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Autore: Orchidea7    26/04/2024    0 recensioni
Amalia si trasferisce a Firenze dopo che è stata accettata all'accademia di fotografia, ragazza molto introversa e diffidente, incontra una sera casualmente Joel, fiorentino di nascita, artista per vocazione che studia alle Belle Arti come restauratore. Tra i due nasce subito una scintilla, ma sarà sufficiente per tenere legati questi due ragazzi affamati del nettare della vita?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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~Non sei tu che trovi l'amore, é lui che trova te. Ha un po' a che fare con il destino, il fato e quello che é scritto nelle stelle.~ Anais Nin

                              Amalia's Pov

"Quella maledetta sveglia si è spenta di nuovo! "

Ti maledici mentre continui a correre per riuscire ad arrivare in tempo

a lezione con il professore Giannotti. Per un attimo i tuoi pensieri vanno dritti dritti alla recondita possibilità di riuscire a trovare una sveglia che resista alle tue botte mattutine in modo egregio e che continui a suonare, evitando il tuo riaddormentamento catatonico.

Chiaramente sei stata tutta la notte a pensare a tutte le possibili tracce da affrontare durante l'esame di metà corso, fino ad arrivare alle 3 del mattino e crollare rovinosamente addormentata alla pagina 150 della dispensa.

Attraversi i cancelli della facoltà con il fiatone, cercando disperatamente il numero dell'aula, mentre senti il cuore esploderti del petto. Finalmente, dopo aver salito due rampe di scale, ti ritrovi il numero venticinque sulla sinistra del pianerottolo, cerchi di calmarti, respirando a fondo con le narici, posi la mano sulla maniglia ed entri, cercando di farti forza.

La serratura antipanico produce un rumore metallico che rimbomba per il corridoio, mentre tutti gli studenti seduti in aula sollevano lo sguardo dal foglio davanti a loro e puntano i loro occhi su di te. L' imbarazzo ti investe come un onda che travolge la battigia, facendoti restare immobile.

La voce del professore ti arriva all'orecchio tagliente come un coltello.

«Signorina Petrelli, credo che stavolta sia arrivata oltre il tempo massimo.»

«Le..le chiedo scusa, non succederà più - lo preghi congiungendo le mani,ma lui continua a fissarti con il suo sguardo crudo e fermo - Posso fare il mio compito?   »

«Signorina, non credo proprio sia possibile! Mi dispiace, ma devo chiederle di accomodarsi fuori.»

Le sue parole ti colpiscono proprio in mezzo allo sterno, portandoti a respirare più velocemente. Ti spinge a attraversare la porta con la mano sinistra, allontanandoti dal resto della classe.

«Professore, la prego, mi sono preparata per mesi! Deve credermi !»

«Stamattina la sveglia si è rotta ....»

Lo vedi farti segno di uscire, quasi spazientito, tiene la porta con le mani e
aspetta che tu passi oltre lo stipite . Arresa al tuo destino, chini la testa e ti accomodi nel corridoio deserto, mentre l'uomo ti segue dritto e austero, per poi posarti una mano sulla spalla sinistra.

«Mi dispiace davvero ma oggi lei non sosterrà l'esame : sa bene che non accetto ritardi e non posso fare nessuna eccezione.»
Annuisci con la testa, continuando a tenere gli occhi bassi. La vergogna
che provi ti ha totalmente congelato.

«Però, stavo pensando che ci sarebbe un modo per lei per avere i crediti che le servono.»

Alzi gli occhi sconvolta da ciò che hanno sentito le tue orecchie. Il professore piú severo della scuola di fotografia, l'orso a cui nessuno riesce a strappare un sorriso, ti sta tendendo la mano, facendoti risalire dal baratro in cui sei sprofondata.

«Veramente?»

«Si. Domani ci sarà la conferenza annuale di storia della fotografia in zona Firenze Fiera e io avrei bisogno di un'assistente, dato che il signor Farinelli deve tornare a casa a Torino stasera stessa, mi ritrovo
in una situazione....scomoda.»

