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Autore: pentolina    02/05/2024    1 recensioni
Sequel di 276 giorni per... Gravidanza...
La storia riparte all'incirca un anno e mezzo dopo la nascita di Erin.
I nostri protagonisti si troveranno ad affrontare le difficoltà che la vita gli metterà davanti
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nathan Fillion, Nuovo personaggio, Stana Katic
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family'
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Fu un periodo di grande lavoro e di grande successo per entrambi. L’aurea positiva che aveva divorato Stana nel giro di sei mesi aveva iniziato a influenzare anche Nathan che ricevette molte proposte interessanti. Stava andando tutto alla meraviglia poi una serie di eventi portarono un po’ di buio nella famiglia. 

Iniziamo con l’infarto avuto dal padre di Stana.

—-

Una volta atterrata e preso un taxi Stana accende il cellulare per verificare eventuali chiamate o messaggi. 

Sette messaggi in segreteria:

-Primo messaggio, Mirko: “Stana, l’intervento è finito. Ora lo stanno spostando in terapia intensiva dicono che le prossime ore saranno cruciali. A dopo.”  

-Secondo messaggio, Cookie: “Sono io Cookie. Volevo informarti che i bambini stanno bene hanno fatto colazione e volevano salutarti. CIAO MAMMA!”  Grida Dylan e poi si sente in sottofondo Cookie che suggerisce a Erin di parlare: “Mamma.” Dice la piccola un po’ insicura, poi Cookie ricomincia a parlare:. Stai tranquilla pensiamo noi a loro. Appena hai notizie di tuo padre informaci.”

-Terzo messaggio, Tamala: “Ciao, tesoro. Ho sentito di tuo padre. Mi dispiace dai un abbraccio forte a tua madre da parte mia e tienici aggiornati.”

-Quarto messaggio, Nathan: “Amore, prendo il primo volo e ti raggiungo.”

-Quinto messaggio, Nathan: “Ti amo.”

-Sesto messaggio, Jon: “Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiama. Ti voglio bene.”

-Settimo messaggio, Jeff: “Ti mando un abbraccio… non ti preoccupare per i bambini ci pensiamo noi.”

Sei sms:

-1, Marko:“QUANDO ARRIVI CHIAMAMI CHE VENGO A PRENDERTI.”

-2, Juliana: TESORO, SE HAI BISOGNO DI QUALCOSA NOI SIAMO QUI PER TE.”

-3, Dusan: “PICCOLA, SONO APPENA ATTERRATO FAMMI SAPERE QUANDO ARRIVI.”

-4, Emily: “STANA, HO SPOSTATO L’INTERVISTA DI DOMANI. PRENDITI TUTTO IL TEMPO CHE TI SERVE.”

-5, Nathan: “HO L’AEREO ALLE 10. APPENA ARRIVO TI CHIAMO.”

-6, Jon: “EHI… FAI TANTI AUGURI A TUO PADRE E SE TI SERVE QUALSIASI COSA CHIAMA. SAI CHE VERREI FINO IN CANADA A PIEDI PER TE. BACI.”

Giusto il tempo di leggere l’ultimo messaggio che il cellulare inizia a suonare.

“Ehi… Volevo chiamarti.”

“Sei arrivata?”

“Si, sto andando all’ospedale. Ascolta, Nate non venire. Preferisco se resti lì.”

“Vengo volentieri, non mi vuoi lì?” Domanda preoccupato.

“Ma non dire sciocchezze… è per i bambini. Non voglio restino lì da soli e non è nemmeno il caso che vengano qui.” Spiega Stana indossando gli occhiali.

“Ma voglio starti vicino. Ai bambini ci pensa mia madre.” Insiste Nathan.

“Nate… Erin è piccola e non è mai stata senza entrambi. Non voglio rischiare che arrivi qui e dopo due ore ti tocchi tornare indietro perché tua madre non riesce a gestirla. Ti prego, resta lì.” Dice sperando di convincerlo.

“Promettimi, però, che se hai bisogno di qualcosa mi chiami subito e mi lasci venire.” Risponde.

“Promesso. Devo andare ho mia madre che mi chiama sull’altra linea. Ci sentiamo più tardi.” Dice sentendo un suono di sottofondo e leggendo il nome sul display.

