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Autore: Ferngully    27/09/2009    3 recensioni
Lamù, Ataru, Shinobu e Mendo compiono un viaggio surreale che nessuno di loro si rende conto di aver iniziato, un viaggio che ha inizio un giorno al Carnevale Estivo di Tomobiki. Ma dove li condurrà questa via, e di quali verità verranno a conoscenza?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Atarù Moroboshi, Lamù, Miyake Shinobu
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per Achille88: in effetti è vero Achille, i capitoli sono molto lunghi. Penso che sia una caratteristica delle fanfiction americane , dato che nei vari siti ho trovato molto raramente fanfictions nelle quali i capitoli avessero una lunghezza inferiore alle sei o sette pagine di Word. Avevo considerato la possibilità di suddividere i vari capitoli, ma ne avrebbe risentito l'impatto emotivo del passaggio da una situazione all'altra. In più, non sarei stato fedele al testo originale.

Per Kitsune no Pao: anche tu hai ragione Kitsune, il linguaggio e le reazioni utilizzate dai personaggi sono molto aulici, ma questo serve solo a sottolineare la precarietà e l'instabilità dei sentimenti che provano gli uni verso gli altri.
Per enfatizzare i sentimenti che legano i vari personaggi (soprattutto quelli negativi) che nei capitoli futuri verranno minuziosamente analizzati. In quanto "Torna da me...Tesoruccio" si tratti di una fanfiction psicologica e basata sulle emozioni che provano i quattro protagonisti.

Per gli altri che stanno leggendo la storia mi raccomando, recensite, recensite!!!XDXD


Episodio 4: Un Altro Clichè, Prego

Sottotitolo: (Relazione, Prima Parte: Il Problema del Romanticismo)

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Settima (Coppia Uno: Shinobu e Shutaro)

Shinobu e Shutaro sedevano ad un piccolo tavolo nel cortile esterno del carnevale, che era allestito con bancarelle che vendevano cibarie, il sole del tardo pomeriggio splendeva lucente su di loro mentre aspettavano che Lamù e Ataru ritornassero con la cena per tutti e quattro. Shinobu tirò fuori il suo carillon nuovo d'acquisto e osservò con un sorriso sognante le coppie di ballerini che danzavano la suono della dolce melodia, mentre Shutaro scrutava il punto dove Lamù e Ataru stavano in  piedi in fila, annoiato e affamato.
"E' davvero adorabile," commentò Shinobu. "Non pensi, Shutaro?" Quando non ricevette risposta, guardò verso di lui e corrugò la fronte non appena notò lo sguardo apatico nei suoi occhi mentre fissava la folla circostante. Lei gli diede un colpetto e ripetè, "Shutaro?"
"Oh, si, adorabile," rispose rapidamente Shutaro voltando subito lo sguardo verso di lei, sfoggiando un affascinante sorriso. Ricomponendosi, aggiunse, "Sono lieto che ti piaccia, Shinobu."
Shinobu si sforzò di sorridergli e disse, "Grazie per avermelo comperato."
"Non c'è di che; la tua felicità è il migliore dei ringraziamenti," rispose lui sempre con il suo avvenente sorriso sul volto, poi riportò gli occhi sulla folla, brontolando, "Chissà perchè quell'idiota di Moroboshi ci sta mettendo così tanto..."
Osservando sconsolata Shutaro, il cui interesse per lei era rapidamente svanito - sempre che ce ne fosse stato - Shinobu abbassò lo sguardo nuovamente sul suo carillon con improvvisa malinconia. Seguì uno scomodo silenzio nel quale Shinobu attese che Shutaro dicesse qualcosa, ma la mente di lui sembrava essere altrove, in particolare su pensieri riguardanti il cibo, e la ragazza si ritrovò ad avvilirsi ancora di più. Tuttavia cercò di vivacizzarsi e si raddrizzò sulla sua sedia, pronta a far conversazione. "Questa sarà la nostra ultima estate tutti insieme prima del diploma; riesci a crederci, Shutaro?"