«Ecco mi farebbe veramente piacere e mi lusinga la sua proposta,Professore, ma cosa dovrei fare?»
L'uomo si sistema la barba lasciata cadente con le mani, la accarezza piano mentre riflette sul da farsi.

«Il mio intervento era fissato per le 15,ma sono appena stato informato che dovrò presenziare fin dalla mattina, quindi lei mi dovrebbe aiutare a sistemare le varie attrezzature e cambiare qualche diapositiva, eventualmente. Niente di così trascendentale. Se la sente?»

«Io ne sarei felice.»

«Benissimo.»

Incrociando i vostri sguardi, potresti giurare di aver visto un piccolo accenno di sorriso, ti soffermi sugli angoli della sua bocca palesemente rivolti verso l'alto. Poi si volta e ,mettendo la mano sulla maniglia della porta, si rivolge a te per l'ultima volta.

«La aspetto domani alle 9, a Villa Vittoria in via Adua 1. Sa dov'é?»

«Certamente! Non la farò attendere!»

Il professore torna dentro l'aula scomparendo dalla tua vista, mentre rimani sola in quel corridoio vuoto, grata della nuova occasione che ti si è presentata inaspettatamente.

*******************

Il giorno dopo ti svegli di buon ora, anche grazie al nuovo oggetto comprato al negozio di filippini all'angolo della strada di casa tua.
Hai preso uno di quei vecchi modelli di sveglie, quelli con le due piccole campanelle in ottone e il martelletto centrale. Ti é sembrata piuttosto solida, perfetta per restistere agli urti dei tuoi calci e dal suono abbastanza persistente da raggiungere il tuoi timpani.
Apri gli occhi che sono le 5 appena e ti precipiti in doccia, cercando di lavarti nel piú breve tempo possibile così da sistemarti decentemente e arrivare in orario. Una volta pettinati i capelli biondi, opti per un completo giacca e pantaloni blu scuro che tieni nell'armadio da tempo
immemore e che tua madre ti ha obbligato a comprare prima di partire.

Ti provi la giacca notando il lieve arricciamento sulla schiena che te la fa piacere ancora di piú. Ci abbini una leggera blusa di seta bianca che fa risaltare i tuoi capelli biondi e il tuo rossetto rosato.

Pronta e sistemata, prepari velocemente il caffé, mentre ricontrolli di avere tutto ciò che ti occorre nella rigida borsa di pelle. Prendi il cellulare nuovo che tua madre ha provveduto a mandarti il giorno dopo lo spiacevole incidente allo Yab e,prima di ricontrollare l'orario, mandi un messaggio alla donna ricordandole che non le potrai rispondere tutto il giorno.

Riponi tutto nella tua borsa, legando agli appositi occhielli la tracolla di tessuto e ti avvii a prendere l'autobus numero 7 che ti porta velocemente davanti la stazione, proprio nella medesima via dell'ingresso secondario di Villa Vittoria.

Quando apri il portone di legno massello, ti ritrovi davanti solo i custodi che stanno ancora sistemando la struttura e ti dirigi verso l'auditorium traballante sui tuoi sandali rossi. La porzione concava della stanza fa rimbombare ogni minimo suono amplificandolo all'ennesima potenza,mentre tutto ciò fa salire alle stelle il tuo grado di nervosismo. Non sapendo dove posizionarti, lasci le tue cose in prima fila per poi arrivare alla cattedra dove troneggia il proiettore nero.
Prendi i fogli stampati dalla tua borsa e cominci a distribuirli disordinatamente per i tavoli nella stanza, notando alcuni studenti che entrano nell'aula e si accomodano con molta calma. Quando hai finito, torni al tuo posto aspettando pazientemente che inizi la conferenza.
Dopo ben quaranta interminabili minuti in cui non hai fatto altro che disegnare piccoli geroglifici sui bordi del tuo quaderno di appunti, una voce grave ma familiare, ti risveglia dal torpore in cui sei caduta.

