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Autore: SabrinaPennacchio    06/10/2009    3 recensioni
Dopo i vari avvenimenti a Fell's Church e la delusione da Katherine ed Elena, per Damon è arrivato il momento di affrontare un altro problema.
I sentimenti e l'umanità, non svaniscono solo perché lo si vuole.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Elena Gilbert/Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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--- Capitolo Nono ---






Passarono vari giorni da allora e di Damon nemmeno l’ombra.
Era una splendida notte di luna piena, quella, e lei era affacciata alla finestra della sua camera con indosso la leggera vestaglia da notte a maniche lunghe.
Si mise le mani attorno alle spalle presa da un leggero brivido di freddo.
Certo che stare in quel modo ad ottobre non era proprio una splendida idea. Ma lei era fatta così: era impulsiva e non pensava alle conseguenze del vestirsi in modo carino anche solo per dormire, in un periodo abbastanza freddo.
Prese il cellulare, posto sulla finestra, e rispose ad un messaggio di Angel.

“Dest: Angel
Message: Scusa se non mi faccio sentire da un po' di giorni, purtroppo sono incasinata con la scuola. Ehi, manca poco al mio compleanno, ci rivedremo presto! Non vedo l’ora!”

Ripose il dispositivo mobile, aspettando poi un messaggio che non arrivò per ben dieci minuti. Strano, di solito le rispondeva subito!
Driiin driiin
Sussultò nel sentire la suoneria degli Evanescence risuonare nella stanza a quell'ora della sera. Con stupore, guardò il display e l'espressione sul voltò mutò immediatamente con un sorriso
«Ohi, vampira!» rispose ridendo alla sua migliore amica. Angel, anche se umana, aveva uno strano interesse per il sangue, quindi lei le aveva dato quel nomignolo che adesso sembrava strano data la stretta vicinanza con delle vere creature della notte.
«Ehi!» dall’altro capo, Angel aveva una voce alquanto euforica: una cosa rara nella sua sempre seria, amica
«Dimmi dimmi: è successo qualcosa di interessante? Ti sento contenta. Ed è raro sentirti così contenta» si appoggiò con i gomiti al davanzale della finestra, immergendosi a guardare il cielo senza luna, illuminato appena dalla sola forza delle poche stelle che l'atmosfera inquinata lasciava intravedere.
«Non immaginerai mai!» l'altra quasi urlò e Sabrina si ritrovò costretta a spostare il cellulare dall'orecchio, chiudendo d'istinto un occhio «Mi trasferisco!»
«Che?» sussultò poi, a quella notizia che le sembrava davvero strana. Il padre di Angel aveva deciso di cambiare città... che cosa strana. Si voltò di spalle alla finestra, appoggiandosi ad essa «Pure tu? Sul serio?»
«Si! E indovina dove?»
l'evidente sorriso allungato dell'amica dai lunghi capelli neri e gli occhi azzurri, fece sussultare la bruna, la quale arrivò facilmente alla conclusione. La risposta era solo una, possibile: «Ti trasferisci vicino Fell's Church?»
Angel scoppiò a ridere «Non vicino. Mi trasferisco a Fell's Church!»
Per un lieve attimo, la Evans rimase senza parole, sgranando appena gli occhi. Cos'è diventata questa, la nuova meta dei trasferimenti dell'anno?! Di certo le faceva piacere l'idea di avere di nuovo Angel vicino, ma ora che sapeva quali pericoli portava quella città, il pensiero della sua migliore amica d'infanzia in un posto così pericoloso, la preoccupava alquanto.
«Sabri?» continuò l'altra, e solo in quel momento la bruna si rese conto di esser rimasta in silenzio forse per troppo.
«Oh! Si! Scusami. Che bella notizia» ma forse dal tono di voce, forse perché la conosceva troppo bene, l'altra non sembrò molto entusiasta di quella risposta
«Va tutto bene? Non sei contenta?»
quelle parole la fecero quasi sentire in colpa e un sincero sorriso le si allungò sulle labbra mentre scuoteva il capo, seppur l'amica non potesse vederla «No, scema, sul serio: non vedo l’ora. Sono solo assonnata» da quando aveva iniziato a mentirle con tanta frequenza?! La cosa non le piaceva per niente.
