire da quei pensieri.
 
Dal canto suo, Mu puntò lo sguardo verso il basso nel tentativo, evidente quanto inutile, di nascondere la vergogna che aveva tinto di cremisi le sue guance. Certo, avrebbe potuto fare tutto da sola, d’altronde, si era sempre presa cura di se stessa senza chiedere aiuto a nessuno, però...c’era qualcosa...un impulso, che non seppe contenere né lo volle, e che la spinse ad accettare l’aiuto dell’uomo che le stava di fronte. Un uomo di cui non sapeva quasi nulla, un uomo che, al momento, per lei rappresentava ancora un grande mistero.
 
Con calma, Saga prese posto sedendosi accanto a Mu, intingendo un dito nell’unguento e preparandosi a medicarla. Ostentando una tranquillità che era solo apparente, sentiva le tempie pulsare, ma questo, lungi dal provocargli fastidio come sarebbe stato logico, lo faceva, paradossalmente, sentire bene.
 
Con la delicatezza che non sapeva di avere, con una mano tenne fermo il braccio di Mu, mentre con l’altra applicò la preparazione sui lividi. Si fermò sentendola sussultare leggermente e, quando alzò lo sguardo per guardarla, la vide fissare insistentemente il pavimento nell’evidente tentativo di sfuggire ai suoi occhi.
 
- Vi ho fatto male? - la voce di Saga era quasi ridotta ad un sussurro.
 
- No - Mu negò con il capo mantenendo gli occhi bassi - Perdonatemi -.
 
Saga fece un piccolo sorriso. Quando non era arrabbiata era davvero molto tenera.
 
Dopodiché continuò con il suo lavoro, e mentre massaggiava quei lividi con ancora più delicatezza di prima, non poté evitare che il pensiero che si era formato prima in un angolo della sua mente si facesse largo nella sua ragione, confermandogli quello che, pochi istanti fa, aveva sospettato a ragion veduta. La sua pelle era delicata...liscia...morbida...
 
Entrambi persi nel loro mondo, non si resero conto che, a non più di un paio di metri di distanza, qualcuno osservava la loro interazione crogiolandosi nei suoi pensieri. E divertendosi parecchio. 
 
Kanon poteva essere estraneo alle dinamiche che coinvolgevano uomini e donne, dato che non gli erano mai interessate, ma riconosceva perfettamente la tensione che due persone che si piacevano erano in grado di creare nell’ambiente intorno a loro. Sorrise con una smorfia maliziosa. Stava succedendo qualcosa lì, senza ombra di dubbio. Anche se era altrettanto certo che nessuno dei due se ne fosse ancora accorto.
 
E avrebbe continuato a divertirsi alle spese di due delle persone che amava di più al mondo, se dei colpi secchi alla porta non avessero attirato la sua attenzione. La sua e quella di Mu e Saga, che sussultarono leggermente, riconnettendosi alla realtà.
 
Kanon si alzò avvicinandosi alla porta e, dando per scontato chi fosse, l’aprì senza fare domande, salutando con un cenno del capo e lasciando passare il visitatore.
 
- Buonasera - Aiolos entrò con discrezione e, non appena fece un paio di passi, i suoi occhi si posarono istintivamente sul braccio scoperto di Mu, facendolo sentire ancora più in colpa di quanto già non fosse. 
 
Si biasimava. Non avrebbe dovuto perdere la calma. Anche perché non l’aveva mai persa in quel modo. Soprattutto con una donna. Il problema è che Mu gli aveva sempre provocato reazioni contrastanti. Era sempre stata un rompicapo, così dolce, così amabile, e così testarda! Forse...forse... una parte di lui, non aveva mai digerito il suo rifiuto di qualche anno prima. Né l’avrebbe mai fatto. L’orgoglio probabilmente... come aveva facilmente intuito Shura.
 
- Perdonami - non c’era altro che potesse dire.
 
