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Autore: Infinity_2015    29/04/2024    0 recensioni
Alex e Bea frequentano entrambi la facoltà di economia aziendale a Verona, dove si conoscono casualmente durante una pausa tra una lezione e l'altra alle macchinetta del caffè al secondo anno. Prima di allora non si erano mai neanche visti, nonostante avessero tutte le lezioni in comune.
Tra loro scatta subito una certa antipatia, riusciranno a superarla?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Alex

L'ultima cosa che mi sarei mai aspettato che succedesse quella sera era trovarmi una Bea selvatica davanti alla porta di casa mia, completamente fradicia, che chiedeva asilo per la notte. A quella vista ero rimasto un attimo interdetto, poi l’avevo fatta entrare in casa, le avevo lasciato fare la doccia e prestato dei miei vestiti perché stesse comoda.

Proprio mentre eravamo abbracciati e mi stavo godendo quel contatto con una delle persone che, in pochi mesi, era diventata una delle più importanti della mia vita, era suonato il campanello. 

Mi ero staccato da lei svogliatamente e le avevo intimato di stare ferma lì: «Tu resta qui, sinceramente non mi va molto a genio che un altro ragazzo ti veda con i miei vestiti addosso.»

Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere ad alta voce, tanto meno nei confronti di Bea. Il suo arrivo nella mia vita era stato un fulmine a ciel sereno e mi aveva letteralmente sconvolto l’esistenza.

Il solo pensiero che qualcuno le facesse del male o la guardasse in modo viscido, esattamente come Andrea, mi faceva imbestialire; non mi stava nemmeno bene che altri ragazzi la vedessero con i miei vestiti addosso, gli stavano troppo bene ed io, solo a guardarla, rischiavo di impazzire.

Andai ad aprire, presi le pizze che avevo ordinato, pagai il fattorino e tornai in salotto. Bea si era già accomodata sul divano, completamente a proprio agio, e si era già appropriata del telecomando per scegliere un film o una serie da guardare su Netflix.

Lei alzò lo sguardo su di me e domandò sorpresa: «Hai preso una pizza anche per me?»

Io sorrisi e risposi, appoggiando le pizze sul tavolino davanti al divano: «Appena sei arrivata ho modificato al volo l’ordine.»

«Grazie, Alex. Se mi dai il tuo PayPal, ti mando i soldi»

Scossi la testa e mi sedetti accanto a lei: «Non esiste, offro io.»

Bea non sembrava molto convinta delle mie parole, quindi appoggiai un braccio sulle sue spalle e me l’avvicinai per darle un bacio sulla guancia; lei sorrise e si accoccolò a me.

«Cariño, per quanto mi piaccia averti accoccolata a me, ho bisogno anche dell’altra mano per tagliare le pizze.» Ridacchiai leggermente al muso che mise su al sentire le mie parole, era adorabile e, detto tra noi, veramente bellissima: quell’espressione da cucciolo e i miei vestiti addosso un po’ troppo larghi la rendevano ancora più affascinante.

Tagliai le pizze e feci partire, per l’ennesima volta, Big Bang Theory: avevo saputo da Noel che era una delle sue serie preferite e ne ero rimasto molto sorpreso, dato che era una delle poche cose che avevamo in comune.

Appena finimmo di mangiare eravamo esausti, quindi mostrai a Bea la stanza di Daniele e lei mi chiese: «Sicuro che posso dormire nella camera di tuo fratello, per lui non sarà un problema?»

«No, non ti preoccupare. Ora è dalla tua migliore amica e lo conosco abbastanza bene da sapere che sarebbe il primo ad offrirti la sua stanza per dormire in una situazione del genere.»

«Va bene, grazie allora.» Si avvicinò a me, mi diede un bacio sulla guancia ed entrò in camera di Daniele: «Vado a letto, a domani Alex»

«A domani cariño»

Andai nella mia stanza, mi sdraiai sul letto e cercai di dormire; non fu semplice per via di tutti i pensieri che mi affollavano la mente, ma verso le 2 riuscii ad addormentarmi.

