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Autore: susiguci    08/05/2024    0 recensioni
MERTHUR - SLOWBURN - YOUNG ARTHUR - MERLIN DECLARED WARLOCK
Dal Capitolo I
[Poi si avvide delle vesti dell’uomo. Portava un ampio mantello nero e sul davanti intravide un altro strato interno rosso. Rimase a bocca aperta dallo stupore nel comprendere che era stato proprio quell’uomo a salvarlo, l’uomo di cui nemmeno ricordava il nome.]
Dal capitolo V
[“D’accordo. Ma Arthur è mio ospite. Mi aiuterete a trattarlo come si conviene?”
“Allora è vero che gli vuoi bene?” disse la madre con gli occhi lucidi.
“A-hem!” Arthur tossicchiò per palesare la sua presenza e il volto di Merlin divenne color amaranto.
“Non volevo disturbarvi. Rispondi pure a tua madre, Merlin…” disse il principe con un grande sorriso sul viso.]
Dal capitolo XIII
[Il mago aveva capito. Era ingenuo ma non fino a questo punto. Il trucco di guardare le labbra per fare capire a qualcuno che hai intenzione di baciarlo, lo conosceva. L’aveva usato lui stesso.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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2914 parole

 

Banishment

 

Chapter n. 10 























 

Con la spalla fasciata così strettamente da non riuscire neppure a muoverla, Merlin si mise a letto e provò a dormire.

 

Gaius poco prima l’aveva fatto sdraiare per terra, gli aveva fatto mordere uno straccio e con il piede gli aveva spinto in basso la spalla. Merlin aveva soffocato un urlo, rilasciando solo un lamento roco e profondo. 

“Mi dispiace Merlin” gli aveva detto il medico “ma la spalla era fuori sede e non conosco altro metodo per sistemarla.” Aveva poi continuato a osservare le reazioni del ragazzo toccando la spalla in vari punti. 

“La spalla ora è in sede, ma secondo me c’è una frattura, Merlin. Dovrai tenerla bendata così per almeno un mese, e tenerla a riposo.”

 

Il ragazzo non desiderava altro che dormire. Era stanchissimo. Ma la lunga serie di eventi, felici e drammatici vissuti quel giorno e la girandola di emozioni provate, gli provocavano nella mente tante immagini veloci e disconnesse, che gli rendevano impossibile prendere sonno. E appena si rilassava un attimo, sussultava subito dopo, aprendo gli occhi nel buio e con il suono dei battiti veloci del suo cuore nelle orecchie.

 

Dopo un periodo che gli parve interminabile, era ancora sveglio. Gaius gli aveva fatto bere anche un intruglio per tenere a bada il dolore alla spalla e aveva funzionato. Quindi non era quello a tenerlo sveglio. 

 

Si mise a sedere con una  mano sugli occhi.

Cominciò a pensare che ci fosse qualcosa a tormentarlo, qualcosa che, di nuovo, gli sfuggiva per poco. 

 

L’ultima profezia, quella su cui aveva mentito ad Arthur e a Gaius: sentiva che il suo dubbio era collegato a quella.

 

Lui non sapeva chi fosse l’uomo con il principe, dentro il cristallo. Aveva appena intravisto la sua schiena, i capelli, le lunghe dita e le labbra premute contro quelle del principe. 

 

‘E se fosse già successo? Se Arthur si fosse già incontrato con il suo amante e io non ne avessi saputo nulla?’

 

Di certo, nel caso, il principe non si sarebbe precipitato a dirlo a lui, pensò.

 

Questo pensiero diventò assillante poiché in questo caso, Arthur non era da considerarsi affatto fuori pericolo. 

 

Anche se sapeva che la bestia era solo un animale comune, se la terza profezia si fosse già verificata, Arthur poteva morire.

 

Si alzò, si vestì. Doveva fare qualcosa. 

Il primo pensiero che gli venne in mente fu quello di andare a chiedere ad Arthur se avesse già avuto un rapporto sessuale con un uomo moro, oppure se al contrario non lo avesse ancora avuto. Poteva sembrava una gran scemenza vista da fuori, ma lui sapeva che non lo era.

 

“Ma vai nei monaci, Merlin!” si maledì ad alta voce il ragazzo, frustrato.

