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Autore: lulette    25/04/2024    3 recensioni
Dal capitolo 4
[Dei, l'aveva colpito. Così forte! Con tutta la forza che aveva. Aveva colpito quel viso così delicato, così fragile, come fragile era tutto di Merlino. Il suo corpo esile. Il suo cuore sensibile. Come aveva potuto colpirlo così?
Lui era da sempre il suo servo più fidato, il suo suddito più entusiasta ed era suo amico.]
["Che volete Artù?"
"Volevo chiederti perdono!"
"Vi perdono, ma sapete meglio di me che lo schiaffo di oggi non era per la risata" disse serio.
"Cosa vorresti dire?"
"Spiegatemelo voi, sire. Siete voi che siete cambiato nei miei confronti"
Di nuovo Artù si soffermò a guardarlo. Nudo sembrava ancora più fragile, ancora più indifeso ed ora che lo aveva vicino pensò che fosse un uomo incredibilmente attraente, sia per la sua nuova bellezza appena scoperta ma soprattutto per ciò che il ragazzo significava per lui.]
Raccolta di one shot dove oltre all'amore, l'elemento in comune è la presenza quasi magica dell'acqua.
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: giallo

Genere: Commedia, Romantico

Note: What if?

Contesto generale vago.





5348 parole



 

Un cadavere nell’acqua



 



 

Il giovane Merlino era a pesca quel giorno. Faceva un gran caldo per cui si era messo all’ombra di un grande tiglio.

Aveva preso già qualcosa, ma meno di quello che aveva sperato. Due piccoli sgombri e tre aguglie. 

 

Voleva far fare bella figura a sua madre con gli ospiti di quella sera. Avevano invitato a cena il suo migliore amico Will e i suoi genitori. Per cinque persone quei pochi pesci non bastavano assolutamente. Senza pensare al fatto che sua madre ci contava.

 

Ma era così orgoglioso del suo ruolo di pescatore che non aveva voluto con sé nemmeno Will. 

“Se non ti dispiace, vorrei fare da solo, per oggi, Will. Tu sei mio ospite e voglio pescare io tutto il pesce per la nostra cena insieme. È la prima volta che io e mia madre abbiamo degli ospiti e ci tengo molto” gli aveva detto quel mattino.

 

Con il passare delle ore, si era fatto un po’ troppo caldo per cui si era spogliato. Tanto non c’era mai nessuno da quelle parti. Si era buttato nel fiume che in quel punto si apriva a formare un laghetto e aveva fatto una nuotata, piacevolissima in quell’acqua fresca e pulita. 

Poi, una volta asciutto, si era rivestito ed era tornato a pescare.

 

Spesso e volentieri si appisolava e si ridestava all’improvviso, quando sentiva la canna tendersi o il rumore dell’acqua che i pesci catturati, disperati, facevano contorcendosi.

Era riuscito a catturare altri pesci, non molto grandi ma abbastanza numerosi. 

‘Ancora un paio’ si disse, ‘e sono a posto.’

Mangiò un po’ di pane e frutta che si era portato dietro.

Buttò la canna in acqua e come al solito attese che succedesse qualcosa. Ma stavolta i pesci si rifiutavano di abboccare. Forse aveva fatto troppo rumore. 

 

Sbadigliò per la noia. Forse avrebbe dovuto farsi accompagnare da Will. L’amico aveva fatto una faccia così delusa quando gli aveva detto di non voler stare insieme a lui quel giorno. 

E a parte il bagno, si era annoiato mortalmente. 

‘La prossima volta non rifarò quest’errore’. 

E come poco prima, scivolò in un sonno leggero e senza sogni. 



 

Uno sciacquio più forte del solito e la canna che veniva trascinata in acqua, lo fecero svegliare di soprassalto. 

 

“Oh, no! La canna!” Merlino si tuffò in acqua vestito e siccome sapeva nuotare bene, riuscì a riprendere la canna. 

‘Chissà che razza di pesce è passato, per trascinare via la mia canna!’

 

Si girò verso il centro del fiume e vide un punto dove l’acqua si increspava.

‘Forse è un tronco!’

Ma ad una seconda occhiata, si accorse che qualcosa che non tornava.

C’era qualcosa che si muoveva. Sembravano alghe e i rami di quell’albero si muovevano in modo strano: non erano rigidi come i rami normali.

 

‘Oh, Dio!’

 

Merlino nuotò più vicino all’oggetto delle sue attenzioni.

 

‘No!’ pensò. ‘Un cadavere!’

 

Merlino aveva il terrore dei morti. Non aveva voluto nemmeno vedere la salma del nonno, quando era morto qualche anno prima.

 

“C’è nessuno? Ho bisogno di aiuto!” urlò sapendo che nessuno gli avrebbe risposto.

 

Merlino era un mago, molto giovane e ancora inesperto e sinceramente non aveva idea di cosa fare. 