Mu annuì leggermente, continuando a tenere lo sguardo rivolto al pavimento. Solo quando si sentì osservata, lo sollevò per incrociare quello fermo e rassicurante di Saga, che le rivolse un piccolo sorriso di incoraggiamento.
 
- Ti sei chiarito con tua moglie? - Kanon attirò l’attenzione riportando tutti alla realtà. Mu e Saga che sembravano essere in un mondo tutto loro, e lo stesso Aiolos che assisteva perplesso alla loro silenziosa interazione.
 
- Sì - Aiolos annuì - ed è a questo proposito che sono venuto - fece qualche altro passo avvicinandosi al luogo in cui Mu veniva medicata da Saga, sentendosi sprofondare quando la vide ritrarsi leggermente - Shura mi ha spiegato tutto...mi ha raccontato dei fastidi che ha avuto ultimamente e di essersi rivolta a te come le aveva prescritto Aphrodite, che ovviamente ha confermato tutto - la guardò con grande dispiacere - mi dispiace di essermela presa con te, che non avevi alcuna colpa -.
 
- Non fa niente - furono le laconiche parole di Mu. Il tono era dolce, come sempre, ma freddo, oltre al fatto che i suoi occhi si ostinavano a non alzarsi dal pavimento. Era ovvio che non lo avrebbe perdonato così in fretta. Avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo per digerire quello che era accaduto.
 
- Grazie Saga - Aiolos si rivolse all’amico, che lo guardò con comprensione - non so cosa avrei fatto se tu non fossi stato lì -.
 
- Non avresti fatto niente - rispose Saga rassicurandolo - di questo ne sono più che certo - aggiunse sorridendo fiducioso, distogliendo per un momento lo sguardo da Mu e vedendo Aiolos annuire.
 
Quella distrazione durò solo qualche secondo, e quando si voltò nuovamente incrociando i grandi occhi di Mu fissi su di lui, sussultò senza darlo a vedere. Era sicuro che questa ragazza non avesse la più pallida idea dell’effetto che aveva sulle persone, ed il modo naturale e sereno con cui muoveva il suo sguardo cristallino ne era la prova. Per di più, solo in quel momento si accorse di stare ancora accarezzando il suo braccio, sebbene avesse finito di medicarla già da un po'.
 
- Mu, puoi tornare a casa - Aiolos ruppe la bolla in cui si trovavano - chiederò ad una delle guardie di scortarti fino a casa, non è opportuno che giri da sola a quest’ora e... -.
 
- Non sarà necessario! - Saga e Kanon si sovrapposero facendo sobbalzare Aiolos. Per motivi differenti, rifiutarono entrambi questa possibilità.
 
- Ci penseremo noi - aggiunse il minore dei gemelli, mentre il più grande si rivolse nuovamente a Mu, che non nascose la sua sorpresa alla reazione del gemello maggiore.
 
- Bene...allora...è tutto - un po' imbarazzato, Aiolos si preparò a congedarsi. Quello che aveva da dire lo aveva detto, inoltre, non era così ottuso da non rendersi conto di essere di troppo in quella situazione. Lui stesso aveva notato come Saga avesse a malapena notato la sua presenza. E Mu anche meno.
 
Sospirando, rivolse un breve cenno di saluto a Kanon, l’unico che sembrava essersi accorto di lui e che lo accompagnò alla porta, prima di augurare a tutti la buonanotte ed infilare l’uscita il più rapidamente possibile.
 
- Povero Aiolos - quando il sovrintendente fu uscito, Kanon non poté fare a meno di riflettere ad alta voce, attirando finalmente l’attenzione degli altri due presenti, che si voltarono nella sua direzione - deve essere dura per lui... -.
 
- Di che stai parlando? - Saga si accigliò - È un bene che si sia reso conto dell’errore, inoltre, Mu era ancora sotto custodia, e senza la sua autorizzazione non avrebbe potuto lasciare il palazzo - si fermò, vedendo Kanon sorridere astutamente.
 