"Eh?" Shutaro si girò nuovamente verso di lei sentendosi chiamare per nome e, dopo un momento speso ad afferrare quello che gli aveva appena detto, rispose, "E' vero...me ne ero quasi dimenticato..."
"Sono terrorizzata al solo pensiero di dover affrontare quelle prove di ammissione  all'università a Gennaio; ho sentito dire che sono davvero difficili e-" Shinobu si fermò, tuttavia, constatando che Shutaro non le stava prestando attenzione. Notando l'annoiato broncio sul suo viso, Shinobu si imbronciò a sua volta e, lasciandosi ricadere sullo schienale della sua sedia, portò lo sguardo verso le proprie mani adagiate in grembo. Dopo qualche altro momento di silenzio, Shinobu domandò piano, "Shutaro?"
"Si, Shinobu?"
"Sei sicuro che ti stai divertendo?" chiese Shinobu. "Lo so che hai detto di si, ma...insomma... mi sembri piuttosto annoiato, ecco tutto."
"Bhe...Io..." balbettò Shutaro, fissandola con incertezza. Cercò tuttavia di farle un altro sorriso, e disse, "Ma certo che mi sto divertendo, Shinobu."
"Veramente?" insistette Shinobu sollevando gli occhi verso i suoi. "Perchè se non ti stai divertendo, possiamo sempre andarcene, se preferisci, Shutaro, non importa."
"Non essere sciocca, Shinobu," rispose Shutaro con una risata spensierata, un largo sorriso e occhi brillanti. "Desidero restare." Shinobu sorrise felice a questa dichiarazione. Poi, dopo una pausa, lui aggiunse, "Inoltre Lamù vuole vedere i fuochi d'artificio, e non potrei deluderla di certo." Shutaro distolse lo sguardo da lei e tornò a fissare la folla, mentre il sorriso di Shinobu cadde, il suo cuore spezzato.
"Lamù?" chiese lei con occhi disperati.
Shutaro si limitò ad annuire con aria distante, ma tornò a guardarla leggermente preoccupato. "Perchè? C'è qualcosa che non va, Shinobu?"
Le guance di Shinobu arrossirono, ma lei subito chiuse gli occhi e scosse la testa. "Oh, no, non è niente!" esclamò girandosi sulla sua sedia in modo da non doverlo guardare negli occhi. Shutaro aggrottò le sopracciglia, piuttosto confuso, ma prima che potesse domandarle qualcos'altro, Shinobu cambiò frettolosamente argomento. "Allora, in quale università stai pensando di andare? Forse in una nei pressi di Tokyo...?"
"Oh...uhm..." Shutaro sul subito esitò, preso alla sprovvista dall'improvviso cambio di topica.
"O probabilmente proprio l'Università di Tokyo, giusto?" Shinobu rispose per lui, guardandolo ora con sorriso entusiasta. "Voglio dire, tu sei così ricco e così intelligente che ti ammetteranno di sicuro; dev'essere sicuramente lì che andrai."
Shutaro sorrise e rispose, "Attualmente, stavo pensando di andare a studiare in un'università in America..."
Shinobu sentì il suo cuore fermarsi e improvvisamente trovò difficile continuare a respirare. "Oh...davvero?" Shutaro annuì. "Ma...non è...lon...tanissimo?"
Shutaro diede una scrollata di spalle. "Suppongo di si; perchè me lo chiedi?"
"Ecco, io-" Shinobu si sforzò di ridere mentre si sfregava la nuca. "E' solo che è buffo pensare a  te che te ne vai in America mentre tutto il resto di noi rimarrà qui..." La sua risata presto si spense lasciando il posto alla tristezza, Shinobu si morse il labbro. "Uhm...non ti mancheranno tutti, Shutaro, standotene così lontano?"
"Non proprio," rispose Shutaro con noncuranza.
" Nessuno NESSUNO?" insistette Shinobu sporgendosi verso di lui, fissandolo con occhi speranzosi.
"Non penso..." rispose onestamente Shutaro, smorzando la frase per ponderare la domanda con più attenzione.