“A dopo… Ti amo.” Saluta riagganciando.

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I giorni passavano e Peter migliorava giorno dopo giorno.

La famiglia Katic stava finalmente riacquistando la tranquillità e la serenità di sempre.

I momenti di ansia e paura sembravano ormai un ricordo lontano inconsapevoli che, a Los Angeles, stava per accadere qualcosa di brutto che avrebbe stravolta e spezzato un’altra famiglia.

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TORONTO

“Ciao, papà. Come stai?” Chiede Peter vedendo la figlia entrare.

“Bene. Ma dovrei essere io a chiederlo a te?” Risponde Stana sorridendo, andando a baciarlo.

“Tesoro, dovresti tornare a casa dalla tua famiglia!” Afferma Rada.

“Si, lo so. È tre giorni che me lo dite. Ho già prenotato il volo.” Risponde sedendosi sulla sedia accanto al letto del padre.

“E quando parti?” Domanda Peter.

“Questo pomeriggio alle cinque e arrivo a Los Angeles.” 

“Mi mancherai. Però la prossima volta che vieni a trovarci dovrai portarmi i miei nipotini!” L’avverte il padre.

“Sicuramente. Avevamo pensato di venire qualche settimana in agosto.” Ammette passandogli la bottiglietta d’acqua.

“Ancora?! Ho appena bevuto.” Si lamenta Peter.

“Non mi risulta. Sono qui da dieci minuti e non ti ho ancora visto bere. Non fare i capricci. Il medico ha detto che devi bere molto.” Lo rimprovera Stana obbligandolo a bere.

“Fra te e tua madre non so chi è peggio.” Afferma Peter accontentando moglie e figlia.

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LOS ANGELES

“Nicole, devi farmi un piacere enorme.” Dice Jeff entrando nello studio della fidanzata.

“Si dimmi.” Lo invita a proseguire chiudendo la porta.

“Dovresti passare a prendere le ragazze, Dylan e Erin a casa di Juliana. Dovevo andarci io ma mi hanno chiamato dal lavoro per un’emergenza.” Spiega Jeff.

“Certo, non c’è problema. Ho l’ultimo appuntamento, poi sono libera.” Risponde abbracciandolo.

“Sei fantastica, grazie.” Dice baciandola.

“Mi ripagherai in natura.” Lo stuzzica lei.

“Non vedo l’ora!” Afferma Jeff.

“Per che ora sei d’accordo con Juliana?” Chiede sistemandogli il colletto della camicia.

“Per le cinque. Ti ho portato il seggiolino per Erin.” 

“Ok, lascialo qui fuori in sala d’attesa.”

“Ok, grazie ancora. Meglio che vada.” Dice baciandola.

“A stasera.” Lo saluta baciandolo di nuovo.

“A dopo.” 

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TORONTO

“Ultima chiamata per i passeggeri del volo per Los Angeles.” Annunciano dall’imbarco.

“Nate, devo andare.”

“Ok, non vedo l’ora di vederti.” Ammette Nathan felice del suo ritorno.

“Anch’io. A dopo.” Saluta Stana riattaccando e consegnando il biglietto.

“Buon viaggio.” Le augura la signorina restituendole il biglietto.

“Grazie.” Risponde Stana percorrendo il tunnel felice di riabbracciare Nathan ma soprattutto i suoi bambini. 

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LOS ANGELES-Main

“Avete preso tutto?” Chiede Nicole sistemando Erin sul seggiolino.

“Si.” Risponde Sophia mentre Allison e Dylan litigano per chi deve stare seduto davanti.

“Spostati!” Esclama Dylan strattonandola.

“NO! Ci sto io!” Controbatte Allison.

“Ragazzi, non litigate.” Interviene Nicole finendo di sistemare la piccola.

“Questa mattina ci sei stato tu davanti.” Dice Sophia riferendosi a Dylan.

“E allora?! Ci sto anche adesso!” Controbatte lui sedendosi sopra ad Allison che non vuole spostarsi.

“Mi fai male!” Protesta Allison dandogli un pugno sulla schiena.

“Ok, basta. Dylan, vai dietro!” Ordina Nicole prendendolo per un braccio e facendolo scendere.

