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Autore: OttoNoveTre    01/10/2009    2 recensioni
- E allora
perché sei tornato?-
- Perché Jane
è felice e avrà la vita che ha sempre desiderato.-
- Moriresti per lei?-
Questa volta rispose con
voce sicura.
- Si.-
- E per lei
rinasceresti?-
Come Aro, Marcus e Caius hanno incontrato Alec e Jane e li hanno
accolti nella loro famiglia.
Genere: Avventura, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec, Aro, Caius, Jane, Marcus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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Approfitto a poco dalla fine per rispondere in breve a chi ha lasciato il suo parere. Lo faccio con un mucchio di ritardo, sono imperdonabile... Intanto a tutte: grazie!
lady_cat: vero, Aro è un po' folle. Ed è una follia al servizio di un gran cervello, molto pericolosa come accoppiata.
_ki_: ti avevo già risposto per il sangue, però come avrai notato mi sono ispirata alla tua osservazione per una frase di Caius. Forse lui che è il più selvaggio sopporta meno l'odore del sangue umano.
houdry: grazie per tutti i complimenti ^__^ per la tua e la mia felicità la sezione volturi si sta allargando molto, eheh
midnightsummerdream: speriamo che non mi si ingarbuglino i fili della trama proprio alla fine...è il mio incubo
Luna95: alcuni personaggi sono stati creati apposta per essere odiosi. Sono contenta che svolgano bene il loro ruolo!
titti_xd: i gemellini hanno un sacco di potenziale. Peccato nella serie ufficiale compaiano così poco
Soruccio: cavolo, fai quasi più paura tu che Jane sguinzagliata! E non ti preoccupare che arriverà la giusta vendetta
Rebecca_Lupin: le ammiratrici di Marcus sono sempre le benvenute! Io sono indecisa tra lui e Caius come preferenza...

 