 

Con quale faccia, poteva fare una cosa simile?

Arthur l’avrebbe fatto frustare come minimo… o l’avrebbe riempito di botte, se fosse stato in forze.

 

L’unica altra cosa che poteva fare, era … recuperare il corpo della bestia per farlo vedere a Gaius. Forse lui avrebbe capito se il furetto avesse contratto la rabbia o qualche altra malattia che poteva minare la salute del principe.

E non poteva aspettare un minuto di più. Anzi forse era già tardi. Un animale morto da poco in quel bosco, sarebbe stato un lauto pasto per chissà quanti animali notturni affamati.

 

Si coprì con il mantello, prese un otre d’acqua, un pugnale e con il suo cavallo cercò di raggiungere il posto dove il furetto aveva attaccato Arthur. 

Si fece ancora una volta luce con la magia, ma era rallentato dal fatto di dover tenere le redini con una mano sola. La spalla ricominciava a fargli male.

 

Si perse più di una volta, ma usando qualche altro incantesimo riuscì alla fine a raggiungere il posto dove era avvenuto il misfatto.

 

Incredibilmente, il corpo della bestia era ancora intatto e Merlin infilò con fatica, la carcassa dentro un sacco. Quell’animale era molto più grosso di quanto ricordasse e pesava davvero molto. Soprattutto perché aveva dovuto trasportarlo solo con la mno destra.

Tornò indietro, dopo aver legato saldamente il sacco alla sella del cavallo, e giunse a Camelot quando il sole era già sorto.

Gaius era sveglio. Il vecchio non aveva un bell’aspetto: doveva aver dormito poco anche lui. 

 

“Merlin!” Lo sgridò Gaius. “Si può sapere dove sei stato stanotte, invece di dormire? La tua spalla! Ti avevo detto di non fare sforzi…”

“Lo so. Ma era troppo importante… io mi sono accorto di non essere sicuro che la terza profezia non si fosse già avverata. Per cui non so se Arthur rischia di morire oppure no. Aiutami per favore a mettere questo sacco sulla tavola.”

“Cos’è?”

“Non è una bella vista, Gaius. Proteggetevi. Non voglio che prendiate la rabbia o altro…”

 

“È il cadavere della bestia?” chiese Gaius eccitato, aiutandolo a tirare il sacco sulla tavola e a svolgerlo.

 

“Merlin … questo non è un furetto: è un ghiottone…Tutto è più logico adesso. Il fatto che Arthur non sia riuscito a difendersi dal suo attacco, nonostante la sua forza, la dice lunga. Il ghiottone ha una furia e una tenacia inossidabili; inoltre l’uso degli artigli per ferire e infine il morso al collo sono tecniche che il ghiottone usa durante la caccia oppure quando si sente minacciato. Siete stati molto sfortunati a incontrarlo. È abbastanza raro.”

 

“Un ghiottone. Non ho mai sentito questo nome…”

“Attacca tutti gli animali. In genere non attacca l’uomo, ma quando lo fa, è molto pericoloso.”

“Siete in grado di capire se ha avuto la rabbia o altre malattie pericolose per Arthur?”

“Posso prendere la sua saliva e mischiarla con alcol e alcune erbe che se reagiscono in un certo modo possono dirmi se il ghiottone aveva la rabbia oppure no. Per vedere se aveva altre malattie, posso sezionare il corpo e vedere lo stato degli organi interni e delle ossa.

Giusto per escludere quelle malattie che possono passare dall’animale all’uomo…”

“E lo farai?”

“Se ora vai a letto e dormi tutta la mattina, lo farò”

“Certamente! Ma prima vorrei avere notizie del principe…”

“E va bene, capisco. Dopo che avrai fatto, passa da me per aggiornarmi, per favore.”

 

Merlin non venne fatto entrare in camera del principe dalle guardie fuori dalla sua stanza.

 

“Mi dispiace, Merlin!” gli disse John, una delle guardie che ormai conosceva il mago. “Abbiamo ordini precisi del re in persona: nessuno può entrare in camera del principe, per nessun motivo. Rivolgetevi ad Uther, Merlin”

“Grazie. È quello che farò!”




