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Autore: Florence    29/09/2009    8 recensioni
"Io, Carlisle Cullen, non avevo mai capito cosa significasse davvero cogliere un frutto proibito. Non fino a quando l'avevo incontrata di nuovo, dieci anni dopo e la dolcezza di quella mela mi aveva rapito. Quello che mi accadrà, sarà solo colpa mia, colpa dell'uomo che è sopravvissuto dentro al vampiro e di lei che, inaspettatamente, ha scaldato il mio cuore spezzato. Edward... perdonami..." E se a Volterra i Volturi si fossero comportati diversamente? Cosa è accaduto in dieci anni a Isabella Swan? E quale ruolo ha Carlisle in tutto questo? (What if... che prende l'avvio dalla fine di "New Moon" di S. Meyer)
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Proibito' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Proibito-90

Premessa: Angolo Autrice


Vi ricordo che ho pubblicato su EFP due nuove ff.

VI SONO PIACIUTE?? ^^

          


PROIBITO

Lasciamo per un attimo Volterra, in quel dell'amena Toscana e andiamo di filata... all'Abetone!
Per l'esattezza siamo in Emilia, ma la zona è quella...

NB: in questo capitolo c'è un piccolo salto temporale: diciamo che si svolge a fine mese di febbraio, contro i precedenti e seguenti che erano a metà mese. E' importante? Beh, si sarebbe capito cmq dopo. Ho voluto spezzare la consecutio e mettere il capitolo qua per movimentare la scena e per ricordarvi che esistono anche loro!!!

Ma loro chi? Chi è che ci troviamo? Ovviamente i nostri cari amicici fratellozzi un po' pazzi (Jazz abbassa la media, purtroppo) alle prese con un altro problemino...

A voi!

Buona Lettura! ^__^


90 - Amnesia - Emmett, Jasper & Rosalie

 

***

Emmett

***

Non mancava molto alla nostra meta finale e le truppe erano più che mai motivate e agguerrite contro il nemico Volturo: io non vedevo l’ora di riabbracciare quei due sciagurati dei miei fratelli e recuperare la mamma, mentre Rosalie smaniava per presentarle Oksana, della quale continuava a prendersi amorevolmente cura. Sua nonna Helejna era sparita assieme all’uomo in nero e la piccina, rimasta in balia dei Principi, era stata presa in cura da mia moglie.

 

Vederle insieme mi infondeva una gioia tale da sentire la rumba nel petto, anche se il mio cuore guasto non cantava più. Oksana avrebbe potuto essere benissimo mia figlia: con i capelli neri e gli occhi scuri, proprio come ero io da ragazzo... Rosalie era rifiorita in bellezza e grazia e, ora più che mai, era per me motivo di continue tentazioni e attenzioni. Ero orgoglioso e geloso di lei.

Se solo il nostro fosse stato un viaggio di piacere e non un attacco ad una fortezza inespugnabile!

 

Comunque, nonostante fossimo molto vicini alla meta, le truppe si erano fermate sulle montagne che sovrastavano il monte Abetone, in un piccolissimo borgo chiamato Fiumalbo.

Non so come, non so perché, ma il paese era pressoché deserto e così noi ‘barbari’ ne approfittarmo per accamparci tra le sue stradine antiche.

Lo scopo della sosta era sempre lo stesso, permettere ai due Dracula di bere ( e quella volta temo che avrebbero dovuto tenersi la sete) e di giocare un po’ con Oksana e Jasper come se stessero giocando con Barbie e Transformers.

 

Ogni volta che la piccina veniva strappata dalle braccia di Rosalie, lei si opponeva con le unghie e con i denti e, ogni volta, Oksana subiva un controllo da parte di Stefan, iniziava a sanguinare dal naso e implorava con lo sguardo Rose di lasciarla andare. In quei momenti Jasper, solitamente silenzioso, ma dinamico e attivo, si accasciava per terra privo di sensi.

 

Era già accaduto tre volte, da quando eravamo venuti via dalle Alpi, e sapevamo bene che sarebba avvenuto ancora. Febbraio stava per volgere alla fine e quell’anno, per la prima volta da quando ero un vampiro, Rose ed io ci eravamo tacitamente detti di non festeggiare il San Valentino. Eravamo rimasti in disparte dal gruppo, vicino ad un ruscello, abbracciati tutti e tre, quasi fossimo tre koala. Oksana aveva riso spensierata e Rose… Rose aveva vissuto forse il più bel giorno della sua vita, nonostante la situazione obiettivamente di cacca nella quale sguazzavamo da quella fottutissima mattina di dieci anni prima, in cui quel benedetto uomo di nostro padre ci aveva detto che Ed e Alice erano stati trattenuti dai Volturi e noi eravamo impazziti e avevamo iniziato a vagare per il mondo. Senza una meta, senza uno scopo, senza un perché.