Shinobu, intanto, emise un sospiro frustrato e si lasciò ricadere sullo schienale della sedia con un'espressine di amara stizza sul volto. Lanciò un'occhiataccia al carillon per qualche secondo, come se ne fosse improvvisamente disgustata, e rimarcò freddamente, "Bhe, immagino che se non altro potrai conoscere un sacco di ragazze americane là, "
Detto questo, chiuse bruscamente il coperchio del carillon.

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Ottava (Coppia Due: Ataru e Lamù)

"Sembra che questa bancarella non venda nient'altro che ramen e sake," notò Lamù ispezionando il menù appeso alla parete della bancarella.
Ataru corrugò la fronte in disappunto. "Bhe, non possiamo certo andarcene e metterci in coda ad un'altra bancarella; abbiamo già aspettato abbastanza."
"Immagino che Shinobu e Shutaro ci stiano aspettando..." pensò ad alta voce Lamù. Subito dopo esibì un sorriso eccitato e disse, "Inoltre, ci sono così tante altre giostre che dobbiamo ancora provare! Come il carosello e-"
"Ti ho già detto che non ho intenzione di andare sul carosello," si rifiutò Ataru. "E una giostra per bimbetti e femminucce, ed è anche tremendamente noiosa."
Intristitasi leggermente, Lamù provò a insistere ancora, "Ma, Tesoruccio, sarebbe solo per pochi minuti. E io davvero-"
"E allora vacci da sola, se proprio non puoi farne a meno," la interruppe Ataru.
Lamù gli lanciò un'occhiataccia e fece per gridargli contro, ma in quel momento una voce familiare parlò, "Cosa prendete?" Allora Lamù e Ataru guardarono di fronte a loro e videro Ryunosuke in piedi dietro il bancone.
"Oh, ciao Ryunosuke!" disse Lamù, la sua rabbia venne rimpiazzata da un'espressione sorridente. "Cosa ci fai qui?"
"Papà ha deciso di aprire un'attività qui per l'estate, dato che il negozio a scuola è chiuso" rispose Ryunosuke gesticolando in direzione di suo padre che stava cucinando nel retro.
"Oh, bhe, è una bella cosa," rispose Lamù e Ryunosuke diede semplicemente un'alzata di spalle.
"Allora, posso prendere il vostro ordine o no?" chiese poi impazientemente, appoggiando il gomito sul bancone e tenendosi il mento con la mano.
"Oh...uhm...prendiamo tre scodelle di ramen e tre sake," decise Ataru, guardando il menù per un'ultima volta.
"Tesoruccio!" esclamò Lamù fissandolo severamente.
Ataru roteò gli occhi, ma sospirò e con riluttanza modificò la sua ordinazione, "E VA BENE...daccene quattro di ognuno..."
Ryunosuke annuì e poi chiamò "Quattro ramen e quattro sake!" Dopodichè si voltò verso Ataru e disse "Sono 1,800 yen."
Ataru aggrottò le sopracciglia estraendo il portafoglio, tirò fuori gli yen e brontolò, "Non capisco perchè devo pagare io per tutti...specialmente per Mendo..."
"Bhe, Tesoruccio, lui ha pagato il nostro ingresso al carnevale, e per tutti noi per vedere la signora Wazuka Nozomi Suzambo III, e per tutto il resto del cibo che abbiamo mangiato oggi. Penso che il minimo che tu possa fare sia offrire a lui e al resto di noi una cenetta economica."
"Economica?!" domandò Ataru "Per te 1,800 yen è economico?!" Sbattè poi gli yen sul bancone e Ryunosoke iniziò a contarli.
"Bhe, per tutti noi quattro assieme..." commentò Lamù con un broncio.
"Idiota! Muoviti con quell'ordine!" Ryunosuke gridò a suo padre, interrompendo momentaneamente la loro disputa, e sia Ataru che Lamù si fecero piccoli di fronte all'ira sul suo volto. Lei tornò a voltarsi verso di loro, dicendo, "La vostra ordinazione DOVREBBE essere pronta entro breve. Ecco il vostro resto."
