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Autore: war    30/09/2009    2 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Bussai discretamente alla porta del Supervisore Lee e attesi di essere inviata ad entrare.
Rimasi perplessa dal vociare che proveniva all'interno, afferrando solo due parole "moyashi" che voleva dire all'incirca pidocchio e "Bakanda" che voleva dire qualcosa come stupido Kanda.
- Avanti! - gridò la voce di Komui.
Abbassai la maniglia ed entrai, guardinga.
Allen aveva l'aria di chi era mortalmente offeso e Yu pareva sul punto di voler affettare tutti con la sua katana. Notai anche Link tranquillamente sistemato in un angolo che prendeva appunti sul suo blocco. Manco fosse stato uno studente modello in prima fila davanti alla cattedra...
- Mi ha mandata a chiamare? - chiesi avvicinandomi alla scrivania. Da bravi cavalieri nè Kanda, nè Allen diedero segno di volermi cedere il loro posto. La cosa mi irritò. Va bene: non ero il prototipo ideale di bellezza femminile, va bene: non amavo i favoritismi... Ma che cavolo fare almeno la finta per gentilezza!! Strinsi le labbra in una linea sottile e dato che Kanda era proprio quello seduto più scomposto, con la caviglia appoggiata al ginocchio e l'aria truce decisi che me la sarei presa con lui. Senza una parola mi sedetti direttamente sulla sue gambe.
Komui sbarrò gli occhi.
Allen trattenne il fiato.
La Katana produsse un suono metallico quando scivolò fuori dal fodero che cadde a terra.
- Cos... - l'aura del giapponese divenne nefasta.
- Taci! Non ti sei nemmeno degnato di chiedermi se volevo sedermi, maleducato! - sibilai continuando a fissare Komui le cui labbra si piegarono ad un ghigno.
Sentii il ragazzo muoversi sotto il mio peso e poco dopo la sua katana accarezzava il mio collo.
- Sparisci se non vuoi morire! - sibilò.
- Spiacente, se mi punti una lama alla gola non mi muoverò di certo, anzi, mi ritrarrò di più verso di te... - gli annunciai spingendomi meglio contro il suo torace. Kanda tentò di ritrarsi, la sedia decise di averne abbastanza e si rovesciò facendoci cadere a terra.
Allen aveva le gote gonfie come un pesce mentre tentava di non ridere. Komui si eclissò dietro i fogli del fascicolo della missione che stava per affidarci. Link continuava a scrivere, imperturbabile.
- Teme do'hao! - sbraitò il giapponese. Avevo capito solo che mi aveva dato dell'idiota.
Allen mi aiutò ad alzarmi e mi offrì la sua sedia.
Sorrisi e gli dissi
- Dividiamocela! - e mi sedetti su un angolo. Il ragazzino sorrise e prese posto sull'altro lato.
- Allora, ti affido la tua prima missione, Angel - esordì Komui mentre Kanda stava ancora fumando di rabbia.
Allungai la mano per afferrare il fascicolo.
- Di che si tratta? - chiesi iniziando a leggere le prime righe.
- Dei finder hanno rilevato delle strane attività paranormali presso un vecchio cimitero nelle vicinanze di Dover. Potrebbe essere dovuto alla presenza di fantasmi oppure di un qualche tipo di Innocence. Investigate: se si tratta di fantasmi esorcizzateli, se si tratta di Innoccence, recuperatela. -
- Ricevuto! - disse Allen allegro.
- Fantasmi, eh? - ghignai
- Tsk! Un pidocchio e un'idiota... Non poteva capitarmi di peggio! - si lamentò il giapponese.
- Tranquillo, puoi sempre venire posseduto dal fantasma! - dissi per stuzzicarlo ancora.
Il giovane picchiò violentemente un pugno sulla scrivania
- Stai zitta! -
Mi strinsi nelle spalle. Provocarlo stava diventando fin troppo piacevole, soprattutto perchè lui si accendeva subito.