- A dire il vero non mi riferivo a questo... - una smorfia maliziosa illuminò il bel viso di Kanon.
 
- E a cosa? - domandò Saga incuriosito dalle elucubrazioni del suo gemello, e cauto per le sciocchezze che avrebbe potuto dire.
 
- Beh... - Kanon alzò gli occhi facendo finta di riflettere - anche se Aiolos non è sceso in particolari, è chiaro che quello di Shura è un problema tipicamente femminile... - dopodiché riportò lo sguardo su Saga e Mu, che lo osservavano in attesa che continuasse - è evidente che il nostro povero Aiolos dovrà raffreddarsi...almeno per il momento! - disse sorridendo furbescamente.
 
Imbarazzato, Saga portò le mani al viso, facendole scorrere con lentezza per calmare la voglia di uccidere il suo gemello, mentre Mu, al contrario, alternava lo sguardo tra i due fratelli cercando di capire di cosa stessero parlando. 
 
Anche se non aveva colto il senso delle sue parole, aveva facilmente immaginato che si trattasse di una delle sciocchezze di Kanon, ma non comprendeva perché fosse così divertente per lui, mentre invece riempisse di vergogna l’espressione del fratello maggiore. Decise di chiedere, non sapendo cosa avrebbe provocato di lì a qualche istante...
 
- Scusate, ma non capisco... - la sua voce dolce attirò l’attenzione di entrambi - Cosa c’entra tutta questa faccenda con il fatto che Aiolos potrebbe prendere un raffreddore? - domandò sinceramente incuriosita - E poi, perché? È vero che la primavera quest’anno tarda ad arrivare, ma ormai siamo fuori dall’inverno e... - non riuscì a terminare.
 
Non quando la risata di Kanon risuonò talmente forte da riempire i pochi spazi privi di mobili nella stanza.
 
Intenerito dall’innocenza di Mu, Saga si limitò a sorridere dolcemente, guardando l’imbarazzo farsi largo sul volto pallido della giovane. 
 
Mu non capiva cosa avesse detto di sbagliato. Secondo Kanon, Aiolos si sarebbe preso un raffreddore...che c’era da ridere? Ma la reazione di entrambi era stata più che eloquente nel farle intendere di non aver compreso di cosa si stesse parlando. Poteva essere ingenua su molte cose, e non aveva alcun problema ad ammetterlo, ma non era una sciocca, ed era certa che ci fosse della malizia in ciò che stava accadendo... soprattutto da parte di Kanon. Saggiamente, decise di tacere.
 
- Aries Mu... - Kanon si avvicinò alla giovane sorridendo e, dopo averle circondato il volto con le mani, lasciò un tenerissimo bacio sulla sua fronte - giuro che, se non esistessi, passerei i miei giorni a chiedere ad Atena di inventarti -.
 
E sebbene Mu non avesse ancora risolto i suoi dubbi, assecondò il gesto di Kanon sorridendo di rimando, perché, anche se il gemello minore spesso si divertiva a prenderla in giro, sapeva che il suo affetto era sincero. Proprio come lui.
 
- Non mi hai ancora spiegato niente! - quando si fu allontanato, Mu lo guardò con un sopracciglio alzato e l’espressione fintamente indignata.
 
- Non ti ho ancora spiegato niente... - Kanon roteò gli occhi fingendo di pensare, e ridendo dentro di sé per ciò che stava per dire - perché non potrei mai privare Saga di un simile piacere... -.
 
Perfetto. La patata bollente era passata ufficialmente nelle mani di Saga, che impallidì.
 
Se c’era una cosa che riusciva particolarmente bene a Kanon era mettere in difficoltà il suo gemello. A livelli impensabili. E lo sguardo assassino che Saga gli stava rivolgendo in questo momento rendeva la giusta misura dell’imbarazzo nel quale lo aveva messo.
 