Ataru, però, le sorrise maliziosamente e le afferrò la mano, dicendo, "Che ne dici se ti tieni il resto e io ti porto fuori stasera, dopo il carnevale?" Ridacchiò maliziosamente.
Ma Ryunosuke ringhiò con ferocia e strinse gli occhi. "Idiota!" urlò lei, dandogli un pugno in faccia, facendolo volare all'indietro, seguito immediatamente da Lamù che gli diede uno schiaffone dietro la testa, sbraitando, "Tesoruccio!" e lui venne riproiettato dolorosamente in avanti, sbattendo la fronte contro il bordo del bancone.
"Au..." gemette lui.
"Ecco la vostra ordinazione," disse allora Ryunosuke, appoggiando il vassoio con il cibo sul bancone così che Lamù lo potesse prendere. "Buona serata."
"Grazie!" rispose Lamù, il sorriso ritornatole sul viso mentre prendeva il vassoio con una mano. Dopodichè tirò su Ataru afferrandolo per il braccio con l'altra, dicendogli, "Andiamo, Tesoruccio."
Tiratosi finalmente in piedi, Ataru si tolse la polvere dai pantaloni e si affiancò a Lamù mentre iniziarono ad avviarsi attraverso la folla per ritornare al loro tavolo. Ataru si mise le mani in tasca e chiese casualmente, "Ehi, Lamù."
"Si, Tesoruccio?"
"Perchè vuoi andare a tutti i costi sul carosello?" domandò.
Lamù fece spallucce. "Non lo so, penso solo che sia bellissimo." Poi sorrise e aggiunse, "Inoltre gli unicorni hanno le corna, come me."
"Bhe, è un ragionamento stupido; non sono neanche veri unicorni," rispose il ragazzo con noncuranza e Lamù si rabbuiò, i suoi occhi colmi di tristezza. Ma subito la sua depressione si trasformò in rabbia, anche se i suoi occhi mantennero un'espressione ferita.
"Tesoruccio, perchè devi essere sempre così cattivo?" domandò Lamù, i suoi occhi feriti trafissero quelli di Ataru, prima di voltarsi bruscamente da lui, i suoi capelli frustarono l'aria, e lo lasciò indietro, volando verso il tavolo.
"Aspetta! Lamù!" Ataru la chiamò sollevando una mano verso di lei, poi fece una smorfia infilandosi di nuovo le mani in tasca. "Ma perchè deve sempre prendere tutto così sul personale?" brontolò Ataru con rabbia, insicuro però se dirigerla verso Lamù o verso sè stesso.
Intanto, Lamù raggiunse il tavolo, sbattendoci sopra il vassoio con stizza, rovesciando un paio di scodelle di ramen, e incrociando veementemente le braccia prese posto su una sedia di fronte a  Shutaro e Shinobu. Sia Shutaro che Shinobu si fecero perplessi alla vista dell'espressione irritata sul viso di Lamù.
"Lamù, ti senti bene?" domandò Shinobu.
"Sto bene," insistè Lamù, tuttavia la collera era evidente nel suo tono di voce.
"Se quell'idiota di Moroboshi ti ha fatto arrabbiare-"
"Io non ho fatto niente," Shutaro venne interrotto da Ataru non appena questi raggiunse il tavolo. "Sta solo facendo un'altra scenata per quello stupido carosello sul quale NESSUNO vuole andare." Shinobu e Shutaro aggrottarono perplessi le sopracciglia a questo e Lamù, per tutta risposta distolse il suo sguardo testardo da Ataru. Il ragazzo prese posto di fianco a lei, tuttavia Lamù si discostò intenzionalmente da lui, allontanando di un poco la propria sedia dalla sua.
"Oh," commentò Shinobu facendo del suo meglio per sorridere, sporgendosi in avanti per prendere una delle scodelle di ramen e un sake per sè. E, osservando Lamù,  la cui rabbia e disappunto erano decisamente evidenti, continuò, "Bhe...sono sicura che possiamo trovare altre giostre che ti piaceranno e sulle quali potremo andare oltre che al carosello, Lamù..."