Purtroppo sapevamo tutti e tre che la nostra breve e fulminea felicità sarebbe stata prossima ad estinguersi: Oksana stava sempre peggio, non camminava quasi più e i continui mal di testa (assurdo per un vampiro D.O.C.G., evidentemente normale per una ‘mezzuomina’)  la facevano contorcere per il dolore.

Jasper, intanto, non era più lui. Assolutamente.

Per la maggior parte del tempo stava in disparte, appena più indietro di Stefan e Vlad, e ascoltava le loro mute parole, comandi impartiti tramite l’intercessione di Oksana. Quando la bambina aveva mal di testa, loro impartivano ordini semplici a Jasper, senza scomodarla da noi. Quando gli ordini erano più difficili o lunghi, allora li dicevano a voce alla mezza vampira e lei li impartiva a Jasper, che, nell’attesa, stava come un computer in stand-by, senza sensi per terra.

 

La situazione non poteva essere più folle di così, ma quel che era ancora più assurdo era l’effetto dei trattamenti su nostro fratello. In sintesi, che poi in realtà Rosalie mi aveva spiegato il tutto per bene, ma era troppo complicato, Jasper non c’era più.

 

La sua mente era stata totalmente contaminata dal potere di Oksana e lui campava al solo scopo di eseguire gli ordini. Riconosceva solo tre persone: Stefan, Vlad e la bambina, che era un po’ una specie di caricabatterie per lui.

 

-Non avrei mai pensato di avere per fratello un videogame telecomandato e per figlioccia un ripetitore satellitare…-, farfugliai tra me e me, scagliando una pietra nel ruscello in piena, senza neanche sforzarmi di farla rimbalzare.

Immediate, due mani affusolate e morbidissime mi cinsero le spalle, fermandosi incrociate sul mio petto: -Come hai detto?-, domandò la voce sensuale di Rose.

-Ho detto che sono stufo di vedere Jasper versione Wall-E! Ha una sola direttiva: ammazzare, ammazzare, ammazzare. Ah, no, già, la direttiva, ora è ‘insegnare agli altri ad ammazzare’, dimenticavo!-, sbottai afferrando le mani di Rose e trascinandole con le mie, nel mentre che gesticolavo con lo sguardo rivolto al fiume.

Rose si liberò dalla presa, si mise davanti a me e si protese per essere baciata.

-Io, però… intendevo… l’altra cosa che hai detto…-, sussurrò con il volto affondato nella mia maglia, come se provasse vergogna a parlarmi apertamente.

 

Cosa avevo detto? Pensa, Emm, pensa…

 

-Papone!-, trillò la vocina sottile di Oksana alle nostre spalle e fummo raggiunti anche da lei, che si sforzava di fingere di correre verso di noi. Si vedeva che non aveva più forze… piccina…

Oksi si gettò tra di noi e schioccò un bel bacio sulla mia guancia, poi sorrise a Rosalie e voltando la sua testa, le mostrò una nuova spilla per i capelli, a forma di farfalla dalle ali viola.

-E’ bellissima amore, lo sapevo che ti sarebbe stata bene-, disse dolcemente Rose, poi deglutì e si adombrò: fingendo di fare una carezza alla ragazzina, le pulì la faccia, dove c’erano altre gocce di sangue, che stavano uscendo dal suo nasino. Rose mi fissò, disperata, in una richiesta muta.

Che vuoi amore mio? Farei di tutto per farti felice, ma non posso fare nulla per lei… se non uccidere quei due bastardi e…

-Emm, non pensarci nemmeno: così abbiamo una speranza. Se loro muoiono, noi moriamo tutti e quattro…-, osservò sussurrando pianissimo al mio orecchio. E mentre la piccola Oksi si stringeva a me, quel sussurro si trasformò in un bacio carico di amore, di paura, ma anche di speranza.

-Papone, eh?-, chiese dopo un po’ mia moglie, mentre la bambina si era allontanata per guardare i pesci nel ruscello.

La guardai sorridendo gongolante e le strappai una risata, poi la agguantai alla vita e la feci sedere sulle mie ginocchia, baciandola.

Mi piacerebbe tanto, amore mio, esserlo davvero… Non sai quanto desidererei anche io fuggire da questa natura e creare con te la nostra famiglia… solo noi due e i nostri bambini… Oh, Rosie…

 

-Cazzo!-, qualcosa di molto duro e molto forte mi colpì inaspettatamente alla nuca, facendomi contemporaneamente imprecare, sussultare e far cadere Rosalie per terra.