«Signorina Petrelli! Noto con piacere che ha seguito diligentemente il mio consiglio!»

«Buongiorno Professore, non avrei perso quest'occasione per niente al mondo.»

Mentre lo dici cerchi di raddrizzare la schiena e sistemare la giacca che porti sulle spalle.

«Benissimo! Venga con me alla cattedra così ci prepariamo per iniziare.»

Annuisci felice ed emozionata, mentre raggiungi il tavolo centrale, trovandoti davanti agli occhi una distesa di persone che chiacchierano animatamente. Fissano il loro sguardo su di voi appena il professore prende in mano in microfono e la sua voce si espande per tutte e quattro le pareti.

La conferenza sembra iniziare nel migliore dei modi, facendoti sentire stranamente a tuo agio mentre pendi dalla bocca dell'uomo che , come suo solito, dimostra di padroneggiare divinamente l'argomento e di sapersi destreggiare nella storia della fotografia come una eleganza degna di un derviscio.

Al momento della pausa, appena la voce narrante si placa e tu devii lo sguardo della lavagna luminosa ritirando i tuoi schemi elaborati, un brusio non indifferente si alza dalla sala accompagnando tutti i partecipanti che piano piano abbandonano la nave per andare a rifocillarsi. Tirate un sospiro di sollievo, rilassandovi immediatamente.

«E' stato tutto perfetto professore.» dici appena la sala comincia a svuotarsi, il professore sembra ancora immerso nei fogli 

Appena finisci di sistemare le tue cose nella borsa, percepisci una voce fin troppo familiare che ti fa pietrificare all'istante.

«Vedo che non hai perso il tuo tocco magico, zio!» intravedi i passi veloci e sicuri della figura  che ha parlato e che si sta avvicinando. Anche se sei incuriosita su chi sia, preferisci finire il lavoro che ti è stato commissionato senza distrazioni cosi da non sfidare ulteriormente la sorte.

«Ooh finalmente sei venuto a salutarmi!»

«Non potevo di certo mancare ad una conferenza così importante.»

«Vieni ti presento una mia promettente studentessa : la signorina Amalia Petrelli.»

E' in quel momento che senti di doverti voltare, allinei con precisione ii documenti che hai in mano, li riponi nella borsa nera, passi il laccio di pelle nell'asola e finalmente ti volti preparandoti a salutare un collega. Ma ciò a cui non sei preparata si presenta davanti a te e ti lascia di stucco: Joel,il ragazzo conosciuto allo Yab, è davanti a te in tutto il suo splendore.

L'odore di muschio bianco che hai sentito quella sera invade le tue narici riportandoti alla mente quella stessa folata di vento che ti ha colto di sorpresa proprio nel momento in cui avevi abbassato le tue difese.

Socchiudi gli occhi e appena li apri, vedi quei fari azzurri osservarti con sorpresa. Potresti giurare di aver appena visto le sue labbra socchiudersi leggermente, permettendoti di immaginare la loro morbidezza.

«Amalia..»

Sussurra il tuo nome viene sussurrato con una tale delicatezza che ti fa quasi mancare il fiato, mentre continua ad osservarti con i suoi occhi vividi e curiosi. A quel punto anche il professor Giannotti comprende che tra voi è accaduto qualcosa e chiede un chiarimento.

«Ma voi due vi conoscete?»

«Ci siamo conosciuti a una serata fra amici allo Yab..»

«Benissimo, quindi non vi dispiacerà andare a mangiare un boccone tutti insieme! Giusto?»

L'uomo ti sorride tronfio, segno che deve aver percepito l'interesse che aleggia tra voi. Tu, del resto, non vuoi sbottonarti troppo con quel ragazzo così insistente e cerchi una scusa plausibile per declinare l'invito: ormai la vocina nella tua testa parla a un volume così alto che è difficile da ignorare, specialmente per lo stato confuso in cui ti trovi, sommersa dai tuoi pensieri.