Il giorno dopo mi svegliai più tardi del solito, felice di non avere lezioni, e, appena entrai in cucina, trovai Bea impegnata a cucinare con ancora i miei vestiti addosso; mi fermai a guardarla, appoggiando una spalla allo stipite della porta e incrociando i piedi. Evidentemente aveva le cuffiette nelle orecchie perchè, quando provai a chiamarla, non si girò nemmeno; sorrisi alla vista di lei che ballava tutta tranquilla e senza pensieri, decisi di raggiungerla e le posai un bacio sulla guancia.

Bea sussultò leggermente a quel contatto poi, quando si accorse che ero solamente io, si rilassò e mi salutò: «Buongiorno, Alex! Dormito bene?»

Io sorrisi: «Buongiorno, cariño. Sì, grazie, tu? Era comodo il letto di mio fratello?»

Lei annuì e mi porse un piatto: «Ho preparato le uova strapazzate, spero ti piacciano. Scusa se mi sono permessa di frugare nelle vostre cose, ma avevo fame.»

Scoppiai a ridere prendendo il piatto e replicai: «Non ti preoccupare, hai fatto bene. E grazie mille per le uova, mi piacciono un sacco.»

«Ottimo!»

Prese il suo piatto e si sedette di fronte a me per mangiare; mi persi a guardarla e mi venne in mente una cosa: «Cariño, ricordati che stamattina ci troviamo con Noel e Andrea per controllare il lavoro fatto per il progetto di Organizzazione Aziendale e, se tutto va bene, lo inviamo alla professoressa.»

«Sì, grazie per il reminder. C’è un motivo specifico per cui me lo stai dicendo?»

Scossi la testa e le risposi:  «Te lo stavo ricordando in caso volessi cambiarti e rimetterti i tuoi vestiti.»

«Ho controllato stamattina e sono ancora bagnaticci. Mi toccherà metterli in lavatrice e poi in asciugatrice appena arrivo a casa.»

«Quindi resterai con le mie cose addosso?» domandai finendo di mangiare.

«Esatto. A meno che non ti dia fastidio, a quel punto parteciperò in intimo, preferisci?»

«Assolutamente no. Va benissimo se resti con i miei vestiti addosso. Anche perché, pensandoci bene, sarebbe molto utile alla causa.»

Bea si alzò per posare il piatto sporco nel lavandino e mi guardò confusa: «Di che diamine stai parlando?»

«Di Andrea. Se arriva e ti vede con i miei vestiti addosso, si spera che la smetta di provarci con te. Dovrebbe funzionare, no?»

«Teoricamente sì, ma in pratica non ne sono così sicura. Andrea non mi sembra un ragazzo che si arrende facilmente, ma possiamo provare.»

Feci per replicare, ma mi interruppe aggiungendo: «Ma poi non eri tu quello che ieri sera mi ha detto che non voleva che altri ragazzi mi vedessero con i tuoi vestiti addosso?»

«Sì, ma il discorso ‘Andrea’ è ben diverso. Con lui lo stiamo facendo a posta per fargli rodere il culo e farlo allontanare definitivamente da te.»

Sperai di suonare convincente almeno alle sue orecchie; non credevo nemmeno io alle mie stesse parole, figurarsi Bea.

«Va bene, come vuoi Alex. Farò finta di crederci.» Alzò le sopracciglia e mi fece un sorriso impertinente.

Dio, mi avrebbe fatto impazzire.

Mi alzai dalla sedia, mi avvicinai a dove si trovava lei, posai il mio piatto nel lavandino e la osservai: «Ti conviene scappare, prima che cominci a farti il solletico.»

Bea non se lo fece ripetere due volte e prese a correre per tutto l’appartamento, con me alle sue calcagna. Riuscii a bloccarla mentre cercava di nascondersi dietro il divano, iniziai a farle il solletico sui fianchi e lei, provando ad allontanarsi da me, cadde sul divano dietro di lei.