Mi voltai di scatto e quel deficiente di Jasper mi sfidò con in mano quel fottutissimo bastone che mi aveva spaccato sul groppone.

-Tocca a te-, disse con voce meccanica, richiamando anche me all’ordine imposto dai Principi: ogni vampiro o vampira presente nella comitiva avrebbe dovuto sottoporsi ad allenamente extra al fine di combattere il nemico Volturo. Sti due deficienti avevano guardato troppi film in costume e pochi di spionaggio e strategia!

-Vattene, Jasper-, tuonò Rosalie alle mie spalle. Nei giorni precedendi erano morti due vampiri, un uomo e una donna, a causa di quegli ‘allenamenti’ diretti da Jasper: li aveva ammazzati lui, sotto ai nostri occhi, perché non erano stati bravi a difendersi. Aveva affondato le unghie e i denti nelle loro gole, li aveva decapitati e, infine, noncurante di quel che urlavano i loro amici, aveva dato fuoco alle loro teste.

-Dovete imparare a difendervi se non volete fare la loro fine. Dovete saper lottare con crudeltà, per difendere la vostra vita-, aveva detto alla folla vociante e si era guadagnato l’applauso dei due stoccafissi sui troni.

 

E adesso toccava a me…

 

-Jasper…-, ripeté Rosalie, ma lui non si mosse. Quando Rose schizzò verso di lui, rapida e saettante come un’anguilla, tanto che io non riuscii a fermarla, e si attaccò al suo collo, aggredendolo da dietro, solo allora nostro fratello si voltò e, lasciandola cadere a terra, si chinò su di lei e le parlò.

-Vampira: aspetta il tuo turno di allenamento. Fino ad allora affina la tua tecnica e… se hai perso questo Jasper, come blateri da giorni, vattelo a cercare e non importunarmi più-

 

Ecco, questo era l’effetto collaterale del potere della bambina applicato a quel demente di Jasper… già capiva poco prima, adesso era del tutto fiammato.

-E smettila, stupido!-, piagnucolai portando una mano alla fronte, schivando un suo assalto. Inizianvano a prudermi le mani.

­-In guardia!-, urlò lui, mentre alcuni vampiri iniziavano ad accorrere per vedere lo spettacolo.

-In guardia fellone? Non me lo dici, Jazz?-, lo sfottei, assestandogli un calcio in un ginocchio. Ormai era un’abitudine fare a botte con lui, ma da quando aveva subito il trattamento ‘Pimp my Bro’… beh, non è che fossi così sicuro di non tirare le cuoia…

-Taci, Emmett dei Cullen-, insistette.

E lì mi scappò da ridere. Lo sapevo, ero scemo, d’accordo: quello vuole farmi fuori e io rido. Ma cosa avrebbe fatto una persona normale a sentirsi chiamare Emmet dei Cullen? Mi immaginai versione scozzese, con il kilt e la cornamusa…

E un gancio mi prese in pieno viso, rovesciandomi indietro e facendomi battere una boccata al suolo, mentre la terra entrava nei miei occhi.

 

Mapporcaputt…

 

-Papone…-, aprii gli occhi, sbattendoli per tornare a vedere e quel che c’era davanti a me, capovolto, era il visino in lacrime di Oksi. E che dovevo fare? Urlare? Incazzarmi? Soffrire e farla spaventare ancora di più?

 

Le sorrisi, bestemmiando tra me e me per il dolore  -quel bastardo doveva avermi spaccato la mandibola, lui e le sue corna infiammate della sua ma…-

-Papone…?-, Oksi avvicinò la manina al mio volto sofferente ed io non potei che fare lo stesso con lei, tirandola a me e dimenticando tutto per un istante.

-Fa male?-, domandò pigolando ed io mi sforzai di scuotere la testa in segno di diniego. Poi, cavolo, quella mandibola mi si stava rimettendo a posto da sé e mica potevo restare immobile come una statua di sale! Faceva un male boia!!!

 

-Papone! Emmett!-, urlò allora Oksana e, come quando il sole è coperto da un nuvolone veloce, la vidi farsi scura in viso e stringere i pugni, serrare le mascelle, socchiudere gli occhi.

-Ora basta…-, bisbigliò minacciosa all’indirizzo di Jasper e, di botto, entrambi caddero per terra privi di sensi.

 

 

***

Jasper

***

 

 

Fui svegliato da qualcosa di bagnato che grondava dalla mia faccia. Fu come essere strappato a forza da un sogno nel quale ero stato assorbito: immagini che sfilavano veloci ai miei occhi, sensazioni di una intensità dolorosa che svanivano lasciando un buco; tutto via, rapidamente, tutto andato perduto.

