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Autore: Mixxo    09/05/2024    3 recensioni
Karin è in fase di riabilitazione dopo un'incidente sul lavoro. Per non rimanere con le mani in mano, si dedicherà alla lettura di un misterioso libro di recente successo a Yrff. Non tanto per la capacità dell'autore, quanto alle voci - per lei fondate - che sia stato scritto da un'emerso, una persona proveniente da un'altro mondo.
"Boral è un mondo abbandonato dalle divinità. Il sole si è spento da anni e gli ultimi barlumi di vita combattono per la sopravvivenza. In quel luogo ho incontrato un gruppo di caotici avventurieri che non meritano il titolo di eroi, ma che han fatto ciò che serviva per concedere loro di essere chiamati tali."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Kae]

Raggiunto il serraglio mi aspettavo di vedere lo zoo personale di Fion, non necessariamente con solo animali: un disastro solo dal punto di vista morale. Non mi aspettavo che l’intera stanza venisse utilizzata come un ospedale da campo.

Clark trascina da una parte all’altra della stanza mercenari svenuti, posizionandoli in file ordinate. Getto un’occhiata verso una montagna di casse simile a quella trovata nei laboratori. Sembra identica, il contenuto lo sarà di certo.

Mi avvicino a Clark. “Cos’è successo?”

“Il glifo inibitore è saltato, la darkrariana ha avuto campo libero per fare casino.” Clark preme con un panno le ferite di una delle guardie. “Se non l’avessero torturata-”

Lo prendo per le spalle e lo faccio girare. “Cosa?”

“Vai a controllare quegli affari.” Fa un cenno con la testa verso uno dei piedistalli ribaltati.

Lo lascio andare e mi avvicino a una delle strutture. Ci sono un paio di mattonelle con simboli diversi, hanno l’aria di un meccanismo, una di queste ha un simbolo a forma di fiamma. “…Che stronzi.” Mi volto verso Clark. “E tu lo sapevi!”

“Anche quello che era vice prima di me, e Fion l’ha fatto sparire,” risponde a denti stretti.

Stringo i pugni. Quel figlio di una larva! Fa tutto ciò che gli aggrada solo per il suo prestigio!

“Testimonieresti contro di lui una volta risolta la ques-”

Un boato scuote la struttura fino alle fondamenta, mi accovaccio per non cadere.

Clark annoda un fazzoletto al braccio insanguinato del mercenario. “L’ha fatta arrabbiare sul serio.”

“Chi?”

“La suddita del Ferale, chi altro?”

“Dimmi che Strale non è andato da lei.”

“Io non te lo dico.”

Dannazione.

Mi alzo ed esco di fretta.

 

Il calore soffocante delle fiamme mi accolgono appena raggiunta l’uscita. La darkrariana tiene le braccia verso l’alto, regge una copia della sfera di iuxx in cima alla Nimbus. Temo che potrebbe affondare l’isola con così tanta energia. Non doveva essere provata?

La giovane abbassa le braccia, la palla di fuoco scende rapida. Lastgard sta per essere cancellata dalla storia e dagli atlanti, e tanti saluti al mio piano di salvare entrambe le darkrariane. Potrei non avere scelta.

Una scia bianca mi passa davanti, l’ascia alzata e ben stretta tra le mani s’illumina. Arial scaglia il fendente, l’energia iridescente dell’arma si stacca da essa come una falce e colpisce la sfera. L’esplosione successiva rilascia altre sfere più piccole che si schiantano ovunque. Stringo i pugni e incrocio le braccia davanti al volto, le scintille si sollevano dai guanti e formano una barriera. Uno dei bolidi ci si schianta sopra, arretro di un passo per non finire a terra.

Arial abbassa l’arma, gonfia i polmoni.

“Akuro!”

Quando aveva detto che una darkrariana era stata imprigionata e voleva liberarla pensavo parlasse di quella che ho trovato morente, non di quella che sta per distruggere l’isola.