“Non è giusto!” Si lamenta Dylan salendo dietro accanto a Sophia.

“Possiamo fermarci a prendere il gelato per cena?” Chiede Allison.

“Ok, ragazzi vi siete allacciati tutti la cintura?” Domanda Nicole mettendo in moto.

“No, Dylan non ce l’ha!” Afferma Sophia.

“Smettila di fare la spia altrimenti ti faccio mangiare da Black!” La minaccia Dylan.

“Ehi! Cosa sono queste minacce!? Allacciati subito la cintura!” Ordina Nicole.

“Smettila!” Si lamenta Sophia infastidita dai gesti del cugino.

“Ciuccio!” Strilla Erin indicando verso il basso.

“Smettila, tu!” Controbatte Dylan.

“CIUCCIO!” Grida più forte Erin.

“Zitti tutti e due.” Gli rimprovera Nicole svoltando a destra all’incrocio.

“Io ho già scelto i gusti!” Annuncia Allison iniziando a parlare del gelato mentre i due dietro continuano a litigare.

Erin inizia a piangere indicando il ciuccio sul tappetino sotto di lei.

“Qualcuno può raccogliere il ciuccio di Erin?!” Dice Nicole guardando la piccola in lacrime.

“Dammelo è mio!” Grida Sophia strattonando il cugino mentre Allison si slaccia la cintura per raccogliere il ciuccio.

Nicole distratta dalle urla, dai capricci e dalle chiacchiere dei bambini passa con il semaforo rosso senza accorgersene.

Tutto succede in un attimo.

Una macchina gli colpisce sul fianco destro, un’altra la evita per miracolo, una terza gli tampona facendo ruotare la macchina e per finire una quarta gli colpisce schiacciandoli in mezzo alle altre.

La botta.

Le urla.  

Un’altra botta.

Grida.

Sangue.

Sirene.

Poi il buio.

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AEROPORTO DI LOS ANGELES

Stana recupera la valigia, supera la solita folla di gente e riesce miracolosamente a evitare i paparazzi che oggi evidentemente sono impegnati a perseguitare qualcun altro.

“Ehi! Ciao!” La saluta calorosamente Jon abbracciandola.

“Ciao, Jon!” Dice stringendosi a lui.

“Dammi, ci penso io.” Si offre prendendogli il bagaglio e sistemandolo nel baule dell’auto.

“Come stai?” Chiede salendo dalla parte del passeggero.

“Da dio!” Risponde allacciandosi la cintura.

“Come mai stai da dio?” Domanda curiosa.

“Come non lo sai?!” Chiede sorpreso mettendo in moto.

“No, cosa? Dimmi… dimmi!” Lo supplica Stana.

“È tornata!” Esclama con un enorme sorriso.

“Julia? È tornata a Los Angeles?” 

“YESS!” Risponde uscendo dal parcheggio.

“Bello. Sono felicissima per te. Dai, racconta!” Lo invita Stana curiosa.

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LOS ANGELES-Studios

“Ciao ragazzi… a domani!” Saluta Nathan uscendo dagli studios.

“Ciao!” Rispondono in coro.

“Ehi, amico. Hai voglia di una birra?” Chiede Jim raggiungendolo.

“No, ragazzo. Corro a casa. Arriva Stana!” Risponde declinando l’invito entusiasta dell’arrivo della moglie.

“Finalmente… non ti si poteva più vedere così triste!” Lo prende in giro Jim.

“Domani sarò come nuovo!” Dice sorridendo cercando le chiavi della macchina.

“Salutamela!” Gli urla dietro.

“Sarà fatto!” Risponde aprendo lo sportello.

“Ciao, Nathan!” Lo saluta un cameraman passandogli accanto con l’auto.

“Ciao!” Esclama salutando con la mano.

“Nat, aspetta un secondo!” Urla il produttore correndogli incontro con dei fogli in mano.

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LOS ANGELES-Fillion’s house  

“Bob! Abbassa il volume.” Lo rimprovera Cookie entrando in soggiorno.

“Vorrei ma non riesco più a trovare il telecomando.” Dice Bob controllando ovunque.

“Com’è hai fatto a perderlo?” Domanda la donna alzando i cuscini del divano.