Sbattei le palpebre più volte, guardandomi intorno, lasciando che l’aria fluisse lenta nei miei polmoni, che la luce del sole stranamente luminoso, facesse contrarre le mie iridi, che l’umido sulla pelle mi provocasse un brivido di freddo. In pochi minuti compresi che non c’era nulla che fosse al suo posto in quel momento.

Non io, non lui, non lei.

 

Primo: nessun brivido. Niente freddo. Semmai una sensazione di tepore umido.

Secondo: mi bruciava forte la gola, avrei sbranato qualunque cosa si muovesse sulle sue gambe che fosse passata di lì.

Terzo: la mia mano, inondata di luce, brillava come se fosse stata tempestata di diamanti.

 

Quindi quella vaga domanda che, per un istante, aveva sfiorato la mia mente era fugata.

Sono umano o vampiro?

Ero un vampiro. Registrai l’informazsione che si andò ad incapsulare in un cassetino della mia ampia mente vuota e decisi che tutto andava bene.

 

Scossi la testa lasciando che tante goccioline si spargessero qua e là e pensai: sono stato svegliato da una secchiata d’acqua. Ma... i vampiri non dormono...

Quindi non stava andando affatto bene.

 

-Che diavolo...-, mormorai tra me e me e, in un attimo, mi sentii afferrare dal collo di quel che indossavo (cosa indossavo? Chi mi aveva vestito in quel modo assurdo?) e strattonare.

-Dormito bene?-, chiese la voce cavernosa eppur melodiosa dell’energumeno che mi stava trattenendo. I suoi occhi erano gialli, i suoi capelli neri e il sorriso... se mi strattonava dopo avermi svegliato a secchiate d’acqua, perché mi sorrideva?!

Non risposi e mi guardai attorno: vicino a noi, un po’ in disparte, sotto l’ombra di un grande abete, c’erano due angeli caduti dal cielo. Non mi resi conto più che il bestione mi stava parlando perché fui catturato dalla sensazione di pace e di accorata richiesta di aiuto che quelle due crature facevano sorgere nel mio petto, come se fossi lì con loro, parte integrante delle loro anime.

Erano due donne: la più grande, una bionda dal volto di porcellana e gli occhi tristi, stava seduta sui talloni, per terra e teneva la testa nera della bambina sulle sue gambe, carezzandola delicatamente. Le sue mani lunghe ed eleganti sfioravano il volto e i capelli della piccina con timore, quasi avesse avuto paura di farle male; i capelli lisci ricadevano sul suo petto abbondante, incorniciandole il viso di una bellezza sconvolgente. Brillava al sole come un oggetto prezioso, un cristallo di magica purezza. Non avevo mai visto niente di più angelico e meraviglioso in vita: le labbra rosse e carnose, le ciglia lunghe e quel dolce sorriso... Un angelo.

-Ehi? Ti sei incantato a guardare Rose?-, la voce vagamente esagitata del bestione, che mi strattonò, mi distrasse dalla visione.

Rose...

Poi mi lasciò andare ed io, in un gesto quasi naturale, spolverai i miei strani abiti e lisciai la stoffa, per rassettarmi.

 

Mi guardai ancora intorno, cercando di evitare di fissare di nuovo quella donna bellissima. Rose... che nome azzeccato... una rosa, la regina dei fiori per la sua bellezza misteriosa... Rose...

 

-Tutto bene, Jasper?-, mi domandò l’uomo: in qualche modo –non sapevo come-, sentivo che era preoccupato, per me, che voleva che gli rispondessi che, sì, andava tutto bene. Ma io...

-Jasper?-, cos’era, un nome?

Il bruno si immobilizzò, per un attimo, aggrottò le sopracciglia e si fermò un istante a fissarmi. Poi si aprì in un sorriso e mi colpì con una pacca sulle spalle.

-EbbravoilmiofratellonechenonèpiùunTransformer!!!-, esclamò tutto d’un fiato, ridacchiando sollevato, ma io rimasi immobile e zitto.

-Mi hai chiamato Jasper?-, chiesi ancora e quella volta il volto del vampiro si rabbuiò per non tornare a sorridere. Fu come essere assaliti d’improvviso da una strisciante sensazione di terrore che si alimentava via via che risaliva dalle gambe al ventre, dal ventre al petto, dal petto alla gola. A lui, così a me.