Che fare?
 
Il maggiore pensò rapidamente a come uscire da quella situazione e, proprio mentre stava giungendo alla conclusione che non ci fossero vie di fuga che permettessero ad entrambi di mantenere un minimo di decoro, vide con terrore il suo gemello avviarsi in direzione della porta. Con la chiara intenzione di andarsene e lasciarlo solo con la vergogna di dover spiegare a Mu cose che uno sconosciuto non dovrebbe mai spiegare ad una signorina.
 
- L’unica cosa che posso dirti, mia cara Mu... - con una mano sulla porta, Kanon, divertito, si voltò rivolgendo alla donna un ultimo sguardo affettuoso - è che raffreddarsi è qualcosa che sarebbe impossibile per il tuo futuro marito e... a questo proposito... - si rivolse a Saga - affido Mu nelle tue mani, riportala a casa per favore -.
 
Saga annuì. Ovviamente l’avrebbe riaccompagnata a casa. Il problema, semmai, sarebbe stato spiegare alla giovane le sue idiozie. 
 
- Perché hai detto “a questo proposito”? - Mu richiamò l’attenzione di entrambi, riportando Saga al presente e bloccando Kanon sulla porta.
 
- Mhmm? -.
 
- Sì, cosa c’entra il mio futuro marito con il Capitano Saga? -.
 
Kanon allungò il suo splendido sorriso da lupo. Non si sarebbe mai aspettato che la dolce Mu arrivasse ad offrirgli la battuta su un piatto d’argento...ma aveva sottovalutato sia la sua innocenza che la sua curiosità. Mu sapeva poco del mondo, e ancor meno dell’amore, ma aveva una straordinaria curiosità, e le due cose insieme potevano diventare una miscela esplosiva, rendendola facile preda delle battute del gemello minore.
 
Dall’uscio sul quale si trovava, Kanon si limitò a strizzare l’occhio nella sua direzione, mandandole un piccolo bacio.
 
- Metti insieme le cose, tesoro mio... - dopodiché infilò la porta, lasciando Mu e Saga nuovamente soli.
 
Per diversi minuti, l’unico suono udibile nella stanza fu il crepitio delle fiamme del caminetto, rotto solo dal respiro pesante di entrambi, tesi ed ignari di come uscire dal cul-de-sac nel quale li aveva messi Kanon. Con suo sommo divertimento.
 
- Vi riaccompagno a casa -.
 
Nella speranza che Mu non chiedesse spiegazioni, dimenticando tutto quello che aveva detto Kanon, Saga si alzò dal divano pronto a riportarla lì dove, per il bene di tutti, avrebbe dovuto essere già da un pezzo. Tuttavia, quando fece per prendere la mantella della ragazza, sentì una mano trattenergli dolcemente il braccio, richiamando la sua attenzione. E facendolo sussultare senza darlo a vedere.
 
- Per favore... -.
 
Saga poteva avere molti difetti, ma non era stupido. Gli ci era voluto poco per capire quanto debole fosse davanti a quella ragazza e, per quanto poco gli piacesse sapere che qualcuno potesse esercitare questo controllo su di lui, decise di non combatterlo. Perché avrebbe sicuramente perso.
 
E mentre quegli occhi smeraldini lo guardavano con attesa, Saga sospirò dentro di sé chiudendo con rassegnazione i suoi, ma solo per tornare sui suoi passi e sedersi nuovamente accanto a Mu.
 
- Ditemi cosa volete sapere -.
 
- Io... - inquieta, Mu muoveva gli occhi cercando nella sua mente le parole giuste per chiedere ciò che voleva sapere, mentre le sue mani nivee, poggiate sul grembo, giocherellavano nervosamente tra di loro - io lo so che... sì insomma... sono molto ignorante su alcuni argomenti... soprattutto per tutto quello che riguarda l’amore... -.
 