- Quando partiamo? - chiese Allen cercando di rompere la tensione e di porre fine a quella riunione prima che le cose degenerassero per davvero.
- Domanttina alle otto avete il treno per Dover - ci informò Komui. - Così presto? A me piace dormire... - pigolai.
- Tranquilla, ti sveglierò io! - mi disse Allen con un sorriso gentile - e poi potrai dormire un altro po' sul treno... -
- Ok. - approvai.
Poco dopo lasciammo la stanza ma mentre Kanda andò per conto suo, io e Allen proseguimmo affiancati, con link un passo dietro, come un fedele cagnolino o forse come un segugio.
Alla fine mi decisi a rompere il silenzio che si era creato fra noi - A proposito, le tue ferite? Sei già guarito? - chiesi notando che aveva tolto le bende.
- Avere un'Innocence di tipo parassita ha i suoi vantaggi... - mi informò lui con una strizzata d'occhio.
- Però... - mi finsi interessata. In realtà sapevo già tutto quello che c'era da sapere.
- E la tua? Di che tipo è? Parassita o equipaggiamento? O magari è di un nuovo tipo, come quella di Linalee... L'hanno chiamata Cristallo... - chiese lui curioso
- Non saperei... Il Vaticano mi ha semplicemente detto che avevo dell'Innocence. Per il momento dorme qui! - sorrisi indicando un ciondolo che avevo al collo. Detestavo mentire ma in certi casi era indispensabile farlo, e comunque non era proprio una bugia.
- Se diventa un'arma allora è sicuramente di tipo equipaggiamento! - affermò lui.
Link sbuffò.
- Sei stanco Howard? - chiesi con un sorriso
- No. - disse lui serio.
- Allora che ne diresti di una partitina a scacchi? Padre Amadeo (evitai di proposito di chiamarlo il Camerlengo) mi straccia in continuazione, vorrei esercitarmi un po' per non fare semrpe la figura del pollo! - dissi
- Ho altre attività da svolgere... Ma se vuoi, dopocena potremmo fare una partita nella sala comune dove di solito Allen gioca a poker con gli altri membri della base. Anche se in verità più che giocare bara. - dichiarò facendo avvampare il giovane albino.
- Grandioso! Allora a stasera! - accettai entrando nella mia stanza, che avevamo raggiunto e salutandoli.



Un'ora dopo ero annoiata a morte. Mi diressi verso la biblioteca. Leggere di solito era un buon passatempo, ammesso che ci fosse qualche lettura interessante da poter fare.
La stanza era buia e polverosa. Odorava di stantio e di muffa, come ogni biblioteca che si rispetti. Osservai gli alti scaffali in cui grossi tomi erano stipati uno vicino all'altro, con ordine metodico. Osservai le grandi vetrate da cui entrava la luce, ma in modo obliquo per far si che desse luminosità ma poco calore e rimani affascinata dai leggii di legno scuro, intarsiati e di fattura molto antica. Dato che la missione parlava di fantasmi decisi di documentami meglio su di essi. Non era che non sapevo nulla di tali argomenti ma un ripasso generale non mi avrebbe fatto male.
Ci misi qualche minuto a trovare il libro perchè la ricerca era facile e veloce rispetto agli Archivi Vaticani e poi a quanto pareva non c'erano aree particolari per cui bisognava chiedere autorizzazioni a destra e a manca.
Pochi minuti dopo ero immersa completamente nelle pagine del libro. Le parole mi scorrevano davanti agli occhi e nella mia mente si formavano immagini e scene.
- Angel? - mi sentii chiamare in un bisbiglio.
Sollevai il capo e mi trovai a fissare il volto sorridente di Bookman Junior.
- Ciao! - lo salutai.
- Che leggi di bello? - chiese curioso prendendomi il libro dalle mani.
- Fantasmi? Ti piacciono questo genere di racconti? - domandò perpelsso.