 

Per un attimo pensò che ormai per il povero morto non c’era più niente da fare e che avrebbe potuto lasciarlo anche lì.

 

Era un maschio. Questo si capiva molto bene, visto che era nudo. Certo, avrebbe potuto almeno ricoprire le povere parti intime del cadavere così esposte agli occhi di chiunque. Probabilmente al malcapitato non importava un accidenti, ma quel corpo meritava un minimo di pietà umana. 

 

Merlino si tolse con fatica la casacca fradicia. 

Coprì con essa la zona pubica del morto e fece un nodo stretto con le maniche dietro la sua vita. In pratica stava abbracciando il morto. Rabbrividì di paura e si scostò con un moto di orrore. Poi qualcosa attirò la sua attenzione.

 

“Porc…”

 

Ora vedeva chiaramente il viso del morto. Non più con la sola consapevolezza che fosse un cadavere ma con l’idea dell’ essere umano che non era più. Si trattava di un ragazzo molto giovane, forse poco più grande di lui. Ed era bellissimo. I tratti del volto perfetti: il naso, le labbra, la mascella, il collo, le spalle … 

‘Ma che sto facendo? È morto!’ 

 

Erano i suoi capelli biondi, scuriti dall’acqua che, da lontano, aveva scambiato per alghe. 

Probabilmente il poverino aveva avuto un malore mentre faceva un bagno. 

Non aveva quella pelle grigia e a tratti più scura che sapeva essere caratteristica dei cadaveri, né le dita livide: doveva essere morto da poco.

 

‘Peccato non essermi accorto di nulla: forse avrei potuto salvarlo’ si disse Merlino, sostituendo il sentimento di paura con quello della pietà.

 

Con un ultimo sforzo nel tentativo di coprirlo al meglio possibile, cercò alla cieca di tirare più giù la camicia sul di dietro del morto.

 

“Ah!”

 

Merlino saltò in aria di paura, quando il cadavere gli afferrò un polso con forza. 

 

“Cosa sei? Un fantasma… uno spirito?”

 

Il cadavere aveva ora gli occhi aperti e dalla sua bocca uscì un debole: “Aiutami!”

 

Merlino che si sentiva ancora pulsare il cuore in gola per lo spavento, non poteva non cogliere quella richiesta disperata, fosse anche venuta da uno spirito. 

 

“Dai! Stai tranquillo. Ci penso io. Ti riporto a terra.”

 

Nuotò sorreggendo il ragazzo con le braccia sotto le ascelle, perché non bevesse altra acqua. Poi, siccome rimanevano quasi fermi, provò a nuotare tenendo il braccio sotto il mento del giovane.

 

Faceva una fatica terribile e dopo poco non aveva più fiato. Purtroppo la riva era ancora lontana e Merlino non riusciva a toccare il fondo del fiume con i piedi. 

 

L’altro ragazzo era di spalle rispetto a lui e Merlino si disse che poteva provare a usare un incantesimo … com’era la formula?

 

‘... mh … tocca il fondo con i piedi… sì’

 

E mormorò appena la formula nell’antico inglese, la lingua utilizzata dalla vecchia religione.

 

Merlino andò in panico quando si sentì sprofondare insieme al ragazzo risuscitato.

‘Ho sbagliato la formula…’ e velocemente disse gorgogliando sott’acqua la formula antica corrispondente a “Fondo del fiume alzati fino ai miei piedi”

 

Stavolta funzionò. Ma il bel defunto era girato verso di lui con gli occhi così sgranati che Merlino ebbe timore che si fosse accorto della sua magia. 

 

Entrambi poterono camminare fino a riva anche se il ragazzo sconosciuto aveva poco equilibrio e Merlino lo sorreggeva ancora.

 

Arrivato a riva Merlino si sdraiò mentre l’altro invece cadde a terra, sfinito.

 

“Non so se sei un fantasma o un’altra roba del genere...”

 

“Ho mal di gola” soffiò l’altro praticamente senza voce .

“Si sente. Prova a dirmi chi sei però”

“Artù!”

“Ciao io sono Merlino”.

L’altro fece un piccolo sorriso poi chiuse gli occhi, distrutto. 

E fu allora che Merlino vide il sangue sgorgare da una ferita sul lato della testa di Artù. L’acqua aveva nascosto il suo sangue.

 

“Vorresti dormire un po’?”

 

Artù scosse la testa.

 

‘Così non va, però! Se dormi posso provare a guarire la tua ferita…’ pensò Merlino frustrato.

 

“Sei un mago?” chiese il ragazzo a terra.

 

Merlino lo guardò riflettendo.

Chi poteva essere costui? Aveva i capelli tagliati perfettamente e una rasatura accurata. Anche le mani, pur robuste, erano lisce e curate.

Aveva parecchie cicatrici sul corpo come fosse un combattente o un guerriero, ma era troppo giovane per esserlo veramente. 