- Anch’io - Saga la vide alzare gli occhi e guardarlo sorpresa - Sì beh, anch’io non sono molto ferrato in materia - le spiegò cercando di metterla a suo agio, a dispetto della situazione - non mi sono mai innamorato -.
 
- Davvero? -.
 
- Sì - Saga annuì.
 
- Però sapete cosa intende vostro fratello quando dice quelle cose che io non capisco, giusto? -.
 
- Non mi sono mai innamorato, ma ho avuto alcune brevi relazioni - rispose con onestà.
 
- Ed è possibile? - Mu sgranò gli occhi - Mio padre mi ha sempre detto che, quando mi fossi innamorata, avrei unito la mia vita a quella di un’altra persona...non ho mai pensato che potesse esistere una relazione senza amore, ma poi...perché? - domandò sinceramente colpita.
 
Saga sorrise leggermente. La curiosità di Mu era davvero grande, così grande da farle persino dimenticare di star parlando di cose intime con un perfetto sconosciuto. Beh, in fin dei conti, non più tanto sconosciuto.
 
- Perché il piacere fisico non sempre va di pari passo con i sentimenti - rispose Saga con sincerità, e, vedendo la sua espressione farsi sempre più confusa, sospirò internamente - Mu, sapete come si esprime l’amore tra due persone? -.
 
Mu spostò lo sguardo di lato, riflettendo su ciò che stava per dire.
 
- Con le parole? - domandò dubbiosa.
 
- Sì certo, con le parole manifestiamo i nostri sentimenti a coloro ai quali sono indirizzati - Saga annuì - Poi? -.
 
- Scrivendo lettere? - Mu continuò esitando.
 
- Anche le lettere sono un altro modo... quando non abbiamo la possibilità di parlare affidiamo alla carta ciò che il nostro cuore non può esprimere a voce - rispose Saga - Poi? -.
 
- Con... - Mu arrossì leggermente - con i baci? - domandò quasi sussurrando, facendo sorridere Saga che annuì con decisione.
 
- Sì - confermò - con il bacio facciamo capire ad una persona che abbiamo dei sentimenti per lei, e questo vale sempre. Sin dall’innamoramento all’amore vero e proprio un bacio è il modo più sincero per far capire all’altra persona quanto l’amiamo -.
 
Alcuni istanti di silenzio resero evidente dove si stesse arrivando, e per quanto poco Mu sapesse dell’argomento, aveva intuito che c’era qualcosa che andava oltre tutto questo, qualcosa di grande, qualcosa che, a seconda dei momenti e delle persone, le faceva vergognare, ridere, sussurrare o ammiccare. E di cui non sapeva nulla.
 
E Saga lo intuì facilmente.
 
- Mu... - richiamò l’attenzione di quegli occhi stupendi nei suoi - sapete come nascono i bambini? - domandò cautamente, restando sorpreso quando la vide annuire con decisione. Sorpreso e anche un po' guardingo. Oltreché infastidito. Chi glielo aveva detto?! E perché?!
 
- Sì, mio padre - le sembrò di sentire un sospiro di sollievo provenire dal Capitano - mi ha spiegato che nascono dall’unione di un uomo e una donna...un’unione fisica - quando si rese conto di cosa stesse dicendo, abbassò lo sguardo vergognandosi, sfuggendo gli occhi di Saga che, stranamente, sembrava sollevato.
 
- Proprio così - Saga annuì - l’amore si esprime anche attraverso l’unione fisica, e ciò a cui si riferiva Kanon prima è proprio la passione che rende possibile l’unione tra due persone innamorate, tuttavia... - si prese qualche istante per pensare a come spiegare ciò che stava per dire - non sempre è vero il contrario - vide Mu unire i segni sulla fronte perplessa - a volte un’unione fisica è fine a se stessa e non implica amore tra due persone - concluse sospirando.
 