“Avviso alla viabilità: un grosso incidente sulla Main blocca il traffico verso Grand Park. Le autorità intervenute sul posto stanno deviando il traffico sulla Spring.” Annuncia il telecronista mandando le immagini aeree della zona.

I coniugi Fillion troppo impegnati a discutere fra loro sul telecomando non ascoltano il giornalista che prosegue nel parlare dell’incidente e delle vittime.

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LOS ANGELES-Zona Historic Core

“Voglio che rimedi immediatamente al pasticcio che hai combinato! Non è possibile che una persona con esperienza come te sbagli su una cosa così stupida!” Urla arrabbiato Jeff.

“Si, capo!” Risponde Hank.

“Voglio quella merce a destinazione entro la scadenza prestabilita.” Ordina battendo i pugni sulla scrivania.

“Ma è impossibile entro domani.” Interviene un giovanotto.

“Non me ne frega un cazzo. A costo di portarla a nuoto dovete farla arrivare in tempo. Non perderò altri clienti per colpa della vostra incompetenza!” Controbatte Jeff adirato.

“Si, signore.” Risponde il ragazzo.

“Che ci fai ancora qui? Muoviti!” Ordina Hank facendo scattare il giovane che esce di corsa dall’ufficio.

“Mi dispiace, Jeff.” Si scusa Hank.

“Non mi interessano le tue scuse. Voglio che controlli meglio il lavoro dei tuoi subordinati, chiaro?” 

“Si. Vado a controllare.” Dice Hank congedandosi.

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LOS ANGELES-Main

“Signora, mi sente?” Chiede il vigile del fuoco vendendo Nicole riaprire gli occhi.

“Oddio… i bambini.” Bisbiglia confusa toccandosi la testa.

“Stia ferma. Non si muova.” Ordina l’uomo.

Nicole sente tutto lontano come se fosse in una bolla. Sente urla e pianti ma non riesce a capire da che direzione arrivano.

“Signora, ora la tiriamo fuori cerchi di resistere.” Le spiega il vigile.

I pompieri una volta tolta lo sportello permettono al paramedico di avvicinarsi per prestare i primi soccorsi.

“Signora, mi sente? Mi deve dire dove sente male!” Le chiede una donna mettendole il collare.

“I bambini…” Sussurra cercando di non svenire di nuovo.

“Stia tranquilla se ne stanno già occupando. Ora la tiriamo fuori. Resti immobile.” L’avverte il paramedico.

Prima che possa domandare di nuovo dei bambini Nicole perde nuovamente i sensi.

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LOS ANGELES-Studios

“Ciao, amore. Dove sei?” Chiede Nathan rispondendo immediatamente.

“Sono appena arrivata a casa. Quando arrivate?” Domanda Stana sbottonandosi la camicetta.

“Sono ancora agli studios ma siamo d’accordo con Jeff d’incontrarci a casa dei miei per cena.” Spiega Nathan.

“I bambini sono con lui?” Chiede impaziente di vederli.

“Si. Passavano il pomeriggio da Juliana ma andava a prenderli alle cinque.” Risponde dirigendosi nuovamente verso la macchina.

“Ok. Mi faccio una doccia poi vado direttamente dai tuoi.” Afferma Stana aprendo l’acqua.

“Potrei fare un salto a casa e aiutarti con la doccia che dici?” Propone lui.

“Non è male come idea. Tra quanto arrivi?” Chiede mordendosi il labbro inferiore.

“Parto adesso. Mezz'ora e sono lì.” 

“Ok… ti aspetto.” 

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LOS ANGELES-Fillion’s house  

“Ho appena sentito Jeff… dice che sarà qui per le sette.” Dichiara Bob.

“I bambini? Sono con Nathan?" Chiede Cookie infornando una teglia di muffin.

“No. Sono con Nicole. Nathan doveva lavorare.” Risponde l’uomo aprendosi una birra.

“Cosa ne pensi di lei?” Domanda lavandosi le mani.

“Di Nicole?” Chiede Bob.

Cookie annuisce asciugandosi con uno strofinaccio.

“È un’ottima influenza per Jeff ma non riesco a capire come mai non è ancora riuscita a legare con Allison e Sophia.” 