 

“Ehm… Dipende!” rispose.

“Mh?”

“Dipende da chi sei tu. Se sei una persona importante, come sembra, allora non lo sono. Non voglio che si sappia!”

 

Artù si mise la mano sul cuore e gli fece un piccolo, dolce sorriso. Quel gesto equivaleva forse a un sacro voto di silenzio?

Dentro la testa di Merlino le nuvole fecero spazio al sole, con tanto di enorme e scintillante arcobaleno.

“Scusami, ma tu sei per caso la reincarnazione di una qualche antica fanciulla?” chiese Merlino rapito.

L’altro ragazzo aggrottò le sopracciglia: “No!” soffiò.

 

‘Peccato!’ pensò Merlino. Se fosse stato così avrebbe potuto spiegarsi la strana sollecitudine che provava per quel ragazzo.

“E va bene. Sì, sono uno stregone. Vuoi che ti curi? Posso farlo!”

 

Artù gli prese la mano con la sua e accennò di sì con il capo. Merlino deglutì a fatica la saliva che gli si stava seccando nella bocca.

 

“Bene! Chiudi gli occhi per favore!”

 

E Artù lo fece. 

 

“La mano però… mi serve”

 

Artù riaprí gli occhi per un attimo, forse imbarazzato e lasciò subito la mano del ragazzo.

 

Merlino si concentrò. Non voleva fare brutta figura con lui, ma soprattutto voleva farlo stare di nuovo bene.

 

Pose le mani sopra la sua testa:

 

“Ic willan þīn benn wendan”

 

Una calda sfera di luce magica ricoprì parte del capo di Artù. 

Già che c’era, Merlino passò una mano anche sulla gola di Artù sussurrando le seguenti parole:

 

“Ic bot þīn wasend and þīn heafodwoþ”

 

Poi rimase in attesa.





 

“Grazie, Merlino! Mi hai salvato la vita! Due volte“ disse Artù con voce chiara e forte.

 

“Stai bene?”

Artù si tiró su a sedere. E solo allora notó la strana imbragatura che portava. 

“Sì, sto bene.”

Si toccò la testa: non c’era più nulla. Né dolore, né ferita.

 

“Come posso sdebitarmi?” domandò avvicinandosi a Merlino con un’espressione grata e soave sul viso.

 

A quella breve distanza, guardando quegli occhi grandi e straordinari, per un attimo solo, a Merlino qualcosa venne in mente.

Ma disse soltanto:

 

“Mantenendo il mio segreto”

 

“Sì, te l’ho giurato! Ma io … devo ripagare in qualche modo la tua gentilezza. Sono un… cavaliere, figlio di cavalieri e ho l’obbligo di ricompensarti.”

 

“Magari potresti aiutarmi a prendere qualche pesce. Sono per una cena di amici. Oppure se hai una canna da pesca in più non mi dispiacerebbe” e non aggiunse - visto che ho perso mia a causa tua.-

“Oppure più semplicemente puoi ridarmi la mia casacca” disse ridendo.

 

Arthur si alzò in piedi e cominciò a slegare le maniche dietro la schiena.

 

“Ma no … no! Più tardi. Quando avrai recuperato i tuoi vestiti.”

 

E solo in quel momento Merlin si rese conto di essere seminudo anche lui.

Incrociò le braccia per nascondersi. Poi recuperò il suo fazzoletto e lo aprì mettendolo davanti al petto.

 

“Non vergognarti. Tu sei il mio eroe di oggi. Anche se non hai il fisico pieno di muscoli, a chi importa? Ci siamo solo noi qui.”

“Non mi vergogno” mentì Merlino.

 

Artù rimase a lungo in silenzio poi domandò: “Potresti dirmi l’effetto che fa?”

 

“Che cosa? Essere magro finito?”

 

“No!” rise Arthur. “Essere un mago!” aggiunse come se parlasse di una cosa meravigliosa.

 

“Sono solo alle prime armi. Non sono ancora un vero mago. Bisognerebbe studiare, imparare da qualcuno che lo sappia fare.”

“Dovrei pensarci…forse Gaius potrebbe fare al caso tuo”

“Chi?”

“Nessuno, sto solo pensando ad alta voce.”

 

“Abiti vicino a Ealdor?” chiese Merlino.

“No. Abito più in là. Di parecchio!”

“Hai anche tu qualche segreto da mantenere, giusto?”

“Non proprio, solo che…”

 

Merlino si alzò in piedi. “Cosa ti è successo? Come mai eri lì nell’acqua, ferito a morte?”

“Purtroppo non lo so. Qualcuno deve avermi dato una botta in testa.”

“Non hai visto chi?”

“No”

“Perché sei nudo?”

“Che domande! Volevo farmi un bagno. Adoro questo periodo dell’anno in cui posso fare il bagno nel fiume tutti i giorni.”

 

“Eri da solo?”