Fu allora che, nell'atto di avvicinare il cibo verso di lei, il gomito di Shinobu urtò accidentalmente il suo carillon. Il carillon cadde lentamente dal tavolo, come se lui stesso cercasse di rimanerci attaccato, scivolando verso il suolo, non appena colpì il pavimento di pietra ci fu un forte, acuto sferragliare di corde che si scontrarono tra di loro, l'ultimo suono che il carillon avrebbe mai emesso. La ceramica si fracassò, il cardine del coperchio si ruppe e il fondo si spezzò in due, mentre le teste dei due ballerini al centro si scheggiarono e si staccarono dai corpi.
Il silenzio calò sui quattro ragazzi mentre Shutaro, Ataru e Lamù si alzarono in piedi per vedere il carillon caduto che ora giaceva ai piedi di Shinobu, l'irritazione sul viso di Lamù fu immediatamente sostituita dal suo dolore. Rimasero lì a fissare i resti del carillon con bocche aperte per l'incredulità e occhi spalancati colmi di rimorso per quello che una volta era il bel carillon.
Ma nessuno di loro ebbe il cuore spezzato come Lamù.

Il Dilemma del Carillon

I quattro ragazzi sedevano all'aperto sorseggiando tè e ridendo allegramente mentre i tiepidi raggi del sole cadevano gentilmente su di loro. Lamù e Shinobu erano abbigliate come gentildonne del sud-America, con ombrellini parasole, ricchi cappellini e sontuosi abiti abbinati ad essi, mentre Ataru e Shutaro erano abbigliati come gentiluomini del sud-America, con lunghi completi muniti di giacche, cappelli a cilindro e guanti bianchi. Le due ragazze sedevano delicatamente con le gambe incrociate alle caviglie, portando le tazze di tè alle loro labbra meravigliosamente tinte con mani d'avorio, mentre i due ragazzi sedevano con le gambe incrociate alle ginocchia, portandosi le tazze alle labbra con una mano sola, l'altra poggiata elegantemente in grembo. Sembrava come se appartenessero ad un altro tempo e luogo - in particolare al tardo 1800, in un'affluente piantagione della metà meridionale dell'America.
"Devi narrar loro la storia che mi hai raccontato," Shutaro stava dicendo a Shinobu poggiando la sua tazza sul tavolino della veranda. "Quella che mi hai detto ieri mattina." Lui poi si voltò verso Lamù ed Ataru e disse, "E' una storia così interessante; adoro sentirgliela raccontare."
"Shinobu rise poggiando anche lei la tazza sul tavolo. "Ma Shutaro, tesoro, ti ho già raccontato quella storia cinque volte! Non puoi davvero volerla sentire di nuovo." Spiegò poi ulteriormente, per Lamù e Ataru, "Vedete, mi chiede di raccontarla sempre più spesso. Non so perchè, davvero; non è tutta quella meraviglia."
"Oh, Shinobu, sei troppo modesta!" insistè Shutaro. "Io penso che sia una storia fantastica! E amerei sentirtela raccontare di nuovo!"
"Ma oramai suonerebbe noiosa per te."
"Potrei sentirtela raccontare un migliaio di volte senza esserne mai annoiato! Niente di quello che dici potrebbe mai annoiarmi," continuò Shutaro con un sorriso e Shinobu sorrise umilmente, le sue  già rosee guance si accesero ancora di più. "Ora, ti prego, raccontala di nuovo."
Shinobu fece una risatina imbarazzata. "Oh, Shutaro..."
"Ancora tè, Lamù, amore?" Ataru offrì sorridente, sollevando la teiera.
"Oh, posso versarmelo io stessa, Tesoruccio; non c'è bisogno che ti disturbi," gli disse Lamù, ma Ataru scosse la testa.
"Solo uno zoticone permetterebbe alla propria donna di versarsi il tè da sola," disse lui versando il tè nella tazza bianca di Lamù, e aggiunse, "Un gentiluomo, invece, esaudisce ogni desiderio della sua donna, specialmente se è una donna della tua squisitezza."