- Per la verità è un manuale tecnico... - lo informai indicando il sottotitolo. - Sto solo documantandomi per la prossima missione. Pare che ci sia un fantasma in un vecchio cimitero che si diverte a spaventare la gente... -
- I fantasmi non esistono! - disse lui molto serio.
- No? Eppure qualcuno ha scritto... Che sono gli Angeli se non fantasmi travestiti?* -
- Storie! Io cerdo solo a ciò che vedo e a ciò che la storia ha documentato! - disse
- Allora chiedi a Bookman Senior, ti racconterà qualche vicenda interessante. Ma digli di non raccontartela come favola della buonanotte o non dormirai per niente! - sorrisi
- Lasciamo perdere! Che ne dici di andare a cena? Sono quasi le sette e mezza. Qui ti stai consumando gli occhi! - disse lui alludendo alla scarsa illuminazione.
- Massì! Dopotutto mi sta venendo fame! - approvai riprendendo il libro e mettendolo al suo posto sullo scaffale.



Howard Link mi stracciò dopo undici mosse. Una figura pessima per me, ovviamente. Allen giocava a poker con alcuni ragazzi della sezione Scientifica di cui non avevo ancora imparato i nomi, Kanda era sparito subito dopo aver consumato il suo pasto a base di qualche intruglio giapponese non meglio definito e Lavi e Lenalee stavano giocando con Komui e Bookman a qualcosa che non avevo identificato.
- Che te ne pare? - mi chiese Link ad un tratto.
- Che sono una schiappa. - borbottai scontenta mentre sistemavo di nuovo gli scacchi in posizione di partenza.
- Intendevo... Di questo posto. - disse lui guardandosi attrono.
- Sono gentili e disponibili, ma oltre a questo non posso fare nessuna valutazione: mi mancano gli elementi. - ammisi
- Sembri esserti ben integrata. - mi disse spostando il pedone di due caselle.
- Vale? - chiesi indicando la mossa.
- Di un po', ma le conosci le regole? - chiese lui dubbioso.
- Qualcuna. Padre Amadeo non ha molta pazienza quando spiega... - riconobbi.
Link sorrise.
- Padre Amadeo non spiega le regole, le accenna. Devi scoprirle da sola man mano che giochi. -
- Qualcosa del genere... - borbottai ricordando le volte che mi aveva fatto la mossa del barbiere prima che io potessi capire cosa significava e come si finiva in trappola!
- Sii prudente domani. Walker e Kanda sono due bravi esorcisti, non è il caso che tu ti esponga troppo. - mi disse.
- E' una richiesta? - chiesi muovendo l'Alfiere.
- No, un suggerimento. - mi disse stroncandomi la Torre con il Cavallo
- Acc! - protestai correndo ai ripari con l'altra Torre.
- Scacco - dichiarò spostando la sua Regina.
- Ecco, sono una super schiappa! - borbottai alzandomi in piedi e salutando tutti con l'augurio di trascorrere una buona notte.



Con molta fatica tirai fuori il braccio dalle coperte e cercai a tentoni la sveglia che continuava a fare un fracasso infernale sul comodino. Per fortuna avevo preparato la valigia la sera prima, come pure mi ero fatta la doccia e cambiata la biancheria. Emersi dalle lenzuola con la stessa flemma che ci mette un bruco a uscire dalla mela. Mi trascinai nei bagni dove lavai i denti e la faccia. Mi chiesi chi fosse quel cadavere che mi fissava dallo specchio, poi realizzai che ero io. I capelli erano una massa informe di lingue color vinaccia che cadevano sulla fronte e sulle spalle senza alcun senso logico, altre invece sfidavano la forza di gravità slanciandosi verso il soffitto. Gli occhi erano due fessure che imploravano solo di poter chiudersi di nuovo, e il volto era bianco come il latte o forse di più. La sola macchia di colore erano le labbra rosee. Sistemai il colletto della camicia bianca e cercai di mettere a posto i capelli usando le dita e l'acqua.
Trovai Allen che aspettava fuori dalla porta della mia stanza.
