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Autore: La neve di aprile    24/09/2009    11 recensioni
Orlando Bloom è un attore di fama mondiale. Ama fare snowboard, surf e il caffé nero, senza zucchero.
Annie Brown è nata e cresciuta a New York. Ama il cappuccino alla vaniglia, il suo lavoro e i tacchi dieci.
Orlando Bloom ha la bizzarra abitudine di far scappare tutte le menager che gli vengono affidate.
Annie Brown è la nuova menager di Orlando Bloom.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAFFE' NERO SENZA ZUCCHERO
EPILOGO


 

Orlando si sentiva soffocare, infagottato nello smoking Dolce&Gabbana che gli era stato recapitato la mattina in albergo.
Il papillon sembrava strozzarlo e sarebbe stato così semplice, così dannatamente facile, alzare la mano destra e allentarlo, almeno un po', ma aveva come il sospetto che anche così facendo la sensazione rimarrebbe.
Del resto, si sentiva incapace di respirare dall'esatto momento in cui aveva realizzato che Annie non avrebbe mai risposto alla sua mail.
Le ore erano scivolate con una lentezza esasperante, trascinandosi di secondo in secondo come stessero lottando contro qualcosa di troppo grande, troppo enorme, per riuscire a scavalcarlo senza difficoltà: non si era mai sentito tanto male in vita sua.
Un male fisico, un dolore sordo al petto che a tratti lo faceva quasi boccheggiare tanto era intenso.
Ed era un cosa così stupida, in fondo! Non era certamente il primo rifiuto che collezionava, in fondo.
Aveva cominciato alle medie, quando una tale Carrie Bloomwood l'aveva piantato in asso per andare con il suo migliore amico dell'epoca; era indubbiamente qualcosa che conosceva e che, soprattutto, sapeva gestire.
Perché questa volta era diverso?
La risposta giunse da sola, in un flash pieno di capelli infuocati, occhi grandissimi e scuri, mani sottili fatte apposta per intrecciarsi alle due.
Era diverso perché Annie era diversa, punto.
Oh, era tutto così semplice, così lineare un volta ammesso questo!
Mancava come l'aria, come il sole, come il sorriso sul volto di un bambino e non riusciva, proprio non riusciva a sopportare la lontananza.
Affondò le mani nelle tasche dei costosissimi pantaloni che indossava, sentendosi un perfetto idiota: era quasi ora di entrare in sala, mentre lui ancora indugiava al confine tra il parcheggio e l'inizio del tappeto rosso, dove una lunga serie di stelline più o meno costruite in laboratorio sfilavano nei loro esageratamente esagerati abiti da migliaia di dollari al centimetro quadrato.
Le urla dei giornalisti, intenti a strillare questo o quel nome, gli riempivano la testa al punto che non riusciva nemmeno a pensare, riecheggiando da un angolo all'altro di uno spazio di per sé già saturo.
Si sentiva esplodere.
Chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie nel vano tentativo di allontanare quel principio di emicrania che già si faceva sentire, avanzando al ritmo scandito da urla, flash e gridolini vari.
Un tamburo da guerra sarebbe stato più delicato, a confronto. Inspirò a fondo, mentre riapriva gli occhi: niente. Nello spiazzo erano arrivate altre cinque macchine tirate a lusto, ma non riusciva a vedere da nessuna parte l'inconfondibile chioma infuocata di Annie.
Amareggiato come non mai, tirò un calcetto ad uno sventurato sassolino che rotolò via, ticchettando.
Che stupido era stato!
Come aveva potuto anche solo prendere in considerazione l'idea di credere che sarebbe venuta?
Perché d'accordo, non aveva risposto alla mail e già questo bastava, ma no!
Lui aveva voluto credere di aver scalfito la corazza del dolore che avvolgere il cuore di Annie, di essere riuscito ad andare oltre rabbia, irritazione, paura, tradimento per arrivare laddove stavano nascosti sentimenti più profondi.
Sopra ogni altra cosa, aveva davvero creduto che lei, leggendolo, avrebbe realizzato di essere innamorata di lui.
Stupido e ingenuo, in tanti anni non aveva mai veramente imparato niente della vita.
L'amore non si scopre perché qualcuno scrive delle belle parole, no.
L'amore va coltivato, con cura e attenzione, come fosse il più delicato e prezioso dei fiori.
Non si trova per caso, bello pronto e confezionato in attesa di essere ritirato. Come aveva potuto pretendere che lei potesse veramente amarlo, poi?
Dopo tutto quello che le aveva fatto passare, quello che aveva detto di lei, quello che aveva pensato e che, ne era sicuro, lei aveva sopportato per lui.
Una manciata di giorni perfetti non avrebbero mai potuto compensare il dolore che le aveva causato.
- Stupido. Stupido idiota. - si rimproverò, tirando un calcio ad un altro sassolino.
La sua assenza era il giusto scotto la pagare, lo sapeva.
Ma come avrebbe potuto sopportarla?
Come si può riprendere in mano le fila di una vecchia vita e portarla avanti come se niente fosse, dopo esser stati travolti e sconvolti da qualcosa di così meraviglioso?
Se ci fosse stato un muro nei paraggi, lo avrebbe presto a testate.
Ma se avesse fatto un tentativo con una delle macchine parcheggiate lì vicino, probabilmente non avrebbe più rivisto la luce del sole, a giudicare le occhiate che i vari autisti gli scoccavano, probabilmente chiedendosi cosa diavolo stesse ancora facendo lì, invece di andare a pavoneggiarsi davanti ai giornalisti.
Sospirò, rassegnandosi all'evidenza: aspettare non sarebbe servito a niente.
Tanto valeva farsi coraggio e affrontare l'orda famelica e feroce dei giornalisti, che altro sarebbe potuto succedere?
Avrebbe attraversato il red carpet e si sarebbe rintanato in una grande sala piena di gente, dove si sarebbe sentito solo come mai in vita sua e dove avrebbe trascorso una pessima serata sorseggiando un drink dopo l'altro nel tentativo di far correre il tempo più velocemente.
Inspirò a fondo, lanciando un'ultima occhiata al cielo che iniziava a scurirsi, caricandosi dei colori cupi di un tramonto nascosto da uno sky-line troppo vicino, prima di avviarsi verso l'inizio del tappeto rosso.
E fu allora che se ne accorse.
Il bianco del vestito che portava era talmente accecante e puro da fargli bruciare gli occhi, ma non era niente confronto al candore che illuminava il volto di Annie, incorniciato da due ciocche di fiamma arricciate.
Con le braccia abbandonate lungo i fianchi e le labbra curvate in un mezzo sorriso, la ragazza era bella come un'apparizione, tanto che Orlando sbattè le palpebre più volte, cercando di convincersi di non trovarsi in un sogno. Un bellissimo e altrettanto crudele sogno.
Fino a quando lei non sorrise e lui non seppe che tutto, in un modo o nell'altro, si sarebbe sistemato.
Quasi non si accorse quando gli angoli delle sue labbra si sollevarono, perché già le correva incontro.
Felice, come non lo era mai stato in vita sua.

 

FINE




 

   
 
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