Processo

- Jane Hichinghooke, sei stata convocata di fronte a questo tribunale per rispondere del reato di stregoneria. Oggi, nell’anno 1692, il 22 dicembre, la giuria della città di Salem deciderà della tua sorte.-
Erano passati solo tre giorni allora? L’oscurità che l’aveva accompagnata nella cella le era parsa più lunga della sua vita.
Dopo l’agguato alla villa, Irwin l’aveva rinchiusa in una carrozza.
- A Salem. Hai iniziato lì i tuoi giorni e lì li finirai.-
Durante il viaggio aveva odiato il sacco che le avevano ficcato in testa: con gli occhi tappati l’unica immagine che le tornava in mente ere la macchia rossa sulla neve e gli occhi di Alec che si chiudevano. Dalla carrozza l’avevano trasferita in una stanza, sola con i suoi incubi.
 Nelle poche ore di sonno rivedeva Alec che la prendeva per mano e cominciava a correre, ma dietro la schiena aveva un buco da cui grondava sangue. Il grido che seguiva la portava nel buio della realtà: le avevano tolto il sacco dalla testa solo per sostituirlo con una benda sudicia, perché non usasse ancora i suoi poteri diabolici, come le aveva detto la guardia mentre stringeva il nodo tanto da farle male.
Oh quanto voleva usarli.
Che morissero tutti, che soffrissero come lei sul pavimento della cella, sballottata dagli incubi della sua mente a quelli reali. Non le avevano dato altri vestiti oltre alla camicia da notte, per trattenere ogni briciola di calore si era messa in un cantuccio, tirando i piedi sotto la stoffa leggera, poca cosa contro il freddo di dicembre.
Quando degli uomini erano entrati per portarla in tribunale si era lasciata sollevare come un fagotto di stracci: sentiva lontana anche la stretta delle mani sulle braccia, come se avesse addosso una crosta di ghiaccio. Il tepore dell’aula di tribunale la fece sussultare. Le due guardie la mollarono su uno sgabello. Il brusio e le maledizioni che si erano levate al suo ingresso furono zittite dalla voce del giudice.
Così scoprì che i tre giorni appena trascorsi sarebbero stati gli ultimi della sua vita.
Avrebbe raggiunto Alec.
E Aro.
Risentì la risata di Irwin mentre parlava di incidente in carrozza, le parve quasi di stringere ancora fra le braccia il corpo del fratello, e di sentire la neve che le bagnava le gambe.
-…ho sempre sospettato che ci fosse qualcosa di strano, sa, un incendio proprio dopo il tracollo finanziario…-
Si riscosse sentendo dopo mesi quella voce: la Mahoney? Stava testimoniando contro di lei? Sapeva che già dai tempi dell’orfanotrofio non la trovava simpatica, ma non quello.
- Poi ricordo che spaventava gli altri bambini con storie di mostri. Voi mi capite, vostro onore, credevo fossero fantasie di una sciocca ragazzina, solo ora capisco che stava evocando degli alleati infernali grazie ai suoi poteri. Se penso al pericolo corso dagli altri poveri piccoli!-
E scoppiò nel singhiozzo più finto che Jane avesse mai sentito.
- Grazie signorina Mahoney. Ed ora il prossimo testimone, Betsy Kelts.-
Una vicina della Dubarry. Preparava a lei e ad Alec dei panini dolci qualche volta, e li salutava con un sorriso dolce quando uscivano per le consegne. Forse l’avrebbe difesa. Un lumicino di speranza si riaccese nel suo cuore.
- La bambina ed il fratello sono comparsi dal nulla, raccontando bugie per ottenere un lavoro dalla povera madame Dubarry. Jane si era travestita da ragazzino, si faceva chiamare John.-
- Un chiaro esempio della propensione all’inganno ed alla menzogna, ed un affronto alla morale.-
- Esatto vostro onore. Se solo la povera madame avesse saputo cosa architettavano contro di lei! Il giorno dell’incendio in cui madame ha perso la vita, quei due erano scomparsi, non può essere una coincidenza, è ovvio che avevano appiccato il fuoco per fare un sacrificio al Maligno. Ho visto chiaramente che la nuvola di fumo che si levava dalla casa era un volto ghignante. Non lasciatevi ingannare dall’aspetto angelico della bambina, è un essere malvagio.-
Jane non trovò nemmeno le forze per protestare, dirle che grandissima bugiarda era. Se solo non avesse avuto la benda.
Se solo…
No, lui era morto, ed una terza persona stava per testimoniare contro di lei: la madre di Emilie.
- La mia bambina non è più la stessa da quando questo essere gli ha lanciato contro una maledizione. Ha tentato di distruggere la mia casa. Anche Emilie sarebbe morta come la povera madame Dubarry senza l'intervento di vostra eccellenza. Quella bambina è un essere immondo!-
Perchè invece chi racconta di "atti peccaminosi" alle sue figlie è una santa, vero signora Montgomery?
Ma già un altro testimone le aveva dato il cambio. Jane sussultò riconoscendo la voce del traditore: Williamson.
- Il defunto signor Aro Volturi aveva accolto in casa questa bambina come fosse sua figlia. Non mi spiegavo il perché di questo affetto improvviso, che aveva portato il mio signore a compiere spese folli ed assurde per lei e per il fratello. E’ ovvio che si trattava di un incantesimo per ottenere le proprietà dei miei signori, portandoli alla follia. Tutti voi siete a conoscenza degli intercorsi immorali tra la strega e il signor Aro, e lo siete altrettanto del misterioso incidente in cui sono morti i tre fratelli Volturi. Un altro incendio, vostro onore, che ha consumato la carrozza ed i loro corpi intrappolati all’interno.-
No, non questo.
Aver architettato la sua morte, mai.
Qualsiasi accusa ma non questo.
- TRADITORE! Traditore e bugiardo, siete stati voi ad ucciderli!-
Sentì un dolore lacerante alla schiena, e lo schiocco di una frusta: stremata dai giorni di prigione, cadde contro la balaustra.
- Zitta strega, come tutte quelle della tua razza cerchi di confondere le acque, ma non ingannerai questa corte. Tutti hanno potuto ascoltare e vedere come la bambina che abbiamo qui davanti non meriti nessuna pietà: Jane Hichinghooke, io ti accuso di aver evocato spiriti maligni, aver ingannato con le tue arti la brava gente di Boston spacciandoti per un maschio, aver sedotto e ucciso un uomo e aver appiccato il tuo fuoco diabolico per offrire sacrifici al maligno. Il tuo patto col diavolo è avvenuto nella più tenera età, quando ti offrì i tuoi poteri in cambio delle vite dei tuoi genitori. Neghi tu questo?-
Forse perché era certa della condanna, forse perché il suo corpo spossato chiedeva solo un po’ di riposo, non tentò nessun’altra ribellione.
- Se davvero confondo la realtà e manipolo le menti, se davvero possiedo i poteri che mi accusate di aver ottenuto dal diavolo, tornerò dall’inferno ed userò per voi la stessa pietà che avete mostrato per me.-
Nessuno fiatava nella stanza. Avevano avuto ciò che volevano, e Jane non desiderava altro che dormire, libera dagli incubi spaventosi degli ultimi giorni. Il martello del giudice Irwin picchiò il tavolo rompendo il silenzio.
- La strega ha confessato. Che il sacro fuoco distrugga le sue fiamme blasfeme. Conducetela in piazza.-
Non le tolsero la benda nemmeno quando la legarono al palo in mezzo alle fascine. Qualcuno le tagliò i capelli ancora più corti di quanto avesse fatto lei la notte che erano fuggiti dall’orfanotrofio. Peccato, così corti non avrebbe più potuto farsi i boccoli che piacevano tanto ad Aro. Le uscì dalle labbra una risata macabra quando si rese conto che in pochi minuti non sarebbero rimaste nemmeno le poche ciocche scomposte sulla sua testa. Faceva male bruciare? Quanto sarebbe durata?
Una voce maschile stava dicendo qualcosa a proposito della giustizia divina o cose del genere, poi le giunse nelle narici l’odore di cenere e sterpaglie del fumo.
Un boato di gioia selvaggia si levò dalla folla.
L’avevano abbandonata tutti.
Tutti la odiavano.
Lei non sarebbe stata da meno.

