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Autore: Helena89    29/09/2009    10 recensioni
Alzai un braccio e mi avvicinai. “Non te ne andare, Adrienne. Non farlo”. “Billie...”
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so come mi sia uscita. So solo che quando l'ispirazione arriva c'è poco da fare. O scrivi, o la ignori. Io ho scritto. Spero non faccia troppo schifo.
E' su una delle mie coppie preferite, su due persone che secondo me sono nate per stare assieme. 
Questo che ho scritto è il loro tentativo di tornare a vivere. Di salvare un'amore che sembrava perduto. Buona lettura :).

Ultima cosa... Non dovrei aggiornare troppo lentamente.. :)

“Tu lo sai vero che ti amavo?”
“Si. Lo so”.
Si avvicinò alla porta con un sospiro, la valigia in mano. La fissai, cercando di trovare qualcosa di più grosso nei suoi occhi, oltre alla stanchezza che c'era dentro. Alzai un braccio e mi avvicinai.
“Non te ne andare, Adrienne. Non farlo”.
“Billie...” il suo sussurro si spezzò sulle ultime due lettere del mio nome. Sapevo che stava per piangere. Strinsi il suo corpo tra le mie braccia, in un gemito disperato. Appoggiai la testa sulla sua spalla e serrai gli occhi per non farli diventare lucidi.
Dopo pochi istante lei sciolse la mia presa e si allontanò.
“Buona notte. Ti chiamo uno di questi giorni”.
Mi appoggiai allo stipite della porta e fissai la sua figura allontanarsi lungo il vialetto. Un colpo al cuore. Due. Tre. Coltellate sempre più dolorose mi bucavano il cuore. Cuore spezzato non era affatto una metafora.
Mi chiusi la porta alle spalle nel momento in cui lei uscì dal cancello.
Lasciai cedere le ginocchia e sedetti contro la testata del divano. Arrivare alla tasca dei pantaloni della mia tuta mi sembrò un impresa. Tirai fuori il pacchetto da venti comprato il pomeriggio stesso e presi una sigaretta. Cominciai ad aspirare, tiro dopo tiro, mentre le mie certezze andavano sempre più frantumandosi. Sentivo pezzi della mia vita cadere lentamente per terra, portandosi con se un tassello di me stesso. La vera disperazione arrivò quando alzando la testa incontrai gli occhi di Jacob in una foto sulla mensola. Eravamo noi quattro, io e Adrienne abbracciati, lei con gli occhiali scuri, io che ridevo con i capelli tutti spettinati, Joey sotto di me che serrava le palpebre e tirava fuori la lingua, Jacob davanti a tutti che fissava l'obbiettivo con i suoi occhi enormi, così dolci e innocenti. Lasciai cadere il mio corpo di lato, sopra la cenere e feci strisciare la mano davanti a me, senza una ragione apparente. Fissare le mie dita pallide mi dava una sensazione di disillusione. Di fine.
Continuai a muovere le dita così per un tempo indefinito, pensando a cosa avevo sbagliato, a come era cominciato tutto. Non lo sapevo. Sapevo solo che una mattina mi ero svegliato, e tutto aveva cominciato lentamente a cambiare. Non ci guardavamo più negli occhi parlando, le nostre chiacchere erano banali, le risate c'erano solo in presenza dei bambini, i baci un abitudine, i “Ti amo” scomparsi.
E questa volta non avevo nessuno con cui prendermela. Non centravano né i tour, né i Green Day, né la mia fama, né niente. Solo ed esclusivamente colpa nostra.
“Non ci amiamo più”. Altra coltellata. I ricordi.
Quella mattina, mentre lei puliva e io la guardavo. Si era girata, e avevamo iniziato a litigare, senza nemmeno un perchè. E poi quella frase, fredda, dura, cruda. Uscita fuori come niente. L'imroponibile verità.
Mi ero chiuso in camera, con tanti fogli e la chitarra. Avevo scritto, suonato, cantato. Poi lei era entrata e mi aveva guardato.
“E' pronto pranzo”.
Da lì la fine. Anche i bambini se n'erano accorti. Eravamo due estranei. Non sapevamo più chi fosse l'altro.
Il freddo del pavimento stava diventando scomodo. Mi alzai con l'aiuto di una mano e facendo uno sforzo immenso salii le scale. Aprii la porta della camera da letto e caddi totalmente di peso sul materasso.  L'unica cosa che riuscii a fare dopo che il mio corpo si stabilizzò sulle coperte fu portare la schermata del cellulare davanti ai miei occhi. Il sorriso di Joey e Jacob mi fece commuovere.
Joey e Jacob erano con Adrienne.
“Meglio se li tengo per un po' con me”. Aveva detto così.
Chiusi gli occhi con ancora i miei figli che mi sorridevano. Poi, minuto dopo minuti, sprofondai nel sonno.

  
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