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Autore: OttoNoveTre    04/10/2009    3 recensioni
- E allora
perché sei tornato?-
- Perché Jane
è felice e avrà la vita che ha sempre desiderato.-
- Moriresti per lei?-
Questa volta rispose con
voce sicura.
- Si.-
- E per lei
rinasceresti?-
Come Aro, Marcus e Caius hanno incontrato Alec e Jane e li hanno
accolti nella loro famiglia.
Genere: Avventura, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec, Aro, Caius, Jane, Marcus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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Aggiornamento in anticipo, approfittando della domenica sfaccendata.
Grazie a chiunque mi offre un pochino del suo tempo.
Luna95: un po’ è documentazione, un pochino esperienza vissuta. No, nessuno mi ha mai condannato al rogo, però, pulendo la cucina, ho cercato di togliere delle incrostazioni con la soda caustica… ecco, brucia da pazzi la gola. Da allora solo prodotti certificati ^__^
Soruccio: Jane è stata morsa. Il motivo è semplice: dei due gemelli la Meyer dice che sono stati trasformati così giovani solo perché erano in pericolo di morte. Quindi Aro l’ha morsa perché era troppo tardi per portarla fuori viva dal rogo. Ma non preoccuparti, anche lei avrà modo di vendicarsi.

Natale

Arrivarono sul limitare del bosco. Si vedeva chiaramente la folla nella piazza, ed una colonna di fumo che si alzava dal centro della massa vociante.
- Ora fai quello che hai fatto alla ragazza quella notte: nessuno deve sentire.-
- Non so se riuscirò a farlo.-
- Lei è in mezzo a quel fumo, Alec.-
Il ragazzino ringhiò: era già tanto che non si fosse gettato in mezzo alla gente con la sua sete da neonato. Saltò oltre il limitare della foresta, sopra i tetti delle case fino alla piazza. I tre fratelli lo raggiunsero.
- Williamson, è lui quello vicino al fuoco con una torcia, vero?-
- Sì.-
- Lui voglio che veda.-
Successe allora: dalle fessure del lastricato, dai mattoni delle case, dalle tegole dei tetti si sprigionarono mille fili lattiginosi, che serpeggiarono tra i piedi della folla. La maggior parte delle persone era distratta dal macabro spettacolo del rogo, ma alcuni si accorsero degli strani fili. In particolare Caius vide una donna che scuoteva sua figlia: la bambina pareva non sentire più i rumori che la circondavano. La donna urlò spaventata, ed altri attorno a lei notarono i fili che li stavano avvolgendo. Ben presto nessuno riuscì a muovere le gambe, e gli insulti a Jane si mutarono in grida d’aiuto.
In poco tempo la piazza fu immersa in una coltre di nebbia innaturale.
- Così nessuno ci vedrà hai detto, Aro?-
- Non ci resta che provare.-
Caius scese dal tetto, piombando addosso ad un uomo: nessuna reazione. Come in un gioco da bambini, gli prese la faccia tra le mani, facendogli fare delle smorfie, poi lo schiaffeggiò. Ma l’uomo non rispose in nessun modo, continuando a fissarlo con occhi vacui. Allora Caius, stanco, gli strappò un braccio. Il sangue schizzò sulle persone vicine, mentre l’uomo si accasciava in un urlo muto.
- Caius, quante volte ti avrò detto di non giocare col cibo?-
Aro era spuntato dal fumo del rogo, tenendo in braccio Jane. I suoi occhi da vampiro notarono i due puntini rossi sul collo: la trasformazione era già in corso.
Caius allontanò con un calcio l’uomo, poi puntò il braccio staccato contro il fratello.
- Non c’è gusto così. Dov’è l’ebbrezza della caccia se la preda non reagisce?-
- Tu!-
Un’altra voce oltre alle loro?
In un angolo del palco Williamson si ritraeva davanti ad Alec.
- No, tu sei morto! Ti ho sparato io!-
Tremando tirò fuori una pistola e sparò contro il bambino. Alec non si fermò nemmeno un istante. Il segretario tentò allora con un pugnale che teneva alla cintura: la lama squarciò la camicia, ma non scalfì nemmeno la pelle di Alec.
- Buongiorno signor Williamson. Questo è per mia sorella.-
L’ultimo grido dell’uomo si spense nella piazza silenziosa. Alec si pulì il sangue dalla bocca. Vide Aro e il corpo di Jane tra le pieghe del suo mantello.
- Come sta?-
- Rivivrà, come te. Ti senti affaticato?-
- E’ difficile… non riesco ancora a credere che la nebbia sia opera mia.-
- Guarda, altre vecchie conoscenze, o mi sbaglio?-
Aro accennò in direzione di una donna: la loro vecchia sorvegliante, la Mahoney.
- Puoi fare tutto ciò che hai sempre desiderato, a lei, a chiunque tu voglia.-
Gli occhi rossi di Alec brillarono.
Era così dolce la prima volta il sapore del sangue.