Alec si era svegliato puntualmente tre giorni dopo il morso di Marcus. Quando ancora le fiamme lo divoravano aveva pensato ossessivamente a Jane: l’avevano già bruciata? Quelle fiamme erano le stesse che l’avevano uccisa mentre lui non poteva fare nulla? Assieme all’angoscia però gli rimaneva la fiducia per Marcus, e attendeva impaziente che succedesse qualcosa, un segno che la trasformazione era finita.
Poi un po’ alla volta il dolore era diminuito, e aveva provato a sbattere gli occhi, come dopo una lunga dormita.
E vide per la prima volta un lenzuolo.
Non che fosse particolare, era un normalissimo lenzuolo bianco, ma ne poteva distinguere ogni fibra, sentire l’odore di cassapanca impregnato di sapone e di pelli di animale. La mano appoggiata sopra la stoffa doveva essere la sua, perché al suo comando si strinse a pugno, ma la pelle era candida e traslucida, e sentiva in sé una forza mai provata prima. Per non parlare del fatto che aveva sentito il rumore del lenzuolo che si piegava nella sua stretta. Altrettanto chiaramente sentì il tonfo leggero che fa un libro mentre si chiude, e si voltò d’istinto nella direzione giusta: Marcus era accanto al suo letto, sul grembo un volume dalla copertina rossa: sapeva di acqua di mare.
- Sei sveglio. Possiamo andare.-
Giusto, Jane!
Balzò fuori dal letto, con una leggerezza ed una velocità mai provate. Era affascinato da ogni movimento del su nuovo corpo, e distratto dagli odori e dai suoni che con i sensi di prima non avrebbe mai potuto percepire.
E, in fondo alla gola, un bruciore feroce, secco, ed un richiamo primordiale.
Ma doveva concentrarsi, tutto quello serviva per salvare Jane.
Uscirono da una capanna di legno in mezzo ad un bosco. Fuori dalla porta aspettavano Aro e Caius.
- Eccolo qui il nostro neonato! Siamo pronti per la missione di salvataggio direi.-
Caius ghignò, assaporando il divertimento.
Ripensò alla notte in cui Marcus aveva ucciso quella gente, e si stupì di come erano annebbiati i suoi ricordi da umano. Ripensando al cadavere dissanguato non provò più la stessa repulsione, al contrario il fuoco alla gola si fece più intenso: non era più uno spettatore indifeso, era passato dalla parte dei predatori.
- Seguici, ragazzino.-
Fu semplice come passeggiare nel parco: saltava da un albero all’altro, evitando gli ostacoli ed assaporando il vento. Si sorprese di come non provasse freddo in pieno dicembre: i vestiti erano gli stessi della notte in cui gli avevano sparato.
Lo sparo.
Si tastò la pancia alla ricerca di qualche cicatrice, ma anche lì la pelle era intatta. Si concentrò di nuovo sulla corsa, ci sarebbe stato il tempo per pensare al resto.
Tutto il tempo del mondo, aveva detto Marcus.
Presto sentì un odore dolcissimo, sempre più intenso. Un ringhio gutturale gli salì dalla gola, e Caius si mise a ridere.
- Olfatto fino! Una piazza piena di gente a giudicare dall’intensità della scia.-
Si passò la lingua sulle labbra.
- Il tuo primo banchetto.-

Tossì, ma non le diede sollievo. L’aria era talmente acre che dopo ogni colpo di tosse inspirava il doppio di ciò che era riuscita a risputare fuori. Non era ancora stata raggiunta dal fuoco, ma il fumo stava già pensando a bruciarle i polmoni.
Tra la benda ed il fumo la folla era una massa invisibile che le urlava maledizioni.
Ad un nuovo tentativo di respirare inghiottì della cenere. Tossì disperatamente, ma al respiro successivo successe la stessa cosa. I polmoni protestarono inutilmente.
“Sarà meglio morire bruciati o soffocati?”
Stava per svenire: provò a fare tanti piccoli respiri, ma la testa girava troppo, non le restavano che pochi istanti.
Al di là del crepitio del fuoco sentiva sempre le urla della gente.
Però rispetto a prima sembravano cambiate.
Sembravano urla di terrore.
Seguite da un silenzio innaturale.
Morire soffocati dava le allucinazioni?
All’improvviso sparì il buio: le pareva di poter vedere il fumo della pira, ed in mezzo al fumo dei capelli neri, un uomo dai movimenti liquidi.
E dagli occhi rossi.
- Sono tornato piccola mia.-
La testa le girava e faceva male da impazzire, mentre l’allucinazione del suo Aro le compariva davanti agli occhi prima della morte.
- Andrà tutto bene.-
Sentì una fitta sulla spalla, e da lì un dolore bruciante che si propagava per tutto il corpo.
Le fiamme dovevano averla raggiunta.
Ma lei era tra le sue braccia.
   
 
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