“Ho pensato la stessa cosa anch’io. Sembra quasi che le stiano alla larga di proposito. Magari temono che le possa lasciare come ha fatto Carol.” Afferma Cookie.

“Ma con Stana non ha mai avuto questo tipo di problema anzi Allison è innamorata di lei.” Commenta Bob sedendosi su uno sgabello.

“Stana è speciale. Riesce a conquistare chiunque. Hai visto come la amano i suoi figli e come la ama nostro figlio?! Se tre anni fa mi avessero detto che Nathan avrebbe avuto una famiglia non ci avrei mai creduto. Nathan è sempre stato il dongiovanni di famiglia ma da quando c’è Stana è cambiato da nero a bianco. Certo a volte torna nero ma Stana sa tenerlo in riga e nonostante il suo caratteraccio riescono sempre a riappacificarsi.” Afferma Cookie.

“Anche Allison e Sophia meriterebbero una mamma come lei e una famiglia come la loro.” Dice Bob.

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LOS ANGELES-Main

“ALLISON!” Chiama Sophia a gran voce mettendosi seduta.

“Ciao, come ti chiami?” Chiede un poliziotto inginocchiandosi accanto alla bambina.

“Dov’è mia sorella?” Domanda preoccupata guardandosi attorno.

“Aspettami qui, cerco un paramedico!” Ordina l’uomo alzandosi.

“ALLISON!” Grida nuovamente con le lacrime agli occhi.

“Ferma! Devi restare sdraiata.” Dice un ragazzo obbligandola a sdraiarsi.

“Devo trovare mia sorella!” Afferma iniziando singhiozzare.

“Prima ti visito poi ti prometto che cerchiamo tua sorella.” Risponde controllando le ferite sulle gambe della bambina.

Sophia si arrende lasciandosi visitare ma continuando a piangere sperando di ritrovare la sorellina prima possibile.

“È morta…” Si sente dire un paio di metri più in là mentre un uomo copre un corpo con un telo bianco.

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LOS ANGELES-Zona Historic Core

“Tutto sistemato, capo.” Annuncia Hank incontrando Jeff sul corridoio.

“Perfetto. Dato che non ci si può fidare di nessuno, voglio verificare anche le altre consegne. Non voglio ritrovarmi con altre spiacevoli sorprese.” Afferma Jeff.

“Subito. Chiedo ai ragazzi di controllare tutta la merce partita.” Risponde Hank.

“Ti do un’ora. Non di più. Ho una cena di famiglia e non voglio assolutamente arrivare in ritardo per colpa dell’incompetenza dei miei dipendenti.” 

“Un’ora, ok.” Dice Hank annuendo e correndo verso gli uffici.

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LOS ANGELES-Main

“Ssshhh… piccola. Non piangere. Vedrai che adesso passa.” Dice la ragazza cercando di calmare il pianto disperato della bambina.

“L’hai già visitata?” Chiede un altro paramedico caricando il lettino con disteso un uomo con il braccio rotto e una commozione cerebrale.

“Si. Il seggiolino l’ha salvata. Ha solo qualche graffio a causa dei vetri.” Risponde la ragazza.

“Ok, allora salite con noi su questa ambulanza.” Ordina il superiore.

“AAAAAAHHHHH!” Continua a gridare Erin a squarcia gola mentre la ragazza si accomoda accanto alla barella.

“Portate tutti i feriti al White Memorial Medical Center!” Ordina l’uomo prima di chiudere gli sportelli e ordinare all’autista di partire.

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LOS ANGELES-Fillion&Katic House

Stana sente il rumore della macchina del marito. Si avvicina alla finestra per controllare se è lui e appena lo vede corre rapidamente giù per le scale verso l’ingresso.

Nathan parcheggia, scende, chiude lo sportello velocemente dirigendosi a passi spediti verso l’ingresso.

Spalanca la porta e lui è lì a due metri da lei.

Uno sguardo… i loro occhi che si incontrano… poi succede tutto in un attimo.

Stana colma la distanza saltandogli letteralmente in braccio.

Nathan riesce a prenderla al volo tenendosi con la mano destra ad uno dei pilastri del portico riuscendo a non cadere mentre con l’altra sostiene il sedere della moglie che ha legato le gambe al suo bacino aggrappandosi come un koala a lui.