-Rosalie, vieni un attimo qua-, disse il vampiro all’angelo biondo, con voce appena tremante, ma determinata, e la donna, aggrottando anch’essa la fronte e sistemando delicatamente la bambina nel suo angolo di pace sotto all’abete, si avvicinò a noi. Il suo profumo la precedette ed io... mi sentii squagliare per la voglia pazza di prenderla e baciarla, farla mia, lì su quel prato, davanti a quelo sconosciuto...

-Che sta facendo?-, domandò d’improvviso la donna, stupefatta, trattenendo un sorriso sul volto di porcellana e rivolgendosi al vampiro, che, di rimando, guardava me stralunato.

-Stai cercando di farci eccitare, Jazz?-, mi domandò, ma non compresi che voleva. Sapevo solo che quella donna era...

Calmati deficiente!

 

Presi un lungo respiro e mi sforzai di star calmo: istantaneamente anche i due vampiri accanto a me parvero rilassarsi.

-Che ti è preso, Jasper?-, ripetè ancora con voce di sogno la bionda. Mi sforzai di contenere le emozioni che suscitava in me.

Guardai l’uomo, di nuovo lei e, come prima, domandai perché mi si fossero rivolti a me chiamandomi Jasper.

I due si fissarono per un eterno istante e, contemporaneamente si voltarono verso di me.

-Che fai, ci prendi in giro?-, chiese il vampiro.

Rimasi immobile e mi domandai chi fossero quei due che avevano così tanta confidenza con me. Non ricordavo di averli mai incontrati prima, a meno che...

Una domanda saettò nella mia testa, fulminea, di una pesantezza inaudita.

 

Chi sono io?

 

Fu come udire il ‘clunk’ di un ingranaggio del mio cervello che si era incastrato. Per un attimo sentii il panico assalirmi come poco prima e quell’onda potente avviluppare mente e corpo in un istante: quello dopo, anche i due sconosciuti mutavano espressione e si stringevano tra loro, come se fossero stati spaventati.

-Jazz, calmati adesso-, disse la donna, avvicinandosi a me tremante.

 

Oh, sì... chiamami Jazz, chiamami Ugo, chiamami come vuoi, ma vieni qui, angelo...

 

-Di nuovo??? Basta Jasper!-, la bionda coprì lo spazio rimanente tra lei e me e mi mollò un violento ceffone sul viso. Ma per un attimo, prima che la sua mano colpisse la mia guancia, percepii chiaramente quanto anche lei fosse eccitata e turbata in quel’istante.

 

Ma lo schiaffo mi stordì e non poco...

 

-Chi siete voi?-, domandai di getto, guardandoli negli occhi.

-Chi sono io...?-, aggiunsi senza attendere la loro risposta e sui loro visi si accese lo sgomento e di riflesso, si estese nel mio petto.

Fu la volta dell’uomo di avvicinarsi a me: posò entrambe le sue mani sulle mie braccia, come a confortarmi e mi sorrise, come aveva fatto prima.

-Siamo i tuoi fratelli e tu sei Jasper. Jasper Whitlock Hale Cullen-, spiegò ed io, alla parola ‘fratelli’ mi sentii quasi male.

 

Non so chi sono, ho l’occasione di ricominciare da capo e quel pezzo di bionda è mia... sorella???

 

Dovevo avere un’espressione stralunata, senza dubbio, a giudicare da come essa si rispecchiava nei volti perplessi dei miei neo acquisiti fratelli.

Ma se siamo tutti vampiri, come facciamo ad essere fratelli? Hanno fatto una strage in famiglia?

 

L’uomo mi scrollò, perché non avevo dato alcun segno di reazione alle sue parole, poi riprese a parlare.

-Io sono Emmett e lei è Rosalie. Lei ed io... beh, lo sai, no? Siamo sposati...-

Ah. Certo. Fratelli e sposati. Certo. Ora mi torna.

 

-Ehi? Ma non ti ricordi davvero nulla?-, mi interrogò lei, con voce soave.

Oh quanto vorrei ricordarmi di te, bella Rosalie...

Scossi la testa e fui attratto da un particolare di quella bambola scintillante: aveva una brutta cicatrice sulla spalla scoperta dalla canottiera attillata che portava. Come la Venere di Milo.

Venere di Milo... mi ricordo... è una statua. E’ conservata al Louvre. Parigi.... Europa...

-Cos’è stato?-, domandai sussurrando quasi, rapito da quel segno che increspava la sua bellezza. Senza rendermene conto allungai una mano fino a sfiorare quella pelle delicata e la sentii sospirare.

 

-Sei stato tu, Jazz-, rispose con il mio stesso tono, lasciando che i miei occhi affogassero nei suoi, -Ma non eri in te... va tutto bene, adesso... davvero...-, poi abbassò lo sguardo, forse contagiata non so come dalla sensazione di tremendo sconforto che si impossessò di me.