Quando incroci lo sguardo di Joel che indugia su te, ti senti avvampare a una tale velocità che i bisogno di toccare qualcosa si fa impellente, quindi afferri la prima ciocca bionda che invade il tuo campo visivo e la riporti a posto dietro l'orecchio.

«Certo che non ci dispiace! Dove ci porti di bello?» non ti sfugge il suo tono di voce tremendamente entusiasta.

«Pensavo di andare in un ristorantino in centro ma forse rischiamo di fare tardi..»

«Io avrei un'idea ma non ti piacerà .»

Guarda te strizzando l'occhio sinistro, mentre l'uomo continua a attendere una sua parola.

«Che ne dite del Burger King qui all'angolo?»

Una sonora risata ti sale spontanea alla trachea, osservando di sottecchi la reazione dell'uomo che sembra piuttosto disgustato dalla proposta. Decidi di voler assecondare quel ragazzo così carino che fa bloccare il tuo cuore ogni volta che sul suo volto fiorisce un sorriso talmente dolce da colorare quelle guance ardenti.

«Mi sembra una splendida idea!»

Il professore Giannotti si volta verso di te con uno sguardo colmo di sfida e, scuotendo la testa, guarda suo nipote puntando il dito indice nella sua direzione. La loro complicità ti colpisce immediatamente.

«Sei diventato un po' troppo spigliato, ragazzo! Quasi quasi ti preferivo quando eri un'adolescente silenzioso!»

«E vada per questo Burger King! Ma se a fine serata mi ritroverà con lo stomaco in fiamme e la gastrite galoppante, vi riterrà personalmente responsabili!»

«Andiamo andiamo Prof! Un po' di elasticità è proprio quello che ti serve!»

Joel poggia le mani sulle sue spalle con nonchalance, un gesto semplice visto la sua altezza non indifferente e lo spinge verso l'uscita della sala, gettando ogni tanto uno sguardo su di te che li segui senza fiatare ma continuando a sorridere sorniona sulla scia di quell'attimo di complicità.

Riuscite ad uscire velocemente dall'edificio, svoltando a sinistra e ritrovandovi sulla via principale che passa davanti alla stazione. La marea di anime che si muove con la stessa calma di pecore al pascolo, vi investe trascinandovi con sè.

Finché non arrivate davanti all'insegna arancione e percepisci una mano calda e forte che prende la tua, strattonandoti. Ti senti tirare alla tua sinistra, le due porte a vetri scorrevoli si aprono automaticamente appena attraversi la barriera, mentre l'aria colma di odore di fritto ti investe, inconfondibile.

«Salvata dalla folla!» il suo sorriso risplende in mezzo a quei riccioli castani che ricadono leggeri sulla fronte.

«Sei il mio eroe!» provi a stare al gioco, ma senti le guance scaldarsi di un lieve tepore.

«Credo di meritarmi una ricompensa..»

Per un attimo siete di nuovo uno di fronte all'altro, proprio come la sera in cui vi siete conosciuti e il suo odore sembra circondarti di nuovo, facendo sobbalzare il tuo cuore. Continui a fissare i suoi occhi, sprofondando in quel mare azzurro come il cielo arrancando dentro la tua anima. La sua mano destra si avvicina al tuo volto ,lo sfiora lievemente e provoca un brivido su tutta la tua schiena.

Vedi le sue labbra aprirsi leggermente, senti una strana forza che ti spinge verso di lui, mentre accarezzi il suo petto che si alza e si abbassa rapidamente. Il desiderio di sentire i suoi muscoli sotto i tuoi polpastrelli si impossessa di te, facendo colorare stranamente le tue guance.

I pensieri sono del tutto annebbiati, proprio come il tuo raziocinio che ha del tutto perso la strada di casa. Vedi la distanza tra voi accorciarsi sempre di più  finché una voce vi riporta alla realtà. .