- Oh... - Mu rifletté muovendo i suoi occhi nello spazio, collegando ciò che Saga aveva appena detto con quanto confidatole poco fa - ed è quello che vi è capitato, giusto? - domandò, non sapendo neanche perché lo stesse facendo. Tuttavia, vedere il Capitano annuire alla sua domanda le provocò una reazione inaspettata. Qualcosa che non seppe controllare. 
 
Come se un incendio fosse appena scoppiato dentro il suo petto, sentì un calore asfissiante opprimerle il respiro e salire fino al viso tingendo di cremisi le sue guance, mentre, con una rapidità inaspettata, sentì le lacrime salirle agli occhi ed offuscarle la vista. Non sapeva cosa le stesse accadendo, era la prima volta che succedeva e non aveva idea di come controllare la voglia di piangere che minacciava di mostrarsi proprio davanti al Capitano. Il Capitano che la stava osservando, non perdendo neanche uno dei suoi movimenti.
 
- Scusatemi! -.
 
Con la stessa agilità con la quale aveva tentato di entrare a palazzo, Mu raccolse l’orlo del suo abito, si alzò e raggiunse la porta, nel chiaro tentativo di scappare da quel luogo e dal suo proprietario il prima possibile. Dimenticandosi anche della sua mantella. 
 
Ma aveva sottovalutato i riflessi di Saga, al quale fu sufficiente uno scatto per raggiungerla e prenderle la mano bloccando il suo tentativo di fuga. Una presa decisa per fermarla, ma morbida, per non ferirla.
 
- Che succede Mu? - domandò preoccupato.
 
- Niente, io... - Mu sentiva la presenza di Saga alle sue spalle, e questo non l’aiutava affatto. La sua voce, calma e turbata, le scivolava addosso morbida e confortevole. Doveva uscire da lì il prima possibile, due lacrime rivelatrici avevano superato le sue guance, e l’ultima cosa che voleva era dover spiegare al Capitano qualcosa che non sapeva spiegare neanche a se stessa.
 
- Devo andare a casa...vi prego di scusarmi e... grazie...grazie di tutto - Mu fece per muoversi, ma stavolta la presa di Saga si spostò sulla vita, impedendole di andare oltre e facendola voltare verso di lui.
 
Saga aprì gli occhi sorpreso e, con la punta delle dita, rimosse le piccole scie salate che avevano rigato il volto di Mu.
 
- Ho detto qualcosa che vi ha offeso? - domandò cauto, sentendo il petto stringersi davanti all’espressione triste della ragazza - Se è così vi chiedo perdono... io non... non avrei dovuto dirvi tutto quello che... -.
 
- No - Mu negò - non mi avete offesa, e non avete detto o fatto niente di sbagliato -.
 
- Allora perché piangete? - Saga continuò a sfiorare il volto di Mu, sebbene avesse già rimosso le sue lacrime - Non mi piace vedervi piangere - poi si corresse - non mi piace sapervi triste -.
 
Mu si stava perdendo. Non aveva la più pallida idea di cosa le stesse accadendo, però sapeva con certezza che in quel momento, così vicina a quello che fino a poco fa era solo uno sconosciuto, si sentiva come non si era mai sentita. Triste e felice. Piena e leggera. Tutto al tempo stesso.
 
- Devo andare - furono le uniche parole che riuscì a pronunciare, allontanandosi, seppure a malincuore, da quel contatto così piacevole.
 
Saga indugiò ancora qualche istante sul suo viso, prima di lasciarla andare e sentire come quel semplice distacco facesse venire meno il calore della sua vicinanza. Quel calore di cui sentì immediatamente la mancanza.
 
- Vi accompagno - disse, dopodiché si allontanò per prendere la mantella e sistemargliela sulle spalle, prima di avviarsi insieme a lei fuori dalla sua casa.
 