- Allora eri già sveglia! - disse per poi rettificare - No, forse mica tanto... -
- Dove la trovi tutta quest'energia, ragazzino? - borbottai rischiando di inciampare nelle stinghe sfatte dei miei stivali. Gli feci cenno di entrare nella mia stanza e mi lasciai cadare a peso morto sul letto, le cui molle protestarono.
- Jerry ci aspetta per la colazione e poi andremo tutti insieme in stazione. Howard e Bakanda sono già di sotto. - mi disse allegro.
- Se salto la colazione posso dormire altri dieci minuti? - pigolai.
- Non se ne parla nemmeno! La colazione è il pasto più importante della giornata! - mi sgridò lui mentre finiva di farmi il nodo alla cravatta. Sebbene fossero previste anche uniformi per esorciste donne, io avevo scelto di tenere i pantaloni. Al diavolo se così era più difficile stabilire il mio sesso! In certi casi la praticità era essenziale!
Lavi era seduto al tavolo, che si destreggiava tra l'infastidire il samurai e il riempirsi la bocca. Ci chiamò a gran voce, facendo ampi gesti con il braccio. Possibile che nessuno avesse sonno e apprezzasse il meraviglioso silenzio?
Mangiai con la testa che ciondolava sopra la tazza di caffè, forte e scuro.
- Quanto pensi di metterci per riprenderti? - mi chiese aspro Kanda. Mi voltai verso di lui.
- Siedi difianco a me sul treno. Hai l'aria comoda. - gli dissi prima di coprirmi la bocca con la mano ed emettere un rumoroso sbadiglio.
- Do'hao! - sbuffò lui tornando a mangiare pesce crudo. Disgustoso. Allen ridacchiò
- Hai trovato chi ti tiene testa, nè Yu? - lo punzecchiò Lavi
- Taci! Che ci fai poi qui? Non potevi startene a letto? - ringhiò
- Ma dai! Ed io che mi sono alzato presto apposta per salutarvi e augurarvi in bocca al lupo! - si lagnò il rosso
- Tsk! -
- Per me è quella roba fermentata che si mangia che lo rende così acido... - sussurrò Allen
- Teme Moyashi!!!!! - sbraitò l'altro con gli occhi iniettati di sangue.
Link si spostò con il suo piatto, fingendo massima nonchalance mente i due iniziavano a tirarsi i calcioni da sotto il tavolo, facendolo vibrare quando colpivano le gambe di legno...
- Siete sempre i soliti! - sorrise indulgente Lavi per poi mettesi a fissarmi con inensità.
- Ho sonno - borbottai accucciandomi sulle mie stesse braccia.
- Andiamo! - esclamò Allen, paonazzo in volto mentre mi afferrava un braccio e mi trascinava via.
Kanda era più nero del solito, ma mi ero persa lo scambio di battute che aveva portato a quella situazione.



Ovviamente sul treno Kanda si sedette ben lontano dalla sottoscritta e da Allen. Prima di scivolare nel sonno, sul vetro del finestrino, mi parve di vedere una figura nera e oscura dietro il profilo dell'esorcista. Era il Quattrodicesimo? E Allen lo aveva visto, dal momento che i suoi occhi erano si puntati sul vetro ma di certo non stavano fissando il paesaggio. Ritenni che al momento non c'era nulla che potevo fare e che comunque l'apparizione del Noah non era pericolosa, poichè non percepivo nessun sentimento provenire da lui e permeare l'aria.
Quello che mi preoccupava era la storia del fantasma. Se si fosse trattato di una vera apparizione dubitavo che l'Innocence potesse fare qualcosa. O forse era solo una trappola degli Akuma... Ad ogni modo, sarei stata pronta per ogni evenienza. Mi acccarezzai distrattamente l'orecchino e poi mi abbandonai al sonno. Niente da fare, la mattina per me era troppo tragica!



* Verso di una poesia di Stan Rice
  
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