 

“No. Ero in compagnia di mia sorella. Devo tornare lì. Sarà in pena per me. O potrebbe essergli successo qualcosa.”

 

“Scusa ma, non credi possa essere stata lei? A volte sono proprio i migliori amici o i familiari a fregarti.”

 

Artù non considerò nemmeno le sue parole.

 

“Vengo con te!” aggiunse Merlino con fare sicuro.

 

“Non vorrei che il colpevole o i colpevoli fossero ancora in zona. Siamo disarmati e potrebbe essere pericoloso. Lo dico per te. Io me la cavo anche a mani nude.”

 

“Ci avrei giurato! Ma io sono un mago, forse posso aiutarti, anche contro nemici molto grossi … benché io sia ancora un principiante.”

 

“Sarà anche vero, ma prima mi hai salvato la vita. Non mi butterei così giù se fossi in te.”


Merlino raccolse le sue cose e i pesci.

Percorsero un lungo tratto di riva, costeggiando il fiume. 

“Come hai fatto a non affogare? Io ero convinto che fossi morto, quando ti ho trovato”

“Non ne ho idea! Si vede che non era la mia ora. Capisci? Oppure c’è qualcuno lassù che veglia su di me. Qualcuno che mi ha mandato te …”

Merlino suo malgrado arrossì.

 

“Mi piace credere che sia mia madre… pensa che non l’ho mai vista… ma so che mi amava…” spiegò Artù.

Merlino si intristì per lui. Lui aveva mamma Hunit, che era stato quasi tutto il suo mondo fino ad allora. E lo stesso valeva per lei. Non poteva pensare a cosa avrebbe fatto senza sua madre.

 

“Mi dispiace… e tuo padre?”

“Mio padre … a modo suo, mi vuole bene, solo che lui è il re …  del mondo.”

“Che vuol dire?”

“Ha grandi responsabilità e viene onorato da tutti come fosse un sovrano. Non ha mai avuto troppo tempo per me… io stavo con la servitù: forse è per questo che mi trovo più a mio agio con i servi e con i contadini. Adoro le persone semplici. Trovo che siano più giuste, più oneste e più sincere.”

 

Merlino rise, forse un po’ a sproposito. “Allora con me ti troverai benissimo. Ma puoi aggiungere alla lista degli aggettivi anche ‘ingenue, goffe, maldestre’…”

 

“Non sono d’accordo. Capisco che tu non abbia molta stima di te stesso e che ti senta un po' insicuro. Ma solo perché sei molto giovane. Crescendo cambierai e imparerai il tuo valore.”

 

“Chissà quanto più grande sarai tu, di me?”

“Ho quasi ventitré anni e tu?”

“Io… quasi venti! Non c’è poi molta differenza di età tra noi” disse Merlino.

 

“Vero… ma io credo di avere un problema opposto al tuo. Sono stato cresciuto come la persona più importante del mio palazzo. Ero un bambino piuttosto viziato e arrogante. Poi fu il calore delle persone semplici che mi ha aperto un po’ il cuore e gli occhi. E mi sono buttato nelle cose che mi riuscivano meglio e che per fortuna mi piacevano di più, come combattere e cavalcare. E tu, invece cosa ami fare?”

 

“Io? Come vi ho già detto mi piacerebbe imparare a controllare la mia magia. Ma è molto pericoloso coinvolgere qualcun altro. Sia per lui che per me”

“Lo so bene. Per questo ti ho giurato che manterrò per sempre il tuo segreto!”

Merlin sorrise rassicurato. “Per il resto so pescare, so nuotare, so condurre una barca sull’acqua…”

“Tutte cose che hanno a che fare con l’acqua. Anch’io sento un particolare legame con l’acqua.”

“E infatti stavi per morire annegato!”

“Io invece credo che le acque abbiano contribuito a mantenermi in vita fino al tuo arrivo…”

“Sei un inguaribile ottimista”

“Forse sei tu che … “ ma Artù si interruppe. Erano arrivati.

 

Nessun segno di lotta. Artù vide i propri vestiti. Ma Morgana non si vedeva e nemmeno il suo cavallo.

“Morgana!” cominciò a chiamare Artù, spostandosi nei dintorni. "Morgana, rispondi!" Poi disse parlando più a se stesso. “Dio! Mio padre mi ammazzerà se torno senza mia sorella.”

“Credete che l’abbiano rapita?”

Artù non rispose subito. Gli veniva da piangere ma non voleva farsi vedere.

 

Dopo un po’ rispose. “Sì. Non credo che se ne sia andata di sua volontà.”

“Ti chiedo scusa, ma Morgana si è mai allontanata volontariamente da casa, prima?”