Non ci pensai mezzo secondo e continuai a farle il solletico, spostando poi le dita sul collo e continuando con la mia nuova missione personale: farla pentire di non avermi creduto.

Le sue risate fuori controllo mi stavano facendo divertire un sacco, penso fosse la prima volta che la vedevo così naturale, leggera, senza muri e barriere a nascondere la sua vera essenza.

«Basta, ti prego!» esclamò Bea in mezzo alle risate.

La osservai, mi avvicinai al suo viso e replicai: «Ammetti che mi credi e che la mia è un’ottima idea, altrimenti continuo.»

All’inizio pensai che avrei dovuto insistere di più per farle dire ciò che volevo, ma venni sorpreso dalle sue parole: «Va bene. Ti credo. La tua è un’ottima idea.»

Come promesso, smisi di farle il solletico ma restai con le mani appoggiate sul collo.

Incrociai il suo sguardo: «Se ti sposti, mi alzo Alex.»

Non ci pensavo nemmeno a muovermi da lì, quindi scossi la testa e le risposi: «Intanto siediti, cariño

Le tolsi le mani dal collo in modo da farla sedere, poi le posai una mano sul ginocchio. Bea spostò lo sguardo dalla mia mano al mio viso per un paio di volte, poi mi chiese: «Che stai facendo?»

Non le risposi nemmeno, mi avvicinai ulteriormente a lei posando l’altra mano sul suo collo e le diedi un leggero bacio sulle labbra. Mi allontanai quasi subito per carpire una qualsiasi reazione da parte sua e ciò che vidi mi fece scaldare il cuore: Bea era praticamente bordeaux in faccia e mi stava guardando con un’espressione sorpresa ma felice.

In mezzo secondo annullò la poca distanza che era rimasta tra di noi e mi baciò; all’inizio fu un normalissimo bacio a stampo, poi si trasformò in un vero e proprio limone, come quello che mi aveva dato dopo il pranzo con Gonzalo e Ana.

Eravamo talmente tanto presi bene che quando sentimmo Noel e Andrea esclamare un ‘Oh Dio!’, ci staccammo di scatto molto imbarazzati.

Bea, invece di allontanarsi da me, si accoccolò al mio fianco salutando i nostri compagni di progetto: «Ciao ragazzi! Tutto bene?»

Andrea fu il primo a rispondere, mentre Noel continuava a fissarci come se fossimo due alieni con tre teste: «Ciao Bea, non pensavo di trovarti già qui.»

Alzò gli occhi al cielo e rispose: «Ho dormito qui se proprio vuoi saperlo.»

Sia Andrea che la migliore amica di Bea spalancarono la bocca, scioccati, e il ragazzo replicò: «In che senso?!? I tuoi genitori non ti hanno detto nulla?»

Bea si staccò da me e si alzò: «Ma che cavolo stai dicendo? Ho 20 anni, mica cinque, so badare a me stessa. Poi conoscono sia me che Alex e si fidano di noi. Finiscila di fare il cretino geloso; non ne avevi, non ne hai e non ne avrai mai diritto.»

Sorrisi e la abbracciai da dietro: «Cariño, calmati. Mettiamoci a finire il progetto adesso.»

Lei annuì e mi rispose: «Va bene, hai ragione amore. Vado un attimo in bagno e torno.»

Noel, che era rimasta nel suo per tutto quel tempo, si ridestò: «Ciao Alex, ciao amo. Andrea, tu devi scollarti da lei e smetterla di comportarti in questo modo.»

Bea la guardò e la abbracciò: «Ciao amo, vieni con me un secondo, per favore.»

 

Bea

Portai Noel in bagno e la prima cosa che mi chiese fu: «Cos’era quello? E, cosa ancora più importante, cosa ci facevi già qui? Cosa mi sono persa?»

Ecco, proprio come previsto aveva cominciato a farmi un sacco di domande; non potevo aspettarmi nulla di diverso, dato che non le avevo detto nulla di ieri sera.

Sospirai e la presi per le spalle: «Noel, calmati un attimo. Ora ti spiego, basta che mi lasci parlare e non mi interrompi.»