Continuai a fare una carezza su quella che, evidentemente, era stata una mia colpa, domandandomi come avessi potuto spezzare un così bel fiore.

Dietro a me Emmett si schiarì la voce ed istantaneamente staccai la mano dalla spalla di sua moglie.

-Perdonami-, bisbigliai e mi allontanai da loro. Dovevo riflettere, da solo...

-Torna qua-, mi richiamò Rosalie e, come attratto dalla voce di una sirena, mi voltai e lasciai che i due mi aiutassero.

 

Mi toccarono per capire se stessi bene fisicamente, mi dissero chi fossi e cosa ci facessi lì, in quel bosco; mi parlarono della nostra storia e di come si era formata la nostra famiglia. Si scambiarono un’occhiata complice, e mi descrissero quali fossero i membri che la costituivano e che fine avessero fatto.

-... e poi c’è Alice... Alice è tua moglie, Jazz. La donna che ami, quella che hai perso e che vuoi a tutti i costi ritrovare, per continuare da dove eravate rimasti, per amarla e rispettarla come hai promesso tanto tempo fa-, concluse Rosalie e, non so come fece, mi convinse, con le sue accorate preghiere.

-Alice...-, ripetei quel nome, come a volremi convincere che avessi uno scopo nella mia vita.

La bionda scappò rapidamente verso un piccolo muchio di roba, poco distante dalla bambina che ancora dormiva, ne estrasse qualcosa e tornò da me.

-Ecco: lei è Alice... te la ricordi?-, chiese mettendo tra le mie mani una vecchia e logora foto.

C’era una donna, ritratta in un grazioso abito anni ’70, con i capelli a caschetto, neri neri e gli occhi grandi e luminosi. Sorrideva allegra come una bambina, sembrava un folletto, o una fatina con accanto la bella Rosalie, eppure... tutto di lei mi chiamava, sebbene fosse una semplice foto. Il corpo piccolo ma ben tornito, le gambe che spuntavano agili dalla minigonna, i fianchi morbidi, eppure atletici. Ma sopra a tutto, sopra al corpo, sopra alla donna che era ritratta con lei nella foto, quello che mi richiamava come una calamita era quel sorriso speciale, le guance tonde e le labbra sottili.

Gli occhi che guardavano verso un punto oltre l’obiettivo, verso... verso di me, che la osservavo scattarsi quella foto deliziato, pensando a quello che le avrei fatto una volta che si fosse sbrigata. Verso di me, che dopo ero corso da lei e l’avevo chiamata per nome, presa per mano e condotta fuori dalla discoteca dove stavamo festeggiando. L’avevo baciata e le avevo detto ancora quanto l’amavo. Lei era la mia topolina, la mia piccola, dolcissima e furbetta topolina ed io... io ricordavo di averglielo detto, di averla baciata, di averla tenuta tra le mie braccia!

 

Alzai abalordito gli occhi sulla bionda: cazzo, quella era Rosalie Hale... Rose!!! La abbracciai di slancio ridendo come un matto, per la gioia di aver sbloccato l’ingranaggio che si era incastrato.

-Rosie! Rosie sì, sono io, sono Jazz! Sono quello che vi fa sentire tristi o felici, quello che è lunatico e se ne sta per conto suo a rimuginare! Sono quello che fa disperare Esme per i miei silenzi e che stava per mangiarsi tutta la classe, il primo giorno di scuola a Forks! Bestione di un Emm, sono io!-, li guardai, mi osservavano euforici, eppur preoccupati per qualcosa.

-Ma dove siamo... e dove sono tutti?-, domandai e, ancora, il sorriso sui volti dei miei fratelli svanì come portato via da un colpo di vento gelido.

Mi fecero sedere vicino a dove stava la bambina, con loro; Rose tornò ad osservarla e farle dolci carezze sul viso, mentre Emm mi raccontò tutto quello che era successo nei dieci anni precedenti.

Mi disse che avevamo attacato Carlisle, quando ci aveva detto quel che era successo ad Eddie e alla mia Alice, e che poi eravamo scappati, iniziando a uccidere umani e a involverci in bestie quali eravamo. Mi disse della mamma e del dolore che si era portata dentro per il rimorso di aver lasciato suo marito e della sua fuga solitaria verso Volterra. Non riuscì a fare a meno di dirmi come io fossi caduto in una nera depressione e avessi preso a cercare Alice in ogni donna che le somigliasse. Mi disse che ero stato io a condurli nella trappola mortale dei Romeni e che io, al momento, ero sotto il controllo telepatico dei due signori crudeli, che usavano la bambina per comandarmi.