Irwin passeggiava pensieroso per il salotto. Il giorno del processo era ripartito subito per Boston, pensando di aver liquidato la faccenda. Ed invece il messaggero trafelato, il racconto di una strana nebbia e dei cadaveri ritrovati quando era scomparsa. Aveva detto di aver combattuto per molti anni il demonio, ma fino a quel momento esso aveva avuto tratti molto umani. Si versò un bicchiere di liquore, doveva calmarsi.
- Buona sera, giudice Irwin.-
La bottiglia gli scivolò di mano, infrangendosi sul tappeto. Non poteva essere, non quella voce.
- Non mi chiede nemmeno di accomodarmi? Che sgarbato, e pensare che ho una bambina con me…-
- No, impossibile, non voi!-
Aro stava sfogliando con calma un libro, dietro di lui una bambina ammantata di pelliccia gli teneva il mantello.
Jane!
- Siete pallido, Irwin, dovreste sedervi un pochino accanto al fuoco. Su Jane, va a giocare mentre lo zio parla col suo collega. Ho da raccontarvi una storia interessante.-
Aro lo aveva preso garbatamente per il braccio e accompagnato alla poltrona. Poi, perfettamente e suo agio, si era accomodato di fronte a lui. La bambina, sedutasi sul tappeto, aveva tirato fuori dal mantello una bambola e le stava pettinando i capelli.
- Otto anni fa c’era un giovane proprietario terriero a Salem, di nome Thomas. Thomas aveva un amico di cui si fidava, e lo aveva nominato amministratore del suo patrimonio e di quello della moglie Gwendaline. I due erano la coppia ideale: ricchi, giovani e con due splendidi figli. Una vita troppo bella per non suscitare invidie, anche tra gli amici più cari. Fu così che il fedele amministratore cominciò a desiderare parte di quella felicità, e trattò, diciamo, con disinvoltura le proprietà che gli erano state assegnate. Qualche complice compiacente ed ecco che i terreni finivano nelle sue mani, mentre il povero Thomas credeva di essere perseguitato dalla sfortuna. Tutto andava per il meglio, finché Gwendaline, una sera, scoprì alcune carte che non doveva assolutamente vedere. Urlò all’uomo che avrebbe raccontato tutto a suo marito, che lui, con la sua fama di giudice integerrimo, sarebbe marcito in prigione fino alla fine dei suoi giorni. Che poteva fare il poveretto? Spinto dalla disperazione uccise la donna, e, col terrore che altri lo scoprissero, diede alle fiamme l’intera casa, portando in salvo le sue preziose carte. Proprio il giorno successivo lo chiamarono per un incarico prestigioso in Inghilterra, così non seppe che i due figli del suo amico erano sopravvissuti. Tornato giudice e trionfante a Boston, vide per caso uno dei due bambini, e nei suoi tratti le due persone che aveva ingannato e ucciso. Riaffiorarono i demoni del passato: doveva disfarsi anche di loro. Qualche giorno dopo bruciava anche la casa di colei che aveva osato dare ospitalità a quei due, ma ancora una volta il destino aveva risparmiato i gemelli. Non solo, la notte stessa le famose carte spariscono misteriosamente nel nulla. Come se non bastasse un ricco ed eccentrico nobile italiano si incapriccia della sorte dei due bambini, e li prende con sé. Il giudice comincia a sospettare che quell’uomo sappia qualcosa, così sale il numero di persone da mettere a tacere. Ora, immaginatevi questa persona terrorizzata che si scoprano i suoi piani, lui, fulgido esempio di rettitudine. Si convince che solo il fuoco può purificare il mondo da chi ha i modi per infangare la sua reputazione: dà fuoco alla carrozza su cui viaggiano l’italiano ed i fratelli, abbandona il bambino in un lago di sangue, condanna la sorella al rogo. Tutto va secondo i suoi piani, il giudice Irwin può finalmente riposarsi. Ed allora perché vi vedo così agitato?-
Il giudice afferrò il ferro per rimestare i ciocchi nel camino, e con un urlo disperato si avventò su Aro. Ma la bambina con una semplice spinta lo fece volare contro la parete opposta. Stordito dal colpo, non fece in tempo a rialzarsi che Jane gli conficcò nel braccio il ferro, trapassando la carne ed il muro dietro di essa. Cacciò un altro urlo, poi gli rimase solo la forza per emettere gemiti scomposti. La bambina lo stava fissando con odio, ed allora notò i che i suoi occhi erano rosso rubino.
- Mi avete rubato tutto, signore. Vorrei che aveste sette vite per strapparvele una dietro l’altra. Mi accontenterò di togliervi lentamente l’unica che avete.-
Il dolore al braccio gli sembrò una puntura d’insetto in confronto all’onda che gli arrivò addosso. Rantolò senza nemmeno la voce per urlare, sentì il sangue che gli colava dalla bocca e lo soffocava. La voce di Aro gli giunse lontanissima.
- Di che vi lamentate, giudice? E’ solo il fuoco che ha consumato le vostre vittime.-

Jane si rassettò il vestito, pulendosi i denti e la bocca in un fazzoletto. Poi si rimise i guanti bianchi di seta, tolti prima per non sporcarli col sangue. Si risistemò il cappotto sulle spalle e prese la sua bambola nuova, una bambola bellissima, con boccoli di capelli veri ed un incarnato di porcellana.
Proprio come il suo.
Lanciò un’ultima occhiata al cadavere di Irwin riverso sul pavimento, sorrise soddisfatta e porse la mano ad Aro.
- Buon Natale, piccola mia.- 
   
 
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