Lei annuì e si sedette sulla tazza, in attesa che cominciassi a raccontare. Presi un respiro profondo e iniziai: «Ieri sera, dopo il convegno, ho controllato la situazione dei treni e ho visto che erano stati cancellati per dei problemi sulla tratta. Ho chiamato mamma, sperando che potesse aiutarmi e venirmi a prendere…»

«Ma non mi avevi detto che erano fuori per il loro anniversario?» m’interruppe la mia migliore amica.

Io alzai gli occhi al cielo e le risposi: «Se mi avessi lasciato proseguire, ci sarei arrivata.»

«Ok ok, scusa. Vai avanti.» replicò lei alzando le mani in segno di resa.

«Ovviamente mamma non ha risposto perché era via con papà per il loro anniversario. Ho quindi controllato anche la situazione dei bus e, pure in quel caso, il nulla cosmico. Ho cominciato a disperarmi e mi sono resa conto che, anche se avessi trovato il modo di tornare a casa, non sarei potuta entrare perchè, indovina un po’? Avevo dimenticato le chiavi a casa mia, in cucina!»

Noel scoppiò a ridere e commentò: «Minchia, che sfiga amo!»

Scossi la testa e replicai: «Già! E non è finita qui, naturalmente.»

«Che altro è successo, scusa?»

Mi sedetti sul bordo della vasca e risposi: «Sono uscita ed è cominciato a diluviare, quindi mi sono riparata sotto la tenda di un bar e ho avuto l’illuminazione: venire qui da Alex. Mi sono incamminata e sono arrivata qui completamente fradicia, ho suonato e ci ha messo un’eternità ad aprirmi perchè, allerta spoiler, era sotto la doccia. Immagina in che condizioni mi ha aperto. Qui lo dico e qui lo nego, stavo morendo alla vista.»

La mia migliore amica scoppiò a ridere: «Non fatico a crederlo, conoscendoti. Poi?»

«Poi gli ho chiesto se potevo farmi la doccia e se aveva qualcosa da prestarmi, dato che i miei vestiti erano tutti fradici. Come puoi notare, la risposta è stata affermativa. Abbiamo mangiato la pizza, mentre guardavamo Big Bang Theory e poi siamo andati a dormire. Prima che tu me lo chieda, perché so che lo farai, non abbiamo dormito insieme. Ho dormito nella stanza di Daniele, mentre Alex nella sua.»

«E come siete arrivati al bacio?»

«Stamattina, gli ho preparato la colazione e mi ha consigliato di cambiarmi perché sareste arrivati voi. Io gli ho risposto che avevo ancora i vestiti bagnati, quindi l’altra opzione sarebbe stata restare in intimo. A questa mia uscita, è scattato come una molla e mi ha detto chiaramente di no. Preferiva che restassi con i suoi vestiti addosso.»

«Ma…» Noel mi guardò confusa.

«Lo so, nemmeno io me l’aspettavo. Infatti, quando gli ho chiesto perché, mi ha risposto che era per Andrea, per fargli rodere il culo. Non gli ho creduto e, per sfidarlo, ho replicato che avrei fatto finta di crederci. Alex ha cominciato a rincorrermi per farmi il solletico e siamo finiti sul divano a baciarci, fine.»

Sospirai e aspettai una reazione da parte della mia migliore amica. Non venni delusa.

«Amo, è palese che gli piaci. E anche a te piace lui. Diglielo e basta.»

«Hai ragione, a me piace Alex. E penso di piacergli anche io, ma prima di espormi completamente, vorrei avere un segno da lui.»

Ammetterlo ad alta voce rendeva il tutto più reale, forse anche troppo. Ero ancora intimorita dall’innamorarmi nuovamente, dalla possibilità di soffrire, ma avevo il sentore che per Alex ne sarebbe valsa la pena.

Noel si alzò e mi abbracciò forte forte: «Amo, andrà tutto bene. So che le tue relazioni passate sono state un disastro e che hai sofferto tantissimo, ma sono sicura che con Alex sarà diverso.»