“Sì, è successo! Lei mi era molto cara, una volta, anche se abbiamo sempre litigato molto, negli anni. Non è la mia vera sorella, in realtà. I miei l’hanno adottata quando il migliore amico di mio padre morì, lasciandola da sola… Solo che ultimamente ... è cambiata: ha cominciato a frequentare delle brutte compagnie, gente ricca e ostile al regno e si è allontanata molto sia da mio padre che da me. Per cui ogni tanto sparisce, ma stavolta…”

Artù si coprì la faccia con le mani. Singhiozzava per rabbia, paura e senso d'impotenza. “Avrei dovuto prendere una scorta con me.”

“Dio! Tu hai una scorta?” domandò Merlino 

“Sì, degli amici, intendo. Ma siamo sempre venuti qui da soli e non era mai successo niente.”

“Sei troppo sconvolto. Ti va di venire a cena a casa mia?”

“Ma … hai degli ospiti!”

“Appunto. È la serata giusta. Un ospite in più è il benvenuto. Mia madre è molto generosa…”

 

“D’accordo allora… mi vesto e …”

“Ti aspetto laggiù…”

“Perché?”

“Così ti rivesti in pace!“

 

“Scusa, ma non sei tu che mi hai salvato? Non mi hai già visto nudo?”

“Non è per questo. È solo questione di buona educazione” e fece una corsa vicino al fiume. Era quasi sera. Dovevano sbrigarsi.

 

 

“Salta su. Così faremo prima!” disse Artù portando il cavallo vicino a lui.

“Ma non so, io…”

“Non esagerare con la buona educazione, Merlino. Vieni, dai!”

Artù lo prese per i fianchi e lo issò sulla sella del cavallo, poi montò dietro di lui e partirono.

Merlino era rigido come un pezzo di legno e si attaccò con forza alla sella. 

“Se stai così in avanti rischi di ribaltarti. Fatti un po’ più indietro, è meglio”

 

Merlino arrossì come un papavero, ma non gli importava poiché il cavaliere non se ne sarebbe accorto. 

Si fece indietro, giusto per farlo tacere, ma di poco, perché per lui era una situazione un po' imbarazzante. 

Non lo faceva apposta, ma pensò che la colpa fosse di Artù. Non era stato mai a disagio con gli altri uomini, ma questo era di una bellezza e fierezza tali da indurgli una certa soggezione.




 

La cena fu piacevole. La madre di Merlino fu davvero ospitale e gentile. Gli altri ospiti furono molto affabili, tranne forse il … giovane amico di Merlino, che fu taciturno e leggermente scostante per tutta la cena. Merlino pensò che Will fosse contrariato dalla presenza di Artù. Il vecchio amico provava gelosia nei confronti del suo nuovo amico.




 

“Devo andare Merlino! Grazie di tutto” disse Artù, quando anche gli altri ospiti se ne andarono.

“Di notte? È una pazzia! Non troverai tua sorella al buio … se partirai domattina, verrò con te …”

“Non offenderti, ma ci ho pensato. Non sai combattere, è pericoloso…"

“Ma sono veloce e ho …la magia! Forse però preferisci affidarti all’aiuto dei tuoi colleghi cavalieri…” disse Merlino risentito.

Artù fece un sorriso storto: “Ok, accetto il tuo invito: dormirò qui, per terra, vicino a te.”

“Prendo altre coperte…”

“Aspetta. Devo parlarti…” Artù si sedette per terra appoggiando la schiena contro il muro. E altrettanto fece Merlino, turbato dalla serietà dell’altro.

“Dimmi. Ti ascolto…”

“Mi dispiace ma oggi ti ho mentito. Ti ho detto che sono un cavaliere ma non lo sono, o meglio lo sono ma non sono solo questo … l’ho fatto perché temevo che tu ti spaventassi per via della tua magia. Io sono il figlio del re di Camelot.”

 

Merlino impallidì. “Voi siete il principe di Camelot? Siete figlio di re Uther? Il re che manda al rogo ogni stregone che cattura?”

“Sì, ma io non sono come mio padre. Non l’ho mai sostenuto in questa sua follia!”

“Non dovevo fidarmi di te… di voi. Adesso non so più nemmeno chi sei. Io mi sono fidato di te e ho fatto male. Ha ragione Will quando dice che sono un coglione…” Suo malgrado a Merlino uscirono calde lacrime sulle guance 

 

Artù si spostò verso di lui e gli afferrò un polso. 

“No!” strillò Merlino. “Non toccarmi!” Si alzò in piedi. “Puoi dormire nel mio posto se vuoi… ma domattina, ovviamente, non verrò con te”

“Merlino non ho finito. Per favore ascoltami!” 

Ma Merlino aveva già lasciato la casa.

Artù si alzò a sua volta. Stava per inseguirlo, ma ci ripensò. Merlino si era sentito tradito e al momento riteneva di non poter fare molto per lui. 