 

“Vieni… ti aspettavo, Merlin” gli disse il re dalla porta socchiusa del suo studio. 

“Maestà! Come sta il principe? Si è svegliato?”

“Merlin, siediti. Devo parlarti…”

Il ragazzo non sapeva cosa pensare ma si sedette subito. 

Uther invece stava in piedi e gironzolava in su e in giù per la stanza…

 

“Arthur è fuori pericolo.”

 

Merlin sospirò di sollievo.

 

“E le sue cicatrici si rimargineranno completamente. Rimarranno forse dei segni sottili e bianchi, niente di che per un guerriero come Arthur.”

“E il morso?”

“L’ho mostrato a un gruppo di valenti medici e mi hanno detto che rimarrà una piccola infossatura di colore chiaro.”

“Mi dispiace…”

“Non è niente, Merlin. Anch'io ho il corpo costellato di cicatrici. Per un re è un segno di grande onore, perché vuol dire che si è battuto con valore. Tu … hai usato la tua magia come meglio non si poteva… ed è per questo che ti lascerò libero…”

 

Merlin non capiva. Libero perché? Da cosa? Ma non disse nulla.

 

“Intendo libero di andartene da Camelot, ma … con l’obbligo di non rimetterci più piede. Sono purtroppo costretto a revocarti anche il titolo di consigliere della magia di Camelot, ma lo farò in forma privata, quindi nessuno ne saprà niente.”

 

“Posso chiedere il perché, maestà” chiese Merlin con il gelo nel cuore. Non si aspettava nulla del genere. 

Lasciare Arthur, appena ritrovato. Smettere di fargli lezione e soprattutto smettere di stare con lui. La sua vita gli apparve di colpo vuota.

 

“Arthur si è svegliato stanotte. Stava bene e ricordava tutto.” 


Arthur aveva subito chiesto di vedere Merlin ma prima Uther aveva voluto fargli delle domande. Il principe aveva smesso di chiedere di lui solo quando Uther gli aveva detto che Merlin era molto provato e aveva bisogno di dormire.

 

“Arthur mi ha detto ciò che è successo!” proseguì Uther. 

Merlin non pensò neppure per un attimo che il principe avesse detto al padre che lui era a Camelot, già da qualche giorno, nelle vesti  di Dragoon.

 

“Cosa vi ha detto?”

“Che ti ha incontrato ieri, mentre stavi tornando a Camelot. Che sulla strada del ritorno, il cavallo si era impennato e siete caduti per terra. E che il furetto lo ha attaccato. Cosa hai fatto alla spalla?”

 

“Si è rotta quando sono appunto caduto da cavallo”

“Quindi è per questo che non hai fermato quel furetto? Non lo sapevo, ma purtroppo non cambia niente: tu non sei riuscito a proteggere Arthur prima che la bestia lo attaccasse.”

 

Merlin sentì una fitta all’addome, però volle comunque precisare la situazione: 

“È un ghiottone. Me l’ha detto Gaius quando l’ha visto”

“E quando l’ha visto?” 

“Poco fa.”

“Sei andato a prendere la carcassa di quell’animale? Stanotte?”

“Sì, a breve Gaius mi dirà… vi dirà se l’animale è sano oppure se Arthur rischia di aver contratto qualche malattia dal suo morso…”

 

“Dio non voglia! … Ma io lo vedo chiaramente: il tuo affetto per Arthur. E so che ti sembrerò ingiusto ed ingrato. Invece io ti sono intimamente riconoscente. Hai usato la magia per guarirlo. Sei andato in giro di notte, nel bosco, da solo e ferito... Si vede che non hai chiuso occhio. Io ti ringrazio per tutto questo, ma … non posso farti stare in compagnia di Arthur, se non riesci a salvarlo dal pericolo. È una regola non scritta che vale per chiunque abbia la possibilità di tenere al sicuro mio figlio, come i cavalieri, i soldati e i cadetti e te ovviamente…”


“Quando dovrò andarmene?”

 

“Adesso, Merlin. Il tempo di prendere le tue cose …”

 

“Posso … salutare il principe?”