Arial pianta l’ascia per terra, mette le mani a cono davanti alla bocca. “Akuro!”

La darkrariana abbassa lo sguardo verso di noi. Non la ricordavo con gli occhi rosa, qualcosa non quadra. Spalanca le ali e si piega in avanti, scende in picchiata verso Arial che ha estratto l’ascia da terra e l’ha messa davanti a sé a protezione. L’impatto genera un boato, i suoi stivali affondano di qualche centimetro nel terreno, lei però tiene testa alla bestia che preme con entrambe le braccia sulla sua arma, le ringhia in faccia.

Per lo meno riesce a reggerla. Chi è questa donna di preciso?

“Che ti prende, questa non sei tu!”

Akuro spalanca la bocca, un soffio infuocato investe il viso di Arial. Spero che la sua armatura sia un Alwe. Non sta crollando a terra, suppongo di sì.

“Tienila a terra, sto arrivando!” Corro verso l’entrata dell’edificio. Avranno un rimedio per questi casi.

La porta si apre, una canna di fucile esce e fa fuoco. Mi sposto con la testa appena in tempo, il proiettile fischia accanto al mio orecchio e mi passa attraverso i capelli, slitto il piede per avere appoggio più saldo. Riconosco il cappello a cilindro. “Clark!”

“Tu e Strale avete un tempismo spaventoso con le porte.”

E io ho dei riflessi buoni o avrei incontrato la Guardiana. “Conosci procedure di contenimento in caso di fuga di detenuti pericolosi?”

Clark deglutisce, lo sguardo alle mie spalle. Emette un gemito strozzato. “Non così pericolosi.”

“Tutto bene?”

“No. Vedo una statua che ferma una darkrariana furiosa.”

Gonfio una guancia. È comunque una ragazza, non penso le piacerebbe essere associata ad un blocco di marmo. “Dimmi quali sono le tue capacità, dobbiamo capire come fermarla.”

“Immagino senza ucciderla.”

“Rigorosamente senza ucciderla.”

Un clangore mi fa voltare. Arial sta ansimando, ascia rivolta verso il basso. Akuro si rialza in fretta qualche metro più in là, due zanne fanno bella vista in mezzo ai suoi denti serrati, la postura arcuata in avanti. Cenere incandescente le rotea attorno.

“So applicare la legge, non utile contro chi non è interessato seguirla, trovare un latitante, ma lei non si sta nascondendo affatto… L’importante è che so sparare. Posso mirare in punti non vitali.”

Mi gratto la testa. Almeno può dare supporto a distanza, è qualcosa.

“Naaagh!”

Un dodot dal peculiare manto rosso si dirige verso di noi, in groppa ha la bambolina che ho visto in precedenza. Alle spalle sento una voce familiare.

“FERMATI!” Strale sta inseguendo l’animale con la mano pronta sull’elsa della spada rubata a Lewis. Ha buttato il tubo, grazie alla Guardiana.

L’animale non accenna a rallentare la corsa, abbassa la testa caricandomi. Mi scanso di lato per non essere travolta. Lui procede e apre con una testata la porta. La bambolina alza una mano dal pelo dell’animale e fa il dito medio.

Sbatto le palpebre. Sono appena stata insultata da un costrutto? Scuoto la testa, non è il momento di pensare all’educazione di quella creatura. Mi ripiazzo davanti alla porta e alzo le mani. “Alt!”

Strale frena con gli stivali, stringe la presa sulla spada. “S-sì?”

Stava facendo qualcosa che gli ho proibito di fare probabilmente. O che sa che non voglio che faccia. E potrebbe essere la causa della rabbia della darkrariana. “Cosa è successo?”

Strale alza le spalle. “Un momento prima si strafogava di frutta, poi la bambolina le ha fatto vedere qualcosa e si è arrabbiata come una bestia. Volevo vedere cosa fosse, potrebbe servirmene uno per convincere altri darkrariani a combattere con me.”

Strale ha ottime idee per pessimi obiettivi. “Sicuro di non aver detto nulla che potesse offenderla?”