Lamù gli fece un sorriso, arrossendo, e disse, "Grazie, Tesoruccio," prendendo un sorso del suo tè appena versato.
"Oltretutto, Shutaro, non abbiamo ancora dato loro la buona notizia," rispose allora dolcemente Shinobu, e Ataru diede loro uno sguardo interrogativo.
"Buona notizia?" domandò e Lamù, anch'essa, voltò gli occhi verso di loro con curiosità.
"Shinobu fece una risatina mentre Shutaro ora sorrideva con orgoglio ed eccitazione circondando le spalle di Shinobu con il proprio braccio. "Glielo dico io, o lo vuoi dire tu?" chiese lui.
"Diglielo tu, caro."
Il suo sorriso si allargò guardando nuovamente Ataru e Lamù. "Shinobu e io ci sposiamo." "Vi sposate?" Lamù domandò entusiasta e Shinobu annuì, lacrime di felicità le vennero agli occhi. Lamù emise un gridolino di eccitazione, unendo le mani insieme ed esclamando, "Oh, è semplicemente meraviglioso! Quando te lo ha chiesto?"
"La scorsa notte," rispose Shinobu, tutta sorridente. "E' stato così romantico! Eravamo davanti alla fontana nel cortile. Oh, e l'anello!" porse la mano verso Ataru e Lamù per mostrar loro l'immenso anello con diamante che le luccicava al dito.
"E' magnifico!" dichiarò Lamù, unendo le mani insieme contemplando l'anello, soggiogata dalla sua brillante radianza.
"Che anello!" concordò Ataru.
"Pensiamo di sposarci ad inizio autunno," disse loro Shinobu, riuscendo con difficoltà a contenere l'eccitazione.
"Non vedo l'ora," disse Shutaro, sorridendo anch'egli e afferrando la mano libera di Shinobu, Ataru e Lamù continuarono a studiare il diamante sul dito dell'altra. "Sarà meraviglioso."
"E bambini!" esclamò Shinobu. "Non vedo l'ora di avere dei bambini dopo la cerimonia. Ne avremo come minimo due o tre!"
"Facciamo pure quattro o cinque!" aggiunse Shutaro con un'allegra risata.
"Congratulazioni a entrambi," disse allora Ataru, sollevando la sua tazza, "Credo che un brindisi sia d'obbligo, non pensi Lamù?"
"Lamù annuì e sollevò anch'ella la sua tazza. "A Shutaro e Shinobu e al loro felice fidanzamento, e ad un ancora più felice matrimonio."
"Alla salute," convenne Ataru.
"E alla mia bellissima fidanzata," disse Shutaro, sollevando la propria tazza con una mano e alzando il mento di Shinobu con l'altra così che i loro occhi potessero incontrarsi. "Che presto diverrà la mia bellissima moglie e la bellissima madre dei miei figli."
"Alla salute," ripetè Ataru e i quattro bevvero il loro tè.
Poggiando la sua tazza, Shutaro esibì un sorriso e rimarcò, "Ora l'unica domanda è, quand'è che Moroboshi avrà intenzione di proporsi, mmh?"
"Oh, si!" concordò Shinobu. "Sarebbe tempo ormai."
Sia Lamù che Ataru sorrisero timidamente, i loro visi arrossirono, e Ataru rispose, "Presto, presto," versandosi un'altra tazza di tè. "Voglio che sia una sorpresa, dopo tutto. E ora, dopo aver visto l'anello che hai regalato a Shinobu, Mendo, sarà dura trovarne uno che possa reggere il confronto." Si portò la tazza alle labbra e prese un altro sorso mentre gli altri tre risero.
Lamù allora strinse il suo braccio attorno a quello di Ataru e lo guardò sorridente e con occhi colmi d'amore. "Oh, Tesoruccio, lo sai che non ho bisogno di un anello così grande! Non ho bisogno neanche di un anello; l'unica cosa di cui ho veramente bisogno sei tu."