«Insomma ragazzi :ho preso quel tavolo vicino alla finestra e credo proprio che ordinerà un doppio hamburger parmigiano reggiano e una Fanta. E voi?»

«Ehm ...si, arriviamo...»

Joel si allontana da te, titubante e si accarezza i capelli con le mani,  sembra voler schiarire le idee, mentre tu ormai abbassi gli occhi e ti allontani da lui a passo spedito.

Nel tuo piccolo cervello sempre pronto all'elaborazione non riesci a fare a meno di domandarti cosa cavolo ti può essere preso per farti avvicinare in quel modo da qualcuno e anche se i tuoi occhi fissano intensamente i cartelloni appesi sopra le casse, scrutando ogni lettera dei menu, i tuoi pensieri sono ormai altrove catturati da quegli occhi azzurri come il cielo.

«Amalia? Vuoi ordinare?»

«Si...scusate. Si per me un Fish Burger con una porzione di patatine e una Coca Cola media.»

Fai per aprire la tua borsa cercando il tuo portafoglio blu notte, ma senti subito la mano del ragazzo che si poggia sulla tua, stringendola con decisione. Prima di dire qualsiasi cosa scuote la testa.

«Non pensarci nemmeno. Sei mia ospite.» 

«Oh, no no! Siete entrambi miei ospiti! E ora andate a sedervi, mi farò aiutare dal ragazzo al bancone per i vassoi.»

«Ma zio, non posso aiutarti?»

L'uomo lo guarda assottigliando gli occhi, poi con il portafoglio in  una mano, agita in aria l'altra facendovi segno di allontanarvi. Abbozza un lieve « Fila via!» che vi lascia prima interdetti, poi , divertiti da questa situazione totalmente nuova, vi avviate verso il tavolo preposto. Mentre cammini non riesci a fare a meno di pensare che ti fa strano vedere il professore nella veste di zio amorevole che lo osservi piena di curiosità.

Vi sedere nel tavolo  mentre senti gli occhi del ragazzo che  marchiano a fuoco la pelle esposta delle braccia e del decolté . Ti strofini le mani sulla scia dei brividi freddi, sperando di cancellare quella sensazione.

«Hai freddo?»

«Oh no, ogni tanto mi succede, non preoccuparti, mi passerà presto.»

Cerchi di sminuire i brividi che ti stanno ornando la tua pelle, ma lui ti guarda ormai con una  tale intensità da farti mancare il fiato. L'azzurro dei suoi occhi ha assunto una stupefacente connotazione verde acqua che cattura la tua attenzione in modo totale, non riesci a non perderti in quelle iridi perlescenti. 

«Alla fine hai fatto bene a dirmi di avere fiducia.»

Alzi lo sguardo confusa mentre lui scoppia a ridere , sporgendosi sul tavolo e avvicinandosi a te. La punta del suo naso quasi sfiora la tua.

«Il destino ci ha fatti incontrare di nuovo, no ?»

I suoi occhi continuano a brillare come stelle del firmamento, facendo tremare tutto il tuo corpo come se avessi dodici anni. Appena si sporge verso di te, circonda le tue mani con le sue, trasmettendoti tutto il suo calore.

«Si, credo sia stato veramente il destino...» le parole ti escono dalla bocca senza che te ne accorga, come se un'improvvisa consapevolezza prendesse possesso della tua mente perché, per quanto certe sensazioni continuino a spaventarti, non puoi negare che non c'è nessun'altro posto al mondo in cui vorresti essere.

«Eccoci qui ragazzi! Il pranzo è servito!»

Posa i vassoi sui due tavolini quadrati che avete unito, facendosi aiutare da un ragazzo, rigorosamente dietro di lui che, con la sua uniforme arancione e il suo cappellino, ti porge servizievole il tuo menù evitando accuratamente di guardarti negli occhi. Il professore si siede accanto a te, spezzando l'incanto che si era di nuovo creato tra di voi e lasciandoti in silenzio a gustarti il tuo panino.