Fortunatamente, a parte le guardie, lungo il tragitto non incontrarono nessuno, potendo così muoversi indisturbati e non dovendo dare spiegazioni sul perché girassero all’interno del palazzo a quell’ora. Mu si lasciò guidare da Saga, tuttavia, quando arrivarono alle scuderie, fermò il suo passo, lanciandogli uno sguardo interrogativo.
 
- Questa non è l’ora per una passeggiata - Saga rispose alla domanda muta di Mu - Non si può mai sapere chi è in allerta -.
 
- Posso andare da sola - Mu controbatté facendo accigliare Saga - Non ho paura di muovermi nel buio -. 
 
- Non ve lo permetterei mai - e sebbene mantenesse un’espressione seria, Saga avrebbe voluto sorridere per l’audacia e il coraggio che la ragazza mostrava con orgoglio. E poi era di una testardaggine unica... ah se era testarda!
 
Avendo ormai capito che con le parole non avrebbe ottenuto niente, la prese gentilmente per mano e la condusse nel luogo in cui riposava il suo cavallo. Con la stessa cura la prese per la vita per farla salire e metterla in sella, prima di fare altrettanto e tirarla contro il suo petto per tenerla al sicuro.
 
Il breve viaggio dal palazzo al paese si svolse in silenzio, ma ciò, lungi dall’essere scomodo, permise ad entrambi di lasciar decantare ciò che era accaduto nelle ultime ore. Mu non poté fare altro che ringraziare in cuor suo l’attenzione che il Capitano aveva mostrato e, pur non rendendosene pienamente conto, si strinse a lui ancora di più, alla ricerca inconscia del calore che il suo corpo forte le trasmetteva riparandola dal freddo della notte. Saga, dal canto suo, godeva della pienezza che il prezioso carico che teneva tra le braccia gli faceva provare. Per un momento, la tentazione di abbassare lo sguardo sul collo niveo di Mu vinse le sue resistenze, facendolo pentire quando si rese conto di aver chiuso le palpebre, inalando nelle sue narici e fissando nel suo cervello il profumo dolce che naturalmente saliva dalla sua pelle candida.
 
Sulla base delle indicazioni di Mu, Saga localizzò la casa memorizzandola nella sua mente e, una volta arrivati, fece scendere la giovane con la stessa premura che le aveva riservato fino a quel momento, salutandola con un leggero bacio su una mano.
 
- Buonanotte Mu - le disse aspettando di vederla rientrare in casa. 
 
Mu si mosse in direzione dell’ingresso, tuttavia, una volta arrivata sull’uscio, dopo aver aperto la porta, si voltò un’ultima volta, mostrando un piccolo sorriso e guardando Saga in quel modo che, ormai era chiaro già da quella sera stessa, lo lasciava sempre con il respiro a metà.
 
- Buonanotte Capitano e grazie... di tutto... - lo salutò vedendolo rispondere con un piccolo cenno del capo, senza staccare gli occhi dai suoi.
 
E così rimasero ancora per qualche istante, lasciando che fosse il silenzio a parlare, prima che Mu rientrasse in casa, richiudendosi la porta alle spalle ed appoggiandosi contro di essa. Rilasciando finalmente il suo respiro.
 
Come fece anche Saga, quando l’aria fresca della notte lo svegliò riportandolo alla realtà. Con un gesto rapido rimontò a cavallo, riavviandosi verso il palazzo e lasciando che il vento portasse via i suoi pensieri. Ignorando volutamente il battito accelerato del suo cuore.
 
Assorbiti completamente dalla tensione che avevano creato, nessuno dei due si era accorto dell’impercettibile movimento della tenda dietro ad una delle finestre poste al piano superiore della casa. Muovendosi con l’usuale discrezione, Shion richiuse la stoffa per avviarsi verso il suo letto e, dopo aver scostato le coperte, si allungò coprendosi, sospirando profondamente.
 
Le preoccupazioni di un padre non finivano mai.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: fiorediloto40