-Tu sei stato un comandante nella tua vita umana: ne sai tanto, più di tutti loro di guerre e battaglie e per questo si sono approfittati di te. Ma l’unico scopo che devi avere, che noi tutti abbiamo, è quello di liberare Alice ed Edward dalla loro prigionia e riunire la nostra famiglia. Possiamo fidarci di te, Jasper?-, mi domandò mio fratello. Annuii: certo che si potevano fidare di me. Certo che avrei dato la mia vita pur di liberare la mia amata Alice e nostro fratello Edward, Non vedevo l’ora di riabbracciarli, di tornare ad essere una cosa sola, con tutti loro.

-Come sono belle...-, disse alla fine, indicando con uno sguardo sognante sua moglie e la piccina tra le sue braccia.

Già, erano proprio belle insieme ed io non ricordavo di aver mai visto sul viso di mia sorella una tale pace come in quell’istante. Ma la bambina era un pericolo, per me e per tutti loro...

Rabbrividii a quell’idea, ma fui certo che avrei lottato fino in fondo per far sì che nessuno cancellasse più quel sorriso dal volto di Rosie.

 

D’un tratto provai una fitta acuta alla testa. In quell’istante Rosalie parlò.

-Buongiorno, amore. Ti sei svegliata? Come ti senti?-, domandò alla bambina, ancora assonnata.

Quando questa si riprese e si alzò a sedere per terra, un lungo brivido mi percorse, dalla nuca ai piedi.

Nell’istante in cui essa si voltò verso di me, mostrandomi il suo visino triste rigato di sangue, allora, per me fu di nuovo il buio.

 

 

***

Rosalie

***

 

-Buongiorno, amore. Ti sei svegliata? Come ti senti?-, chiesi ad Oksana, che finalemente aveva aperto gli occhi. Stavolta era rimasta incosciente troppo a lungo ed avevo una paura matta che la sua debole vita fosse davvero alla fine.

Non prima che tu conosca la mamma, non prima che tu viva nella nostra famiglia felice... ti prego piccola!

 

Oksi mi sorrise, rispondendomi, ma un istante dopo poi si rizzò a sedere, di scatto, in maniera troppo energica per le sue deboli membra.

 

Osservai la scena senza parole, perché l’angoscia, il terrore, lo sgomento mi avevano mozzato il sespiro in gola e ucciso ogni tentativo di ribellione.

 

Oksana si alzò, chiuse un attimo gli occhi e dalla sua narice, ancora, iniziò a gocciolare il sangue. Poi si avvicinò a Jasper, tendendo una mano, riaprì gli occhi e li fissò in quelli di nostro fratello.

 

Un istante dopo Jasper era disteso per terra, fuori uso e lei crollava ancora al suolo, come quella mattina.

 

-Finalmente vi abbiamo trovati! E’ stata spenta a lungo, ma per fortuna funziona ancora-, disse alle nostre spalle la voce di Stefan, che incedeva verso di noi con Vlad e un paio di sgherri.

Non è un oggetto! Oksana è una bambina! Andatevene via maledetti!

-Prendeteli-, ordinò e i due sottoposti, vestiti come nostro fratello, come i Romeni volevano, afferrarono Jasper e Oksana e li portarono via.

 

Né io né Emmett riuscimmo ad aprire bocca ed opporci a quell’atto crudele che in un colpo solo aveva reciso le speranze rinate nel cuore ignaro di nosto fratello e nella piccola anima di una bambina che sperava di non essere mai più sola.

 

L’incubo non era finito, le truppe ricominciavano a muoversi.

Il tempo stava cambiare, con il vento da sud e febbraio era agli sgoccioli.

 

Presto sarebbe tornata la primavera, ma su di noi era scesa per sempre una coltre impenetrabile di neve e ghiaccio acuminato.

 

Mi strinsi ad Emmett e non potei che accettare l’ordine impartito da Vlad, poco distante.

 

 

-In marcia! E’ tempo di attaccare! Volterra, stiamo arrivando per ditruggerti!-

 

 

 

 


 

 

***

 ... to be continued...

 

***

Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.

***

Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.

La storia narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica integrale o di parti di essi, specialmente senza permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e verrà fatta rimuovere.
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~~~ Ribadisco: a parte changes nel font da arial a Monotype Corsiva, non sono responsabile se salta la formattazione piuttosto a caso... date la colpa a word!!! ~~~

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Una risposta per tutte voi!