 

Merlino aprì gli occhi. ‘Ma che ci faccio qui?’ Era l’alba e da fuori proveniva già il chiarore del giorno. Si trovava nel piccolo fienile di casa sua. Era ricoperto di paglia dal collo in giù. Poi si ricordò di tutto. Della lite con Artù anche se in realtà era solo lui ad essersi arrabbiato. ‘Dunque Artù è il principe di Camelot.’ Avrebbe dovuto capirlo da subito. Dal suo aspetto curato, dai suoi abiti preziosi e dal suo spettacolare cavallo, oltre che dalla spada più incredibile che avesse mai visto. 

Girò il volto e rimase paralizzato vedendo il volto di Artù che dormiva accanto a lui e come lui ricoperto di paglia. Era davvero un uomo di straordinaria bellezza, persino con l’espressione un po’ beota che ti dava il sonno e la barba scura di un giorno.

 

‘Se crede che lo perdonerò per questo, si sbaglia di grosso.’ 

Si mosse lentamente per alzarsi. Sperava che il principe non lo sentisse.

“Merlino!”

‘Come non detto!’ Merlino ebbe un moto di stizza. “Buongiorno principe Artù! Il mio giaciglio era troppo poco per voi?”

 

“Non chiamarmi così. Per te sono solo Artù. E sono qui perché tua madre era preoccupata quando non ti ha visto in casa. E siccome dormivi già, le ho detto che sarei rimasto con te. Sembrava più tranquilla.”

“E le hai detto il motivo per cui ce l’ho con te?”

“No. Avrei dovuto farlo?”

Merlin gli diede le spalle con l'intento di andarsene. “Questo non m’importa. Ti auguro di ritrovare tua sorella.”

“Vuoi aspettare un attimo?” urlò Artù alzandosi a sedere.

“Sbrigati però, che ho fame!” gridò Merlino a sua volta.

“Io non dirò mai a nessuno che tu possiedi la magia. E meno che mai a mio padre! Io non vado affatto d’accordo con lui. Mio padre è un tiranno e l’unica cosa che voglio fare, se mai sarò re, è di non essere come lui. Cambierò la legge sulla magia, non appena potrò. Ieri ti sei fidato e hai fatto bene. Io mi ritengo una persona estremamente leale, proprio come lo sei tu, Merlino.”

“Non vi conosco e mi avete mentito!”

“Perché temevo … questo!”

“Cosa t’importa di me? Sono solo un mago e neanche tanto bravo…”

“Con me sei stato molto più che bravo!”

 

Merlino si arrabbiò con se stesso. Non voleva cedere, eppure sentiva che era quello che stava per fare.

 

“Ok. Ti ho salvato la vita. Ma è stato un caso. Io pensavo che fossi un cadavere da riportare a riva per potergli dare degna sepoltura”

“Che immagine poetica!” sorrise Artù. Anche Merlino si lasciò scappare una risatina.

“Vorrei tanto che venissi con me. Mi fido di te come se ti conoscessi da sempre. Però un po’ di paura per te ce l’ho ancora. Sei così giovane…” disse il principe.

“Oh, sì! Tu invece sei un vecchio saggio!”

Ora fu Artù a ridere.

Merlin fece due passi verso Artù. "D’accordo. Voglio riportare a casa tua sorella! ... È bella?”

“Molto, ma non l’ho mai vista interessarsi troppo ad alcun uomo. È molto maliziosa, li fa cadere ai suoi piedi e li lascia tutti a bocca asciutta!”

“Forse aspetta me…” sorrise Merlino.

“Non avrei nulla in contrario … ma temo che tu non abbia capito. La vedo molto più coinvolta con la sua bella amica bionda…”

“Oh! Che peccato!” 

“Non è ancora detto, Merlino. Tu non lo sai ma molti nobili hanno gusti strani. Hanno tutto ciò che vogliono, dal primo giorno di vita e per questo motivo spesso si annoiano. Per cui anche in amore sono propensi a provare un po’ di tutto. Capisci cosa intendo?”

 

“Credo di sì!” rispose Merlino turbato.

 

“E Morgana non fa eccezione.”

 

“Capisco…”

 

All’improvviso Merlino spalancò gli occhi talmente tanto che quasi rischiò gli cascassero fuori le orbite. “E tu … fai eccezione?”

 

Artù abbassò gli occhi, fece una smorfia, una specie di mezzo sorriso e lo guardò:

“No… nemmeno io!”

 

Merlino rimase a bocca mezza aperta per un lungo, imbarazzante momento.

“Io non credevo, non pensavo … ma non ci sono leggi che lo vietano?”

“Certo, ma non valgono per i nobili e tanto meno per i membri di una famiglia reale.”

“Che fortuna!”

“Come?”

“No, no! Fortuna nel senso che puoi fare tutto quello che vuoi senza conseguenze…”

“Ci sono anche controindicazioni. Io, ad esempio, non potrò mai essere sicuro che una persona, donna o uomo che sia, mi voglia per come sono veramente o se miri ai soldi, al potere o ad altre ricompense.”

