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Autore: Schwarzweis    07/10/2009    2 recensioni
Questa è una raccolta di FlashFictions e Drabble ispirate da sole parole che saranno i nomi dei capitoli.
Aneddoti folli, seri, divertenti, tristi, filosofici e quant'altro: un metodo comodo per esercitarmi a scrivere e per farvi provare qualcosa.
Dedicata a questa magnifica coppia. Cercherò da ora in poi di aggiornare più spesso.
#42: Sightseeing - [...] Il Sig. Trafalgar Law non aveva mai avuto il piacere di vedere la personalissima nave del Sig. Eustass Kidd. E mai ne aveva sentito il bisogno, specie dopo essersi goduto l'espressione di Kidd mentre guardava esterrefatto il suo alquanto personalissimo sottomarino pirata.
Ma il Sig. Trafalgar Law stava per essere portato di peso - proprio come un sacco di patate, in spalla - sul suo bastimento, fingendo anche una ribellione tanto per non sembrare troppo d'accordo sulla cosa. [...]
Pair: Kidd / Law
Genere: Generale, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Supernova, Trafalgar Law
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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-- Silent


C'erano delle impronte sulla neve. Piccole impronte di un bambino di sei anni che tranquillo e silente passeggiava sul sentiero di montagna su cui si trovava spesso a camminare da solo o con la madre l'anno prima.
Gli occhi blu erano bassi, infelici, contornati da delle leggere occhiaie guadagnate studiando ore su degli stupidi libri di medicina che non avrebbe mai veramente voluto aprire.
Era dicembre inoltrato, in quell'isola il freddo penetrava attraverso le ossa e la neve ricopriva la città e le case con i camini accesi per riscaldare quel momento economicamente disperato per colpa del governo. Le ricche famiglie della zona non potevano avere di quei problemi, ma erano pezzi di legno senz'anima, ed era una cosa che odiava di sé stesso e del padre, che ormai non considerava nemmeno tale.
Il bambino con i capelli corti e corvini strinse le mani nei guanti marroni e caldi, proseguendo in alto. Gli era stato sempre vietato di andare a nord, quasi ogni abitante della città aveva paura di andarci per la pericolosità delle bestie, degli animali, dei costoni, della ripidità e dell'instabilità del terreno e del ghiaccio.
Oltre l'aspetto e gli abiti non aveva granchè l'animo del classico bambino contento e felice, anzi.
Dei fiocchi di neve si depositarono sul suo cappello blu che era anche più grande del dovuto, quasi cilindrico, il contorno di morbida pelliccia bianca e un pon pon dello stesso tipo sulla cima. Una grossa spilla bianca raffigurante una faccetta nera era fissata sullo stesso bordo.
Si pulì dalla neve battendo le mani delicatamente sul lungo cappottino blu dalla forma semplice: molti bottoni d'oro e la pelliccia bianca sul colletto, sulle maniche e sul delimitare della stoffa inferiore.
Mosse i suoi scarponcini brunastri per proseguire ancora la sua passeggiata.
Tra quelle montagne vi era il silenzio totale e gli piaceva molto, poche cose erano in grado di rompere quell'atmosfera.
Si sentì uno sparo, lontano, nel bosco, ma non ci fece caso e rimase impassibile.

Rimase impassibile anche quando una piccola valanga precipitò giù da una collina travolgento la pineta più tardiva, fermandosi pigra vicino ad un largo crepaccio.
Si avvicinò ad una spaccatura, saltandola, ma si fermò tutto d'un tratto.
Vide un movimento in un cumulo di neve a qualche metro da lui, dove si interrompeva la strada ed iniziavano gli alberi.
Avanzò di qualche passo, incuriosito ma senza nemmeno un velo di paura o preoccupazione come i bambini in cerca di tesori sanno fare.

Una zampetta e degli artigli neri spuntarono dal banco di neve, nel tentativo di afferrare qualcosa.
Aspettò davanti alla piccola creatura calmo e imperturbabile mentre la guardava scavare per fare la sua comparsa zompettando quieta verso di lui.
Un piccolo orso polare di appena qualche mese lo osservava dal basso tenendosi sulle quattro zampe in modo maldestro, scrollandosi di dosso la neve rimasta sulla pelliccia.

"Dov'è tua madre?"

Una domanda semplice e senza pretese, per nulla preoccupata.
Alzò gli occhi solo per vedere la sagoma di un'altro orso decisamente più grande steso sul suolo in un punto buio e ombreggiato del bosco.

"E' morta, vero?"

Perspicace e senza nemmeno un'emozione nella voce, era fredda come il paesaggio.

"po."

Allungò una mano accarezzando il muso nero e umido dell'orso orfanello che si era alzato verso di lui, probabilmente non aveva nemmeno capito la sua situazione ed era quasi felice per lui, quasi geloso di lui.

In quel momento non poteva sapere che quell'orso l'avrebbe salvato da sé stesso.
Non poteva nemmeno sapere che gli avrebbe dato un nome: Bepo.
Come non poteva sapere che sarebbe stato tanto sveglio e sagace da riuscire ad imparare la sua lingua imitandolo e simulando i suoi movimenti fino ad imparare anche le arti marziali su quelle stesse montagne e che l'avrebbe fatto ridere, in certi momenti, come mai in vita sua.
L'avrebbe accompagnato per tredici anni ed oltre, per mari e per avventure.

**

Law saltò sulle spalle del suo vice capitano, repentino come al solito. Gli occhi blu brillavano.

"Buon compleanno!"

Esclamò poi ridendo della reazione dell'orso che aveva alzato la testa tra le sue braccia tatuate per guardarlo.
Un Kidd parecchio scocciato per l'orario ed un Killer parecchio estasiato per l'evento apparvero dalla porta del salone, facendo a Bepo i loro auguri.

Il tredicesimo anno era importante per loro...







  
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