Si gratta la testa. “No? Le ho ritorto una frase contro a un certo punto, ma non sembra il tipo che si offende tanto per questo. Tanto mi è sembrata sempre nervosa.”

Quando pensavo di aver fatto il primo passo della strada che porterà Strale a essere una persona migliore, mi rendo conto di aver messo il piede in fallo ed essere caduta di peso sul naso.

Mi metto il pugno sulle labbra. “Dimmi che non gliel’hai detto in faccia questo.”

Strale allarga le braccia. “Certo che non gliel’ho detto, è scappata via prima!”

Non è il momento per metterlo in riga, abbiamo una darkrariana irata e una morente, e non voglio perdere nessuna delle due. Senza contare l’intera Lastgard.

“Hai trovato per caso delle misture di guarigione?”

“Solo frutta.”

Quindi, no. Arial sta resistendo agli assalti aggressivi di Akuro, potrebbe reggere i suoi colpi finché non capiamo cosa l’ha scatenata. Anche se…

“Hai detto che le ha fatto vedere qualcosa?”

“Si?”

“Potresti descrivermelo?”

“Ecco…” Strale chiude le dita delle mani a eccezione dell’indice e del pollice e li piega come a formare dei semicerchi. Li unisce. “Era qualcosa del genere, con una gemma rosa al centro.”

Mi caccio la mano in tasca. Tiro fuori l’amuleto preso nell’infermeria.

“Si, come quello!”

Saggio il peso sulla mano. Visto così sembra solo una chincaglieria, non riconosco nemmeno materiali tipici di Darkraria. A dirla tutta, Akuro non mi sembra una molto patriottica, un darkrariano nella norma difficilmente sarebbe stato catturato vivo. Lei sembrava più docile, e all’improvviso inizia a ribellarsi? Sospetto.

Mostro l’amuleto a Strale. “Sei sicuro che sia come questo?”

“Certo è ugua-” Strale lascia ricadere le braccia in avanti, gli occhi azzurri cambiano gradazione nel rosa che ha sostituito il rosso delle iridi della darkrariana.

“…Strale?”

È come imbambolato, non si distrae nemmeno. Trovo quasi inquietante vederlo così.

“Tutto bene?”

Lui annuisce meccanicamente.

“Piantala, abbiamo da fare. Dobbiamo trovare quella bambola.”

Terminata la frase Strale si alza e si fionda all’interno della prigione. Nemmeno una protesta sul voler combattere la darkrariana? Sospetto. Guardo l’amuleto: la luce rosa che illumina la gemma è dello stesso colore degli occhi sia di Strale sia di Akuro. Che siano degli strumenti per controllare le menti delle persone?

Punto l’amuleto verso Akuro. “Fermati!”

Arial devia una sfera di fuoco, mette il braccio a protezione dagli artigli in scaglie che sono spuntati sulle dita della darkrariana. Niente da fare, forse funzionano a uso singolo, o su una singola persona. A questo punto, posso solo trovare quella bambola e farmi dare l’amuleto che controlla Akuro.

 

Mi fermo per un istante nella sala principale, inondata di gente occupata a prendersi a spadate o a sbattersi tra loro in cella, tavoli rovesciati e panche ribaltate. In questo trambusto l’unica persona che mi aspettavo di vedere non c’è. Sta seguendo le mie intenzioni invece che distrarsi con una zuffa. Forse dovrei conservare l’amuleto per dopo. Può essere utile.

Non avendo alcun riferimento in quanto sia Strale sia il dodot sono spariti dalla mia vista da troppo tempo, decido di tornare verso la cella dove tenevano il mio frammentatore. Chiunque controlli quel costrutto si troverà da quelle parti. Quel posto era abbastanza buio per nascondersi, probabilmente si erano dimenticati di quella persona.

Ora devo solo attraversare una stanza di mercenari armati di tutto punto intenti a darsele.