Angel a quelle parole sincere, allora, si rassicurò «A chi lo dici»
Sabrina tornò ad allungare il sorriso, per poi appoggiarsi nuovamente alla finestra della sua stanza «E quando accadrebbe il trasloco?»
«Qualche giorno prima del tuo compleanno. Forte eh? Ho insistito con papà per accorciare i tempi, visto che comunque sarei venuta al tuo compleanno» rise la mora «Gli altri poi, si stanno lamentando da morire. Vorrebbero seguirci e hanno preso in odio Fell's Church»
Sabrina rise a sua volta, intenerita dalla cosa «Che carini»
Angel allungò un ennesimo sorriso, parlando con tono malizioso «Soprattutto Mattew»
a sentir pronunciare quel nome, Sabrina sentì il cuore a pezzi e sospirò
«Sabri? Che c’è?» chiese preoccupata l’amica a quel silenzio quasi assordante
«Mattew…» disse soltanto la bruna, con voce flebile e alquanto colpevole
«è accaduto qualcosa?» continuò l'altra, e la risposta della migliore amica fu nuovamente il silenzio «Parla!»
«La mia colpa si chiama Damon» si decise a dire, infine, la Evans con un sospiro.
Angel esitò per qualche istante poi sospirò e parlò dolcemente «Ti sei invaghita di un altro?»
«Non so se sia normale attrazione» voltò lo sguardo, ella, voltandosi poi a guardare nuovamente il cielo
La stanza era illuminata solo dalla luce della sera dato che le luci erano spente
«Beh,» continuò la mora al cellulare «dopotutto fra te e lui non c’era nessun legame, in quel senso intendo, quindi non devi sentirti in colpa. Poi siete distanti ed è giusto che tu ti faccia una vita lì, ora»
«Tu dici che non sono stata crudele?» ma Sabrina sapeva bene che qualsiasi risposta Angel le avesse dato, non avrebbe seppellito il suo senso di colpa
«Macchè!» fece, difatti, l'altra. Infondo la sua migliore amica non era tipo da farsi tanti problemi in campo sentimentale.
Evans sorrise «Grazie, Angel. Ti voglio davvero troppo
«Anche io» Angel rise e l’amica si finse offesa
«E dimmelo che mi vuoi bene»
«Te l’ho detto» trattenne un risolino, divertita dalla solita reazione di Sabrina, ogni volta che faceva così
«Daaai» insistette, gonfiando le guance, ma Angel scoppiò a ridere, parlandole sopra «Me… too»

La conversazione durò a lungo e quando Sabrina riagganciò, erano ormai passate le 22.
Si sgranchì le braccia, dopodichè mise a caricare il cellulare ormai scarico.
Tornò ad affacciarsi alla finestra e sospirò.
I suoi genitori erano usciti ed era sola in casa da ore, ormai.
Un battito d’ali la fece rabbrividire.
Urlò, scansandosi dalla finestra, mentre il corvo si appoggiava su essa. Era lui, il corvo che aveva incontrato nella foresta, ne era sicura. Non sapeva ben dire come ogni volta facesse a riconoscerlo, ma saoeva che era sempre lui.
Lo guardò attentamente e si calmò, poggiando una mano sul petto. Spaventarsi così tanto per uno stupido volatile. Vivere in quella città gli stava davvero facendo male al cervello e ai nervi.
«Allora? Sei venuto per graffiarmi di nuovo?» incrociò le braccia al petto con rabbia «Come mai te ne stai li senza entrare?» lo osservò per qualche secondo, poi sospirò, sedendosi sul letto. «Adesso parlo anche con un corvo. Magnifco.» poggiò i gomiti sulle ginocchia e mise il volto fra le mani «Per non parlare che sono convinta sia lo stesso dell’altra volta» lo guardò ancora, notando che l’animale non le scrollava gli occhi di dosso a sua volta. «Ormai non mi spaventa più niente» inarcò le sopracciglia, gesticolando con una mano, scocciata «Entra, và, se vuoi! Sembra tu stia aspettando un mio consenso»
«In effetti è così» il corvo si levò in aria per poi atterrare in camera sua in sembianze umane «Ciao» ammiccò
«Damon!» si alzò di scatto, indietreggiando sino ad arrivare con le spalle al muro dietro di sé «Che ci fai qui?»