Ataru semplicemente le sorrise in rimando, scostandole una ciocca di capelli gentilmente dietro l'orecchio con un dito. "Lo so, cara; ma desidero fartene avere uno. E uno grande come quello." Il suo sorriso si trasformò in un ghigno giocoso e poi aggiunse, "Inoltre, che divertimento ci sarebbe se non ti facessi aspettare un poco?" Lamù gli fece una risatina e Ataru le diede un bacio sulla fronte subito prima che lei appoggiasse la testa sulla sua spalla.
"Al momento, sarebbe meglio che iniziassimo ad avviarci. Sono già le cinque passate," Shutaro disse loro alzandosi e guardando il proprio l'orologio.
"Di già?" chiese Shinobu leggermente preoccupata, guardandolo. "Faremo tardi al ballo." "Non ti preoccupare, Shinobu," le disse Shutaru prendendole il braccio e aiutandola gentilmente ad alzarsi. "E' sempre di moda arrivare in ritardo a questo genere di eventi."
E così i quattro ragazzi arrivarono con un leggero ritardo al ballo, com'era di moda, secondo il suggerimento di Shutaro, e furono calorosamente accolti dagli altri ospiti, specialmente Shutaro e Shinobu che furono coperti di congratulazioni e buoni auguri come coppia di novelli fidanzati del ballo. Intanto, mentre la felice coppia chiacchierava riguardo il loro fidanzamento novizio a circa una dozzina di ospiti che presto li circondarono, Lamù si trovava in piedi ad osservare la sala da ballo con una sorta di romantico stordimento. L'orchestra si esibiva in un'elegante sinfonia mentre gli uomini e le donne danzavano graziosamente sul pavimento di marmo, i loro abiti ondeggiavano al ritmo delle loro piroette e la luce degli immensi candelieri sopra di loro brillava come riflessi di oro e diamanti. Lamù sorrise, i suoi capelli pettinati con un'acconciatura ondulata, e canticchiò al ritmo della melodia dell'orchestra, stando a fianco del tavolo del buffet e prendendo un sorso dal suo bicchiere di vino, che reggeva nella sua mano guantata, coperta da un guanto di seta bianca. Dopo un momento, tuttavia, battè le palpebre uscendo bruscamente dalla sua trance e si guardò attorno confusa.
"Dov'è Tesoruccio?" si chiese ad alta voce e lentamente si avviò lungo il corridoio che separava la pista da ballo dal tavolo del buffet, in cerca del ragazzo. Presto lo intravide, a pochi metri di distanza, circondato da tre belle donne, il corpo di Lamù si irrigidì e il suo cuore si intorpidì.
"Gradirebbe ballare con me, Mr. Moroboshi, signore?"
"O con me, Mr. Moroboshi, signore?"
"O con me?"
La bocca di Lamù si aprì per la paura, ma non riuscì a pronunciare verbo. Tuttavia, Ataru si limitò a sorridere alle tre donne e rispose, "Mi dispiace, ma temo di aver conservato tutti i miei balli di stasera per Lady Lamù." poi si voltò ed estese la sua mano verso di lei, i suoi occhi calorosi e il suo sorriso colmo d'amore.
Lamù tirò un sospiro di sollievo. Poi ricambiò il sorriso di Ataru e posò il suo bicchiere di vino sul tavolo del buffet, appena prima di sollevare il bordo dell'abito da terra e camminare verso di lui. Quando lui la raggiunse, le circondò il braccio con il proprio e i due ragazzi si diressero elegantemente verso la pista da ballo. Una volta raggiuntone il centro, proprio al di sotto del candeliere più grande, si  separarono, Ataru si tolse il cappello esibendosi in un inchino mentre lei gli offrì una riverenza. A quel punto, entrambi sorridendo piacevolmente, si presero l'un l'altra e iniziarono a danzare insieme.
"Tesoruccio, sei un magnifico ballerino," commentò Lamù mentre volteggiavano per la pista da ballo.