Stana non lo lascia parlare cominciando a baciarlo con passione facendogli capire quando gli è mancato.

Nathan passa anche la mano destra sui glutei della donna sorridendo per l’irruenza della moglie che non gli lascia nemmeno il tempo di respirare.

“Un altro giorno senza di te e sarei morto.” Ammette accarezzandole il viso.

“Non riuscivo più a respirare senza i tuoi baci.” Dichiara baciandolo di nuovo.

“Sbaglio o avevamo deciso di fare la doccia assieme?” Chiede notando i capelli umidi della moglie e sentendo il forte profumo del suo bagnoschiuma.

“Non sbagli ma… mi mancano troppo.” Confessa sistemandogli il ciuffo ribelle.

“Ammetto di essere geloso per questa preferenza ma dato che si tratta dei nostri figli posso far eccezione e concederti di strapazzarmi stanotte una volta messe a dormire le due pesti.” Afferma Nathan sorridendo.

“Grazie per la comprensione.” Risponde donandogli un altro bacio mozzafiato.

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LOS ANGELES-Main

“Correte mi serve una mano! C’è una bambina incastrata sotto l’auto!” Grida un pompiere inginocchiato a terra.

La squadra attrezzata accorre mettendosi immediatamente al lavoro mentre tre/quattro metri più in là un paramedico sta parlando con un bambino sdraiato a terra.

“Ehi! Come ti chiami?” Domanda l’uomo.

Dylan non risponde, resta a fissare il cielo azzurro sopra di lui.

“Ha una frattura scomposta al polso dobbiamo immobilizzarla.” Dice al collega che prende immediatamente il necessario per la fasciatura provvisoria.

“Ascolta, so che sei spaventato ma devi dirmi se hai male da qualche altra parte in modo da permetterci di aiutarti.” Dice il paramedico sollevandoli la maglietta per verificare eventuali altre lesioni.

Dylan non parla, non si muove, non si lamenta nemmeno quando gli sistemano il braccio rotto. L’unica cosa che fa è fissare il cielo mentre le lacrime continuano imperterrite a riversarsi sul suo viso.

“Cos’abbiamo?” Chiede una donna piegandosi accanto ai due paramedici e guardando il bambino.

“Frattura scomposta e grave stato di shock!” Risponde il più anziano.

“Immobilizzatelo e portatelo immediatamente all’ospedale. Voglio che vengano eseguiti immediatamente tutti gli esami e le TAC di controllo per escludere possibili lesioni interne.” Ordina la dottoressa per poi alzarsi e andare via.

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LOS ANGELES-Fillion&Katic House

“Quanto ci metti a rispondere?!” Dice Jeff con finto tono arrabbiato.

“Sono impegnato a baciare mia moglie quindi se non ha qualcosa di importante da dirmi ci vediamo dopo.” Risponde Nathan per poi riattaccare.

Jeff guarda sorpreso il cellulare ricomponendo di nuovo il numero.

“Ancora? Non hai una ragazza con cui occupare il tuo tempo libero?” Scherza Nathan.

"Si, ce l'ho ma in questo momento non è qui.” Risponde Jeff.

“Arriva al punto… ho da fare!” 

“Il dolce… passi tu o passo io?” Domanda spegnendo il computer.

“Tu, ovviamente! Io sono impegnato.” Risponde pronto a riattaccare di nuovo.

“Stana, non dargliela.” Urla Jeff sperando di farsi sentire dalla cognata.

“EHI! Non suggerirle queste cose!” Si lamenta Nathan mentre in sottofondo si sente Stana che ride.

“Come stanno i miei bambini?” Domanda Stana.

“Penso bene.” Risponde lui.

“Come pensi bene?! Non gli avrai mica persi di nuovo.” Lo prende in giro Nathan ripensando a quella volta al parco quando Jeff aveva perso di vista Dylan e Allison.

“Spiritoso. Comunque non sono con me. Sono dovuto tornare al lavoro… è andata Nicole a recuperarli.” Spiega Jeff.

“Tempo scaduto. A dopo.” Afferma Nathan.

“Ok, vi lascio. A dopo!” Dice Jeff riattaccando.