Come aveva fatto ad essere così stupida?! Aveva invitato un vampiro ad entrare in casa sua e adesso non poteva più tornare indietro.
Maledizione! Quanto ancora poteva essere stupida?!
Stefan era stato invitato da sua madre ad entrare… come aveva fatto a non..? Beh, ormai era inutile piangere sul latte versato.
«Ma come, non ti sono mancato per niente?» Damon si avvicinò a lei con passo felpato, sorridendo diabolicamente «A me è mancato il tuo sangue, invece, sai?» si leccò le labbra, portando le mani alle tasche dei pantaloni «Davvero delizioso. Complimenti»
«Mostro!» urlò, indignata, Sabrina, cercando nella stanza qualcosa che potesse esserle utile. A detta di Stefan, tutte le cose che si raccontavano in giro su come uccidere un vampiro, erano false. L'unica cosa funzionante era il sole o un paletto nel cuore - o vabbè, strappare il cuore o tagliare la testa, ma erano cose fuori questione - «Sta lontano da me!»
«Mostro?» il vampiro fece una smorfia e inarcò un sopracciglio. Voltò, poi, lo sguardo per osservare la stanza e scosse il capo «Eppure non hai chiamato mostro il mio fratellino, hai persino chiesto il suo perdono» tornò con lo sguardo su di lei «Oppure la tua era solo una reazione dovuta alla paura di essere uccisa? Dopotutto il tuo gruppetto è formato da un ex morta, un vampiro, una cacciatrice e una strega… l'umano non è da considerare, ovviamente» ghignò, tornando a fare qualche passo «quell’inutile ragazzino: Mutt!»
Sabrina inarcò un sopracciglio «Matt?!» non se lo faceva tipo da dimenticare i nomi, Damon.
Egli scosse una mano con aria di superficialità «Quello che è!»
Sabrina sospirò, scuotendo il capo e osservandolo nuovamente con rabbia «Mi dici che diavolo vuoi e poi sparisci, cortesemente?» e sperava veramente che lui si decidesse a sparire, se si fosse dimostrata abbastanza coraggiosa da fronteggiarlo
«Che gentilezza» Damon era a pochi centimetri da lei. Le prese una ciocca dei corti capelli fra le dita, sussurrando sensualmente «Eppure non mi trattavi così prima, soprattutto nel nostro bell’incontro nell’800»
A quelle parole lei sussultò, scansandolo repentinamente. Deglutì «Come..?!»
«Semplice: ti ho fatto fare io quel sogno.» rise divertito, guardando la sua espressione. «Ma non mi dire. Stefan questo non te l'aveva detto»
Maledetto bastardo! «Sei crudele, almeno le cose dimmele in faccia» le interruppe i pensieri ed ella sgranò gli occhi, stupefatta. Mi puoi leggere la mente? «Eh si: leggo nel pensiero. Quindi non ti conviene pensare, mi sa» sorrise, mostrando i canini appuntiti «Avevi pensato come mai non ti avessi uccisa, giusto?! Giorni fa mi pare. Beh, semplicemente perché non faccio del male alle donne. O almeno non sempre. E tu non mi sembravi una delle mie eccezzioni, nonostante all'inizio avessi pensato di renderti tale.»
«Ah no? Ma quale onore.» incrociò le braccia al petto, Sabrina, cercando di calmare la tensione e provare nuovamente a fronteggiarlo
«No» Damon alzò le mani, scuotendo il capo per poi ironizzare «Per chi mi hai preso?! Sono un Nobile Italiano, io»
Nobile?! Ah giusto! Stefan me lo aveva detto... lo dicevo io che aveva una bellezza da Nobile. Italiano, giusto… ecco spiegato il cognome. Salvatore è una battuta su un vampiro.