"Solo perchè sto danzando con te, Lamù, mia cara," rispose Ataru con un affascinante sorriso, "La più graziosa, la più elegante, la più bella di tutte le donne della festa di stasera. Sei incantevole."
"Oh, Tesoruccio..." rispose modestamente Lamù, tuttavia sorridendo, appoggiando la testa sulla spalla di Ataru mentre danzavano.
"Lamù, mia bellissima Lamù."
"Si, Tesoruccio?"
"Ti amo."
Lamù smise di danzare e sollevò la testa con un sorriso entusiasta, pronta a ricambiare la dichiarazione. "Anch-"
Ma qualcosa dentro di lei scattò non appena guardò Ataru, che la fissava con occhi affascinanti e sorridendo gentilmente, e realizzò che c'era qualcosa di terribilmente sbagliato. Le braccia di Lamù improvvisamente si staccarono da Ataru e il sorriso le svanì di colpo dal viso mentre indietreggiò lontano da lui studiandolo in atterrita confusione. Ricordi di ataru le ritornarono alla mente - che le versava da bere, che la baciava sulla fronte, che estendeva la propria mano verso di lei - per lei - per danzare, e anche se era buono e gentile, allo stesso tempo vi era qualcosa di terrificante in tutto questo.
Ataru, con un'espressione preoccupata, fece un passo verso di lei, chiedendo, "Lamù, che ti succede?" Ma Lamù indietreggiò impaurita, scuotendo la testa e portandosi una mano chiusa sul petto per proteggersi da lui. Ataru battè le palpebre confuso e chiese nuovamente, "Lamù...?"
Gli occhi spaventati di lei incontrarono quelli confusi di lui e, rabbrividendo, Lamù deglutì nervosamente, il cuore le sprofondò nel petto mentre rispose con voce tremante, "Tu non-, tu non sei Tesoruccio."
E gli occhi di Ataru si spalancarono per il terrore, realizzando che aveva ragione.

Domanda Numero Due: Ti Conosco, Tesoruccio Mio? (La Transizione)

I quattro ragazzi si trovavano all'interno di uno scompartimento del vagone del treno, Ataru e Shutaro sedevano di fronte a Lamù e Shinobu. Ognuno di loro fissava la sua separata direzione, nessun paio di occhi incontrava quelli di un altro; semplicemente rimanevano lì a fissare il vuoto degli altri vagoni, essendo loro, al momento, gli unici passeggeri a bordo. Il sole stava tramontando mentre il treno viaggiava a tutta velocità, la sua luce rossa splendeva brillante attraverso le finestrelle dando l'impressione che stesse andando tutto a fuoco. Un fuoco privo di fiamme che splendeva sui visi dei quattro giovani mentre essi fissavano solennemente il niente, solitudine era presente in ognuno dei loro sguardi mentre l'unico conforto era portato dal rumore del treno che sfrecciava sulle rotaie. Era come se ognuno di loro non conoscesse gli altri tre lì presenti; come se loro fossero completamente soli al mondo, e come se lo fossero già da molto tempo ormai. E anche con il rumore del treno, vi era ancora un pesante silenzio che aleggiava tra di loro, un silenzio che pungeva loro gli occhi e serrava loro la gola mentre osservavano il pavimento o l'arcobaleno di colori fuori dal finestrino, un arcobaleno che corrispondeva a nient'altro che a un caotico insieme di colori, come se non fossero nemmeno in grado di trovare un amico nello scenario che regnava al di fuori del gelido treno di fuoco privo di fiamme.
All'improvviso, Lamù sollevò la testa e Ataru sollevò la sua, come se avessero finalmente notato un'altra presenza - come se avessero finalmente notato che c'era qualcun'altro su quel treno oltre che alle proprie solitarie figure. Tuttavia, quando i loro occhi si incontrarono, erano due paia di occhi sconosciuti che si incontravano per la prima volta, confusi, incerti e curiosi.
Lamù battè qualche volta le palpebre, studiando per un momento Ataru con aria interrogativa. Poi, con calma e sincerità, domandò, " Ti conosco, Tesoruccio mio?"
 


  
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