 

“Non puoi. Lui non lo sa e ti impedirebbe di partire se lo imparasse … sono sicuro che tu non vuoi che lui si agiti, nelle sue condizioni …”

 

“No, non voglio. Gli direte che mi dispiace?”

 

“Non c’è bisogno che io gli dica nulla. Lui capirà subito che dietro la tua decisione di partire così, su due piedi, ci sono io. Sa che non lo faresti mai. Spero almeno di impedirgli di correrti dietro, come ha fatto l’ultima volta.”

 

“Vi prego, maestà. Lasciatelo almeno libero di scegliersi la fidanzata che vuole.”

 

“Questo sicuramente. Anche perché non posso fare altrimenti. Hai visto come si è comportato con Mithian…”

 

Uther tirò fuori da un cassetto un sacchetto e lo mise davanti a Merlin.

 

“Non ho salvato Arthur, non credo di poterli accettare…”

 

“Questa è la tua paga per le lezioni fatte ad Arthur. Dovevo dartela mesi fa…”

 

Merlin prese il sacchetto. Siccome doveva andare via ne avrebbe avuto bisogno.

 

“Posso salutare almeno Gaius?”

“Meglio di no. Te lo saluterò io.”

Non c’era più nulla da dire ormai: “Addio, maestà!” si alzò Merlin facendo un inchino. 

 

“Addio Merlin… aspetta. Ti chiedo un altro favore: non scrivere ad Arthur. In ogni caso, sappi che farò controllare la posta in entrata e in uscita e le tue lettere non gli saranno recapitate. Ti prego, inoltre, di non fargli sapere dove sei… è troppo legato a te: prima o poi verrebbe a cercarti… ”

 

Merlin strinse le mandibole e uscì dallo studio. 


Era furioso a causa di quella situazione terribile. 

Non avergli fatto salutare Arthur era una crudeltà inutile. Non avergli fatto salutare Gaius era un’altra cattiveria senza senso. 

E l’unico modo di contattare Arthur cioè le lettere, glielo aveva vietato. Anche quello. 

 

Raccolse in una borsa i suoi pochi averi, montò sul suo cavallo e se ne andò. 

Non aveva idea di dove andare. 


Dopo un po’ decise di dirigersi verso il castello di Fyrien, nel regno di Gwynedd. Avrebbe dovuto andarci comunque: sarebbe solamente arrivato con un largo anticipo.

Uther non aveva specificato se Merlin dovesse stare fuori dalle mura della città di Camelot o fuori da tutto il regno. Comunque per ora il problema non si poneva perché il castello di Gwynedd era oltre i confini del regno di Camelot. 


Era così frustrato. Il re non era stato crudele con lui. Gli aveva fatto capire che gli dispiaceva, che gli era grato. Ma poi l’aveva costretto ad andarsene e Merlin aveva avuto la netta sensazione che, se non si fosse trattato di lui, sarebbe potuta finire molto peggio. 

Uther aveva forse esagerato? L’aveva visto fare del suo meglio, no?

Eppure, le parole del re, più passava il tempo e più gli sembravano sensate e giuste. 

Sarebbe bastato che si fosse trasformato in Dragoon al momento opportuno e niente sarebbe successo. 

Era la verità era nuda e cruda. Così orribilmente palese e amara. Lui preferiva stare accanto ad Arthur nel suo corpo migliore. Ricordava di aver chiesto al principe se fosse meglio che fosse tornato nelle vesti di vegliardo, ma era stato contento quando Arthur gli aveva detto di no. 

La colpa era solo e unicamente sua. Era stato incosciente, vanitoso e superficiale. Arthur non c'entrava.

Uther aveva ragione a volerlo tenere lontano dal figlio. Aveva commesso un errore gravissimo e lui non se n’era quasi accorto.

La sua colpa era poi resa molto più grave dal fatto, del quale Uther non sapeva niente, che lui conoscesse perfettamente quello che sarebbe successo, grazie alla profezia del primo cristallo.

 

Era stato persino superbo, vizio questo che non gli era capitato di avere in passato. La sua magia unita alla devozione che provava per Arthur lo avevano reso sicuro di sé a tal punto da fargli trascurare i pericoli incombenti e i motivi per cui si trovava con il principe, e cioè difenderlo dalla bestia. 