 

“Per quanto riguarda me, posso solo dire che ti preferivo ieri quando non eri nessuno o quasi.”

 

Artù sorrise. “Andiamo a fare colazione e a parlare con tua madre?”

“Detta così sembra che abbiate intenzione di chiedergli la mia mano!” disse Merlino con un gran sorriso.

“Potrei anche farlo, soprattutto se continui a fare così, ma è colpa mia: non avrei dovuto dirtelo. Sei troppo immaturo per queste cose.”

Merlino quasi si offese e rientrò in casa senza aspettarlo.




 

“Che cos’è quel ronzino?”

“È il cavallo di Eustace. Me l’ha prestato…”

“Non potevamo stare tutti e due sul mio cavallo come ieri? Angry è il cavallo più forte che ci sia in tutta Albion ed è il più veloce…”

“Ho pensato che dopo aver recuperato tua sorella, avremmo avuto bisogno di un cavallo in più. Angry sarà forte ma con tre persone a bordo non credo che andrebbe lontano.”

“È una buona idea. Pensa che per un attimo ho creduto che tu non volessi più salire a cavallo con me… già ieri eri a disagio …” Artù si mise a ridere. Le facce che faceva Merlino in quei frangenti erano impagabili.

E comunque il giovane mago fece un piccolo sorriso tirato e tacque.



 

“Da dove cominciamo?” chiese Merlino, carico come una molla.

“Torniamo dove eravamo ieri e vediamo se ci sono tracce di uno o più cavalli.”

 

Cercarono a lungo.

“Le uniche tracce che ci sono sono quelle che vanno verso Camelot. Ci sono tracce di più cavalli, l’erba è alta e non si capisce un accidente” disse Arthur frustrato.

 

“Hai qualcosa di tua sorella?”

“No. Era tutto sul suo cavallo…”

Merlin cominciò a guardare per terra. “Dove stava tua sorella?”

“Era qui, sdraiata al sole”

“E tu ti sei denudato di fronte a lei?”

“No, un po’ più in là… uffa, siamo fratelli!”

“Un po’ di pudore ci vuole. È da quando ho dieci anni che mia madre non mi vede più nudo”

“Scusa ma adesso cosa c'entra?” fece Artù seccato. “Non mi va molto che tu mi consideri un depravato solo perché ti ho detto alcuni miei segreti. Sappi che non lo sono. Tu al mio posto credi che avresti fatto diversamente?”

“Credo di sì ma non posso dirlo con sicurezza perché sono nato povero.”

“Tu non hai mai trovato attraente un ragazzo?”

Merlin stava per dire: “Prima di ieri, no” ma sarebbe potuto sembrare uno sfrontato, dopo ciò che aveva saputo di Artù.

Merlino restò sul vago: “Ci sono ragazzi belli e ragazzi brutti. Questo sì”

“Non è ciò che ti ho chiesto.”

“No, Artù!” mentì Merlin intanto che continuava a cercare “In compenso ho trovato attraenti molte ragazze.”

“Questo anch’io”

“Diciamo che per cominciare anche una sola ragazza attraente mi basterebbe!”

“Stai dicendo sul serio? Vuoi dire che tu non hai mai…”

“Ecco! L’ho trovato”

“Che cosa?”

“È una forcina per capelli. Ora devo mettermi a dormire!”

“No. Non è il momento!”

“Ma io devo. Non capisci? Farò un incantesimo su di me e dormirò con la forcina in mano. Per sognare Morgana! Per capire dove si trova.”

Artù rimase silenzioso e stupito. 

Vide Merlino stringere al cuore la forcina. Le sue iridi mandare una luce dorata. Le sue labbra pronunciare una formula incomprensibile. Infine lo guardò sdraiarsi e addormentarsi. 

Rimase a guardarlo, incantato anche lui. Il viso del mago era una immagine di candore e purezza. Nessuna disarmonia, solo bellezza, il meglio della giovinezza e della bontà d’animo, concentrato in una sola persona. 

 

Poco dopo Merlino si svegliò con un sussulto. 

“Che c’è?” chiese Artù preoccupato.

Merlino respirava in fretta e cercò di concentrare la mente sul sogno appena fatto. “Artù!”

“Cos'hai visto?”

“Ho visto un castello, un castello in Essetir, non lontano da qui.”

“È viva?”

“Sì. Ma non credo che ti piacerà sapere cosa ho visto…”

“Dimmelo. Lo pretendo!"

“Non sono del tutto sicuro che si tratti di un sogno profetico.”

“Merlino?”

“Va bene … C’era questa donna con lunghi capelli scuri che io sapevo essere Morgana anche se non l’ho mai vista. Era a tavola con una ragazza bionda che indossava un'armatura e un uomo dai capelli lunghi, con barba e baffi neri.”

“E?”

“Morgana stava mangiando con loro. Sorrideva, rideva…”

 

“Quindi non è stata rapita? Stai dicendo che se n’è andata volontariamente, dopo avermi colpito. Ha cercato di ammazzarmi…”

“Io ...”