Annuii e risposi: «Spero tu abbia ragione. Ora è meglio se torniamo dai ragazzi, prima che comincino a scannarsi.»

Noel rise e si staccò: «Sì, finiamo questo progetto così finalmente ci leviamo Andrea dalle scatole.»

Tornammo in salotto e trovammo i nostri compagni di università seduti al tavolo che cercavano di sistemare le slide su Walmart. Li raggiungemmo e, nel giro di un paio d’ore, riuscimmo a correggere il testo delle diapositive e a rendere il tutto sensato.

Mandammo il PowerPoint alla professoressa e, solo dopo, tirammo tutti un sospiro di sollievo.

«Abbiamo finito!» esclamò Alex, seduto accanto a me.

Annuii e gli posai un bacio sulla guancia: «Finalmente direi! Ora possiamo concentrarci a tutti gli effetti sui parziali della prossima settimana.»

Andrea si alzò e replicò: «Bene. Adesso che il progetto è finito, posso dirvi che vi siete comportati da veri e propri stronzi nei miei confronti. Io torno a casa, per vostra gioia.»

Prima che qualcuno di noi potesse rispondergli in un qualche modo, se ne andò scazzato. Rimanemmo tutti abbastanza confusi dalla sua reazione, che diamine era appena successo?

Mi alzai per sgranchirmi le gambe e notai che mia madre mi aveva scritto per avvisarmi che lei e papà erano arrivati a casa sani e salvi. Guardai Alex e Noel: «Ragazzi, io devo andare. I miei genitori sono rientrati, quindi posso tornare a casa.»

La mia migliore amica annuì e replicò: «Va bene, io resto qui ad aspettare che Dani torni dal lavoro.»

Alex la guardò e scosse la testa, ridendo: «Cos’è, già ti manca? Non avete passato abbastanza tempo insieme?»

«Ma finiscila! Sono sicura che anche tu faresti la stessa cosa con lei!» rispose la mia migliore amica indicandomi.

Diventai rossa come un pomodoro e le lanciai un’occhiataccia. Ma porca miseria, non poteva starsene zitta?

Alex mi guardò attentamente, ma decise saggiamente di non fare battutine. Ignorò le sue parole e mi chiese: «Vuoi che ti accompagni a casa o in stazione?»

Io scossi la testa: «No, non ti preoccupare. Mi arrangio, grazie lo stesso.»

Lui annuì e mi diede un bacio sulla guancia: «Avvisami appena arrivi a casa, va bene cariño

Annuii, salutai Noel con un veloce abbraccio e uscii dall’appartamento. Un’oretta dopo arrivai finalmente a casa mia, con ancora i vestiti di Alex addosso; gli scrissi che ero giunta sana e salva a destinazione e, per qualche miracolo divino, riuscii ad evitare le domande dei miei. Andai in camera mia e, per distrarmi da tutti i pensieri che mi affollavano il cervello, mi misi a studiare per il parziale di Organizzazione Aziendale.

Una settimana dopo finalmente era giunto il momento di dare il tanto atteso esame di metà semestre. Arrivai in università da sola; non volevo vedere nessuno, quella mattina mi ero svegliata con una strana sensazione nello stomaco e non mi piaceva per nulla.

Avevo un brutto presentimento e non ero in vena di parlare con qualcuno. Volevo solo fare quell’esame e tornare a casa.

Una ventina di minuti dopo entrai in aula insieme a tutti i miei compagni di corso e ci accomodammo in ordine alfabetico secondo le indicazioni della professoressa; gli assistenti ci consegnarono il foglio e, al loro segnale, lo girammo.

Diedi un’occhiata alle domande e nel mio cervello ci fu il buio più totale.

Avevo bisogno di uscire da quella stanza il prima possibile.

Non riuscivo più a stare in quell’aula, quindi presi le mie cose, mi alzai e uscii fuori di corsa, senza nemmeno scusarmi con la prof o darle una spiegazione.

  
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