 

Questa constatazione alleviò la sua ira contro il re ma accese quella verso se stesso. Si fermò e scese da cavallo. Si trovava in mezzo a una radura selvaggia e inospitale. Prese la sua spada dal cavallo e cominciò a colpire, foglie, piante e rami d’albero, urlando tutta la sua frustrazione e il senso d’impotenza.

 

Quando fisicamente non ne poté più, cadde in ginocchio, lasciando cadere la spada,  e cominciò a piangere e a urlare convulsamente. Poi siccome l’ora volgeva al tramonto, si diresse verso un paesino dove sapeva esserci una locanda per passare la notte.




 

Intanto a Camelot, Arthur non riusciva più a stare a letto e fece chiamare suo padre.

 

Al posto del re, vide entrare, poco dopo, Gaius.

Arthur gli sorrise e provò gioia nel vederlo. Era tutto il giorno che aveva a che fare solo con suo padre, mentre lui che si sentiva meglio, avrebbe voluto riprendere quanto prima la sua solita vita e soprattutto le esaltanti lezioni con Merlin. 

Gaius però quasi non lo guardava e aveva un'aria a dir poco mesta. 

 

“Cosa c’è Gaius?”

“Vostro padre vuole che vi controlli le ferite…!”

Arthur si tolse la camicia con l’aiuto del vecchio medico. 

Dopo aver tolto le bende, gli lavò le ferite, per togliere i residui di pomata vecchia e ne mise un nuovo strato, bendandolo con pezze pulite.

“Allora, come sto, Gaius?”

“Le vostre ferite sono ormai in via di guarigione. Domani potremo già togliere le bende. Merlin ha fatto un ottimo lavoro…”

“È stato Merlin a curarmi?”

“Sì, con la sua magia. Non ve l'hanno detto?”

“No e non capisco perché… ho chiesto a mio padre di vederlo, ma Merlin non è ancora venuto a trovarmi. Ed è … strano.”

Gaius ebbe un moto di rabbia. Ecco perché Uther l’aveva mandato da Arthur. Per non dover dirgli che aveva mandato via Merlin: si aspettava che lo facesse Gaius stesso.

 

“No, vostra altezza. Non è strano, perché Merlin non è più a Camelot!”

Arthur rimase per un attimo come smarrito: non riusciva a capire.

“Cosa significa che non è a Camelot. Dov’è?”

“Non lo so. Non ha parlato con me… so solo che ha preso le sue cose ed è partito”

 

Arthur aveva il fiatone. Scuoteva la testa e singhiozzò un paio di volte.

“Dio! È stato lui… mio padre! L’ha cacciato via … senza dirmi niente … ma perché?... Merlin mi ha salvato…” e pianse cercando di trattenersi un po’, poiché si vergognava di farsi vedere così da Gaius. 

 

“So che siete affezionato a Merlin. Anche per me è doloroso che non sia più qui. Ma credo che Merlin si sia accorto di aver fatto un errore molto grave… per questo ha accettato la decisione di vostro padre.”

“Non lo farà più tornare! So come fa mio padre in questi casi. Ma io… non  accetterò mai questa cosa! E poi a quale grave errore ti riferisci?”

“Al fatto che Merlin non vi ha protetto come doveva. Mi ha detto lui stesso che non si era trasformato, in modo da non fare avverare la profezia.”

“Lui voleva, sono stato io a impedirglielo.”

“E lui avrebbe dovuto farlo lo stesso…”

“Ma questa è follia!”

 

“A tutti può capitare di sbagliare, ma se si tratta di un membro della famiglia reale, chi sbaglia paga. Il re è stato persino magnanimo con Merlin. Un altro, al suo posto, sarebbe stato giustiziato…

 

“È terribile, Gaius! Cosa posso fare? …Voglio scrivergli, ora!”

“Non è possibile. Non sappiamo dov’è! E anche se fosse, Uther farà controllare tutta la vostra posta. Non riceverete mai una missiva da Merlin, sia che lui vi scriva, sia che non lo faccia, mi dispiace...”


























Ciao a tutti! Finale di capitolo molto angst. Ma tutto il capitolo lo è. Vediamo Arthur solo quando non c’è più Merlin ed è tardi.
Un bacione!
   
 
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