«Allora signorina Petrelli,, che ne pensa di mio nipote? E'  abbastanza interessante il suo ambito di studi?» il modo in cui fissi interrogativa i due soggetti davanti a te, fa capire al professore di aver appena detto qualcosa di cui non hai la benché minima idea. Infatti interviene Joel a rimediare la situazione.

«Zio! ci siamo conosciuti in discoteca, mica ad una conferenza! Diciamo che i nostri studi non sono stati l'argomento primario.»

«Allora vi chiedo scusa per una domanda da vecchio come sono! Ma quindi devo mantenere il segreto?»

«No, Professore, mi piacerebbe molto sapere in che ambito bazzica Joel.»

Prendi una patatina fritta tra le dita e la metti in bocca, staccandone una metà con i denti, mentre guardi il ragazzo dritto negli occhi. Quella situazione piuttosto assurda inizia quasi a divertirti.

«E' riuscito ad entrare all'accademia delle belle arti.»

«Complimenti!»

«Si, grazie...vorrei seguire le orme del nonno.» lo dice con una tale naturalezza da farti quasi vergognare di non sapere chi sia suo nonno, probabilmente Giannotti se ne accorge, ingoia velocemente il boccone e ti illumina sulla sua situazione familiare. E mentre Joel finisce di masticare l'enorme morso che ha dato al suo panino, l'uomo accanto a lui inizia a parlare gonfiando il suo petto di orgoglio.

«Joel è il nipote di Raffaele Ginzburg, il famosissimo antiquario e  restauratore di Firenze. So che non sei di qui, Amalia e quindi non so se ne hai sentito parlare..»

A questo punto sei tu che quasi ti strozzi con la bevanda che stai sorseggiando: la rivelazione ti fa mancare il respiro per qualche secondo  e sbuffare con il naso.

«Ginzburg?!?? Difficile non averne sentito parlare!»

Senti il boccone in gola che inizia ad aggrovigliarsi con la tua trachea, diventando un tutt'uno. Prendi con foga la bevanda ghiacciata e fai scivolare il liquido scuro nella tua gola, cercando di fare mente locale delle informazioni che hai appena ricevuto. Osservi incuriosita i due individui che sono seduti davanti a te.

Il ragazzo continua a mangiare tranquillamente e il vago sospetto che sia abituato a quello strano trattamento si fa spazio dentro di te. Poi alzi le sopracciglia come al tuo solito, pensando bene al prossimo quesito che ti tormenta.

Il professore sembra leggerti nella mente e posa il suo panino, iniziando a ridere di gusto. Vedi la sua camicia bianca alzarsi e abbassarsi sotto la sua cravatta azzurra, convulsamente.

«No Amalia, io e Joel in realtà non siamo parenti, se è questo che ti stai domandando. Credo non ci sia nemmeno un briciolo di somiglianza fisica!»

«Ecco, io non volevo offendere nessuno...»

«Tranquilla. Io e suo padre siamo grandi amici dai tempi dell'asilo! Ecco perché questo ragazzone mi chiama "zio" !

«Quindi anche tuo padre fa il lavoro di tuo nonno?»

«Papà non ce lo vedo proprio! No no fa l'avvocato! Ha studiato giurisprudenza, come mio fratello del resto. Io sono l'unico che ha"dirazzato".»

Il tuo sguardo confuso, lo coglie di sorpresa, mentre vedi disegnarsi sul suo volto un sorriso luminoso. Per un attimo pensi che potrebbe illuminare il Mandela Forum con uno dei suoi sorrisi.

«E' un termine toscano :significa che mi sono allontanato dal destino che la mia famiglia aveva programmato per me.»

«Bhe, io non ho questo problema! Mia madre mi ha sempre lasciata fare quello che più desideravo e mio padre..... diciamo che mio padre non è mai stato un mio problema.»

