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Autore: Milly_Sunshine    25/04/2024    1 recensioni
"Abbassai lo sguardo sulla foto di noi due, felici, che sorridevamo dentro una cornice. Avevo l'aria davvero allegra, sembravo sprizzare vita dai miei occhi, che in quello scatto apparivano straordinariamente azzurri. Anche gli occhi di Alex, di un castano ben più banale del colore dei miei, svettavano come brillanti, e così com'erano, anziché rossi." /// Sono passati anni, ma Chris sente ancora la mancanza di Alex. Non si aspettava di ricevere una sua visita, ma Alex compare all'improvviso a casa sua, per riprendere un discorso lasciato in sospeso.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Chris]

Il telefono si ammutolì. Era stata una seccatura, e peraltro a un'ora in cui mi aspetterei di non avere a che fare con questo tipo di serrature. Avrei voluto lamentarmi che il mondo andava allo sfascio, ma un tempo ridevo quando sentivo i vecchi fare affermazioni di quel tipo. La verità era che avevo superato da poco i trent'anni e non mi sembrava ancora il momento di fare quel grande passo; inoltre, più il tempo trascorreva e più mi rendevo conto che la gente di una certa età non era meno degna di rispetto dei miei coetanei.
Misi giù la cornetta, guardando fuori dalla finestra attraverso il cancelletto. Le luci dei lampioni svettavano in quella serata buia d'autunno. Forse avrei dovuto chiudere le tende, ma del resto abitavo in una casa indipendente e non c'era nessuno che sbirciasse dentro dalle finestre del pianoterra, a meno che qualche intruso non si fosse addentrato nel giardino.
Tornai a puntare gli occhi sul telefono, soffermandomi a fissare la rotella, ripensando a quelle serate di tanto tempo prima, a quando avrei potuto comporre il numero di Alex e parlare di quanto sarebbe stato bello rivederci, di quanto ambedue speravamo potesse accadere presto.
Abbassai lo sguardo sulla foto di noi due, felici, che sorridevamo dentro una cornice. Avevo l'aria davvero allegra, sembravo sprizzare vita dai miei occhi, che in quello scatto apparivano straordinariamente azzurri. Anche gli occhi di Alex, di un castano ben più banale del colore dei miei, svettavano come brillanti, e così com'erano, anziché rossi. Avevo scelto quello scatto, da incorniciare, proprio perché né il mio sguardo né il suo erano stati intaccati dal flash.
Ci stringevamo in un abbraccio e una ciocca di capelli dorati era sfuggita alla mia chioma altrimenti impeccabile. Alex aveva commentato tante volte quella fotografia, suggerendomi di non fermare sul nascere i tentativi di ribellione delle ciocche disordinate che tentavo di addomesticare con la lacca.
Mi parve di sentire la sua voce: «Sei uno schianto, così. Non hai idea di quanta gente sbavi, nel vederti.»
Sorrisi, anche se poi provai una tristezza infinita. Alex non c'era; non c'era ormai da tanto tempo e non vi era nulla che potessi fare per tornare indietro a quei tempi, a quando eravamo felici.
Mi voltai lentamente, nella luce fioca del soggiorno. Avrei dovuto mettere una lampadina più potente, me lo ripetevo spesso, ma non lo facevo mai, tanto prima o poi quella si sarebbe bruciata, quindi potevo aspettare.
Stavo pensando alla luce elettrica quando vidi una figura che conoscevo bene. Alex era di fronte a me, nel mio soggiorno, con gli occhi castani che svettavano come diamanti, con i capelli scuri un po' scombinati... Alex era ancora Alex, a distanza di anni, a distanza di una vita.
«Chris» mormorò.
Era da tanto che non udivo la sua voce pronunciare il mio nome. L'ultima volta in cui avevamo parlato, molto tempo prima, aveva evitato accuratamente di farlo e, anzi, aveva usato termini irripetibili per definirmi e chissà, forse non aveva tutti i torti. Avevo la ferrea convinzione che avesse travisato molto le mie intenzioni, ma non mi era stato permesso esporre un simile concetto. Tutto ciò che avevo sentito, come conclusione, era stato: "Mi auguro che tu possa morire presto".
Non era andata così, a distanza di anni respiravo e andavo avanti, anche se non sapevo fino a che punto ciò potesse definirsi vivere. Non aveva comunque molto senso chiederselo, o perdersi in altri pensieri senza né capo né coda alla presenza di Alex.