Recensione di sarapastu [Contatta], del 29/09/2009 - 07:45PM sul capitolo 93: 89 - Fumo - Alice - Firmata
Che carina che sei tesorina!!! Grazie mille anche per esserti rimessa in pari! ^^ Certo che Jane ha spiegato ad Alice quello che deve fare, ma non è mica un burattinaio totale-globale! Gli imprevisti avvengono sempre... Il dubbio su chi fosse 'il bastardo' lo scioglierai quando torneremo a Volterra! Un bacio e grazie ancora!
Recensione di eli1414 [Contatta], del 27/09/2009 - 05:39PM sul capitolo 93: 89 - Fumo - Alice - Firmata
Ogni piano perfetto ha la sua falla e probabilmente quello di Alice l'ha proprio nella sua incomprensione delle sparizioni di Bella... posso solo dirti che Alice farà una cosa che sarà la causa di quel che ha visto, invece che sanarla... ihih! Sì: Edward deve un po' piangere se stesso, ma ammetto che è la vittima sacrificale della ff... Per le scelte giuste, dobbiamo ancora attendere qualche capitolo! Grazie e a presto!!
Recensione di Rowan Mayfeir [Contatta], del 27/09/2009 - 04:47PM sul capitolo 93: 89 - Fumo - Alice - Firmata
ACCIDENTI!!!! MA allora abbiamo davvero delle stacanoviste di Proibito tra noi! ^^ Ora ti maledici, eh? Cmq calcola che sono piuttosto rapida negli aggiornamenti, salvo cause di forza maggiore... Spero che non ti smonterai, nell'attesa! :-P Non sapevo che ci fossero molte storie BellaxCarlisle in giro... questa è nata così, quasi per caso e poi è cresciuta, cresciuta e so che i personaggi sono non sempre IC (ma è dichiarato all'inizio...) Ti ringrazio molto per le tue parole, anche per quello che hai scritto di Jane! Alla prossima, ci conto!
Recensione di Kumiko_Chan_ [Contatta], del 27/09/2009 - 02:41PM sul capitolo 93: 89 - Fumo - Alice - Firmata
Come Jane ed Alice dichiarano, la prima non ha mai visto di buon occhio le due vampirine italiane... proprio a causa di qualcosa di poco chiaro che le ha viste coinvolte in passato con Alec. Jane è sola, ha solo lui... ogni ostacolo è un furto! Sì, siamo alla congiunzione dei fronti: due si spostano fisicamente verso Volterra, il terzo... diciamo che ci penserà Alice! Grazie e alla prossima!
Recensione di maja89 [Contatta], del 27/09/2009 - 02:33PM sul capitolo 93: 89 - Fumo - Alice - Firmata
Questa nuova versione di Jasper ti sconvolge? Fammi sapere, nel caso chiamo il 118... Ti ringrazio infinitamente per avermi segnalato l'errore sul nome della moglie di Caius! Ho provveduto a correggere ovunque! Alla prossima e ancora grazie!
Recensione di Angie Cow [Contatta], del 27/09/2009 - 02:23PM sul capitolo 93: 89 - Fumo - Alice - Firmata
Mi fa piacere che ti abbia colpita la visione di ALice: avendo attori e uno schermo sarebbe stato tutto più facile, così ho cercato di sforzarmi di far entrare il lettore nella scena onirica, ma ammetto che non è facile riuscirci! Grazie per aver colto la cosa! Come, niente pera sotto spirito? Facciamo... aringa sott'olio? ahaha. Affidati alla mia fantasia e non ne resterai delusa (spero!...) Un bacione!
Recensione di KatyCullen [Contatta], del 27/09/2009 - 02:09PM sul capitolo 93: 89 - Fumo - Alice - Firmata
Stavolta ti offro un dopo cena, ok? Così si fa tutta la carrellata dei pasti! Anche tu colpita dal cliffangher finale...  e pensare che era solo servito per introdurre il capitolo che verrà! :-P Ecco il nuovo capitolo eh... fammi sapere!
Recensione di lon8tana [Contatta], del 27/09/2009 - 02:05PM sul capitolo 93: 89 - Fumo - Alice - Firmata
Are you 'the winner'? Se sì, batti un colpo... Alice crede di avere la vittoria in pugno con le sue visioni, invece potrebbe rischiare di fare un gran casotto...Mi fa piacere che ti mi confermi che la storia integralmente fila e che i saltelli non confondano! Grazie millissime!!!! Adoro la tua frase finale sulla disillusione adulta... per me le rose hanno le spine, mettiamola così... Un bacione e spero di averti incuriosita anche con questo capitolo! Torna a trovarmi!!

 





RE-CEN-SI-TE-!!!!

   
 
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