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LOS ANGELES-Main

“Potete intervenire.“ Ordina il capo della squadra dei vigili del fuoco ai paramedici. 

“Controlla il battito. Io cerco di fermare l’emorragia.” 

“C’è ma è debole.” 

“Cazzo, non riesco a fermare l’emorragia!” Afferma tamponando la ferita con delle garze.

“Dobbiamo fare in fretta prima che muoia dissanguata. Fai così!” Suggerisce l’altro prendendo due lacci emostatici e riuscendo a bloccare il rivolo di sangue.

“Le pupille sono reattive.” 

“Immobilizziamola.” Ordina prendendo il collarino.

“Cos’abbiamo?” Chiede la dottoressa.

“Bambina sui sette anni circa, femore esposto, possibile paralisi agli arti inferiori, priva di conoscenza, battito debole e possibile trauma cranico.” Espone il ragazzo.

“È grave… caricatela sull’elicottero in modo da accelerare i tempi. Io vado con lei.” Ordina la dottoressa.

Una volta immobilizzata e carica in barella la piccola Allison ancora priva di conoscenza viene messa sull’elicottero pronta per essere trasportata.

“Voglio un’equipe di chirurghi e una sala operatoria libera per un intervento immediato.” Ordina alla radio la dottoressa mentre l’elicottero si solleva in aria.

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LOS ANGELES-Hospital

“Dove pensi di andare. Ferma!” Dice un’infermiera bloccando la bambina intenzionata a scendere dal lettino.

“Devo trovare mia sorella, mia cugina e mio cugino.” Afferma Sophia.

“Devi stare a letto.” Ordina la donna.

“Non posso! Devo trovarli!” Insiste spostando le coperte.

“Facciamo così: io cerco tua sorella e i tuoi cugini ma tu rimani qui ferma. Che dici?” Propone l’infermiera sistemando le coperte.

“Ok. Può chiamare anche mio padre?” Domanda Sophia.

“Certo. Dimmi il nome di tuo padre.” Chiede pronta estraendo un pezzo di carta e una penna dal camice.

“Jeff Fillion. Mia sorella si chiama Allison e i miei cugini: Erin e Dylan.” 

“Ok, sai dirmi per caso dove lavora tuo padre o i tuoi zii?” Domanda la donna finendo di scrivere i nomi.

“So a memoria il numero di casa dei miei nonni se vuole.” Risponde Sophia sperando che sia sufficiente.

“Benissimo. Dimmi.” Dice pronta a scrivere.

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LOS ANGELES-Fillion’s house  

“Pronto?” Risponde Cookie al telefono di casa.

“Parlo con la signora Fillion?” Chiede l’interlocutore.

“Si. Sono io. Chi parla?” 

“Chiamo dal White Memorial Medical Center lei è la nonna di: Sophia, Dylan, Allison e Erin?” 

"Sì sono io… ma cosa succede? Stanno male?” Domanda iniziando a tremare per l’agitazione.

“I suoi nipoti sono stati coinvolti in un incidente stradale. Stiamo cercando di contattare i genitori potrebbe…”

“Come? Un incidente? O mio dio! Come stanno?” Chiede sedendosi sulla poltrona.

“Signora ho bisogno di contattare i genitori.” Ripete la signora.

“Si… certo… io…” 

Cookie confusa, tremante e spaventata non riesce più a muoversi.

“Che succede?” Chiede Bob trovando la moglie pallida con il telefono in mano.

Lei non dice niente semplicemente passa il telefono al marito iniziando a piangere.

“Pronto? Chi parla?” Domanda Bob.

“Signore, chiamo dal White Memorial Medical Center. I vostri nipoti sono stati coinvolti in un incidente stradale. Ho bisogno di contattare i genitori. Mi può dare i loro recapiti telefonici?” Chiede nuovamente.

“Ce ne occupiamo noi… gli chiamiamo noi. Può dirmi come stanno i miei nipoti?” Domanda cercando di mantenere la calma.

“Mi spiace, sono informazioni che non posso dare al telefono. Posso solo dirle che sua nipote più grande Sophia ci ha dato il vostro numero. Ho bisogno che contatti immediatamente i genitori.” Risponde la donna.

  
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