Mi appiattisco contro la parete e scivolo contro il muro tentando di non dare nell’occhio. A metà stanza sento l’aria alle mie spalle. Volendo potrei fare il giro e perlustrare il resto del maniero. Un braccio possente mi passa attorno al collo, mi tira su di peso, con la coda dell’occhio vedo una lama scintillante avvicinarsi.

“Ho un ostaggio, guardie di merda!”

Ma falla finita. Metto le mani sul suo braccio, i guanti si accendono e friggono i neuroni rimasti a questo beota. Rimetto i piedi a terra, il tonfo del peso morto alle mie spalle in mezzo a quel baccano passa inosservato. Se da quell’ala arriva ancora gente meglio lasciarli arrivare qui e distrarre le guardie. Riprendo a scivolare contro il muro dopo l’interruzione. Un’ombra si delinea su di esso e offusca parte della luce, mi fermo e mi abbasso. Il legno di una panca s’infrange sui mattoni, i suoi resti mi cadono parte accanto, parte sulla schiena. Alzo gli occhi, nessuno sembra starmi puntando direttamente, un caso fortuito, nelle risse capita. Proseguo fino al corridoio dove volevo infilarmi.

Mentre cammino sento uno scricchiolio sotto gli stivali. Una scia di piccole superfici riflettenti percorre la strada, mi abbasso per toccarne una: è piccola, letteralmente una goccia, ma solida al contatto e fredda. Saliva di dodot. Alcuni ne mettono un paio di gocce nelle loro bevande per raffreddarle, hanno anche un retrogusto fruttato.

E il dodot era l’animale su cui montava la bambola, sono sulla strada giusta.

Seguo la scia di gocce, alzo appena l’intensità della luce della sferzatenebre per vederle riflettere meglio. Mi trovo nuovamente nell’ala più buia della prigione. Strale è in piedi nel corridoio, fissa verso l’interno di una cella. Sguardo fisso, diversi graffi sul volto, la bandana improvvisata è volata via, i capelli grigi sono più in disordine del solito, un pezzo di stoffa è ben appiccicato al suo volto. Ripensandoci se rimane davvero così imbambolato, usare questa sorta di ipnosi potrebbe essere più che deleterio. Questi affari devono essere distrutti.

Mi avvicino a passi decisi con i guanti pronti all’attivazione. Mi affaccio.

Una giovane dall’aria malaticcia, sta assemblando pigramente una bambola simile a quella che abbiamo inseguito fin qui. I suoi movimenti seppur lenti scuotono i numerosi pendenti sparsi sul velo che indossa sopra la testa e in generale su tutta la sua persona, creando una sinfonia di tintinnii.

La giovane ferma le dita come se si fosse accorta della nostra presenza, alza lentamente la testa, gli occhi gialli sembrano dello stesso colore di quelli degli abomini. Rimane ferma, a ricambiare lo sguardo.

 

[Karin Alden]

A questo punto sento che dovrei iniziare a segnarmi le cose importanti o che ho capito.

Prendo il telefono che mi hanno lasciato per le emergenze. Apro la prima chat nell’applicazione di messaggistica e inizio una registrazione come mi ha spiegato l’elfa. Ridicolo che abbia dovuto spiegarmelo lei.

“Dunque… I protagonisti non sembrano così importanti da meritare ricerche, esiste una razza di cui tutti hanno paura ma ora sono sparsi in giro e danno a loro la caccia. Ci sono amuleti strani. Dovremmo informarci sugli emersi che provengono da Boral. Ne avremo qualcuno, il capo avrà della roba pure da dirci. Meno Myra se mi fa trovare una bambola di quelle da qualche parte.”

Rilascio il tasto. Blocco lo schermo e mi appoggio con la testa sul cuscino, fisso il soffitto. Mi chiedo a chi ho mandato questo messaggio. Il suono di una notifica mi fa abbassare lo sguardo. Dovrò spiegargli che è roba del capo. Sblocco il cellulare e leggo il nome.

Nerd elettrico.

…Eh? Perché me lo hanno salvato così?

  
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