«Da quanto tempo sei qui?» chiesi.
«Da sempre.»
«Non dire assurdità. È da qualche istante che...»
Non mi permise di finire la frase, replicando: «Non importa da quanto tempo sono qui, quello che conta è che ci sono, non credi?»
Annuii.
«Sì. È un piacere rivederti.»
Alex rise, sprezzante.
«Vorrei potere dire la stessa cosa.»
Quelle parole mi ferivano ancora, dopo anni e anni.
Azzardai: «Un tempo ci volevamo bene, ricordi?»
Alex rispose: «Eccome se me lo ricordo. Però c'era gente che ci odiava, che voleva farci del male. E tu, per pararti il culo, li hai sguinzagliati contro di me.»
Abbassai gli occhi.
«Non volevo finisse così.»
«Guardami, Chris» mi ordinò Alex.
Ignorai quella richiesta. Rimasi in silenzio, sapendo di non avere niente da dire. Se anche ci avessi provato, Alex non mi avrebbe voluto ascoltare, e non avrebbe avuto tutti i torti.
«Guardami.»
Scandì ancora quella parola con una convinzione tale da farmi raggelare. Solo allora rialzai gli occhi.
«Non volevo» ribadii. «Se solo avessi saputo quali erano le loro intenzioni...»
«Me li ritrovai sotto casa» puntualizzò Alex. «Mi ritrovai con un coltello alla gola e uno di loro mi disse, chiaramente: "è stato Chris a dirci che potevamo trovarti qui". Non mi fecero quasi niente, ma mi spaventai a morte, sapendo che non avrei avuto sempre la stessa fortuna.»
«Non sapevo che quella gente fosse così pericolosa» puntualizzai. «Non pensavo fossero così assetati di sangue, né che sarebbero tornati.»
«Né che io li prendessi sul serio» aggiunse Alex, «Che capissi che era vero, che proprio tu li avevi messi sulle mie tracce. Del resto, perché avrei dovuto credere loro e non a un'anima candida come te? Tu, in fondo, eri una persona splendida, che avevo sempre avuto accanto, fin dal primo giorno in cui avevo avuto la sventura di incontrarti. Ti avevo seguito in tutte le tue pazzie, compresa quella di immischiarci in fatti che non ci riguardavano, scoperchiando vasi di Pandora che, per il nostro bene, avrebbero dovuto restare chiusi.»
Precisai: «Abbiamo sempre agito a fine di bene.»
Alex annuì.
«Io di sicuro. Mi dispiace solo non potere dire la stessa cosa di te.»
Sbuffai.
«Non farmi incazzare, Alex. Sai benissimo che quello che dici non è vero.»
«Sono io che non devo fare incazzare te, certo» sbottò Alex. «Le senti le cazzate che dici? Non provi nemmeno un po' di imbarazzo? È stato un errore venire qui.»
Mi voltò le spalle. Presto avrebbe raggiunto la porta e le nostre strade si sarebbero divise ancora.
«No, Alex, non andare via.» Il mio tono si fece ben più supplichevole di quanto volessi. «Credimi, non avrei mai voluto che ti facessero del male. Devi credermi.»
Alex tornò a girarsi.
«Sono tutte stronzate, Chris!»
La sua voce era tagliente come una lama, anche se non era una bella metafora, dato che proprio una lama aveva messo fine alla sua esistenza terrena anni prima.
«Pensi davvero che desiderassi che ti uccidessero?» Ero ormai fuori di me, non riuscivo a pensare che Alex potesse arrivare a concepire una simile teoria. «Mi dispiace per tutti i casini che ho fatto, non c'è stato un solo giorno in cui non abbia sentito la tua mancanza.» Indicai il portaritratti. «Guarda, siamo io e te. Credi che mi terrei una nostra foto sotto gli occhi ogni giorno, se non ci avessi mai tenuto a te?»
Vidi Alex avvicinarsi. Mi oltrepassò, prese in mano la cornice. La fissò a lungo, poi spostò lo sguardo su di me.
«I tuoi sensi di colpa non cambiano quello che successe allora.» Scagliò la fotografia a terra, il vetro si spezzò. «Avresti dovuto morire tu, al posto mio, Chris. Avresti dovuto sparire dalla mia vita, lasciarmi in pace, invece di tormentarmi per tutta l'eternità. Ci ho provato, ad andarmene, ma qualcosa mi trattiene qui.»
«Qualcosa...»
«Tu.»
Quel monosillabo fu un'altra coltellata, ma anche un colpo di scena inatteso. Alex pensava ancora a me, c'era ancora un filo sottile che ci univa, ma mentre i suoi occhi si specchiavano nei miei iniziai a perdere la mia sicurezza.
Indietreggiai.
«Hai paura di me, Chris?» domandò Alex.
Non risposi.
«Fai bene» sentenziò, «Perché sono qui per distruggerti.»

   
 
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