“Ti credo, Merlino. Speravo tanto che non fosse così, ma qualcosa dentro di me mi diceva che Morgana non è più lei…”

 

“Sono davvero dispiaciuto… non è meglio andare a controllare di persona?”

 

“So bene con chi è adesso. Ormai Morgana è grande e può fare quello che vuole. L’ho persa. Ora è mia nemica . Nemica di Camelot. Io … non ho più una sorella.” Artù era abbattuto dal dolore.

 

Merlino provò una gran compassione per lui. 

“Artù, quanto mi dispiace!” disse avvicinandosi a lui. 

Il principe lo abbracciò portando una mano dietro la sua testa e tenendolo stretto a sé.

 

Merlino fu travolto da questo abbraccio così avvolgente e dalle emozioni provate da Artù. Aprì le braccia e lo strinse a sua volta. Non aveva più paura di lui. Perché mai ne aveva avuto paura? Ora voleva solo stringerlo talmente forte da fargli dimenticare tutto il suo dolore. 

Stava così bene con lui, soprattutto in quel momento. Sentiva che Artù aveva bisogno di lui. Sentiva che nel suo piccolo, lo stava aiutando. 

 

Quando si lasciarono Artù disse: “Sono in debito con te, Merlino! Spero che un giorno saprò ricompensarti. Ora devo andare!”

 

“Come? Cosa? Dove andate?”

“A Camelot. È finita e vado a casa.”

“Oh!” Merlino era così deluso. Avrebbe dovuto saperlo e invece chissà cosa si era aspettato.

 

“Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi!” disse Artù guardandolo.

“Ehi! Ma, te ne vai così?”

“Fosse per me, ti porterei a Camelot anche subito, ma non credo tu voglia venire”

“E cosa ci verrei a fare, a Camelot?”

“Potrei offrirti un lavoro. Come mio servitore personale, ad esempio.”

 

Merlino ci pensò su: “Ma… la paga quanto sarebbe?”

“Una moneta d’argento al giorno”

Era molto più di quanto Merlino avesse mai preso facendo il contadino. 

“Davvero? Sono piuttosto tentato.”

“Bene, è quello che speravo!”

“Perché io?”

"Perché di te mi fido... ma, vieni sul serio?”

“Devo prima sistemare alcune faccende, ma entro la fine della settimana sarò a Camelot.”

 

Il volto di Artù si illuminò: “Fantastico allora. Terrò il posto per te. Ma tu non farmi aspettare troppo.”

E salì sul cavallo. 

Merlino di nascosto, fece un salto di gioia ma poi con le guance rosse si avvicinò al cavaliere: “Artù, tu non ti aspetti di più da me, vero?”

“E secondo te perché ti vorrei a Camelot? Per le tue capacità di servitore? Mi sa che ha ragione il tuo amico Will: tu sei un po' 'coglione'.”

“Io… non posso… sono un bravo ragazzo.”

“Beh, anch’io! Infatti ti dò la mia parola che non ti sarà fatto niente che tu non voglia.” disse Artù, serio.

 

“Mi piacciono le donne…”

“Anche a me…”

“Solo le donne!”

“Mi dispiace per te, ma questo non lo credo. Forse non te ne sei accorto, ma mi hai lanciato dei segnali molto chiari!"

Merlino aveva il fiato corto, ma trovò lo stesso il coraggio per dire: “Io … voglio stare con una persona che voglia solo me…”

“Se te lo meriterai, perchè no?” gli rispose il principe con un grande sorriso.

 

Artù spronò il cavallo e partì al galoppo.

 

Merlino rimase a guardarlo estasiato, con una mano sul petto per sentire i battiti del suo cuore impazzito. Forse avrebbe dovuto sentirsi offeso dalle ultime parole di Artù, ma non era così.

 

Sarebbe partito per Camelot ad ogni costo, nonostante sua madre, gli amici e Will. Sarebbe fuggito, se fosse stato necessario.

 

‘Forse sono impazzito’ si disse Merlino sconcertato e felice. ‘O forse sono solo innamorato…’























 

Ciao! 

Ho lasciato i nomi in italiano di Artù e Merlino, anche se ora uso quelli inglesi, per rimanere fedele ai capitoli precedenti. E mi fa uno strano effetto che Merlino dia del tu ad Artù. Avrò fatto almeno trenta correzioni in proposito.

Leggerissima oneshot. Mai come adesso ho bisogno estremo di leggerezza. Nemmeno la parte che riguarda Morgana va in porto. Qui il fulcro della storia è la conoscenza dei due ragazzi in un contesto nuovo e molto diverso dal solito. E anche provare ad immaginare questa conoscenza (che dà l'idea di volersi trasformare presto in qualcos'altro) in tempi estremamente ridotti.😄

Un caro saluto. 

   
 
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