Come ogni volta che fai quella sorta di confessione su tuo padre, ti senti gli occhi fissi dei tuoi interlocutori sul tuo corpo, mentre l'imbarazzo aleggia nell'aria.

Joel sembra finire il suo pranzo, richiudendo il sacchetto di carta, mentre il professore Giannotti beve silenziosamente la sua bevanda mentre controlla il cellulare immergendovi completamente. Finisci anche tu di sistemare il tuo vassoio, e cercando di smorzare l'atmosfera, ti alzi velocemente.

«Credo sia il caso di andare.»

I due uomini annuiscono in silenzio, alzandosi insieme a te. Depositate i vassoi marroni nell'apposito espositore metallico e vi ributtate in completo silenzio per la strada meno affollata, mentre controlli l'ora nel piccolo orologio di acciaio di Dolce e Gabbana bello, ma decisamente poco pratico vista la totale assenza di numeri o di qualsiasi altro segnale che possa indicare un orario specifico. Ad un tratto rimpiangi quasi le bussole dei navigatori.

Arrivate subito a Villa Vittoria, ripercorrendo i corridoi stavolta pieni di persone e rientrate nell'auditorium trovandolo quasi totalmente affollato. Pensi che probabilmente ci avete messo parecchio tempo, mentre il professore si accomoda alla cattedra in mogano, tira fuori gli ultimi fogli del suo intervento e ti passa i fogli trasparenti con gli altri grafici, che ti sbrighi a posizionare sulla base del proiettore.

Il ragazzo sparisce totalmente dal raggio d'azione dei tuoi occhi, lasciandoti del tutto sorpresa e con un gusto amaro in bocca. La conferenza continua con la solita flemma di tutte le conferenze, fino a concludersi definitivamente alle 17 e facendoti tirare un sospiro di sollievo. Il professore Giannotti si avvicina a te e ti sussurra piano.

«E' stata impeccabile signorina Petrelli. Complimenti.»

«Grazie infinite, professore! Non sa quanto mi abbia fatta felice con questa opportunità !»

«Si figuri :il piacere è stato mio.»

Lo vedi guardarsi intorno, aguzzando la vista. Si aggiusta gli occhiali e dopo pochi secondi il suo volto cambia totalmente espressione. Senti una lieve e calda carezza attraversarti la schiena e regalarti un brivido che mai hai sentito prima. Ti volti di scatto appena quel profumo inebria totalmente i tuoi sensi avvolgendoti con dolcezza, mentre quelle dita continuano a restare ferme sulla tua spina dorsale bruciandoti come carboni ardenti.

«Insomma avete finito?»

«Si si, stavo solo pensando una cosa...- sembra immerso totalmente nei suoi pensieri, quando finalmente riesce a afferrarne uno, prova a spiegarvi la sua idea-  La signorina Petrelli ha un talento naturale per le foto, ma è quasi totalmente autodidatta e secondo me le manca qualcosa...perché non le mostri qualcosa tu di Firenze?»

Per un attimo ti senti ovattate le orecchie, cercando di comprendere cosa ti stia chiedendo l'uomo davanti a te.

«Credo di non capire..»

«Vorrei che tu le mostrassi qualcosa in giro per Firenze, anche i tuoi luoghi del cuore mentre Amalia si concentrerà sulle sue foto. A lavoro ultimato, se tutto andrà come spero, vorrei inserire il lavoro nella mostra a Palazzo Strozzi che ci sarà tra due mesi. Che ne dite? Alla fine per te è una grande opportunità .»

L'uomo si ferma a guardarti mentre le dita di Joel stringono ancora più forte quel tuo piccolo lembo di pelle. Ti volti verso di lui e noti subito il suo sguardo accendersi.

«Io credo che sia una splendida occasione .»

E quelle parole risuonano dentro di te come una strana promessa.

 

   
 
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