Damon rise di quei pensieri «Grazie del complimento, tesoro. Ecco anche un motivo per il quale ho messo da parte la tua morte per vendicarmi di Stefan. I tuoi pensieri sono divertenti»
Sabrina si coprì la bocca con le mani, anche se in realtà ciò che lui aveva sentito, lei lo aveva solo pensato. Bene, doveva stare allerta ai suoi pensieri.
«Hai detto di non volermi più uccidere e vendicarti di Stefan?» cercò di cambiare discorso e il moro schioccò la lingua, muovendo un dito in segno di diniego «Eh no, tesoro, ti sbagli» fece «Ho detto di non volerti più uccidere, non di non volermi più vendicare del mio fratellino» allungò un sogghigno, sfiorandole il viso con la punta delle dita e lei sussultò «Tenerti in vita e tormentarvi sarà ancora più piacevole. Amo tormentare quella stupida combriccola di cui ora fai parte»
«Sei veramente spregevole» quasi gli ringhiò, lei, dirignando i denti con rabbia e paura accennata.
Damon continuò «Per prima cosa…» finse un inchino «ti ringrazio madmoseille. Troppi complimenti, oggi» si rimise dritto, sorridendole mentre i canini brillavano alla luce notturna «Oggi, però, sono qui per togliermi una curiosità personale» fece, poi, ancora, alzandole il mento con la mano «sei attratta da me per davvero? O è solo opera del mio Potere?»
Ella sussultò, mentre lui avvicinava pericolosamente il volto al suo «No... io…»
Damon allungò un sogghigno, mentre il suo alito sfiorava la pelle di lei «Tu?»
Sabrina diresse lo sguardo altrove «Ti sbagli!»
«Ah, si?» il suo alito le toccava la pelle e le labbra ed ella sentì il cuore battere ad una velocità maggiore.
Era troppo vicino! Chiuse gli occhi, voltando lo sguardo «… s-si…» farfugliò e Damon continuò con un sogghigno malizioso
«Vogliamo constatarlo?» afferrò il suo volto e glielo voltò bruscamente verso di lui, nuovamente.
Sabrina aprì di scatto gli occhi al contatto delle sue labbra sulle proprie e sussultò. La stava banciando.... «Mmh!»
Damon la strinse a sé, con una mano sui fianchi e una dietro la nuca, bloccandole ogni sorta di movimento. La baciò con passione e lei non potè scansarsi dalla sua stretta ferrea.
Ma una parte di sé stessa si stava odiando perché l'altra parte non voleva scansarlo… non ci riusciva. Forse stava solo usando il suo Potere e quell'attrazione non era reale.
Lui la baciò con passione, e quando le dischiuse le labbra, insinuando la lingua, ella non potè non ricambiare quel bacio, sopraffatta dal desiderio di sentirlo suo, dimenticando ogni sorta di pensiero.
Che strano…
La stava manipolando, la stava facendo comportare così con il suo Potere, ne era certa, non poteva essere altrimenti.
Ma perché non le dispiaceva affatto?!

Come purtroppo era da esigenza umana, dovettero scansarsi per permetterle di riprendere fiato.
Sabrina lo guardò, respirando pesantemente, e Damon allungò il sorriso, leccandosi le labbra «Sei ancora della tua idea?» le chiese ironico.
Lei voltò lo sguardo, coprendosi il volto con le mani, in totale imbarazzo «Vattene!» gli incitò con voce flebile
«La prendo come una negazione: “No, Damon, non rimango della mia idea”» ghignò per poi voltarsi, mettendo le mani nelle tasche del pantalone in pelle nera. Camminò lentamente, avvicinandosi alla finestra della stanza dalla quale era entrato poco prima «Per stasera va bene così» si voltò ad osservarla da sopra la spalla destra «Ma la prossima volta pretenderò di più. Avvisa pure la combriccola: non mi fanno paura le tue inutili guardie del corpo» il sogghigno si allungò sul volto «I giochi cominciano.» ammiccò «Sarà divertente, vedrai.» rise di cuore, crudelmente, e riprese il suo aspetto animale, prima di uscire dalla stanza.
Sabrina cadde a terra, in lacrime, sentendo solo il battito d’ali di un corvo che si allontanava gracchiando nella notte.
   
 
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